11 maggio 2025

«La denuncia», di Ivan Cotroneo

Roma, Teatro Belli
10 maggio 2025

UN «PASTICCIACCIO BRUTTO» FIGLIO DEL NOSTRO TEMPO

Ivan Cotroneo, che sa scrivere per il palcoscenico come pochi altri autori contemporanei, sceglie per La denuncia un tema attualissimo e scottante, ossia l’inganno, quello peggiore, strettamente legato al ricatto e alla consapevolezza di poter approfittare dell’immediata protezione sociale che una donna, per di più minorenne, gode nei confronti di un adulto. Un tipico «pasticciaccio brutto» figlio del nostro tempo. All’inizio sembra di assistere a un autentico processo: imputato e parte lesa sono di fronte al giudice più severo, il pubblico, ossia il popolo, colui che oggi, grazie ai social, emette sentenze drastiche senza conoscere né cause né effetti, senza prove e talvolta senza nemmeno accuse appropriate. Eppure al tribunale di massa è sufficiente il presagio di un indizio per mandare al rogo immediatamente il presunto autore di una presunta violenza. In questi anni sono accadute tante – troppe – violenze di genere e giustamente i carnefici vanno individuati e puniti, ma – si chiede evidentemente Cotroneo – tutti i casi di violenza denunciati alle autorità sono davvero frutto di una realtà tanto agghiacciante, oppure ci sono episodi che dovrebbero essere osservati con maggior attenzione e scevri da pregiudizi?

Astutamente l’autore, per mettersi al riparo dall’orda funesta del coro misandrico, sceglie quali protagoniste dell’ipotetico reato due donne, una adulta l’altra minorenne, un’insegnante (interpretata da una magnifica Marta Pizzigallo) e la sua allieva (Elisabetta Mirra). Per una volta il maschio cattivo non appare tra gli indiziati. Tuttavia, in scena è riproposto ugualmente un rapporto costituito da una persona che ricopre un ruolo di potere e da un’altra che invece rappresenta il più debole. Si capisce presto che le indagini sono portate avanti dalla dirigente scolastica e non da un pubblico ministero, ma le risposte delle due donne fanno comprendere che ci potranno essere conseguenze ben più gravi. È la studentessa che ha lanciato l’allarme. Un incontro fuori orario in aula con la prof, senza testimoni, un braccio arrossato e una brutta storia da denunciare. Di fronte alle parole della ragazza che accusa la donna di molestie sessuali, la fiducia nei confronti dell’insegnante crolla immediatamente. A suo discapito, il fatto che non sia regolarmente sposata (un grave pregiudizio!), una scritta sulla parete del bagno che la dichiara lesbica (altro elemento accusatorio fondamentale!), e una vicenda personale che influenza negativamente il giudizio della dirigente. Sono queste le prove di una violenza? Bastano tali irrisori elementi per giudicare severamente una persona?

Il secondo quadro si apre sull’incontro avvenuto in classe, mostrando come effettivamente si siano svolti i fatti. Si intuisce quanto a volte riescano ad essere smaliziati i (cosiddetti) più deboli che approfittano della loro insospettabilità, della loro ingannevole innocenza per ricattare, ottenere, e mettere nei guai gente onesta e innocente. Se agli uomini, per essere colpevoli, basta soltanto appartenere al genere maschile, alle donne occorre la discriminazione dell’orientamento sessuale: il giudizio del popolo non cambia! Viviamo in un mondo in cui, troppo spesso, si pensa e si agisce per quel che si dice in giro, le chiacchiere da bar valgono più della realtà dei fatti. Ed ecco che la vera denuncia Cotroneo la rivolge a tutti noi, a quel che siamo diventati: suscettibili a qualunque vanità, ormai pronta a influenzare giudizi e pensieri di ciascuno. Ci sono certamente, e purtroppo, tanti casi in cui la violenza è un reato da perseguire e casi in cui un altro tipo di «violenza» diventa sinonimo di ricatto o di capriccio, talvolta addirittura di sogno.

Eppure, siccome l’indagine sin dall’inizio non presenta sospetti da thriller, ma anzi è fin troppo mitigata, nella mia personale lettura, la vicenda tra la Maestra e Margherita (che qui si chiama Alice) è tutta un’altra storia, più classica, più letteraria, meno consueta nella realtà, senza violenze, né di genere, né a sfondo ricattatorio, senza vittime e senza carnefici: perché il teatro è fatto di sentimenti e i personaggi hanno l’obbligo di cavalcarli per giocare con le emozioni, talvolta anche facili, ma certamente d’effetto; la storia è racchiusa nel terzo quadro, il più breve e conclusivo, che Cotroneo dipinge con scaltra abilità e sapienza di spirito, durante il quale le due donne si confessano liberamente mostrandosi l’una all’altra per quel che realmente sono. È una scena che, almeno in teatro, rivela un’umanità che spesso resta nascosta – perché il caso non ci aiuta, perché ci manca il coraggio, perché siamo divorati dall’orgoglio, perché siamo peggiori dei personaggi che vorremmo essere. È una scena che insegna che anche Iago può fallire negli intenti e tornare da Otello a tendergli la mano. Ma questa è soltanto armonia per la scena. (fn)
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La denuncia, scritto e diretto da Ivan Cotroneo. Con Marta Pizzigallo ed Elisabetta Mirra. Scene, Monica Sironi. Costumi, Alberto Moretti. Luci, Gianfilippo Corticelli. Musiche, Gabriele Roberto. Produzione: Diana Oris. Al teatro Belli, oggi ultima replica (h. 17.00) 

Foto: Marta Pizzigallo ed Elisabetta Mirra (© Manuela Giusto)

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