23 dicembre 2023

«Agitarsi prima dell’uso» di Francesca Reggiani


Roma, Off/Off Theatre
22 dicembre 2023

SI AVVERTONO GLI ALLERGICI:
«QUI FACCIAMO SATIRA!»

L’ingresso in scena è in sordina, quasi di nascosto, come se il gatto facesse la posta al topo; eppure, con la complicità di un semplice gioco di luci, spente all’improvviso, il roditore casca nella trappola. È il modo migliore per beccare immediatamente i cellulari rimasti accesi tra le mani degli spettatori a inizio spettacolo, quando già dovrebbero essere riposti nelle borse o in tasca: «Mi scusi, signora, ma la luce dello schermo mi viene dritta nell’occhio, per cortesia lo metta via», l’attrice è educatissima, ma perentoria. Se l’ordine arriva direttamente dal palcoscenico è un rimbrotto che giunge dall’alto e funziona. Basta avvertire una sola persona e tutti i cellulari spariscono in un attimo. E – cosa più importante – non si sono più visti né sentiti. 

22 dicembre 2023

Lina Sastri in «Eduardo mio»

Roma, Teatro Quirino
21 dicembre 2023

IL «DIRETTORE» CHE MOLTO AMAVA LE SUE DONNE

Ricordo emozionato del grande Maestro con musica, prosa e tanta passione

Evento speciale al Quirino. Una sola sera a inviti, anche se erano state programmate almeno due a sbigliettamento. S’appresta il quarantesimo anniversario della morte di Eduardo De Filippo (1900-1984) e il suo nome già illumina i palinsesti tv e i cartelloni teatrali. Lina Sastri, in verità, già da qualche tempo porta in giro per i palcoscenici d’Italia il suo Eduardo mio: una carrellata ricordi personali, tra musica, memorie e prosa. L’orchestra è sistemata di lato e il palcoscenico è tutto per lei che lo riempie con le sue intime nostalgie. «Maestro – così lo chiama sbucando dalla quinta da dietro un Pulcinella dipinto da Kokocinski – Ho bisogno della vostra assistenza». Ed è una richiesta verace: una dichiarazione d’amore lanciata dall’attrice all’indirizzo di una platea gremita e incantata per aver appena ascoltato la voce registrata del grande Eduardo.

20 dicembre 2023

«Napoli milionaria!», film tv di Luca Miniero

«S’ha da aspetta’, Ama’. Ha da passa’ ’a nuttata»

Rai Uno
18 dicembre 2023

‘A NUTTATA SENZA GUERRA E SENZA FAME: UN’OCCASIONE PERSA

Che Eduardo non potesse essere visivamente presente nella sua Napoli milionaria!, targata Rai Fiction e firmata da Luca Miniero, lo si sapeva – un’assenza coatta, la sua, assai prevedibile che elude ormai ogni tentativo di confronto attoriale – ma che fosse estromesso dalla partita, e addirittura dimenticato negli spogliatoi, senza nemmeno l’accortezza di conservagli un posto d’onore in panchina, questo ha trovato impreparati (e anche indisposti) molti telespettatori. Talmente eccessive le modifiche al testo originale che, sì e no, ne è rimasto il soggetto. Un soggetto, in verità, poco consistente.

15 dicembre 2023

Buon Natale all’orfano Teatro di Roma

Roma, 14 dicembre 2023

IL NUOVO DIRETTORE SUBITO DOPO L’EPIFANIA?

Prima di tutto, Buon Natale. Manca poco più di una settimana a «quel Santo giorno», direbbe Luca Cupiello, e allo Stabile di Roma tutto tace. Colui che è tanto atteso, ancora è senza nome: l’Annunciazione ha portato con sé soltanto una flebile vocina, pure apprezzabile, ma troppo inconsistente e non ci azzardiamo a far pronostici. Tuttavia, pare che per l’Epifania (o giù di lì), Gaspare, Melchiorre e Baldassarre regaleranno finalmente, dopo due anni di commissariamento, identità certa al nuovo direttore: speriamo che sia davvero oro quel che luccica in lontananza. In casa di Luca Cupiello il presepe è sempre stato approntato poco prima del cenone, speriamo che i tempi dell’elezione non si protraggano fino al carnevale.

14 dicembre 2023

«Blush», di Charlie Josephine

Roma, Teatro Belli
13 dicembre 2023

UNA LUCIDA E SEVERA ANALISI DELLA CONFUSIONE VIRTUALE IN CUI VIVIAMO

Letteralmente Blush, se considerato come verbo significa arrossire, vergognarsi, se invece si vuol leggere la parola come sostantivo, allora, può essere intesa come la vampata di rossore che colora il viso nel momento di maggior imbarazzo. Tuttavia, dopo aver visto lo spettacolo diretto da Marcello Cotugno, proposto al Belli per la rassegna teatrale sulla nuova drammaturgia inglese, una solo vergogna, un unico rossore potrebbe cogliere impreparato lo spettatore: riprendere in mano il cellulare. Infatti, proprio dai suoni cibernetici che giungono da questo attrezzo infernale che ha stravolto le nostre vite comincia il testo di Charlie Josephine.

08 dicembre 2023

«Evǝ» di Jo Clifford

Roma, Teatro Off/Off
7 dicembre 2023

SEI TUBI IN CERCA D’AUTORE

Eva Robin’s incapsulata in un cilindro
racconta «quelli di mezzo»

Quando il pubblico è chiamato a entrare in sala, sul palcoscenico ci sono già sei cilindri trasparenti, alti circa un paio di metri e del diametro di 50 centimetri, forse 55. Ognuno contiene, sembra, un fantoccio umano. Quindi le luci della platea cedono a quelle di scena e scopriamo che effettivamente si tratta di sei persone chiuse e bloccate nei tubi. Se siano di genere maschile o femminile, si capisce subito che non ha alcuna importanza, anzi, meglio glissare: «Ogni affermazione potrebbe essere usata contro di te!», avvertono spesso nei film polizieschi. Potrebbe essere un saggio consiglio da perseguire anche ora. Tra di loro si riconosce Eva Robin’s, la seconda a destra; ma è Patrizia Bernardi che apre la prima carrellata di brevi monologhi, raccontando una storia molto antica, che tutti conoscono e che prende spunto dalla biblica Genesi, ma in questo caso è appena rivisitata.

07 dicembre 2023

«Il delitto di via dell’Orsina» di Eugène-Marin Labiche

Roma, Teatro Ambra Jovinelli
6 dicembre 2023

SI POTREBBE RIDERE DI PIÙ, SE SOLO SAPESSIMO RIDERE

Le opere di Labiche appartengono al genere cosiddetto vaudeville, ossia commedie leggere di impronta comica, che quasi sempre si reggono sul gioco di uno o più equivoci. Eppure, uscendo dal teatro si avverte una certa malinconia che invita alla riflessione. Il delitto di via dell’Orsina (L’affaire de la rue de Lourcine) è un testo del 1857, e sia la traduzione di Giorgio Melazzi che l’adattamento di Andrée Ruth Shammah spingono il linguaggio molto vicino alla nostra epoca, abbattendo il muro del tempo sia con un’ambientazione più recente, sia riuscendo continuamente a far dialogare il presente (traduzione e adattamento) col passato (trama). Un lavoro audace e, se vogliamo, raffinato. Tuttavia pericoloso. Si tratta, infatti, di un noir dove viene portata avanti l’ipotesi che i protagonisti si siano macchiati dell’omicidio di una donna.

06 dicembre 2023

«Il marito invisibile», di Edoardo Erba

Roma, Teatro Quirino
5 dicembre 2023

LORELLA SPOSA L’UOMO INVISIBILE

Più credibili i Fantastici Quattro di Stan Lee

Fiamma e Lorella sono le protagoniste della commedia scritta e diretta da Edoardo Erba: Il marito invisibile. Negli anni Settanta, tra i fortunati fumetti di Stan Lee – il creatore dell’Uomo Ragno, per intenderci – c’erano, qualcuno lo ricorderà, anche i Fantastici Quattro: Reed Richards, Susan Storm, Johnny e Ben (La Cosa). Reed e Susan erano regolarmente sposati e lei era la donna invisibile, nel senso che i suoi poteri soprannaturali la rendevano eterea, ma soltanto in determinati momenti, quando bisognava mettere in azione le «peculiarità» che facevano di quei personaggi dei supereroi da fumetto. Lorella, invece, vive in un appartamento abbastanza comune, usa internet, ama le videochat, prende le gocce per combattere l’ansia, lotta in continuazione contro i capelli che le cascano davanti agli occhi, e trova il coraggio di confessare di aver sposato un uomo invisibile soltanto a Fiamma, la sua amica del cuore. Stan Lee, a suo tempo, riuscì a creare intorno ai suoi eroi un contesto che rendesse plausibili le assurdità vissute dai suoi figurini disegnati per le vignette, che alternavano, alla comune esistenza civile, vicende che avevano dell’incredibile: così Reed Richards, quanto era impegnato nel contrastare il male era al fianco della donna invisibile, ma nel momento del relax poteva godere di una moglie, carina, bionda e in carne; per la povera Lorella non è così, ogni possibilità di attrazione estetica le è preclusa.

05 dicembre 2023

Intervista senza nome (1)

Roma, piazza Verbano
4 dicembre 2023

IL LATO OSCURO DEL TEATRO

Storia di Gabriella, attrice in cerca di giustizia

Una famosa canzone del 1930 dice che «la vita può essere molto dolce on the sunny side of the street», e forse qualcuno ancora immagina che il palcoscenico possa essere uno dei luoghi più soleggiati del mondo, e che lassù la vita può essere assai piacevole. Certamente noi che siamo cresciuti all’insegna dei grandi musical americani, noi che abbiamo visto una certa cinematografia d’avanspettacolo, noi che ci siamo entusiasmati nelle platee rivestite dal caldo mantello rosso e oro grazie al fascino e all’estro di artisti di prim’ordine, noi l’abbiamo pensato, l’abbiamo sognato e abbiamo anche sperato, almeno una volta, che quel lato illuminato potesse godere di un sole eterno, intramontabile. Oggi, di quella ribalta illuminata e di quella dolce vita tanto decantata, resta ben poco. Non è bastato prendere atto che, a luci spente e a sipario chiuso, il mondo dello spettacolo fosse affollato da persone che vivono come tutti gli altri, con le proprie piccole felicità e le grandi malinconie; non è bastato capacitarsi che il mondo di fuori, con le sue brutture, potesse penetrare nell’alcova segreta del teatro e contaminare l’immensità di Lear o perfino addolcire le malvagità di Iago.

02 dicembre 2023

«Pseudolus» di Tito Maccio Plauto

Roma, Teatro Arcobaleno
1° dicembre 2023

L’ANIMO ARDIMENTOSO DI ANZELMO E LA COMICA VIS DI PIETRO ROMANO

La platea dell’Arcobaleno è sempre troppo illuminata dalle luci degli schermi dei cellulari. La gente non si contiene. E non si comprende il motivo per cui questa dilagante maleducazione venga tollerata da Vincenzo Zingaro e dalla sua équipe. Sono davvero molti gli spettatori che durante lo spettacolo scattano fotografie, e filmano ciò che accade in palcoscenico, non curandosi del fastidio che procurano a chi si ritrova il riflesso della luce negli occhi. Ieri sera, una quasi alta e quasi bionda – che si è spacciata con protervia per addetta ai lavori – s’è arrogata il diritto di usare a suo piacimento il cellulare, nonostante qualcuno le avesse detto di smettere: «La finisca lei, io sto lavorando» ha sbottato essa a voce alta e in malo modo. Il tono dei due litiganti ha rischiato di far fermare lo spettacolo. Al termine – l’ho visto con i miei occhi – mentre il signore andava via, prima che terminassero gli applausi, probabilmente ancora irritato dalla persistenza della maldestra fotografa, essa, a luci di sala già accese, ha allungato una gamba per farlo inciampare. L’uomo è rimasto in piedi per miracolo, mentre la «sgambettatrice» sogghignava soddisfatta. Oltre ad aver usato il cellulare durante tutto lo spettacolo, oltre ad aver alzato la voce, ha anche tentato il colpo gobbo ai danni di chi aveva perfettamente ragione. Questi spiacevoli episodi sono capaci di rendere una spensierata serata teatrale in amare sortite in cui arroganza e maleducazione purtroppo l’hanno sempre vinta. Certamente Zingaro, da artista di teatro qual è, saprà porre rimedio a questo increscioso atteggiamento.

30 novembre 2023

«Non si può mai stare tranquilli», un libro di Pierluigi Pizzi

Autobiografia di Pier Luigi Pizzi
a cura di Mattia Palma; EDT, 2023

«INCONTRI DI VITA E DI TEATRO»

Nelle prime righe, l’autore della sua stessa biografia, Pier Luigi Pizzi, classe 1930, scenografo, costumista e regista di teatro, con esperienze anche cinematografiche, si preoccupa giustamente di «trovare almeno un punto da cui iniziare. L’incipit fa paura a chi non è un vero scrittore». E subito cita Marcel Proust, «Longtemps, je me suis couché de bonne heure», la Recherche, il libro dei libri, quello che ha donato educazione culturale agli intellettuali della prima metà del ‘900 e anche oltre. Fa bene Pizzi a preoccuparsi dell’incipit; sceglie benissimo la citazione in esergo, raccolta All’ombra delle fanciulle in fiore: «Se sognare un po’ è pericoloso, quel che ci mette al riparo non è sognar meno, ma sognare di più, tutto il sogno». In questa frase, Pizzi sembra quasi aver scelto la didascalia dell’immagine della fonte battesimale di una carriera luminosissima, durante la quale, per sua fortuna e suo merito, non ha mai smesso di sognare. Il teatro è il luogo prediletto dei sogni, e Pizzi lo sa bene: dove si sogna meglio, dove i sogni si realizzano, e soprattutto dove ci si sveglia quando il sogno è già tramontato dietro l’ombra del sipario. Ma la scelta della frase di Marcel Proust rivela addirittura l’origine del sogno: è l’incipit del suo mondo, quello dove Pizzi si è forgiato professionalmente all’ombra dei fanciulli in fiore: Giorgio De Lullo, Romolo Valli, Peppino Patroni Griffi, Franca Valeri, Mario Ferrero e altri, coloro che, sin da giovanissimi, si sono abbeverati alla fonte della Recherche.

26 novembre 2023

«Leviatano» di Riccardo Tabilio


Roma, Teatro Altrove
24 novembre 2023

UN SAGGIO ROCK SULLA STUPIDITÀ UMANA SECONDO LA TEORIA DUNNING-KRUGER

Le note in brochure avvertono che Leviatano è uno «spettacolo rock, da vedere, ascoltare e ballare». Delle tre prelibate offerte, noi che abbiamo assistito alla prima rappresentazione, siamo in credito almeno di un ballo: sì, che sarebbe stato opportuno vivere questa interessante, divertente, soprattutto adrenalinica esibizione nella sua totalità, così come enunciata. In principio, vedendo in scena tre microfoni posizionati in ribalta e due chitarre in bella vista, si ha la sensazione di dover assistere a un concerto rock, e sul palcoscenico dell’Altrove simili performance non sono insolite, ma, sempre le stesse note – che si leggono con molta attenzione per rintracciare i nomi dei protagonisti – indicano anche «un caso di un rapinatore improvvisato», una «teoria della stupidità», una «ricerca universitaria pubblicata» dal noto professore di psicologia, David Dunning, e il conseguente curioso «Effetto Dunning-Kruger» che nasce da un concetto molto antico (sembrerebbe dal socratico conosci te stesso!) ma approfondito e analizzato soltanto negli anni Novanta, e che analizza l’autostima, o meglio l’eccessiva autovalutazione di se stessi, quando si pensa di conoscere a fondo una materia, ma senza rendersi conto della propria inadeguatezza.

24 novembre 2023

«Diario di Lina», di Francesco Lagi

Roma, Teatro Argot
23 novembre 2023

QUANDO IL RICORDO DI UN CANE CANCELLA «LA MEMORIA» IN COMPAGNIA

Francesco Colella e, soprattutto, Leonardo Maddalena sono bravi attori. Anzi bravissimi. La loro recitazione, o forse dovrei dire, la loro non recitazione, affonda le radici in quel terreno naturalistico e fecondo che vide sbocciare e crescere gli alberi più floridi e robusti della scena italiana. Leonardo, appena più di Francesco, ma senza togliere nulla a quest’ultimo, riesce ad attirare l’attenzione su di sé muovendo appena le sopracciglia, spostando le pupille degli occhi. Ha un’espressione comica e al contempo malinconica, una smorfia curiosa, una voce calda e assai ironica. Leonardo è un attore che ha un dono raro: riesce a intrigare lo spettatore anche soltanto con le dita delle mani, come quando ricorda il tiptap di Lina; ed esprime una simpatia talmente accattivante che pure all’inizio, mentre era impegnato ad allacciarsi le scarpe, ancor prima di mormorare una sillaba, già pareva che da un momento all’altro da lui dovesse nascere il lazzo. Un commediante tanto comunicativo non dovrebbe mai cedere alla tentazione atletica di gesti inusuali (come quando ha eseguito, per ben due volte, l’onda con le braccia), sono movimenti che non fanno parte della sua mimica istintiva. E, infatti, salta subito all’occhio lo sforzo esacerbato di braccia diversamente laboriose, mentre attraverso lo sguardo irridente, rievoca il più rilassante tiptap eseguito appena con le dita. Leonardo in scena millesima la fatica, e fa bene.

23 novembre 2023

«Io che amo solo te» di Alessandro Di Marco e Lucilla Lupaioli

Roma, Teatro Belli
20 novembre 2023

VALENTINO E NICCOLÒ, UN AMORE ANNI OTTANTA

La sensazione è forte e chiara, e l’incoerenza temporale addirittura lampante: Io che amo solo te, in scena al Cometa Off fino a domenica 26, è una delicata storia omosessuale tra due liceali romani degli anni Ottanta, ambientata però oggi, con cellulari e playstation, ma la fusione delle epoche chiaramente non funziona e risulta stonata. Gli imbarazzi di Niccolò nei confronti dell’amico Valentino, il comportamento dei due che mira a nascondere le loro intimità, le tenere incertezze figlie di un’educazione tradizionalista, il modo di parlare esageratamente sfrontato a danno del mondo gay, sono tutti atteggiamenti che non fanno più parte di due studenti dei giorni nostri che scoprono adesso reciproche attrazioni diverse; perché oggi, proprio quando ragazzi e ragazze dello stesso sesso si baciano tranquillamente per le strade della capitale, non possono – e non devono – più essere considerate attrazioni diverse, o strane, come sottolineano. «Adesso questo è normale», dice a un certo momento Valentino, riferendosi agli incontri con l’amico, che stanno finalmente diventando più frequenti; ma proprio questa battuta è quella che ha acceso un proiettore sull’anomala datazione della vicenda.

22 novembre 2023

«Giorgia», da Dacia Maraini

Roma, Teatro dei Documenti
21 novembre 2023

GIORGIA METTE IN RIDICOLO IL SUO STUPRATORE

In un momento storico in cui il teatro è abbastanza attento e sensibile agli accadimenti di cronaca quotidiana, che purtroppo continuano a ripetersi con un ritmo impressionante, il mestiere di giornalista, anche se in qualità di «corrispondente» dai più nascosti e caratteristici palcoscenici cittadini, non può eludere dal considerare i tragici episodi che scuotono ogni giorno le nostre coscienze. Ed è naturale che l’angoscia del delitto di Giulia Cecchettin sia entrato insieme con tutti noi nelle grotte del testaccino teatro dei Documenti. Non so se sia cosa giusta o meno, ma è successo: è bastato il nome di Dacia Maraini, che sempre si è battuta per le cause femminili, autrice del testo portato in scena da Silvia Siravo, ad alimentare il senso di appartenenza alla tragedia e di solidarietà per le tante vittime di violenza.

13 novembre 2023

Glauco Mauri ospita Isa Danieli

Roma, Teatro Ateneo
10 novembre 2023

DA TROTTOLINO A BRECHT, UNA VITA PER LA SCENA

All’Ateneo, per «Artigiani di una tradizione vivente», l’attrice napoletana ha incontrato gli studenti della Sapienza

«Quando decisi di fare l’attrice, mia madre, Rosa Moretti, cantante dell’avanspettacolo e della radio, si oppose con decisione. Voleva che io terminassi gli studi. All’epoca frequentavo la terza media. Per protesta mi chiusi nella stanza per un mese rifiutandomi di andare a scuola. Peccato, perché ero pure brava! Ma io volevo fare il teatro, come mia madre, come mio padre, mio nonno e due miei zii. Per me esisteva solo il teatro.» Dopo tanta caparbia insistenza la giovanissima Luisa Amatucci, che anni dopo diventerà per tutti Isa Danieli, approda all’avanspettacolo, con Trottolino, alias Umberto D’Ambrosio, e Rino Marcelli. «Tre spettacoli al giorno, facevamo. Era una vita infernale. Eravamo schiavi del lavoro. Forse teneva raggione, mammà!», dice oggi ancora con quell’affetto filiale che mai s’oscura.

12 novembre 2023

«Jennifer, il sogno» da Annibale Ruccello

Roma, Teatrosophia
11 novembre 2023

ANTONELLO DE ROSA, INTERPRETE DA CINQUE ROSE ROSSE

Cinque rose rosse. Di lato, in un vaso. Sul tavolino. Accanto al telefono. Cinque rose rosse che ricordano un nome ormai familiare, un travestito che ha battuto più palcoscenici che marciapiedi, un uomo di teatro che non c’è più, eppure sopravvive in quei fiori. Cinque rose, ancora rosse, sempre rosse per il sogno di Jennifer messo in scena al Teatrosophia da Antonello De Rosa, regista e interprete del personaggio che più di tutti gli altri ha rappresentato il suo autore, Annibale Ruccello, dalla cui penna nacque quel docile femminiello disperato d’amore per Franco che, da quasi mezzo secolo, tiene lei inchiodata in casa, da sola, in attesa di una telefonata.

11 novembre 2023

«Gli ultimi giorni dell’umanità» di Karl Kraus

Roma, Teatro Arcobaleno
10 novembre 2023

LA GUERRA DI UN’UMANITÀ ALL’ULTIMO RESPIRO

Così l’opera di Kraus diventa una tragedia finalmente rappresentabile

Farò uno sforzo, e di quella edizione del 1990 al Lingotto, non ne parlerò, anche se – lo ammetto – la tentazione è forte, ma non sarebbe corretto. Tuttavia, l’istinto sospinge la memoria a quello spettacolo non certo per fare degli improbabili paragoni, ma per mera nostalgia di quell’epoca, quando si criticavano perfino gli allestimenti di Luca Ronconi. Gli ultimi giorni dell’umanità, per la regia di Gianni Leonetti, in scena all’Arcobaleno fino al 19 novembre è, ovviamente, tutto un altro esperimento, forse – nel senso classico – più teatrale, forse meno coraggioso; ma è pur vero che con questi più e questi meno non si esprime nulla di concreto. La tragedia satirica di Karl Kraus, scritta in cinque atti con preludio ed epilogo, se dopo la mastodontica impresa ronconiana restava irrappresentabile, ora con Leonetti che l’ha smontata e rimontata secondo la sua lettura, è stata finalmente adattata per il palcoscenico. E, di questo, dobbiamo dargliene atto.

10 novembre 2023

«La ciociara», da Alberto Moravia

Roma, Teatro Ghione
9 novembre 2023

IL DRAMMA DI CESIRA IN UNA REGIA SENZA REGISTA

«’A carne è gghiuta ’a sotto, e ’e maccarune ’a coppe». Traduzione letterale: la carne è finita sotto ai maccheroni. L’antico detto partenopeo potrebbe essere il lapidario commento di quest’allestimento tratto da La ciociara di Alberto Moravia. Sulle montagne nei pressi di Fondi, comune in provincia di Latina, dove perlopiù si consuma il dramma di Cesira e di sua figlia Rosetta, il dialetto napoletano è tuttora vivo e parlato; ergo, il popolare proverbio è ancora ben conosciuto in quelle zone che fino al 1927 facevano parte della provincia di Terra di Lavoro, ultimo lembo del decaduto Regno borbonico. Il significato indica che il ragù domenicale, pasto certamente prelibato e atteso sulla tavola imbandita a festa, è stato servito nella maniera sbagliata. Gli ingredienti ci sono, ma sono stati posizionati nella zuppiera al contrario: il sugo saporito con la carne è stato seppellito dalla pasta rimasta bianca e scondita.

08 novembre 2023

«Off/Off ⋆Variety», di Silvano Spada

Roma, Off/Off Theatre
7 novembre 2023

STRABIOLI RICORDA MISTINGUETT E LA NOSTRA WANDISSIMA

La stagione dell’Off/Off di via Giulia si apre sotto il segno del sorriso, dell’allegria e della spensieratezza: merito di Silvano Spada, che malgrado l’apparenza accigliata e talvolta anche ombrata da qualche nuvolaglia, conserva un animo giovanile e vitale, addirittura giocoso, tant’è vero che è riuscito ad assemblare uno spettacolo pieno di brioso entusiasmo e di bella gioventù. Pino Strabioli tiene ben alta l’asticella della simpatia e della convivialità, portando in scena anche quel piacevole garbo che si potrebbe facilmente confondere per affettazione antiquata, ma che, per fortuna, contrasta un presente assai sguaiato. E non soltanto per il lessico. Anzi, è doveroso sottolinearlo, l'intero spettacolo riesce ad evitare i facili eccessi boccacceschi.

07 novembre 2023

«Riot act» di Alexis Gregory

Massimo Di Michele

Roma, Teatro Belli
7 novembre 2023

ESSERE SE STESSI È UNA QUESTIONE POLITICA

Per il secondo appuntamento della rassegna sulla drammaturgia inglese, al Teatro Belli, in scena soltanto tre sedie, per tre personaggi: ciascuno con la sua esperienza alle spalle e un resoconto da esporre, ognuno con il proprio carico di Riot act da raccontare con gli affanni emotivi di chi ha vissuto un dramma o, meglio, di chi è sopravvissuto a quel dramma. Nel 1715 il parlamento britannico emanò uno statuto secondo il quale i fautori delle rivolte avevano un’ora di tempo, dalla lettura dell’atto da parte del tribunale, per far perdere le loro tracce, altrimenti sarebbero stati condannati a morte. In tempi più moderni l’espressione di riot act è rimasta nel lessico inglese nella sola accezione di dar lettura pubblica di un atto che riguardi un pericolo. Autore di queste «letture» recitate è Massimo Di Michele che attraverso la partecipazione di Michael, Lavinia e Paul, tre personaggi ideati e scritti dall’attenta e spietata penna di Alexis Gregory, al grido di «Essere se stessi è una questione politica», ricorda tre momenti fondamentali della lotta per i diritti omosessuali dal 1969 a oggi. Un’unica storia generazionale vissuta in tre epoche differenti.

03 novembre 2023

«Moira, casa, famiglia e spiriti», di Ottavia Bianchi

Roma, Teatro Manzoni
2 novembre 2023

MOIRA ACCUDISCE I SUOI FANTASMI IN ATTESA DELLO SFRATTO

Ottavia Bianchi porta in scena una sua commedia che sin dal titolo appare allegra e spiritosa. Soprattutto spiritosa! E in Moira, casa, famiglia e spiriti i fantasmi ci sono davvero. Moira non è sposata, non ha figli, s’incontra saltuariamente con una vicina, lavora come infermiera, spesso anche con turni di notte, e, quando rientra a casa, ad aspettarla ci sono quattro fantasmi, tra cui suo padre Alfredo. Sono anime rimaste sospese tra la terra e l’Aldilà, e lei è l’unica persona che può vederle, ma pare possa vederle e sentirle solo in quell’ambiente. Altrove l’incantesimo svanirebbe. Ne nascono situazioni leggere e divertenti, in cui vagamente riecheggia l’atmosfera giocosa di quei «Fantasmi a Roma» che, in un famoso film, dimoravano nel palazzo avito del Principe Annibale di Roviano. Invece sull’appartamento di Moira pende una sentenza di sfratto, che la costringe a una perenne angoscia, anche quando l’ufficiale giudiziario incaricato del caso le dichiara il suo amore elencandole i tanti sotterfugi burocratici che ha escogitato per rimandare l’esecuzione e per incontrarla sempre più spesso.

02 novembre 2023

«Ferdinando» di Annibale Ruccello


Roma, Teatro Parioli
1° novembre 2023

ALL’INCANTESIMO BORBONICO CIRILLO PREFERISCE LA MORBOSITÀ E L’INTRIGO

«E n’avimmo fatta n’ata, comme dicette chillo ca vuttaje abbascio ‘a mugliera». È la frase d’esordio della baronessa Clotilde Lucanigro, superba protagonista di Ferdinando, capolavoro di Annibale Ruccello del 1985. La battuta, posta al termine della declamazione del rosario, è la cartina di tornasole per chiunque si cimenti nel ruolo di Donna Clotilde. Le litanie lauretane che vengono prima enunciate non sono altro che una recita che la baronessa sostiene quotidianamente insieme con la cugina/governante Gesualda. Dopo la finzione liturgica riprende la vita e si riabbraccia la realtà. Ma le due donne agiscono su un palcoscenico, dove anche la realtà corrisponde a una finzione, e doppiamente finta, quindi, è la malattia della baronessa, ed ecco perché quella battuta è la chiave di volta del personaggio. La locuzione diventa il trampolino sul quale trovare il giusto slancio altalenante per affrontare uno spartito drammaturgico tra i più complessi e raffinati del secondo Novecento.

30 ottobre 2023

Rome Film Fest 2023: the end

Festa del Cinema di Roma
Parco della Musica
29 ottobre 2023

IL GRANDE SCHERMO RIFLETTE IL MALESSERE DELLA NOSTRA EPOCA

Dopo dieci giorni dedicati al concorso, uno alle premiazioni, e uno per i titoli di coda, i riflettori della XVIII edizione della Festa del Cinema, come accade sui set, si spengono. Ancora un paio di giornate per smontare gli stand che hanno contribuito a rendere più festosa la kermesse e l’Auditorium potrà riprendere la stagione musicale normalmente, come se nulla fosse accaduto. Rivedremo il tappeto rosso l’anno prossimo, speriamo affollato anche dalle star americane che quest’anno sono state costrette a dare forfait. Lo sciopero made in Usa, dopo Cannes e Venezia, ha danneggiato anche Roma, e – diciamo la verità – sono mancati quei film che rendono spettacolare l’arte cinematografica. L’affluenza del pubblico, però, dicono i dati ufficiali, è cresciuta rispetto all’anno scorso. Tuttavia i valori numerici non hanno mai rispecchiato quelli artistici.

29 ottobre 2023

«Dispararon al pianista» di Fernando Trueba e Javier Mariscal

Festa del Cinema di Roma
Maxxi
28 ottobre 2023

«CHEGA DE SAUDADE», LA MUSICA È VITA

Per ricordare Francisco Tenorio, il regista si affida alla matita di Mariscal e alla Bossa Nova di Vinicius e Jobim

Ancora Sudamerica. Fernando Trueba e Javier Mariscal ci accompagnano alla ricerca di Francisco Tenorio Junior, un pianista desaparecido. E lo fanno nella maniera più verosimile possibile, utilizzando i personaggi che hanno vissuto la sconvolgente vicenda, gli amici che erano con lui al momento della scomparsa in Argentina, quei companheiros che portano il nome di Vinicius de Moraes, Toquinho, Mutinho, Azeitona, e poi gli altri che lo conoscevano: Carlos Antonio Jobim, João Gilberto, Caetano Veloso, Milton Nascimento, Gilberto Gil, Chico Buarque e anche tanti altri meno famosi, ma tutti uniti a ricordare la triste fine di O Tenorio. Una storia tutta brasiliana, che però si consuma in Argentina nel marzo del 1976.

28 ottobre 2023

«Pedagio» di Carolina Markowicz

Festa del Cinema di Roma
Parco della Musica
Teatro Studio G. Borgna
27 ottobre 2023

VINCE IL «PEDAGGIO» CHE IL POPOLO PAGA OGNI GIORNO

La Markowicz racconta le colpe del cattolicesimo in Sudamerica e sale sul trono del Rome Film Fest

Vince come Miglior Film Pedágio, la cui sceneggiatura risente fortemente delle conseguenze drammatiche di quello scempio che la chiesa fece in Sudamerica qualche secolo fa, quando, in nome della croce di Gesù, impose una tirannica educazione religiosa che fece più disastri delle crociate di Goffredo di Buglione in Terra santa. I danni di quelle storiche azioni scriteriate, a distanza di oltre quattrocento anni, danno ancora i suoi malefici frutti. È sufficiente un quadro di squallore e povertà, che nelle periferie delle città brasiliane è fin troppo facile riscontrare, e anche la caratteristica più comune della nostra epoca, vissuta con disagio da una madre di «sani principi», diventa motivo per il cattolicesimo (o tramite i suoi insegnamenti) di approfittare dell’ingenuità della brava gente.

«I limoni d’inverno» di Caterina Carone

Festa del Cinema di Roma
Parco della Musica
Teatro Studio G. Borgna
27 ottobre 2023

SORPRENDONO LE MALINCONIE DI DE SICA,
SVAGATO PROFESSORE TRA GLI AGRUMI

Film molto piacevole. Cast equilibrato e con due punte di diamante. Una storia condotta con coerenza: un’amicizia sincera e delicata tra Pietro ed Eleonora. Una sceneggiatura piena di piccoli colpi di scena che preparano un gran finale che invece si chiude su se stesso, vittima della prevaricazione della malattia. I limoni d’inverno è la seconda pellicola di Caterina Carone: non abbiamo visto l’opera prima, ma se è ancora mattino, il buongiorno fa intravedere belle speranze; fermo restando che a quarant’anni un regista di cinema è ancora molto giovane.

27 ottobre 2023

«Black box» di Asli Özge

Festa del Cinema di Roma
Parco della Musica
Teatro Studio G. Borgna
26 ottobre 2023

DOPO 120’ DI BLACK ASSOLUTO ARRIVA BEETHOVEN

Riunione condominiale con morso all’orecchio

Quando i titoli di coda introducono il secondo movimento della Nona di Beethoven, in sala, si avverte finalmente un sollievo «Molto vivace». Ma è già tardi, purtroppo! Un film che si autocelebra con una musica tanto immensa dovrebbe essere paragonabile almeno a un capolavoro. Non è così. Eppure, sulla sinossi pubblicata sul programma del Festival, si legge: «… che cita esplicitamente La finestra sul cortile». Saremo buoni e non lo diremo né a Hitchcock, né a James Stewart e nemmeno a Grace Kelly, ma Black box è ben lontano dall’essere un film apprezzabile. Non ci si aspettava, certamente, che una regista tedesca (di origine turca) pretendesse di illustrarci come funzionano le riunioni condominiali. In tema, finora, il migliore esempio cinematografico, il più esplicativo in materia, il più ironico e surreale, resta quello di Paolo Villaggio con «Fantozzi subisce ancora» del 1983. Da allora molti altri tentativi sono stati fatti, ma di uno come questo, grossolano e inutilmente drammatico, scritto e diretto da Asli Özge, se ne poteva fare a meno.

26 ottobre 2023

«Sweet Sue» di Leo Leigh

Festa del Cinema di Roma
Giulio Cesare
25 ottobre 2023

UNA DOLCEZZA SPERDUTA NEL GRIGIORE INGLESE

Il regista si lascia affascinare dalla solitudine ma confonde la lotta tra bene e male

Nel 1928 Victor Young compose una canzone dal titolo Sweet Sue (parole di Will J. Harrisand): da allora il brano è stato riproposto con un centinaio di diversi arrangiamenti, tra i quali Bing Crosby e Benny Goodman nel periodo d’oro del jazz, fino a Red Richard e Johnny Williams negli anni Ottanta. Segno evidente che la dolcezza è sempre la benvenuta, in ogni epoca. E Sue, Sweet Sue, la protagonista del film di Leo Leigh, infatti, pare una creatura senza tempo, legata al presente come al passato, con uno sguardo sereno già volto al futuro. La sua benevolenza verso il prossimo e la disponibilità a nuove conoscenze ed esperienze non alterano l’eternità di un sentimento di cui a volte potremmo avere bisogno.

«Comme un fils» di Nicolas Boukhrief

Festa del Cinema di Roma
Giulio Cesare
26 ottobre 2023

PERCHÉ I BAMBINI ROM RUBANO?

Quando l’insegnamento civile si scontra con la burocrazia

Finalmente in concorso un film con le carte in regola per ambire alla vittoria finale. L’intensità della recitazione di Vincent Lindon, l’essenziale regia di Nicolas Boukhrief e soprattutto il tema che si tocca nella sceneggiatura... a proposito chi l’ha scritta? Perché nessun sito offre la scheda completa di questo film? È solo una dimenticanza o è un segnale di boicottaggio? Perché notizie di altri film in concorso, alla Festa del cinema, ne è pieno il web, ma di questo si riesce a recuperare appena una fotografia? Forse qualcuno ha già deciso che non dovrà vincere, o che sarebbe stato opportuno non farlo partecipare, quindi meglio dimenticarlo subito? Peccato! In barba all’internazionalità del concorso premieranno il solito filmetto nostrano triste, banale e mal recitato. Sì, inutile nasconderlo, le pellicole francesi sono notevolmente superiori allo squallore dei film italiani. Ma per i distributori la qualità non conta. Esistono solo gli affari, per loro. E il premio sarà assegnato, non certo per meriti artistici, ma per interessi economici, o magari per una manciata di clic, alias visualizzazioni. L’accusa è fatta: speriamo di essere smentiti.

25 ottobre 2023

Premio Rossellini, XV edizione

Festa del Cinema di Roma
Parco della Musica
Spazio Lazio Terra di Cinema
24 ottobre 2023

CORTOMETRAGGI: VINCE L’ORGOGLIO ETEROSESSUALE

La più simpatica risposta a Ferzan Ozpetek arriva da un diciassettenne con un corto dal titolo «Coming back», vincitore nella sezione under 18 del Premio Rossellini 2023, giunto alla XV edizione, che gratifica le sceneggiature dei cortometraggi.

24 ottobre 2023

«Un silence» di Joachim Lafosse

Festa del Cinema di Roma
Parco della Musica
Sala Petrassi
23 ottobre 2023

IL SILENZIO DEL PECCATO COPRE IL PADRE PEDOFILO

Lafosse prosegue l’analisi sui drammi familiari della buona società

Nel 2010 l’avvocato belga Victor Hissel, coinvolto come parte civile nel delicato caso di due sorelline di otto anni, sequestrate, seviziate e lasciate morire di stenti dal mostro di Marcinelle, veniva accusato di aver consultato migliaia di immagini e filmati a carattere pedopornografico. Rivelazioni che lasciarono sgomenta l’intera comunità belga: il figlio di Hissel, risentito nell’orgoglio per l’umiliazione pubblica sollevata dallo scandalo, reagì colpendo il padre con un coltello e ferendolo gravemente. Il reato contestato al legale fu individuato esclusivamente nell’uso di materiale pedopornografico, escludendo qualsiasi coinvolgimento fisico dell’uomo con minori.

«Avant que les flammes ne s’éteignent» di Mehdi Fikri

Festa del Cinema di Roma
Parco della Musica
Sala Petrassi
24 ottobre 2023

GIUSTIZIA PER SAMIR, PRIMA CHE LE FIAMME SI SPENGANO

Un quadro amaro sui costanti abusi inflitti alle comunità degli immigrati in Europa

Mehdi Fikri non fa riferimento a un singolo caso specifico accaduto nelle cronache degli ultimi anni, perché fin troppi simili episodi si ripetono in Francia come nel mondo. Da noi, ricordiamo Stefano Cucchi, ucciso dalle forze dell’ordine nel 2009, una morte da subito sospetta a cui seguì il solito tentativo di insabbiamento delle prove e quindi una lunghissima causa che ottenne parziale giustizia soltanto quando raggiunse il terzo grado in Cassazione. Di quell’omicidio ne fu fatto un film, dopo che per anni la sorella si impegnò in una guerra giudiziale contro l’Arma dei Carabinieri.

23 ottobre 2023

«Posso entrare? - Ode a Napoli» di Trudie Styler

Festa del Cinema di Roma
Maxxi
23 ottobre 2023

QUELL’INDOMITO PARADISO IN ROVINA

L’autrice punta i riflettori sulla forza di resistenza di un popolo sempre vivo

«Napoli! Tu cuore di uomini che sempre ansima / nudo, sotto l’occhio senza palpebre del Cielo! / Città Elisia, che calmi con incantesimi / l’aria ammutinata e il mare! Essi attorno a te sono attratti, / come sonno attorno all’amore! / Metropoli di un Paradiso in rovine/ da tempo perduto, di recente vinto, ma pure ancora solo a metà riconquistato.» È una strofa tra le più significative della lunga Ode a Napoli che Percy Bisshe Shelley dedicò alla città partenopea, dopo i quasi tre mesi trascorsi sul golfo tra il 1818 e 1819. Poema che ha ispirato Trudie Styler a realizzare un documentario, sempre avvolto da una cornice storica e poetica, per affrontare con sfumature docili (la definizione di poesia romantica non s’addice alla camorra) anche quei temi più scomodi e inerenti a una realtà che già all’epoca il poeta intravide nelle pieghe di un «Altare luminoso del sacrificio sanguinoso.»

22 ottobre 2023

«Callas Paris 1958», concerto del 19 dicembre 1958

Festa del Cinema di Roma
Casa del Cinema
21 ottobre 2023

FINALMENTE LA VERA MARIA CHE CANTA E INCANTA

Restaurata la pellicola dell’esibizione della Divina all’Opéra di Parigi del 1958

Per ricompensarci del bidone che l’altra sera il Rome Film Fest ha rifilato a chi aveva il desiderio di riascoltare la voce della divina Maria, è stato proiettato il filmato del famoso concerto parigino del 1958. Una storica serata, ripresa e trasmessa in diretta in tutta Europa, che sarebbe diventata uno degli eventi del secolo. A cento anni dalla nascita del soprano più famoso di sempre, il film restaurato in 4k/hd, con immagini rielaborate a colori, è stato riproposto grazie alla Callas Foundation, di cui è presidente quello stesso Tom Volf, responsabile numero uno della bufala con la Bellucci.

«Un amor» di Isabel Coixet

Festa del Cinema di Roma
Parco della Musica
Teatro Studio G. Borgna
21 ottobre 2023

NAT ALLE PRESE CON L’ISTINTO SESSUALE CHE CONDUCE AL SENTIMENTO

Si potrebbe definire «povero ma intenso» il film della spagnola Isabel Coixet, presentato in concorso alla Festa del Cinema. Un amor, tratto dal libro di Sara Mesa, si svolge in uno squallido villaggio di campagna, abitato da una decina di persone, non di più, dove tutti si conoscono e ciascuno, pur non volendo, sa ogni cosa dell’altro. L’impossibilità di evadere da questo microcosmo costringe la vicenda a rimanere chiusa in un recinto: ecco perché è povera. D’altro canto, invece, la storia è abbastanza strutturata e i personaggi ben delineati, se non fosse per quel padrone di casa (Luis Bermejo) dichiaratamente descritto in maniera eccessiva come «perfido e cattivo» sin dalla prima battuta. È lui che accoglie Nat (Laia Costa) in un piccolo casale diroccato, pretendendo l’affitto ma rifiutandosi di riservare un ambiente decente alla ragazza. Il tetto è rotto e pieno di infiltrazioni che, quando piove, sembrano cascate. I rubinetti perdono acqua e il bagno è inesistente: eppure non siamo nella giungla e nemmeno in tempi troppo antichi. È una storia contemporanea, e tali premesse la rendono un po’ sbilanciata.

21 ottobre 2023

«Te l’avevo detto» di Ginevra Elkann

Festa del Cinema di Roma
Parco della Musica
Sala Petrassi
20 ottobre 2023

GINEVRA, QUALCUNO FORSE TE L’AVEVA GIÀ DETTO!

Wikipedia informa che Ginevra Elkann «è una produttrice cinematografica e regista italiana. È la nipote di Gianni Agnelli, figlia di Margherita Agnelli e di Alain Elkann, sorella di John e Lapo», ergo parente stretta della Fiat, che non è la divina fiat lux – un bel nome per una casa di produzione cinematografica – ma proprio quella delle automobili. L’introduzione alla recensione del film non vuol essere uno sterile pettegolezzo fine a se stesso, utile soltanto a mettere in stretta relazione il ruolo del regista con quello del produttore, ma le parole virgolettate contengono un nesso ben più profondo tra la genealogia della Elkann e il tema del film, in questione. Te l’avevo detto, che contiene le figure dei due principali artefici dell’opera in un unico nome (quindi, un film fortemente voluto dal produttore e regista), è una pesante accusa alla figura materna. Naturalmente ci asteniamo dal voler prendere in considerazione le attitudini materne di Margherita Agnelli, figlia dell’Avvocato, ma la tentazione di rivolgerle un pensiero vien forte.

«Maria: lettere e memorie» di Tom Volf e Yannis Dimolitsas

Festa del Cinema di Roma
Parco della Musica
Teatro Studio G. Borgna
20 ottobre 2023

IL FILMATO CHE RACCONTA LA CALLAS È SOLO UNA TROVATA COMMERCIALE

Monica Bellucci scalza la divina Maria dallo schermo e si prende gli applausi

Al termine della proiezione Monica Bellucci era in sala quando il pubblico l’ha applaudita. Lei si è alzata, ha ringraziato senza dir nulla ed è andata via con il suo compagno Tim Burton. D’altronde lei è la meno colpevole di questo spudorato bluff cinematografico. Era annunciato un filmato sulla «Divina» Maria, «le sue lettere, la vita, l’infanzia a New York … dal debutto alla fama internazionale», e invece si è vista quasi sempre e soltanto lei: la Bellucci che firmava autografi alle folle festanti e che si lasciava fotografare per le strade del mondo dai collezionisti di selfie. Tom Volf e Yannis Dimolitsas sono gli ideatori della bella pensata: mettendo accanto alla Bellucci, la celebrità della Callas, il colpo grosso è assicurato; se poi, essendo detentori delle licenze, si riesce a inserire qua e là brani come Casta diva o Vissi d’arte, allora è bingo col botto. E molti, sapendo che il nome di Maria Callas si porta dietro le etichette di Verdi, Puccini, Rossini etc etc… ci sono cascati in pieno: compresi gli organizzatori del Rome Film Fest che hanno accettato di promuovere un banale backstage di uno spettacolo teatrale andato in giro per il mondo negli anni scorsi nei più prestigiosi teatri del pianeta con il nome in cartellone della Callas interpretata da una bella donna che, però, autentica attrice non è mai stata, e mai lo sarà finché non farà il tagliando alle sibilanti.

20 ottobre 2023

«La storia», un film per la televisione di Francesca Archibugi

Festa del Cinema di Roma
Parco della Musica
Sala Sinopoli
20 ottobre 2023

JASMINE TRINCA È IDA RAMUNDO NELLA SERIE TV, IN ONDA IN OTTO PUNTATE NEL 2024

Alla Festa del Cinema sono stati presentati i primi due episodi (alle 9.00 del mattino, orario complicato) del film per la televisione di Francesca Archibugi, tratto dal capolavoro di Elsa Morante. La serie completa, composta da otto parti, andrà in onda in data ancora da stabilire, ma, ci dicono, certamente, all’inizio del 2024 sui canali Rai (ente di produzione di maggioranza). La storia della Morante è un romanzo del 1974, pubblicato da Einaudi, ed è uno dei capisaldi della nostra letteratura del Novecento. C’è poco da dubitare: quando un film si regge su un soggetto di profondo spessore narrativo, il valore del lavoro cinematografico ha enormi possibilità di lievitare verso orizzonti senz’altro illuminati. E Francesca Archibugi, dai primi due episodi, ci è parsa particolarmente ispirata nel condurre sia la sceneggiatura che le riprese di questa colossale impresa. Complimenti.

19 ottobre 2023

«Mi fanno male i capelli», di Roberta Torre

Festa del Cinema di Roma
Parco della Musica
Sala Petrassi
19 ottobre 2023

UN OMAGGIO ALLA VITTI AVVOLTO NELLA NEBBIA

Ottima prestazione di Alba Rohrwacher nel ruolo di Monica

Nel film della Torre, Mi fanno male i capelli, ogni cosa è Monica Vitti. Tutto contiene Monica Vitti. Solo lei. La Vitti aleggia sempre, in ogni inquadratura: sin dal richiamo del titolo, che è una battuta di Giuliana in «Deserto rosso» (1964) di Antonioni, il quale, a sua volta, la riprese da una poesia di Amelia Rosselli. Moltissime altre frasi sono citazioni delle interpretazioni cinematografiche della Vitti. Spezzoni di famosi film si alternano come visioni di una mente malata. E proprio la malattia è il perno intorno al quale Roberta Torre cerca di avvolgere con cura la sua devozione per l’attrice che probabilmente è diventata un suo idolo. L’omaggio c’è, ed è riuscitissimo. Anche troppo, si potrebbe dire! E se dopo la sua scomparsa, febbraio 2022, Monica Vitti meritava senz’altro di essere ricordata, forse tentare di renderle un giusto tributo attraverso un lungometraggio presentato in concorso alla Festa del Cinema non ha reso giustizia al film stesso.

«Il sapore del riso al tè verde» di Yasujirō Ozu

Festa del Cinema di Roma
Casa del Cinema
18 ottobre 2023

UN GIAPPONE IN LOTTA TRA TRADIZIONI E CAMBIAMENTI DEL DOPOGUERRA

Nel nostro immaginario cinematografico è difficile pensare a un film giapponese che tratti un argomento quotidiano/casalingo dello stesso genere di quelli girati da Frank Capra quindici anni prima: naturalmente con ritmi e ironie molto differenti, ma nemmeno troppo distanti dalle caratteristiche della commedia hollywoodiana, evidentemente sbarcata, e apprezzata, nel Sol Levante dopo il conflitto mondiale. Lo si evince soprattutto dai costumi che indossano i protagonisti della vicenda narrata da Yasujirō Ozu. Alcuni prediligono abiti europei e altri, soprattutto le donne, il classico kimono ricamato a fiori; alcuni calzano scarpe stile Ferragamo, altri i tipici geta di legno o i sandali infradito con calzino bianco. Violente innovazioni del dopoguerra che hanno fatto breccia anche nella quotidianità familiare dei cittadini.

18 ottobre 2023

«Una vita in più, storia di Fatina Sed», di Mery Mirka

Festa del Cinema di Roma
Parco della Musica
Sala Gianni Borgna
18 ottobre 2023

FABIANA DI SEGNI RICORDA NONNA FATINA

Ritrovato un altro diario sulle atrocità della shoah

Soltanto per un gioco del destino arriva, con appena due giorni di ritardo dalla data dell’80° anniversario del 16 ottobre 1943, la presentazione del trailer del documentario di Mery Mirka sulla Storia di Fatina Sed, una bambina tredicenne che in quel periodo fu deportata ad Auschwitz e da lì fece ritorno alla fine della guerra. Il filmato intero non ci è stato mostrato e, per la verità, anche l’atteso trailer è stato proiettato dopo molte difficoltà tecniche, a causa di un dispettoso e persistente problema al sistema sonoro. In effetti, però, c’è da sottolineare che il trailer è stato piuttosto il pretesto per ricordare uno degli episodi più crudeli della storia moderna e contemporanea; per rinnovare ancora una volta, a una platea (Teatro Studio Gianni Borgna) gremita di ragazzi di più scolaresche che hanno ascoltato in ossequioso silenzio, il dramma che ha investito la comunità ebraica di Roma e gran parte della cittadinanza.

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