
«INCONTRI DI VITA E DI TEATRO»
Nelle prime righe, l’autore della sua stessa biografia, Pier Luigi Pizzi, classe 1930, scenografo, costumista e regista di teatro, con esperienze anche cinematografiche, si preoccupa giustamente di «trovare almeno un punto da cui iniziare. L’incipit fa paura a chi non è un vero scrittore». E subito cita Marcel Proust, «Longtemps, je me suis couché de bonne heure», la Recherche, il libro dei libri, quello che ha donato educazione culturale agli intellettuali della prima metà del ‘900 e anche oltre. Fa bene Pizzi a preoccuparsi dell’incipit; sceglie benissimo la citazione in esergo, raccolta All’ombra delle fanciulle in fiore: «Se sognare un po’ è pericoloso, quel che ci mette al riparo non è sognar meno, ma sognare di più, tutto il sogno». In questa frase, Pizzi sembra quasi aver scelto la didascalia dell’immagine della fonte battesimale di una carriera luminosissima, durante la quale, per sua fortuna e suo merito, non ha mai smesso di sognare. Il teatro è il luogo prediletto dei sogni, e Pizzi lo sa bene: dove si sogna meglio, dove i sogni si realizzano, e soprattutto dove ci si sveglia quando il sogno è già tramontato dietro l’ombra del sipario. Ma la scelta della frase di Marcel Proust rivela addirittura l’origine del sogno: è l’incipit del suo mondo, quello dove Pizzi si è forgiato professionalmente all’ombra dei fanciulli in fiore: Giorgio De Lullo, Romolo Valli, Peppino Patroni Griffi, Franca Valeri, Mario Ferrero e altri, coloro che, sin da giovanissimi, si sono abbeverati alla fonte della Recherche.