ASCESA E CADUTA DELLE STAR DEL ROCK
Morire a 27 anni, ricchi e famosi, è il filo diabolico che lega alcune rockstar della storia della musica moderna. Sul palcoscenico del Teatro Belli, fino al 30 novembre, Elisa Di Eusanio offre un drammatico, ma entusiasmante e coinvolgente, squarcio di una gioventù maudite del secolo scorso, quella che ha tentato attraverso il rock di riabilitare ciascuno il proprio animo ferito dall’incompiutezza della vita che una impalpabile percezione ha reso insostenibile. Di loro si è parlato di vita breve ma intensa, segnata dal successo e dal clamore delle folle; si è parlato di genio e sregolatezza, di improvvise ricchezze dilapidate nel peggiore dei modi tra alcol e droghe. Il motto che per anni più s’addiceva a costoro – sesso, droga e rock ‘n’ roll – suonava come una triplice condanna da parte di chi ha fatto del giudizio personale l’arma invisibile per mortificare e per sfregiare i più fragili. Di costoro, «poeti maledetti» del suono irriverente, vittime della propria sensibilità, s’è scritto e detto tanto, ma un percorso così denso e intimo di musica e paura, di ascesa e caduta delle star del rock, in Italia, non s’era mai visto.
Elisa Di Eusanio, che lontana dal palco ha un sorriso ancora tenero e quasi adolescente, con il microfono in mano e gli occhi del pubblico puntati sulla sua figura, improvvisamente diventa una valchiria, bionda e potente, esuberante e scalpitante, capace di esibire l’insospettabile fascino della strafottenza. Conquista la ribalta, salendo dalla platea, intonando un canto a cappella cominciato di nascosto nel foyer, e diventa la star, la cantante, l’affabulatrice, la narratrice, l’audace cantatrice delle disgrazie delle sue anime perdute. Perché – è evidente – che quelle anime accarezzate dal diavolo lei le indossa una ad una, di volta in volta, mentre le descrive a parole, mentre le canta con la fame del riscatto riproponendo i brani più famosi, mentre le vive in segreto attraverso le confessioni di Elisa stessa. Mentre brucia insieme alla loro fragilità. Le anime fragili sono Robert Johnson (8 maggio 1911 – 16 agosto 1938: 27 anni e due mesi); Jimi Hendrix (27 novembre 1942 – 18 settembre 1970: 27 anni e 10 mesi); Janis Joplin, (19 gennaio 1943 – 4 ottobre 1970: 27 anni e 9 mesi); Jim Morrison (8 dicembre 1943 – 3 luglio 1971: 27 anni e otto mesi); Kurt Cobain (20 febbraio 1967 – 5 aprile 1994: 27 anni e 44 giorni); e l’ultima, Amy Winehouse (14 settembre 1983 – 23 luglio 2011: 27 anni e 10 mesi). Sono loro che formano il Club 27, dove, oltre alla Di Eusanio che, a una prosa di soffiata tenerezza, alterna un’esplosione di energia canora, fanno parte della conventicola il dio Dioniso, evocato e osannato re dei baccanali, e il vituperato Pluto («Pape Satan»), dantesco guardiano degli inferi, custode (in questo caso) non degli avari ma dei prodighi: cioè di coloro che hanno donato senza ritegno tutto il loro amore attraverso musica spietata e molto poco hanno ricevuto. Naturalmente tra gli associati prediletti, entità più concrete e intonate al contesto, ci sono anche Joe Calabrò (chitarra e voce), Fabio Frombolini (basso e voce) e Stefano Costantini (batteria) che accompagnano la cavalcata musicale e la passeggiata in prosa.
Da ogni voce, la Di Eusanio viene travolta in un racconto che vive in prima persona, scolpendo nel rock le fragilità, i timori, ma soprattutto le disperate esigenze d’amore. In tutte loro si avverte un disagio, un’inquietudine, un grido di aiuto – soffocato forse dalla musica stessa, dallo stridore della chitarra elettrica, dal canto profondo che sale direttamente dall’utero – un malessere incompreso dovuto a una mancanza di calore umano, di comprensione e di tutela della sensibilità. Allora la cantatrice bionda e dannata, che non nasconde d’aver frequentato in gioventù anche la noia, parla degli altri come di se stessa, accusando l’infanzia come quel periodo dove s’annidano i timori, le insicurezze, le mortificazioni: sono i danni di genitori troppo esigenti e troppo menefreghisti, troppo presenti e troppo assenti. «Com’è difficile essere genitori e com’è difficile essere figli!», sospira esausta Elisa. Il suo concerto non trasborda mera esibizione, ma dedica un omaggio a chi non c’è più, rievoca la memoria per chi ricorda, e trasmette attenzione e cautela per chi ne ha bisogno.
Foto: Elisa Di Eusanio in «Club 27» (© Manuela Giusto)
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