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14 novembre 2025

«Circo Paradiso», di Agnese Fallongo (regia, Evangelisti/Latagliata)

Roma, Teatro Manzoni
13 novembre 2025

IL CIRCO, UN ANFITEATRO CON LE ALI COLMO DI STORIE, MUSICHE E SORRISI

Terminata la lunga esperienza dedicata alla «trilogia degli ultimi», l’ormai affiatato quartetto (composto da Caputo, Evangelisti, Fallongo e Latagliata), pur cambiando il genere teatrale e l’ambientazione dove si svolge la vicenda, resta saldamente agganciato al mondo degli umili e soprattutto all’epoca: a quel Novecento ricco di storia e di umanità, che ha fatto da cornice a due guerre mondiali. Nella scrittura della Fallongo questo sfondo storico diventa una prerogativa, anche se non se ne fa cenno esplicito. Così come acquista valore l’origine geografica dei personaggi che l’autrice crea pensando a un’Italia romantica capace di stare ancora dalla parte dei più deboli o dei più soli. Già nel titolo – Circo Paradiso – si intuisce una necessità di girovagare: «Come gli zingari?», dice lui; «No, che c’entrano gli zingari», risponde lei quasi offesa. Eppure l’ispirazione dell’autrice nasce dal continuo movimento delle genti, dal bisogno di soddisfare un istintivo impulso nomade. Il circo non mette mai radici. Il circo è un anfiteatro con le ali. E nel circo nascono storie che hanno affascinato, sin dalla fine dell’Ottocento, fior di artisti e registi.

Tralasciando lo sfregio causato dai microfoni che hanno ubriacato l’udito di chi sedeva nelle prime file del teatro Manzoni, la scena s’è aperta su un sogno erotico, disegnato con dichiarata ironia in silhouette, che lascia un segno impercettibile molto più evidente di quanto possa sembrare. Il sogno è determinante per sciogliere i nodi della vicenda tra Tilina e Cesare: coppia di innamorati che trovano nei volteggi al trapezio la forza della loro unione sentimentale. Mi era stato annunciato che «Circo Paradiso» fosse un musical, invece, la prosa è determinante per comprendere i caratteri di tutti i personaggi che Agnese Fallongo e Tiziano Caputo interpretano con il loro caratteristico modo di travestirsi all’impronta: rimanendo in scena, indossando velocemente uno scialle, un cappotto, una benda sull’occhio o semplicemente cambiando la parlata e scegliendo un dialetto ben riconoscibile. È la cifra dei loro spettacoli che prevedono solitamente anche canzoni.

Tralasciando lo sfregio causato dai microfoni… Le musiche – scritte da Caputo – accompagnano il canto, colorano la storia di allegria e talvolta anche di malinconia. «La gente vuol vedere il sorriso, ma sorridere col cuore» – raccomanda Mariuccio, il padre di Tilina – e infatti, mentre le voci canore si arricchiscono di tonalità e controcanti, i due interpreti, anche nei duetti, seguono un ritmo serrato che non lascia scampo alla distrazione degli spettatori. Doveva essere un musical, si diceva, invece è una tenerissima storia d’amore nata, interrotta, ripresa e… sognata per tutta la vita. «Circo Paradiso» è un racconto per due voci soliste che, come in un numero circense, hanno la capacità di moltiplicarsi sotto gli occhi del pubblico. Ed è questa «magia teatrale» che regge la struttura drammaturgica dei dialoghi che diventano, con le canzoni, un racconto che può permettersi di sfondare la quarta parete e scivolare dolcemente in platea. La regia, a quattro mani di Adriano Evangelisti e Raffaele Latagliata asseconda quest’esigenza imposta dal testo, non dimenticando mai lo sfondo circense di cui se ne intuisce vitalità e disagi senza mai portarli in primo piano, se non con qualche accessorio del vestiario.

Tralasciando lo sfregio causato dai microfoni… Da segnalare il simpaticissimo duetto in cui il corteggiamento tra Cesare e Tilina diventa un brano musicale alla Fred Buscaglione: assai divertente. Verso il finale si avvertono le sonorità tipiche di Fabrizio De André: insomma, l’osservazione serve per ribadire che anche le musiche trovano ispirazione nel repertorio della tradizione canora del nostro paese. D’altronde Cesare è soprannominato Ciocchetto ed è figlio di un falegname: più italiano del personaggio di Pinocchio non c’è nessuno. Anche Cesare marina la scuola per correre al circo e incontrare Tilina. Più italiana di una fiaba canora che si svolge al circo, non c’è altro. Ed è questo attaccamento storico all’Italia, questo innamoramento all’italianità e alla tradizione nostrana, che premia il gioioso teatro di Agnese Fallongo. (fn)
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Circo Paradiso, di Agnese Fallongo. Musiche e liriche di Tiziano Caputo. Regia di Adriano Evangelisti e Raffaele Latagliata. Con Agnese Fallongo e Tiziano Caputo. Scena, Andrea Coppi. Costumi, Nicoletta Ceccolini. Coreografie, Elisa Caramaschi. Produzione, gli Incamminati Cpt. Al teatro Manzoni, fino al 30 novembre

Con microfoni esagerati

Foto: Tiziano Caputo e Agnese Fallongo (© Tommaso Le Pera)