28 maggio 2023

«Animali + Memorie dal sottosuolo», di Pako Graziani

Roma, Teatro Fortezza Est
27 maggio 2023

LA «SPERIMENTAZIONE PERFORMATIVA» IN 37 MINUTI

La sinossi dello spettacolo (ieri l’ultima replica), oltre ad avvertire che si sarebbe assistito alla rappresentazione di due racconti sulla condizione umana, informa: «Due performances, due dispositivi drammaturgici, due narrazioni sempre in bilico tra azione e testo, mescolando danza, teatro fisico, letteratura e paesaggi sonori. Due performances che proseguono la ricerca/sperimentazione performativa e drammaturgica di Margine Operativo di connessione tra testo-parola, azione-movimento, e suono-spazi. Un percorso di elaborazione poetica, intorno ad alcuni nuclei della contemporaneità.»

26 maggio 2023

«Rapito», di Marco Bellocchio

Roma, Cinema Caravaggio
25 maggio 2023

CASO MORTARA: L’ASSURDA STORIA DI UN RAPIMENTO LEGALE

«Il dogma è una verità di fede in cui si crede senza fare domande». Marco Bellocchio fa pronunciare la frase che meglio descrive l’essenza della sua ultima opera cinematografica al piccolo protagonista di Rapito, pellicola nella quale il regista denuncia quanto ogni fede, sottraendosi al dubbio, possa calpestare i più elementari diritti di un essere umano e perfino ignorare le primarie necessità dettate dal naturale buon senso. Liberamente ispirato al libro di Daniele Scalise («Il caso Mortara», Mondadori, 1996, da poco ristampato per la collana degli Oscar), il film rivela al grande pubblico la travagliata storia di Edgardo (dolcissimo Enea Sala) che, nel giugno del 1858, a soli sei anni, fu sottratto alla famiglia per ordine di papa Pio IX (Paolo Pierobon, stakanovista ormai, dopo aver interpretato Riccardo III, dei ruoli perfidi e maligni). Il motivo che portò la Chiesa a strappare il bambino ai propri genitori è da rintracciare in una legge vaticana che vietava a persone di altre fedi di crescere ed educare i cristiani. Salomone e Marianna Mortara (un accorato e genuino Fausto Russo Alesi e Barbara Ronchi assai intensa) erano ebrei di Bologna, con una decina di figli: tutti allevati secondo i sacri principi della Torah, tutti privi di battesimo, tranne uno, Edgardo, battezzato all’insaputa dei genitori, da una domestica cristiana, che vedendolo malato l’aveva creduto in pericolo di vita. Ancora oggi esiste un decreto pontificio che consente a chiunque (anche non cristiano) di celebrare in extremis il rito del Battesimo per salvare l’anima del moribondo: sufficienti sono poche gocce d’acqua e la classica formula «Io ti battezzo nel nome…».

25 maggio 2023

«Imitation of life» di Douglas Sirk

Roma, Quattro Fontane
22 maggio 2023

PER DOUGLAS SIRK: LA NERA MUORE, LA BIANCA SI SPOSA!

Buona regola di ogni recensione è che sia sempre indipendente da altre critiche scritte in precedenza. Il consiglio, appreso molti anni orsono, giungeva dai giornalisti della carta stampata e della vecchia macchina da scrivere, i quali, per evitare al lettore la delusione di non poter risalire alla fonte indicata (erano troppo pochi coloro che conservavano le copie arretrate di un giornale), seguivano rigorosamente l’insegnamento. Tuttavia, oggi, con l’aiuto tecnologico, è semplice andare a ritrovare l’articolo di riferimento: così, trattandosi del remake di un film recensito per questa stessa testata il 13 maggio scorso, penso che un’eccezione si possa ammettere. Qui il link per chi volesse leggere anche l’altro.

24 maggio 2023

«Maria», di Elena Delithanassis

Roma, Teatro Basilica
23 maggio 2023

LA PAZZIA DI MARIA È UN SEGRETO DEL DESTINO

Giuseppe Ungaretti disse: «La poesia è poesia quando porta in sé un segreto». E Maria, lo spettacolo presentato dalla compagnia triestina Hangar al Festival Inventaria, sotto l’affascinante arcata del Teatro Basilica di Roma, di segreti o misteri sembra nasconderne parecchi. Forse addirittura ogni singola immagine ne contiene uno: il mistero di un destino. «Ognuno compie il destino che gli spetta, e desidera il destino che vuole», questo è il segreto del destino di Maria, alla quale una sera, mentre rientrava a casa, sotto un forte temporale, l’auto le si blocca fuori città. Monta su una corriera di passaggio e si ritrova in manicomio. Lei scende, ringrazia e chiede soltanto di poter telefonare al suo compagno e, invece, in quel momento, la vita le sfugge di mano e non la riacciuffa più.

18 maggio 2023

Sala Umberto, la stagione 2023/24

Roma, Teatro Sala Umberto
18 maggio 2023

L’INVITO DI MICHELE SINISI: «ANDATE A TEATRO ANCHE PER VEDERE GLI ERRORI»

Errare humanum est. Michele Sinisi, comprendendo una fondamentale sfumatura della locuzione latina, trova il coraggio, come fosse ormai un raro fiore, di cogliere sul palcoscenico l’umana possibilità di poter di sbagliare. Nell’epoca in cui ogni meccanismo sembra essere diventato perfetto, grazie al supporto di una tecnologia che rende impeccabile ogni prestazione computerizzata, l’unica conferma che qualcosa sia frutto della fatica dell’uomo è l’errore. E una rappresentazione teatrale, per quanto possa essere esemplare, conterrà sempre, ogni sera, se non l’errore, almeno la possibilità dell’imperfezione. Evviva!

17 maggio 2023

«Riccardo III» da William Shakespeare


Roma, Teatro Quirino
16 maggio 2023

«RICCARDO III» AL SERVIZIO DI KRISZTA SZÉKELY E PAOLO PIEROBON

Il teatro di Shakespeare, si sa bene, è di sana e robusta costituzione: regge pure in alta quota, là dove le montagne sono ispide rocce ricoperte di neve, e dove il gelo comprime gli intrighi di potere che si tramano in un ampio chalet con le travi di legno a sorreggere il soffitto, ma dove un cavallo difficilmente potrebbe correre in soccorso di qualcuno: nemmeno se a chiederlo fosse un re che per salvare la propria vita sarebbe pronto a offrire il suo regno. Parliamo dell’adattamento di Ármin Szabó-Székely del Riccardo III, tragedia del Bardo tra le più consumate in palcoscenico, per la regia di Kriszta Székely.

15 maggio 2023

Pre-Code: «Blonde Venus» di Josef von Sternberg

Roma, Palazzo delle Esposizioni
14 maggio 2023

MARLENE IN FRAC CHIUDE IL SIPARIO SUL PRE-CODE

Tra il 1930 e il ’35 Josef von Sternberg realizzò sette lungometraggi scegliendo, come protagonista femminile, Marlene Dietrich, la sua creatura preferita: colei che più di ogni altra riusciva a rappresentare le esigenze del regista austriaco. Lui discendente di nobile stirpe viennese; lei proveniente dai sobborghi di Berlino, si ritrovarono a condividere lo stesso amore per il cinema. Blonde Venus (1932) è il quinto dei sette; unico ambientato in America. Sembra essere una sfida alle regole (ancora soltanto suggerite) del codice Hays. Il film si apre con un’immagine bucolica traboccante di nudità femminili: sette fanciulle sguazzano allegre e senza veli in un laghetto nella Selva Nera. La sequenza è ripresa a distanza tra le fronde dei salici che confondono la vista, e quando la telecamera si avvicina si nota chiaramente che le regole, almeno per quanto riguarda le parti basse, sono rispettate, mentre l’occhio viene ingannato artatamente dai rapidi movimenti delle nuotatrici. Inutile aggiungere che comunque la ripresa subì poi alcuni tagli dei fotogrammi più impertinenti.

14 maggio 2023

«Medea, la divina» di Massimiliano Auci

Roma, Teatro Sophia
13 maggio 2023

L’INFELICITÀ CORRE TRA MEDEA E LA CALLAS

«Con il diritto degli infelici che la sfortuna opprime», Medea, esule in terra straniera, moglie ripudiata da Giasone, va incontro al suo destino: implora Creonte di ascoltare la sua disperazione affinché non acconsenta a benedire le nozze della figlia con il padre dei suoi bambini.

Pre-Code: «Bombshell» di Victor Fleming

Roma, Palazzo delle Esposizioni
12 maggio 2023

JEAN HARLOW, VITTIMA PRESCELTA DELLE «LUCHERINATE» DI SPACE

Squadra vincente non si cambia, dice un motto sportivo. E sull’onda del successo ottenuto due anni prima con «Red dust» (Lo schiaffo), la Metro Goldwyn-Mayer propone, non il seguito della storia, ma l’eco del clamore cinematografico che la protagonista di quella pellicola ottenne. Venne ripescata una vecchia commedia teatrale di Caroline Francke e Mack Crane, che fece da canovaccio per stendere la trama di una vicenda che nell’originale ruotava intorno alla vita privata di una famosa diva di Broadway, trasformata per l’occasione in una star del cinema. Motivo per cui furono richiamati lo stesso regista, Victor Fleming, la star Jean Harlow, il costumista Adrian, e lo sceneggiatore John Mahin.

13 maggio 2023

Pre-Code: «Imitation of life» di John M. Stahl

Roma, Palazzo delle Esposizioni
11 maggio 2023

LA DRAMMATICA INDIPENDENZA BIANCA DI PEOLA

Quando, nel 1933, fu pubblicato il romanzo di Fanny Hurst, Imitation of life, il codice Hays ancora non era diventato legge effettiva; entrò in vigore meno di un anno dopo, a film quasi ultimato. Era il 1934, e infatti la pellicola presentata alla Rassegna del cinema Pre-Code è la «più giovane» e la più lunga (ben 111 minuti). Ed è anche, e certamente, una delle più intense a causa del delicato argomento che tratta: il razzismo, un problema che ancora oggi è molto sentito e discusso, spesso però soltanto al centro di polemiche pretestuose. Negli ultimi tempi, lo schiamazzo disordinato e confuso dei social, tralasciando la gravità della questione, ha fatto rimbalzare in vari angoli del pianeta la voce che alcune pellicole storiche fossero tendenzialmente razziste e che quindi, in base a un criterio tanto puritano quanto bigotto, bisognasse intervenire per togliere o modificare (come la caratteristica parlata di Mamy in «Via col vento») quelle scene che disturbavano la morale dei corretti.

12 maggio 2023

Pre-Code: «Forbidden» di Frank Capra

Roma, Palazzo delle Esposizioni
8 maggio 2023

QUANDO IN POLITICA ERA PROIBITO AMARE

Una parola soltanto per indicare il titolo di un film che, a raccontarne la trama, sembrerebbe complicatissimo, ma nel suo significato, al contrario, è di una semplicità disarmante. I due protagonisti si amano, e tutto quel che succede, accade per amore. Forbidden, ossia «proibito» (come fu battezzato nella distribuzione italiana) senza specificare cosa. Eppure, rimanendo invischiati nelle difficoltà a cui vanno incontro Lulu e Bob, si intuisce che è proibito amare. Qui, però, l’amore non è quel sentimento divino «che move il sole e l’altre stelle», ma è la spasmodica affezione che acceca due esseri umani, i quali tentano di superare ogni ostacolo con una bugia sempre più grande, pur di potersi riabbracciare ancora una volta. Per l’appassionata Lulu non bastano i misteri della vita di lui a farle cambiare idea, e non basta nemmeno aver messo al mondo una bambina per renderla più responsabile e accorta. Il suo cuore supera tutte le prove: la scoperta della moglie di Bob, la carriera politica che rende impegnatissima la vita del suo amante, il distacco da sua figlia che abbandona tra le braccia della rivale, la precarietà della sua stessa vita; nulla riesce a placare il suo amore per Bob; perché sa che anche lui, malgrado tutto, la ama e sta facendo il possibile per dimostrarglielo. Lulu prende atto, nemmeno con troppo sacrificio, di vivere ciò che l’amore le suggerisce, anche se è severamente forbidden. Proibito dalle circostanze, dai casi della vita: tutti eventi uguali e contrari; il fato (dicevano gli antichi) prima li ha legati e poi s’è divertito a separarli, senza però mai conceder loro la forza di staccarsi definitivamente. Sembra si possa trattare di una tragedia greca. Volgendo, infatti, lo sguardo al mondo mitologico si potrebbe facilmente scorgere il sadismo degli dèi: lo stesso che s’oppose al ritorno a casa di Ulisse, e che quindi impedì per anni a Penelope di riabbracciare il suo uomo. Così, Lulu e Bob restano uniti e distanti per tutta la vita, fino a quando morte non li separa. Proprio come in un matrimonio che non s’ha da fare e mai s’è fatto!

11 maggio 2023

«La morte della Pizia» di Friedrich Dürenmatt

Roma, Teatro Belli
10 maggio 2023

SU «TELEDELFI», LA VERITÀ SECONDO PIZIA

Non sempre c’è un motivo razionale per mettere in scena un testo teatrale; a volte è sufficiente soltanto un innamoramento alla prima lettura e il progetto s’avvia, passo dopo passo, dalla semplice emozione iniziale fino all’apertura del sipario. Ma per portare sul palcoscenico i personaggi di un racconto scritto in prosa, in lingua tedesca, occorre una caparbietà sollecitata da una ferrea motivazione intellettuale, oltre che emotiva. Notato, quindi, in locandina, che il nome di Patrizia La Fonte si legge sia tra gli interpreti che tra le autrici dell’adattamento, allora ne consegue che il motore di quest’avventura mitologica dovrebbe essere lei. E qual è il motivo che l’ha spinta ad immergersi nel ruolo di una sacerdotessa del mito antico riproposta da Friedrich Dürenmatt? Pur sapendo di poter fallire l’identificazione della ragione degli intenti, proviamo ugualmente a indovinare: forti, comunque, della sensazione chiara e netta ricevuta in platea, durante la rappresentazione della Morte della Pizia, allestita da Giuseppe Marini tra le rovine di un «tempio dorico».

10 maggio 2023

«Come una vera coppia», documentario di Christian Angeli

Roma, Cinema Moderno
7 maggio 2023

AD ANGELI IL PREMIO PER IL MIGLIOR DOCUMENTARIO

«Tulipani di seta nera», XVI festival internazionale della cinematografia sociale

Cos’è normale e cosa non lo è? Ciò che appartiene alla normalità, dice il vocabolario, è il consueto, ossia quel che non è eccezionale o casuale o patologico, con riferimento sia al modo di vivere e di agire, che allo stato di salute fisica o psichica di un individuo. Esistono anche situazioni che possono essere considerate normali, purché facciano parte della consuetudine o dell’abitudine. Insomma, un animo scevro da preconcetti sociali e libero da dipendenze moralistiche potrebbe semplificare la spiegazione asserendo che normale è tutto ciò che è noioso. Solo dopo aver bene assimilato questa teoria Christian Angeli s’è potuto mettere dietro la macchina da presa per mostrarci quel che noioso non è: ossia una realtà ancora troppo lontana dai più comuni pregiudizi sociali simulando un’apparente normalità. Ha, infatti, filmato la prima vacanza di sei coppie affette da sindrome di Down, cogliendo i loro momenti d’intimità e d’incomprensione, di divertimento e di organizzazione casalinga, i loro entusiasmi per una possibile convivenza futura e quel sano o insano senso di responsabilità che rende unico ogni essere umano. Il risultato dell’opera è parso sicuramente coraggioso; degno di encomi per aver tentato di sensibilizzare gli spettatori su un aspetto della nostra società ancora poco conosciuto.

08 maggio 2023

Teatro Quirino, stagione 2023/24

Roma, Teatro Quirino
8 maggio 2023

UN AGLIO APOTROPAICO PER PROTEGGERE IL NUOVO CARTELLONE

La notizia taciuta: Geppy Gleijeses, il grande assente

Ci si era talmente abituati alla esuberante presenza di Geppy Gleijeses, assoluto padrone di casa del teatro dal 2009 al 2014, e poi immancabile anfitrione fino a qualche mese fa, che la sua assenza s’è avvertita sin dall’ingresso. «Dov’è Geppy?», chiedeva una signora di una certa età che s’aggirava spaesata nel foyer. «È impegnato, non può venire», la diplomatica risposta. Il chiarimento più convincente e sincero, invece, è giunto dal palco, quando l’amministratore delegato, Rosario Coppolino, in apertura di conferenza, ha sottolineato l’importanza dell’aglio apotropaico che spicca sul manifesto dell’evento sotto una frase di Eduardo: «Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male». Ha poi ringraziato il pubblico tutto, e lo staff amministrativo, di palcoscenico e di sala, dall’ufficio stampa (la gentilissima Cinzia D’Angelo), fino alla guardarobiera con nomi e cognomi, ma senza mai pronunciare il grande assente. È vero, da qualche tempo le voci nell’ambiente lo danno per «comandante uscente», ma sono soltanto voci inconsistenti, ancora nessuna nota ufficiale ha annunciato un eventuale divorzio; quindi, noi ancora non sappiamo alcunché di certo sulla fine dell’amore tra Geppy e il Quirino, un sentimento che naturalmente non può svanire così, affogato nel silenzio, salutato, come ci è stato prospettato, con un aglio che è anche di cattivo gusto. Un atteggiamento misterioso non giova a nessuno e non è mai elegante, anzi non fa altro che aumentare la dose dei sospetti e delle malignità. Chiedo scusa della lunga premessa apparentemente fuori tema, ma sia il cronista che l’uomo di teatro intuisce che questa è la notizia del giorno e questo è il vero colpo di scena. D’altronde, il palcoscenico – scrive Pirandello – è la bocca della verità!

06 maggio 2023

Pre-Code: «The public enemy» di William Wellman

Roma, Palazzo delle Esposizioni
5 maggio 2023

QUELLE CURIOSE ANALOGIE CON SERGIO LEONE

The public enemy (Nemico pubblico) è il terzo film del genere gangster, presentato alla rassegna Pre-Code al Palazzo dell’Esposizione, ed è l’unico finora che non presenti personaggi protagonisti di origini italiane. Sia Paul Muni in «Scarface», che Edward G. Robinson in «Little Caesar» affrontano, infatti, ruoli tipici di un malessere sociale tutto nostrano, malauguratamente esportato Oltreoceano come bagaglio clandestino, insieme al fenomeno dell’emigrazione, tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX. Eppure – sembra paradossale – soltanto in «The public enemy» ho intravisto cellule di quel germe cinematografico che ha poi generato nel 1984 il capolavoro assoluto del gangster-movie che è «Once upon in America» del nostro Sergio Leone.

05 maggio 2023

«Tre sorelle», da Anton Cechov

Roma, Teatro India
4 maggio 2023

SONO SENZA SPERANZA LE TRE SORELLE DI MUTA IMAGO

La grandezza di Anton Cechov, drammaturgo, si trova nel punto più fragile della sua scrittura: l’intelaiatura teatrale dei suoi personaggi. I fantocci che Cechov crea per il palcoscenico non si reggono mai sulla consistenza dei fatti, ma esclusivamente sull’inconsistenza dei sentimenti. Le Tre sorelle, Mascia, Irina e Olga, sono l’esemplare modello di questa teoria. La loro tangibilità non va più in là di un velo che riveste un’anima. E tutt’intorno c’è sempre una nebbia che protegge l’unione dei loro drammi che è un unico dramma, potentissimo, perché è il dramma di tutti noi. L’assurda ricerca della felicità.

Rossella Falk, a dieci anni dalla scomparsa

Rossella Falk

5 maggio 2013 // 5 maggio 2023

SIGNORA DEL PALCOSCENICO,
SEMPLICEMENTE «MADAME»

«Gli occhi più occhi di così» del teatro italiano, «occhi da salamandra nera» scriveva di lei l’amico Peppino Patroni Griffi. Nelle pupille, infatti, le brillava una luce attenta, sempre, che si intensificava quando il discorso catturava la sua curiosità. Di carattere ferreo, deciso, intraprendente, e sostenuto da una scaltrezza e un fiuto per le persone «che funzionano». Oppure, «No, questa cosa non funziona», diceva Rossella Falk in prova, e la cancellava totalmente, tanto che ogni regista era costretto a seguirla in quel che poteva sembrare un capriccio, ma che in realtà era una sensazione esatta (soltanto Giorgio De Lullo sapeva contrastarla). In effetti, Madame, aveva una sensibilità particolare in scena, e non s’è mai piegata di fronte a nessuno, nemmeno quando Luchino Visconti, che per primo le diede fiducia, subito dopo il diploma in accademia nel 1947, sotto la direzione di Silvio D’Amico, la relegò al ruolo di corifea in una tragedia greca agli albori della sua folgorante ascesa a Signora del palcoscenico.

02 maggio 2023

«Mon crime», François Ozon

Roma, Cinema Mignon
1° maggio 2023

IL DELITTO CHE TUTTI VORREMMO COMMETTERE

Dopo ventun’anni François Ozon costruisce, utilizzando gli stessi ingredienti, un film tipico della commedia sofisticata. «8 donne e un mistero», del 2002, ebbe un ottimo successo al botteghino. Ora, con un altro delitto e sempre con un abile gioco teatrale, il risultato sembra essere lo stesso: se allora il soggetto fu recuperato da un adattamento della pièce del 1958 di Robert Thomas, questo di Mon crime è stato suggerito dall’omonima commedia di Georges Berr e Louis Verneuil del 1934. Come tutti i film partoriti da un copione, anche l’ultima creazione di Ozon fa leva sulla parola, sull’ironia, sul binomio finzione-realtà. Quale miglior palcoscenico, nella vita reale, dove poter esibire l’assurdo di una finzione, se non un’aula di tribunale? In Francia ci arrivarono prima, ma anche in Italia, dopo il periodo fascista (che censurava certi azzardi), uscirono molti film che mostravano innumerevoli scene comiche ambientate nelle aule giudiziarie. Furono luoghi presi di mira dagli autori di cinema e teatro per divulgare quel concetto, spesso ingannevole (espresso chiaramente in «Mon crime»), che fare giustizia non è la stessa cosa che dire la verità. Soltanto così è possibile che autentici criminali vengano assolti con formula piena. Giustizia è fatta, ma la verità è tutt’altra cosa.

01 maggio 2023

Pre-Code: «Devil and the deep» di Marion Gering

Roma, Palazzo delle Esposizioni
30 aprile 2023

NEL DESERTO TALLULAH SI CONSOLA TRA LE BRACCIA DI GARY COOPER

Con Tallulah Bankhead, Gary Cooper, Charles Laughton e Cary Grant sullo schermo, si resta molto più affascinati dal cast che dal film in generale, e questo non è certamente un merito; eppure, la trama di Devil and the deep («Il diavolo nell’abisso») è avvincente a sufficienza per catturare l’attenzione degli spettatori, dunque, cosa manca alla pellicola di Marion Gering che impedisce all’emozione di distendersi in platea? Con simili attori, il pubblico dovrebbe sognare, invece la magia purtroppo non accade. Per chi ha seguito gran parte di questa magnifica rassegna sul cinema Pre-Code, è evidente che la regia di Gering sia abbastanza fiacca, poco curata e soprattutto non è riuscita a legare saldamente la recitazione dei protagonisti abbandonati a se stessi. Anche la sceneggiatura risente spesso della debolezza dell’ideatore: in alcuni momenti addirittura scialba, forse banale, sempre racchiusa nei luoghi più comuni della gelosia. Sarà perché gira intorno ad un unico argomento? Può darsi, ma c’è qualcosa in più che non si vede e riguarda il dietro le quinte.

Pour vous