29 dicembre 2022

«Il riformatore del mondo» di Thomas Bernhard

Roma, Teatro Tor Bella Monaca
28 dicembre 2022

LAUREA HONORIS CAUSA AL MISANTROPO DI BERNHARD

La cronaca impone una premessa. Il cartellone annunciava Glauco Mauri al fianco di Roberto Sturno, ma un’indisposizione ha costretto Mauri, novantadue primavere, a dare forfait. Pur se la delusione tra il pubblico è parsa tangibile, il testo di Thomas Bernhard è andato ugualmente in scena. Il ruolo del protagonista, infatti, era affidato, come da regia, a Roberto Sturno, mentre Mauri avrebbe dovuto partecipare alla pièce con un cameo, quindi la sostituzione è stata possibile. In teatro, quando l’attore protagonista non può entrare in scena per motivi di salute, solitamente si annulla lo spettacolo. Non ce n’è stato bisogno. Comunque, auguri a Glauco Mauri di pronta guarigione.

23 dicembre 2022

«Fake», di Riccardo Pechini e Mariano Lamberti


Roma, Off/Off Theatre
21 dicembre 2022

BALDUCCI, OTTIMO ATTORE IN CERCA DEL SUO PERSONAGGIO

Lorenzo Balducci viene accolto dal pubblico che affolla la sala del Off/Off con l’entusiasmo di una star. Qualche accenno di ballo e dà il via a Fake, il nuovo show che si annuncia come il proseguimento dell’altro (che però non abbiamo visto), ma con qualche variante: evitare di parlar male di chi non gli è simpatico, annuncia tradendosi immediatamente. Le risate decollano e le grida dei fan lo entusiasmano visibilmente. Lui ci crede. È solo in scena. Solo con un microfono ben stretto in mano, un po’ troppo abbondante, forse, per un teatro di prosa, ma nulla che possa intimidire chi, in pochi secondi, con un volo pindarico, passa da Renato Zero a Parmenide.

«Il crogiuolo», di Arthur Miller


Roma, Teatro Quirino
22 dicembre 2022

I SOCIAL SONO IL NOSTRO CROGIUOLO QUOTIDIANO

Il crogiuolo di Arthur Miller trae spunto dai documenti del processo avvenuto nella cittadina di Salem nel 1692 che portò 19 persone ad essere giustiziate per stregoneria. Tuttavia non è difficile riconoscervi l’aspra critica dell’autore alle condanne avvenute negli anni Cinquanta nell’America maccartista, quando il senatore Joseph McCarthy praticava un’esasperata persecuzione nei confronti di persone ritenute filocomuniste.

Ora vien da chiedersi perché Filippo Dini ha sentito la necessità di portare in scena una commedia che tratta un argomento, quello della caccia alle streghe, oggi considerato primitivo, un argomento lontano dal nostro tempo e dalla nostra cultura, nell’epoca dell’esplosione dei social sul web? Forse perché in Italia si sente odor di novello maccartismo?

18 dicembre 2022

«Vuroa» di Antonio Amoruso


Roma, Teatro Tordinona
17 dicembre 2022

L’INTERESSE INTORNO ALL’ERUZIONE RICORDA IL TERREMOTO DELL’AQUILA 2009

Ancora stasera si replica alla sala Pirandello del Tordinona il racconto dell’eruzione del vulcano Vuroa. Una storia che sembra vera ma che invece è soltanto basata sulle conseguenze che molte catastrofi hanno provocato. Potremmo dire, infatti, che la vicenda, ambientata in una ipotetica Parmos (isola dell’arcipelago giapponese), ricorda molto quel che accadde a L’Aquila nella primavera del 2009. Nella storia scritta da Antonio Amoruso si riesce a prevedere di qualche settimana la terrificante eruzione del Vuroa, e immediatamente i delatori si scontrano con la cecità dei politici che sposa l’interesse degli imprenditori: mentre i primi si perdono in discorsi persuasivi gonfiati da inutile sicumera, gli altri si preparano, come avvoltoi in agguato, già immaginando i lauti guadagni per la possibile ricostruzione. Nessuno pensa alla salvezza dei cittadini, come spesso accade; nemmeno la protezione civile.

17 dicembre 2022

«Io, Gaber e gli altri» di e con Pierfrancesco Poggi


Roma, Off/Off theatre
16 dicembre 2022

QUANDO GABER E LUPORINI ERANO LIBERI DI ESSERE POLITICAMENTE SCORRETTI

Tre giorni di appassionata allegria con Pierfrancesco Poggi al Off/Off di Silvano Spada. Tre giorni, dal 16 al 18 dicembre, in compagnia di Giorgio Gaber, di Bruno Lauzi, di Sergio Endrigo, Lucio Battisti e altri: una generazione, o forse più, di cantautori che hanno segnato un’epoca. Io, Gaber e gli altri è una lunga piacevolissima passeggiata canora tra la fine degli anni Sessanta e il decennio successivo, intervallata da alcuni sketch che l’attore propone come divertissement.

Accompagnato alla tastiera dal musicista compositore Lamberto Macchi, Pierfrancesco Poggi – «Chicco» per gli amici – dedica lo spettacolo soprattutto a Giorgio Gaber (finanche il titolo fa riferimento a una sua canzone), introdotto però dalle romantiche note di «Io che amo solo te» di Sergio Endrigo. La carrellata su Gaber (e Luporini) si apre con «Goganga», poi «Far finta di essere sani», «Le mani», «Lo shampoo» e tante altre fino ad arrivare ai grandi successi politicamente molto scorretti (quando si poteva!) «Le elezioni» e «La libertà». Non a caso Poggi commenta, strizzando l’occhio a Fausto Bertinotti, seduto in prima fila: «Certo che Gaber e Luporini, non ci andavano leggeri». L’ex presidente della Camera sorride platealmente desolato, mentre in sala c’è chi ironicamente sussurra alle sue spalle: «Qualcuno era comunista».

12 dicembre 2022

«Sans toi avec moi. L’amore dopo l’amore», concerto ideato da Silvia Frangipane


Roma, Teatro Antigone
11 dicembre 2022

IL GIUSTO AMORE RIVIVE IN CANZONE

Più che un concerto di musica francese, Silvia Frangipane ha ideato un canto d’amor perduto per voce solista e trio jazz. La voce – la sua naturalmente – è la malinconia d’amore, mentre l’eccellente terzetto formato da Primiano Di Biase al pianoforte, Simone Talone alle percussioni e Renato Gattone al contrabbasso rappresenta la vita, con tutte le sue spumeggianti sorprese, le improvvise variazioni, le assurde incognite, che comunque continua a girare intorno al suo perno principale, l’amore, appunto: quello rievocato dalla Frangipane in Sans toi avec moi che significa «Io senza di te». A cui ha aggiunto un sottotitolo esplicativo: l’amore dopo l’amore, ossia la sensazione che resta dopo che il rapporto tra gli amanti sembra essere tramontato.

09 dicembre 2022

«Tortellini e il giorno in cui furono inventati» di Alice Bertini e Federico Gatti


Roma, Fortezza est
8 dicembre 2022

NUNTIO VOBIS GAUDIUM MAGNUM:
TORTELLINI AL SAPOR DI VENDETTA

La deliziosa favola che Alice Bertini e Federico Gatti hanno portato in scena, nella sala della Fortezza Est a Torpignattara, è scritta sulla sensibilità poetica degli autori, e allora spero non dispiaccia citare i famosi versi del Morgante: «E credo ne la torta e nel tortello; l’uno è la madre, e l’altro è il suo figliuolo…». Così Luigi Pulci nel XV secolo spiegava l’etimologia del tortello, indicandolo come diminutivo, il figliuolo appunto, della torta. Più tardi arrivò il tortellino, diminutivo di seconda generazione, ossia nipote della torta.

08 dicembre 2022

«Angel of Kobane», di Henry Naylor


Roma, Teatro Belli
7 dicembre 2022

REHANA, RINATA CON IL SANGUE DEL SUO ANGELO

A narrare le atrocità della guerriglia, in scena c’è soltanto Anna Della Rosa, la quale subito ci avverte che Kobane è una città poco nota a nord della Siria, al confine con la Turchia, e il suo angelo, Rehana, la protagonista della storia, è una ragazza ancor meno conosciuta. Ma quel che lei s’appresta a raccontare è tutto vero. Nell’ottobre del 2014 un nutrito commando di militanti dell’Isis assediò Kobane, tenendola sotto scacco per svariati giorni, fino a quando fu costretto a ritirarsi parzialmente grazie alla tenace offensiva dei resistenti locali: un’agguerrita squadriglia formata quasi esclusivamente da donne, tra cui Arin Mirka, immolatasi per aver fatto esplodere una roccaforte dell’Isis; e Rehana, una ragazza che, prima di diventare avvocato, per fare giustizia, fu costretta a impugnare il kalashnikov.

07 dicembre 2022

«Beginning» di David Eldridge


Roma, Sala Umberto
6 dicembre 2022

INAUDI E SCIFONI, UNA NOTTE INSIEME PER CANCELLARE LE RISPETTIVE SOLITUDINI

David Eldridge, drammaturgo inglese, nato nel 1973, sembra prendere spunto per il suo Beginning, che ha debuttato ieri sera in prima nazionale alla Sala Umberto di Roma, dai versi di una famosa canzone di Califano e Bindi presentata al Festival di Sanremo nel 1967: «Ecco, la musica è finita, gli amici se ne vanno … cosa non darei per stringerti a me». Naturalmente la considerazione canora non ha nulla di realistico, ma è soltanto una reminiscenza di chi appartiene a una generazione non più giovanissima: eppure la commedia si apre sull’ultimo ospite rimasto a casa di Laura che ha inaugurato il suo nuovo appartamento in una esclusiva zona di Londra; tutti gli altri partecipanti sono andati via, la musica è finita, resta una gran confusione tra bicchieri e bottiglie, tovagliolini e cuscini a terra; lei è distesa sul divano in attesa che lui prenda l’iniziativa, ma malgrado (prima) le suadenti provocazioni di lei e malgrado (poco dopo) le più convincenti esternazioni, sempre da parte di lei, Daniele sembra essere refrattario a ogni richiamo erotico. Cos’altro sarebbe disposta a fare Laura per avere Daniele tra le sue braccia? Parlare per iniziare un rapporto. Ecco, beginning. Cominciare a parlare per cercare di sciogliere la glaciale resistenza che blocca il suo amico. E dialogare potrebbe essere la strada più opportuna per scandagliare l’animo altrui. Occorre, però, imparare a parlare per scoprire le affinità, per abbattere le barriere, per aumentare il volume dei sentimenti: ma tutto questo benessere che le parole potrebbero raggiungere non fa parte del patrimonio né di Laura né di Daniele.

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