28 maggio 2023

«Animali + Memorie dal sottosuolo», di Pako Graziani e Alessandra

Roma, Teatro Fortezza Est
27 maggio 2023

LA «SPERIMENTAZIONE PERFORMATIVA» IN 37 MINUTI

La sinossi dello spettacolo (ieri l’ultima replica), oltre ad avvertire che si sarebbe assistito alla rappresentazione di due racconti sulla condizione umana, informa: «Due performances, due dispositivi drammaturgici, due narrazioni sempre in bilico tra azione e testo, mescolando danza, teatro fisico, letteratura e paesaggi sonori. Due performances che proseguono la ricerca/sperimentazione performativa e drammaturgica di Margine Operativo di connessione tra testo-parola, azione-movimento, e suono-spazi. Un percorso di elaborazione poetica, intorno ad alcuni nuclei della contemporaneità.»

24 maggio 2023

«Maria», di Elena Delithanassis

Roma, Teatro Basilica
23 maggio 2023

LA PAZZIA DI MARIA È UN SEGRETO DEL DESTINO

Giuseppe Ungaretti disse: «La poesia è poesia quando porta in sé un segreto». E Maria, lo spettacolo presentato dalla compagnia triestina Hangar al Festival Inventaria, sotto l’affascinante arcata del Teatro Basilica di Roma, di segreti o misteri sembra nasconderne parecchi. Forse addirittura ogni singola immagine ne contiene uno: il mistero di un destino. «Ognuno compie il destino che gli spetta, e desidera il destino che vuole», questo è il segreto del destino di Maria, alla quale una sera, mentre rientrava a casa, sotto un forte temporale, l’auto le si blocca fuori città. Monta su una corriera di passaggio e si ritrova in manicomio. Lei scende, ringrazia e chiede soltanto di poter telefonare al suo compagno e, invece, in quel momento, la vita le sfugge di mano e non la riacciuffa più.

17 maggio 2023

«Riccardo III» da William Shakespeare


Roma, Teatro Quirino
16 maggio 2023

«RICCARDO III» AL SERVIZIO DI KRISZTA SZÉKELY E PAOLO PIEROBON

Il teatro di Shakespeare, si sa bene, è di sana e robusta costituzione: regge pure in alta quota, là dove le montagne sono ispide rocce ricoperte di neve, e dove il gelo comprime gli intrighi di potere che si tramano in un ampio chalet con le travi di legno a sorreggere il soffitto, ma dove un cavallo difficilmente potrebbe correre in soccorso di qualcuno: nemmeno se a chiederlo fosse un re che per salvare la propria vita sarebbe pronto a offrire il suo regno. Parliamo dell’adattamento di Ármin Szabó-Székely del Riccardo III, tragedia del Bardo tra le più consumate in palcoscenico, per la regia di Kriszta Székely.

10 maggio 2023

«Come una vera coppia», documentario di Christian Angeli

Roma, Cinema Moderno
7 maggio 2023

AD ANGELI IL PREMIO PER IL MIGLIOR DOCUMENTARIO

«Tulipani di seta nera», XVI festival internazionale della cinematografia sociale

Cos’è normale e cosa non lo è? Ciò che appartiene alla normalità, dice il vocabolario, è il consueto, ossia quel che non è eccezionale o casuale o patologico, con riferimento sia al modo di vivere e di agire, che allo stato di salute fisica o psichica di un individuo. Esistono anche situazioni che possono essere considerate normali, purché facciano parte della consuetudine o dell’abitudine. Insomma, un animo scevro da preconcetti sociali e libero da dipendenze moralistiche potrebbe semplificare la spiegazione asserendo che normale è tutto ciò che è noioso. Solo dopo aver bene assimilato questa teoria Christian Angeli s’è potuto mettere dietro la macchina da presa per mostrarci quel che noioso non è: ossia una realtà ancora troppo lontana dai più comuni pregiudizi sociali simulando un’apparente normalità. Ha, infatti, filmato la prima vacanza di sei coppie affette da sindrome di Down, cogliendo i loro momenti d’intimità e d’incomprensione, di divertimento e di organizzazione casalinga, i loro entusiasmi per una possibile convivenza futura e quel sano o insano senso di responsabilità che rende unico ogni essere umano. Il risultato dell’opera è parso sicuramente coraggioso; degno di encomi per aver tentato di sensibilizzare gli spettatori su un aspetto della nostra società ancora poco conosciuto.

08 maggio 2023

Teatro Quirino, stagione 2023/24

Roma, Teatro Quirino
8 maggio 2023

UN AGLIO APOTROPAICO PER PROTEGGERE IL NUOVO CARTELLONE

La notizia taciuta: Geppy Gleijeses, il grande assente

Ci si era talmente abituati alla esuberante presenza di Geppy Gleijeses, assoluto padrone di casa del teatro dal 2009 al 2014, e poi immancabile anfitrione fino a qualche mese fa, che la sua assenza s’è avvertita sin dall’ingresso. «Dov’è Geppy?», chiedeva una signora di una certa età che s’aggirava spaesata nel foyer. «È impegnato, non può venire», la diplomatica risposta. Il chiarimento più convincente e sincero, invece, è giunto dal palco, quando l’amministratore delegato, Rosario Coppolino, in apertura di conferenza, ha sottolineato l’importanza dell’aglio apotropaico che spicca sul manifesto dell’evento sotto una frase di Eduardo: «Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male». Ha poi ringraziato il pubblico tutto, e lo staff amministrativo, di palcoscenico e di sala, dall’ufficio stampa (la gentilissima Cinzia D’Angelo), fino alla guardarobiera con nomi e cognomi, ma senza mai pronunciare il grande assente. È vero, da qualche tempo le voci nell’ambiente lo danno per «comandante uscente», ma sono soltanto voci inconsistenti, ancora nessuna nota ufficiale ha annunciato un eventuale divorzio; quindi, noi ancora non sappiamo alcunché di certo sulla fine dell’amore tra Geppy e il Quirino, un sentimento che naturalmente non può svanire così, affogato nel silenzio, salutato, come ci è stato prospettato, con un aglio che è anche di cattivo gusto. Un atteggiamento misterioso non giova a nessuno e non è mai elegante, anzi non fa altro che aumentare la dose dei sospetti e delle malignità. Chiedo scusa della lunga premessa apparentemente fuori tema, ma sia il cronista che l’uomo di teatro intuisce che questa è la notizia del giorno e questo è il vero colpo di scena. D’altronde, il palcoscenico – scrive Pirandello – è la bocca della verità!

Dopo aver annunciato che il Quirino «non è il Mausoleo di Augusto e che non ha bisogno di personalità» – non è vero, ma ci credo! – Coppolino puntualizza che da ottobre il costo del biglietto subirà l’aumento del prezzo di un caffè, quindi introduce la nuova stagione. Gli ospiti sul palcoscenico sono tanti: visi più o meno conosciuti. Milena Vukotic, che ha appena terminato le repliche del Così è (se vi pare), Moni Ovadia con uno sgargiante kippah, Tullio Solenghi, Emilio Solfrizzi, Alessandro Benvenuti, Greg, Marianella Bargilli e molti altri.

Quando il microfono passa a Guglielmo Ferro, comincia la presentazione del cartellone 2023/24, e subito Alessandro Haber (che apre la stagione con La coscienza di Zeno, 19/29 ottobre) con un contributo video, rammenta il nome di Strehler, che «avrebbe voluto girare un film sul testo di Svevo, ma che sulla scelta del protagonista era indeciso tra Mastroianni e Peter O’Toole». Poi simpaticamente trae lui stesso le conclusioni sull’impulsivo paragone.

Anche Rocco Papaleo interviene con un filmato avvertendo che sarà al Quirino dal 31/10 al 5/11 con L’ispettore generale di Gogol. Poi tocca a Pino Insegno annunciare per metà novembre Oggi sposi… sentite condoglianze per la regia di Siddharta Prestinari (quest’anno già apprezzato in «Fiori di campo»). Ecco poi il classico dei classici: Romeo e Giulietta. Lo presenta, strappando un lungo e commosso applauso Carlotta Proietti, figlia di Gigi, la quale oltre a ricordare che l’allestimento riproporrà la regia del padre, sottolinea con un senso d’angoscia che il Globe di Villa Borghese è ancora chiuso per sequestro e che i tempi per la riapertura sembrano biblici. Evidentemente, per sanare le sorti dei teatri romani non bastano gli amuleti scaramantici! Quindi è la volta di Marcello Cotugno che porterà in scena un adattamento dal film di Lina Wertmuller (Travolti da un insolito destino…). Anche Monica Guerritore mette in scena la sceneggiatura di Fellini, Ginger e Fred. Emilio Solfrizzi (L’anatra all’arancia, in scena a ridosso di Natale e Capodanno), racconta del successo della commedia nata dalla simbiosi drammaturgica tra uno scrittore inglese e uno francese; e ancora nomina Alberto Lionello (per il palcoscenico) e Ugo Tognazzi (per il grande schermo), mattatori del passato. Moni Ovadia, ebreo di nascita, rassegnato ormai a dover interpretare i santi cattolici: dopo San Filippo Neri, nel film su Caravaggio, ora dovrà vedersela con San Tommaso Beckett (Assassinio nella cattedrale, di T. S. Eliot). Un encomio particolare alla tenacia di Tullio Solenghi (Maneggi per maritare una figliola, dal 2 al 14 aprile, con Elisabetta Pozzi) che ha inseguito un sogno di quand’era piccolo: «Fare Gilberto Govi». Per un genovese della sua generazione Govi ha rappresentato il teatro, la cultura, l’arte e la comicità di un’intera regione. Ha ricordato di quando, bambino, lo incontrò in un ristorante e l’attore gli regalò il tovagliolo che era sul tavolo con il suo ritratto disegnato in un istante. Delicatezze dei grandi artisti.

La presentazione scivola fino al 5 maggio, con diciotto spettacoli in cartellone ma io non posso ritrar di tutti appieno, quindi, per maggiori informazioni si può consultare il sito. Resta sospeso un dubbio: 18 spettacoli non saranno troppi? Come fa il pubblico ad essere sempre sollecito a venire a teatro, come fa il passaparola a circolare per la città se non si concede un po’ di trotto ai cavalli che trascinano il carro di Tespi? È giusto andare sempre al galoppo? (fn)

Foto: (© ???)

Pubblicato anche su Quarta Parete il 8/05/23

05 maggio 2023

«Tre sorelle», da Anton Cechov

Roma, Teatro India
4 maggio 2023

SONO SENZA SPERANZA LE TRE SORELLE DI MUTA IMAGO

La grandezza di Anton Cechov, drammaturgo, si trova nel punto più fragile della sua scrittura: l’intelaiatura teatrale dei suoi personaggi. I fantocci che Cechov crea per il palcoscenico non si reggono mai sulla consistenza dei fatti, ma esclusivamente sull’inconsistenza dei sentimenti. Le Tre sorelle, Mascia, Irina e Olga, sono l’esemplare modello di questa teoria. La loro tangibilità non va più in là di un velo che riveste un’anima. E tutt’intorno c’è sempre una nebbia che protegge l’unione dei loro drammi che è un unico dramma, potentissimo, perché è il dramma di tutti noi. L’assurda ricerca della felicità.

Rossella Falk, a dieci anni dalla scomparsa

Rossella Falk

5 maggio 2013 // 5 maggio 2023

SIGNORA DEL PALCOSCENICO,
SEMPLICEMENTE «MADAME»

«Gli occhi più occhi di così» del teatro italiano, «occhi da salamandra nera» scriveva di lei l’amico Peppino Patroni Griffi. Nelle pupille, infatti, le brillava una luce attenta, sempre, che si intensificava quando il discorso catturava la sua curiosità. Di carattere ferreo, deciso, intraprendente, e sostenuto da una scaltrezza e un fiuto per le persone «che funzionano». Oppure, «No, questa cosa non funziona», diceva Rossella Falk in prova, e la cancellava totalmente, tanto che ogni regista era costretto a seguirla in quel che poteva sembrare un capriccio, ma che in realtà era una sensazione esatta (soltanto Giorgio De Lullo sapeva contrastarla). In effetti, Madame, aveva una sensibilità particolare in scena, e non s’è mai piegata di fronte a nessuno, nemmeno quando Luchino Visconti, che per primo le diede fiducia, subito dopo il diploma in accademia nel 1947, sotto la direzione di Silvio D’Amico, la relegò al ruolo di corifea in una tragedia greca agli albori della sua folgorante ascesa a Signora del palcoscenico.

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