30 aprile 2025

«Costellazioni Vicinelli», Gruppo Rmn

Roma, Spazio Diamante
28 aprile 2025

UN POETA SCONOSCIUTO È UN ARTISTA?

In scena i vincitori dell’InDivenire Festival 2024

La presentazione della sesta edizione del Festival InDivenire ha avuto un epilogo glorioso: la compagnia vincitrice della passata edizione è stata invitata a rappresentare il miglior progetto premiato nel 2024. Anche per il tema trattato, il testo, presentato dal Gruppo Rmn, è rimasto molto legato al proprio embrione: pur se ampliato, approfondito e sviluppato non ha perso l’intelaiatura adoperata durante la gestazione. Ben per noi che abbiamo potuto comprendere meglio il concetto di «studio per la scena». Costellazioni Vicinelli è una scoperta nel mondo (quasi per tutti) sconosciuto di una poetessa del secondo Novecento, Patrizia Vicinelli, che amava definirsi poeta, al maschile. Personalità fuori dagli schemi, ribelle per istinto, «figlia storta della Bologna bene» degli anni 60/70, si avvicinò giovanissima a quel «gruppo 63» che s’impegnava a inventarsi un’avanguardia poetica aperta a tutte le possibilità di scrivere versi, per poi intraprendere uno stile più personale e solitario, addirittura sperimentando la poesia grafica (o visiva).

Amante della Baccarà, carnosa rosa dai petali color rosso intenso, fosco, tendente al nero; ironica, graffiante, sempre severa, cantò, a suo modo, la solitudine, e soprattutto la solitudine dei poeti. Sregolata nei vizi, cedette all’eroina, e per pochi grammi di droga, trovati in suo possesso, fu arrestata e poi fuggita dal carcere. Sia durante la prigionia che durante l’esilio in Marocco, Patrizia continuò a scrivere, raccogliendo un materiale poetico e letterario vastissimo, ma affatto conosciuto: le sue opere, infatti, furono pubblicate con molta parsimonia e oggi sono quasi introvabili. Anche le biblioteche ne sono sprovviste e, di conseguenza il suo nome è caduto nell’oblio.

Tutto questo l’abbiamo appreso dal prezioso studio, nato piuttosto come una sfida, di Leonardo Bianconi, Luisa Borini, Leo Merati, Giulia Quadrelli, Chiara Sarcona e Francesco Tozzi, che hanno scritto un testo sulla scoperta della personalità della Vicinelli. In effetti, la poesia fa parte di una rivelazione più ampia, ma non è l’asse portante dell’indagine. La rappresentazione nasce dalla curiosità di saper come mai un comitato di intellettuali composto, tra gli altri, da Alberto Moravia, Umberto Eco, Dario Bellezza, eccetera, hanno promosso la richiesta del vitalizio previsto dalla legge Bacchelli a favore di un’artista che obbiettivamente è difficile considerare illustre: non a caso due volte l’attrice ha chiesto al pubblico se in sala ci fosse qualcuno che avesse mai sentito nominare Patrizia Vicinelli.

La discussione in scena s’è, però, accesa tra chi era a favore e chi mostrava perplessità. E il dibattito ha preso una piega assai interessante quando s’è capito che il responso, nella realtà, è stato affidato a una commissione, nominata dal governo, incaricata di stabilire se Patrizia Vicinelli sia stata, o meno, una vera artista: sulla base di che cosa in Italia si stabilisce ufficialmente se uno che scrive poesie, o uno che recita, o che canta e suona divinamente come artista di strada, può rientrare tra coloro che hanno dato lustro alla Patria? La Vicinelli – supponiamo – potrebbe essere stata in vita un eccelso poeta incompreso (ecco perché le sue opere sono molto rare) ma pronto ad essere rivalutato dalla critica. Quanti ce ne sono, al giorno d’oggi, di artisti che acquistano chiara fama appena dopo il decesso! I social abbondano di echi di divinizzazione post mortem, o addirittura in rigor mortis.

Questo ragionamento che nasce all’improvviso tra i quattro «studiosi» (purtroppo i nomi stampati in locandina non danno la possibilità di poter essere identificati: siamo alle solite!) della Vicinelli, è il punto fondamentale di una rappresentazione che, pur parlando di un personaggio di 40 anni fa (morto nel 1991), porta in ribalta un argomento ancora molto attuale e sempre dibattuto. Talvolta anche contestato.

I quattro attori sono convincenti nei soliloqui, oppure quando si rivolgono al pubblico, ma restano distanti nelle prove d’ensemble. Ce n’è un quinto che non parla, ma interagisce con effetti sonori, e proprio come un dj usa il vinile, ne distorce le voci registrate, pare voglia interloquire con una poesia diversa, fatta di suoni incoerenti, eppure presenti: come fosse l’anima del poeta che torna a farsi ascoltare. Non si tratta certamente di una seduta spiritica, ma il caso propiziatorio di una regia d’insieme pone gli artefici attorno a un tavolo sia all’inizio che alla fine.

Per la prima volta al Diamante ho sentito recitare con i microfoni (quegli archetti che deturpano il viso di chi li indossa), e mi sono convinto che in quelle sale dove le voci (di chi conosce la dizione e sa timbrare) sono sempre nette e comprensibili; ebbene, lì, dovrebbero essere vietati i microfoni. È una spesa inutile, un accessorio che imbruttisce, disturba ed è controproducente. Una delle attrici, a un certo punto, prende un microfono (il famoso gelato) per usarlo platealmente, ricavandone effetti stravaganti, con giochi sonori fatti di strascichi più acuti, meno acuti, una elaborazione prevista dalla regia: allora, sì, che ci vuole il microfono! Ma perché usare la tecnologia quando non aggiunge nulla? Perché insistere nel finale con le luci stroboscopiche rivolte verso il pubblico che è costretto a pararsi gli occhi con le mani per non rimanere accecati? Un effetto teatrale acquista senso e valore se viene apprezzato dagli spettatori, se si dà loro la possibilità di goderne, ma se ci si deve riparare da queste trovate sceniche eccessive, allora qualunque genialata diventa svantaggiosa. (fn)
____________________
Costellazioni Vicinelli, di Leonardo Bianconi, Luisa Borini, Leo Merati, Giulia Quadrelli, Chiara Sarcona, Francesco Tozzi. Con Leonardo Bianconi, Luisa Borini, Giulia Quadrelli, Chiara Sarcona, Francesco Tozzi. Dramaturg, Francesco Tozzi. Progetto sonoro, Leo Merati. Disegno luci, Matteo Gozzi. Consulenza letteraria, Allison Grimaldi Donahue. Ideazione e regia Gruppo Rmn. Allo Spazio Diamante 

Foto: Patrizia Vicinelli nel 1966 (© Alberto Grifi)

Pour vous