09 dicembre 2008

«Concha Bonita» di Arias/Piovani/Cerami

Roma, Ambra Jovinelli
2 febbraio 2005

UN CALCIATORE CHE DECISE DI PASSARE A «VITA MIGLIORE»

Spettacolo che da alcune stagioni è diventato un appuntamento fisso per gli affezionati dell’antico Ambra Jovinelli di Roma. Stavolta, però, la novità: se finora si è recitato in lingua originale (lo spagnolo) adesso è giunta la versione italiana. Ma la primadonna, Alejandra Radano, una giovane bruna, bravissima e molto spigliata, è rimasta sudamericana purosangue e parla un impetuoso italiano tempestato di pampa. Dopo lo spettacolo, nei camerini, l’attrice mi ha confessato di essere venuta a Roma dall’Argentina quando debuttò 4 anni fa sullo stesso palcoscenico e, affascinata dal nostro Paese (non è l’unica ad amarlo; sì, finché non si ha un passaporto italiano, resta una nazione da amare con passione!), qui è rimasta.

Adesso l’accoppiata vincente Piovani-Cerami l’ha praticamente adottata confezionandole una traduzione su misura e regalandole la parte della protagonista, quella che nelle precedenti versioni non aveva. Alejandra ama viaggiare, le piace recitare, ed essa stessa ha deciso di girare il mondo guadagnandosi da vivere con il suo mestiere. Dove andrà, là reciterà… Mah! Evidentemente non ha capito che il mondo assomiglia affatto all’Italia, né l’Italia al mondo. Si scotterà o si bagnerà, chi lo sa… Noi, naturalmente, le auguriamo il meglio.

Tornando allo spettacolo. In molti anni di frequentazione teatrale abbiamo già visto tutto di questo Concha Bonita, ma la storia ci attrae ugualmente, ha qualcosa di trainante. Concha è una star del varietà di Parigi. Può vivere, ormai, un’esistenza tra il lusso e il superfluo. Può permettersi un modista personale (di simpatiche origini partenopee) e un segretario-amante in una casa hollywoodiana. I suoi abiti sono piume, paillettes e colori: sinonimo di vivacità, felicità, egocentrismo e possibilità di capricci ritagliati a coriandoli. Ma Concha ha un passato da calciatore argentino, emulo di Maradona; insomma, Concha era un ragazzo, un bel ragazzo che poi… decise di passare a miglior vita: pardon, a vita migliore, diventando una lei. Evidentemente non soltanto da noi è conveniente esser donna. Uccide il calciatore per far nascere una vedette. Appende le scarpette al chiodo, lascia la pampa, dimentica i tacchetti per dedicarsi ai tacchi a spillo: amanti, ricchi signori, amori passeggeri e travolgenti, successo e bagni di champagne; ecco, però, che spunta una donna... Da questo punto in poi la trama diventa curiosa: il modista napoletano si sente tradito e torna a Napoli; il segretario smette di fare l’amante a vista, e… il resto è un peccato svelarlo.

L’autore, Alfredo Arias, è promosso a pieni voti. Costruisce una trama semplice ma piena di grazie. La regia, dello stesso, è rimasta quella originale; e le influenze delle più svariate edizioni de La cage aux folles si possono intravedere ovunque, tanto da poter essere una storia rintracciata tra le quinte del Moulin Rouge. Musica e paillettes sono una simbiosi elementare per accalappiare il pubblico, e la scelta di mettere sul palcoscenico l’orchestra – come se stesse a casa di Concha, come se lei avesse a disposizione un’orchestra anche nel suo salone – dà un tocco di eleganza ma anche toglie spazio all’inventiva; o forse, proprio per non cadere nel ripetitivo, l’orchestra diventa riempitivo. E di che musica si tratta? Della musica di Piovani, quella buona per ogni stagione, quella dove il tango si mischia con Paolo Conte e dove i sapori di Mozart corrono con Count Basie, mentre Morricone e Rota restano lì pronti a sostenere ogni ottava… il frullato è servito. Qualche anno fa uno chalet di Mergellina proponeva un particolare tipo di frullato al gusto Giasai che rispetto agli altri costava la metà perché era il rimasuglio della sera precedente di tutti i frullati rimasti nelle vaschette; piacque talmente tanto che in un anno il prezzo del Giasai diventò il più caro; e si correva tutti ad assaggiare il Giasai, nonostante tutti già sapessero che si trattava degli avanzi. Così è la musica di Piovani: una musica Giasai, prima ancora di ascoltarla, ma piace, vince l’Oscar sul campo, mentre Morricone prende soltanto quello alla carriera. E così sia: tanto nulla si può cambiare! (fn)
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Concha Bonita di Alfredo Arias con musica di Nicola Piovani. Adattamento e traduzione di Vincenzo Cerami. Con Mauro Gioia (Raimundo), Gennaro Cannavacciuolo (Carlo), Alejandra Radano (Concha), Antonio Interlandi (Pablo), Gabriella Zanchi (Evavabette), Sandra Guido (Myriam), Sibilla Malara (Dolly). Scene, Francesco Bancheri. Costumi. Françoise Tournafond. Disegno luci: Raffaele Perin. Con i solisti dell’Orchestra Aracoeli: Enrico Arias (pianista e direttore), Ivan Gambini e Giacomo Sebastianelli (percussioni), Marina Cesari, Massimo Jean Gambini (clarinetto), Giovanni Comanducci (tromba), Marco Lo Russo, Modestino Musico (fisarmonica), Pasquale Filastò, Tiziano Zanotti, Giovanna Famulari (violoncello e chitarra), Gianluca Pallocca, Giuseppe Blanco (Contrabbasso), Oreste Soldano (batteria), Alessio Alberghini (flauti e sax). Regia: Alfredo Arias

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