24 aprile 2025

«Il medico dei maiali», di Davide Sacco

Roma, Teatro Quirino
23 aprile 2025

I PORCI IN BRAGO NON POTRANNO MAI VIVERE IN PACE

Era il 1996 quando una famosa soubrette, che in quel periodo poteva radunare centinaia di fan a ogni apparizione pubblica, vestì per il palcoscenico il ruolo di Billie nella versione teatrale di «Nata ieri», da cui era stato tratto un famoso film (1950) con Judy Holliday e William Holden. Durante le prove i cellulari della giunonica venere bionda squillavano in continuazione: erano moltissime le offerte che riceveva per un invito a un programma televisivo, per un passaggio in una discoteca di provincia, per il taglio di un nastro per l’inaugurazione in veste di madrina. Appuntamenti naturalmente molto ben remunerati: d’altronde il ferro lo si poteva battere perché all’epoca ancora caldissimo! Tuttavia, a parte il disturbo delle chiamate che distraevano la concentrazione degli attori, a un certo punto, le fu intimato un severo arresto: basta prendere altri impegni, si stava per andare in scena, la tournée implicava ritmi e abitudini molto differenti dal quotidiano vivere, e comunque sostenere un ruolo da protagonista ogni sera, e spesso in una piazza diversa, non sarebbe stata una passeggiata. «Ma come, non posso proprio andare? Io ho firmato dei contratti – disse quasi ingenuamente – E la televisione?». «La televisione aspetterà», le fu risposto con estrema decisione: the show must go on.

I tempi sono cambiati. La première de Il medico dei maiali, prevista per martedì 22 aprile alle ore 21, già da tempo era stata rinviata al 23 con inizio alle ore 19.00: orario inconsueto per un debutto romano. Forse al Quirino non hanno gradito questo infelice cambiamento: «Per improrogabili impegni televisivi di Luca Bizzarri», recitava il comunicato all’ingresso. Evidentemente il potere della televisione è aumentato da quel lontano 1996, e lo show deve continuare sul piccolo schermo calpestando le esigenze del bistrattato palcoscenico e infischiandosene del calendario di un teatro. Cosicché tutti i «maiali» si sono inchinati a re Floris rinunciando al canonico battesimo del martedì sera. Pazienza! Purtroppo, conoscendo l’antefatto, quando Bizzarri, nel ruolo di Alfred, s’è inginocchiato di fronte al nuovo re d’Inghilterra, ha fatto miglior figura come attore nella finzione teatrale anziché come uomo nella realtà televisiva.

Il testo di Davide Sacco, terzo atto, dopo «L’uomo più crudele del mondo» e «Sesto potere», della Ballata degli uomini bestia, diventa, per un gioco del destino, il corollario parossistico dell’accaduto: dimostra, infatti, quanto sia sempre attuale il rapporto tra uomini di potere e coloro che lo subiscono. Il re d’Inghilterra (mai nominato, ma è abbastanza chiaro che ci si riferisca a Carlo III Windsor) viene ucciso dai suoi consiglieri per il bene del Paese. Per circostanze del tutto casuali (e alquanto stravaganti), Alfred, un veterinario specializzato nelle cure ai suini, è invitato a eseguire l’autopsia a Sua Maestà. Constatato che non si tratta di infarto, come gli era stato detto, capisce che quella è l’occasione della sua vita, sente l’obbligo di doverla sfruttare e quindi sta al gioco dell’inganno. Al principe ereditario che si presenta ubriaco, di ritorno da una festa mascherata (travestito da nazista, proprio come il principe Harry che nel 2023 fu fotografato a un party con la divisa delle SS), Alfred suggerisce che l’unico modo per essere ricordato degnamente sarebbe per lui, ragazzo sciocco, farsi carico dell’omicidio del padre e abolire la monarchia: un’azione che gli eviterebbe qualsiasi condanna popolare. Il principe sembra convincersi dell’efficacia dei consigli del veterinario, giudicandoli con nuovo interesse politico, forse addirittura democratico, ma appena smette i vestiti della festa per indossare quelli del potere, avverte tutto il fascino del cambiamento, e il povero Alfred è costretto a passare da sorprendente confidente a comune maiale da porcile.

L’autore descrive con arguta ironia quanto la possibilità di comandare possa indurre molte persone a cambiar in un attimo mentalità e atteggiamenti; quanto sia facile comprendere le esigenze più semplici e popolari quando si sta come porci in brago e come sia naturale il passaggio al ruolo di spietato manipolatore appena si stringe lo scettro dell’imperio. Sorretto dalla lettura della Fattoria degli animali di Orwell, in cui i maiali hanno una parte fondamentale, e dalle parole di speranza di John Lennon (Imagine there’s no countries / It isn’t hard to do / Nothing to kill or die for / And no religion, too / Imagine all the people / Livin’ life in peace… ) che oggi, più che mai, suonano come un augurio universale, Sacco conferma che chi ha il potere non lo abbandona mai, malgrado il popolo, stanco di vivere in miseria e sempre più compatto, desideri raggiungere un equilibrio tra la vita di chi sta sopra e di chi sta sotto. La commedia non rivela nulla di nuovo: forse questo è il suo apparente difetto, che però diventa anche il suo pregio più ambito. Non è nelle intenzioni dell’autore voler stravolgere la realtà, ma raccontarla con ingegno critico, con sfumature ironiche, talvolta surreali e sempre tenendo fede a una buona dialettica teatrale. Sa bene, Sacco, che per distruggere un sistema politico e sociale non basta criticarlo; si attiene, quindi, a fotografarlo e a delinearne i contorni più crudeli. Ne vien fuori un quadro che ben conosciamo: i maiali non potranno mai vivere in pace e nella ribellione troveranno sempre un motivo per uccidere.

Anche la regia mantiene un disegno elegante e dignitoso, mai troppo fantasioso, ma contenuto in una sala d’attesa sanza ‘nfamia e sanza lodo, dove svetta l’annuncio del fattaccio quotidiano: «Il re è morto», e come nelle migliori monarchie si è subito pronti a farne un altro per non perdere l’appuntamento con il trono (o, come accaduto, con il palinsesto!). Molto efficaci le prove dei due protagonisti: Luca Bizzarri e Francesco Montanari rivestono con grande disinvoltura i ruoli di antagonisti, di principii prima solidali e poi opposti. Alfred sale in cattedra e, da buon affabulatore, detiene il potere della parola ingannatrice («umana nella sua disumanità») finché la sua parabola, su un maiale di nome Serge, miete fascinazione per convincere chi è ancora sprovveduto, ma poi è costretto a cedere alla sovranità protocollare, quella ufficiale e inesorabile, appunto, disumana e spietata. Un solo neo m’è sembrato più evidente, ed è rappresentato da David Sebasti: era dai tempi degli Stuart che non si vedeva una recitazione così irreparabilmente antica. (fn)
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Il medico dei maiali, scritto e diretto da Davide Sacco. Con Luca Bizzarri (Alfred, veterinario), Francesco Montanari (Eddy, principe ereditario), David Sebasti (Primo consigliere), Mauro Marino (Secondo consigliere) e Luigi Cosimelli (Un valletto di corte). Scene, Luigi Sacco. Costumi, Annamaria Morelli. Luci, Luigi della Monica. Musiche Davide Cavuti. Produzione: Ente Teatro Cronaca e Lvf (Teatro Manini di Narni). Al teatro Quirino, fino al 27 aprile

Foto: Luca Bizzarri e Francesco Montanari (© Emiliano Luciani)

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