Eros Pagni e Anita Bartolucci |
LAUDISI PREPARA LA SCENA ALL’INAFFERABILE VERITÀ
Ieri sera un inconsueto invisibile filo legava l’atmosfera dell’affollato foyer dell’Argentina, dove siamo accorsi in tanti per la première di questo attesissimo Così è (se vi pare), e il principio della commedia di Luigi Pirandello allestita da Luca De Fusco. Noi spettatori eravamo lì riuniti a scambiarci saluti e convenevoli (ché alle prime ci si conosce un po’ tutti) con la speranza che al più presto cominciasse lo spettacolo, anche per toglierci d’impaccio dall’atto cerimonioso che spesso contempla parole superflue; proprio come, un momento dopo, a sipario appena aperto, in casa del Consigliere Agazzi, alcuni convenuti (i coniugi Sirelli, la signora Cini e naturalmente i familiari del padrone di casa) attendevano l’inizio di una recita privata che si sarebbe tenuta per loro, dal vivo, anche e soprattutto per sottrarsi all’impaccio delle «dispettose» obiezioni lanciate da quell’impertinente di Laudisi, il quale, al suo ingresso, s’è ingegnato a preparare la scena concertando, con un ipotetico aiutante, luci e posizioni della rappresentazione.
De Fusco, infatti, ha ideato la sua regia proprio come una recita nella recita, portandola quasi all’estremo. Pirandello scrive Così è (se vi pare) nel 1917, quattro anni prima di affrontare quei «Sei personaggi» che misero scompiglio in un teatro mandando all’aria le prove di una commedia in allestimento; quindi, la contorta vicenda che vede contrapposti la Signora Frola e il Signor Ponza fiorisce, nella mente dell’autore, in un momento della sua creazione artistica ancora distante dal concetto metateatrale che sviluppò in seguito. Il regista, invece, qui, pare voler anticipare questa importante tappa della produzione pirandelliana, portando in scena i due protagonisti proprio come fossero gli antenati del più famoso sestetto. D’altronde De Fusco già s’è confrontato, anni fa, con i complicati intrighi del Padre, della Figliastra e degli altri, e da costoro avrebbe preso spunto per allestire sul palco una piccola tribuna dove un ristretto pubblico è pronto ad assistere alla confessione di un’anziana signora e a quella del di lei genero.
Teatro nel teatro, dunque. Un’operazione prettamente pirandelliana, nella quale ci si diverte a giocare a far teatro. Il personaggio della Signora Frola arriva e racconta il suo dramma (come vorrebbe fare il Padre, senza sviluppo dell’azione scenica); poi arriva di corsa il Signor Ponza e rimette tutto in discussione (come tenta di fare la Figliastra). E gli spettatori, seduti in quella piccola platea, restano spaesati, proprio come il capocomico e gli attori storditi tra realtà e finzione. Qui, la stessa confusione viene generata dall’impossibilità di decifrare la verità, di codificarla, di darle un colore unico per tutti.
L’idea della regia è più che valida ed è costantemente mantenuta in perfetto equilibrio per tutto l’arco della rappresentazione, da qualunque prospettiva la si veda: perfino il più tenace scetticismo di Laudisi sarebbe persuaso! Ma se la teoria sposa correttamente la logica pirandelliana, la realizzazione pecca di immobilità. I personaggi che descrivono il loro dramma – e, come da copione, agiscono poco – relegati in un angusto angolo (che rende bene la sensazione di una dichiarazione processuale) si comportano né più né meno come Sandro Ciotti ed Enrico Ameri quando ci raccontavano le partite di calcio alla radio: fermi, dietro a un microfono, mentre distante da loro avveniva l’azione.
Offrendo un unico ristretto luogo deputato alla confessione dei contendenti della verità, De Fusco toglie loro anche quel poco di gestualità che renderebbe più vivo il racconto. Certamente né la Signora Frola né il Signor Ponza, così come sono stati concepiti da Pirandello, non hanno né la passione declamatoria del Padre, né l’esuberanza fisica della Figliastra, tuttavia, metterli all’angolo, senza dar loro una possibile via di scampo, esaspera ancor di più la severità della loro pena. Anche le loro parole restano come imprigionate in una accusa troppo timida e in una discolpa involontaria. Tanto che al finale l’abbraccio reciproco li vede uniti in un atto finalmente liberatorio, quasi avessero desiderio di fuggire insieme e di abbandonare la Verità a se stessa.
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Così è (se vi pare) di Luigi Pirandello. Con Eros Pagni (Lamberto Laudisi), Anita Bartolucci (La Signora Frola), Giacinto Palmarini (Il Signor Ponza), Paolo Serra (Il Consigliere Agazzi), Lucia Rocco (La Signora Amalia), Giovanna Mangiù (Dina), Valeria Contadino (La Signora Sirelli), Domenico Bravo (Il Signor Sirelli), Roberto Burgio (Il Signor Prefetto), Plinio Milazzo (Il Commissario Centuri e il Cameriere), Irene Tetto (La Signora Cini e La Signora Ponza). Scene e costumi, Marta Crisolini Malatesta. Luci, Gigi Saccomandi. Scelte musicali, Gianni Garrera. Regia, Luca De Fusco
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