01 novembre 2025

«Macbeth», di Shakespeare (regia, D. Pecci)

«Macbeth», di Shakespeare (regia, D. Pecci)

Roma, Teatro Greco
31 ottobre 2025

L’INTERPRETE SCHIACCIATO DALLA MOLE DEL GENERALE

Troppo impegnato a raccontarci la vicenda spicciola di Macbeth, Daniele Pecci perde il controllo dei sentimenti dei personaggi che danno vita a quella che è la tragedia moralmente più intensa della produzione di Shakespeare. Costruita su uno schema storico piuttosto semplice, tanto da non riuscire a scardinare le regole del teatro medievale, la difficoltà del testo è quella di saper equilibrare le doppie intenzioni dell’autore, il quale da una parte si pone l’obiettivo di condannare la cupidigia di potere degli uomini e dall’altra di alternare a fatti puramente crudeli, con raffinata abilità poetica, il mondo del sovrannaturale: il bosco, le streghe, lo spettro. Il regista, che pure si pone queste domande e cerca soluzioni sceniche, però, al dunque, si accontenta di affrontare le complessità semplificando fino a rendere ovvia la visione trascendentale.

29 ottobre 2025

«Re Chicchinella» di Emma Dante (da G. B. Basile)

© Masiar Pasquali

Roma, Teatro Argentina
28 ottobre 2025

LA DANZA DELL’IRONIA INTORNO ALLE DOGLIE DI CARLO III

Nella prefazione al Pentamerone (ed. 1925), Benedetto Croce scrive: «L’Italia possiede nel Cunto de li cunti del Basile il più antico, il più ricco e il più artistico fra tutti i libri di fiabe popolari. … Eppure l’Italia è come se non possedesse quel libro, perché scritto in un antico e non facile dialetto.» Ed è vero, la raccolta secentesca delle fiabe di Giambattista Basile, fino all’inizio del XX secolo, è stata presa in considerazione soltanto all’estero, dove i lettori potevano godere delle traduzioni eseguite nella loro lingua: i fratelli Grimm ne beneficiarono non poco. Soltanto da qualche decennio circolano anche da noi traduzioni in un napoletano più comprensibile e facile da leggere. Cosicché, dopo la memorabile rappresentazione de La gatta Cenerentola di De Simone (1976), le storie del Pentamerone, che nelle intenzioni dell’autore voleva emulare, in nuce, l’esperienza letteraria del Boccaccio, hanno cominciato a circolare più agevolmente, tanto da indurre registi di cinema e di teatro ad abbeverarsi a questa copiosa fonte.

27 ottobre 2025

«Idillio. Leopardi e la luna», di Luigi Moretti

«Idillio. Leopardi e la luna», di Luigi Moretti

Roma, Teatro Tordinona
26 ottobre 2025

NEL «CANTO DEL PASTORE ERRANTE», TUTTA LA RABBIA DEL POETA

«Cara Luna, io so che tu puoi parlare e rispondere…» Si tratta dell’incipit del Dialogo della Terra e della Luna che fa parte delle Operette morali, e sul quale si avvolge l’Idillio ideato da Luigi Moretti: un intrattenimento in versi e prosa sulla poetica lunare di Giacomo Leopardi; un’analisi appassionata sul profondo rapporto di studio e amore, di mistero e devozione tra Leopardi e la luna; ma soprattutto, un intimo dialogo costruito con le parole del poeta recanatese, e con quel suo «potere di comunicare – attraverso l’immaginifica luna, scrive Calvino – una sensazione di levità, di sospensione, di silenzioso e calmo incantesimo».

26 ottobre 2025

«Eigengrau», di Penelope Skinner (regia, F. Le Pera)

«Eigengrau», di Penelope Skinner, regia di F. Le Pera

Roma, Teatro Belli
25 ottobre 2025

QUEL GRIGIORE CHE SI ADAGIA SULLA FIDUCIA DELLA GIOVENTÙ

Eigengrau è il colore delle nuove generazioni, che meglio s’intona al loro modo di esprimersi, di divertirsi, di colorare le loro emozioni. In tedesco significa «grigio proprio», ed è una tonalità appena più chiara dell’oscurità, quella nella quale vivono tanti ragazzi. Penelope Skinner (mi è già capitato di vedere l’allestimento di qualche suo lavoro) è autrice inglese molto attenta ai giovani: non ha ancora 50 anni, ma osserva con occhio scrupoloso l’esistenza e il modus vivendi di chi è cresciuto dopo di lei. In «Eigengrau» presenta quattro personaggi: Mark, Chessie, Rose e Tom, due uomini e due donne. Ognuno rappresenta un differente carattere, ognuno si porta dentro qualche silenzioso trauma infantile, ognuno espone timidamente le proprie paure. Il risultato è che, quando si trovano uno di fronte all’altro, ciascuno pensa alla propria difesa, ma nessuno sa come condurre il gioco. E quando accade che bisogna sferrare un attacco per cominciare una relazione, amichevole o amorosa, non esiste altra possibilità che il disastro.

25 ottobre 2025

«Frankenstein_dipstych», by Motus

Roma, Teatro Vascello
24 ottobre 2025

«CHE TERRIBILE NOTTE!»

Nelle esili cantinelle, il mondo artigianale del teatro

Rubo direttamente a Frankenstein la battuta per titolare questa esperienza vissuta al Vascello che ho raggiunto per assistere al dittico dedicato al mostro ideato da Mary Shelley e messo in scena, per Romaeuropa Festival, dalla compagnia Motus di Daniela Nicolò & Enrico Casagrande. In Frankenstein_dipstych si riflettono l’uno nell’altro due spettacoli: alla storia d’amore (love story), tra la scrittrice e la sua creatura, s’oppone il capitolo dell’odio (history of hate) perché l’orrore alimenta l’odio; e quando il mostro scopre l’orrore su se stesso tutto e tutti diventano bersagli di odio. Parola oggi abusata come sinonimo bellico che sta per distruzione, mentre invece letterariamente l’odio sarebbe la non creazione, ossia il contrario dell’opera di uno scrittore. E questo vuol essere il senso del dittico: l’opera dello scrittore è creazione, quindi amore; e la creatura nata dalla penna d’amore non morirà mai. Ma ogni creatura, pur se nasce innocente, viene messa alla prova dal mondo malvagio e così il bene dell’infanzia e il calore degli affetti si trasformano in odio.

24 ottobre 2025

«Anno Omega», di Maria Letizia Avato (regia, M. Belocchi)

«Anno Omega», di Maria Letizia Avato

Roma, Teatro di Documenti
23 ottobre 2025

FELICE DI POTER DIRE LA VERITÀ A DIO

Marco Belocchi sceglie la sala del teatro dei Documenti per rappresentare i due brevi atti unici di Maria Letizia Avato, entrambi tratti da racconti della stessa autrice, e legati a un unico tema, indicato nel sottotitolo: Quando tutto ebbe inizio. Il tutto si riferisce alla vita, prendendo spunto dalla creazione di Dio, e cercando di tornare alle origini di un Amore puro, «necessario come il pane» (dice il poeta), e protetto dalla benedizione della Poesia. Ma siccome dalla settimana dedicata alla Genesi, secondo la tradizione biblica, ogni cosa è già avvenuta, prima di tornare al punto di partenza, occorre chiudere questo ciclo vitale che ci compete, perché evidentemente è sfuggito dalle mani del Creatore e il male regna ormai ovunque: così Anno Omega segna il momento della fine. Dio, nel libro dell’Apocalisse, si definisce l’alfa e l’omega, prima e ultima lettera dell’alfabeto greco, ossia il principio e la fine.

23 ottobre 2025

«L’importanza di chiamarsi Ernesto», di Oscar Wilde (regia, G. Gleijeses)

«L’importanza di chiamarsi Ernesto», di Oscar Wilde (regia, G. Gleijeses)

Roma, Teatro Sala Umberto
22 ottobre 2025

«TUTTO FUMO E NIENTE ARROSTO», DISSE G. B. SHAW

Geppy Gleijeses ricorda nelle note di regia che L’importanza di chiamarsi Ernesto è stata definita da critici autorevoli «la commedia perfetta». Giusto rammentarlo, perché The importance of being earnest è opera talmente perfetta che sarebbe prudente non rappresentarla. Fa parte di quel gruppo di commedie intoccabili, che per loro naturale immobilità letteraria e intellettuale rischiano di muffire nella soffitta di un museo. Allora ha fatto bene Gleijeses a riprenderla con l’intenzione di scuoterla con nuova vitalità e restituirle il movimento frizzante del palcoscenico. In verità, già venticinque anni fa egli stesso interpretò il ruolo di John Worthing, sotto la direzione di Mario Missiroli e sempre con Lucia Poli nelle vesti di Lady Bracknell. Era il 2000, periodo complicato per il sottoscritto poter andare a teatro, pertanto non riuscii a vedere quell’edizione.

22 ottobre 2025

«Le cose che t’ho imparato», di Carlo Picchiotti (regia, S. Prestinari)

«Le cose che t’ho imparato», di Carlo Picchiotti (regia, S. Prestinari)

Roma, Teatro Cometa Off
21 ottobre 2025

IL REALISMO CRUDELE DI UNA GRICIA DIETRO LE SBARRE

Oltre alla regia, Siddharta Prestinari firma anche l’adattamento di un testo che sembra essere stato scritto appositamente per le caratteristiche d’attore (e le abitudini culinarie) di Stefano Ambrogi: quindi non ci è dato sapere quanto il vestito cucito su misura sia quello originario di Carlo Picchiotti o se, appunto, l’abito è stato adattato per l’occasione. Il risultato comunque è che taglio e stile trovano sull’interpretazione di Ambrogi la quasi perfetta rifinitura (e sul quasi esporrò in seguito). Ineccepibile conflittualità, invece, si legge dalla rivalità dei due personaggi che danno vita a Le cose che t’ho imparato, una storia dall’aria trucida che si svolge nei pochi metri quadrati della cella di un penitenziario di massima sicurezza. All’anziano ergastolano burbero e prepotente, ma con un bagaglio pieno di avversità vissute, si contrappone la sprovveduta inesperienza del giovane archeologo, interpretato da Ermenegildo Marciante, finito in cella in attesa di giudizio.

18 ottobre 2025

«Con l’acqua alla gola», di F. Benedetto (regia, G. Eleonori)

«Con l’acqua alla gola», di F. Benedetto (regia, G. Eleonori)

Roma, Teatro Trastevere
17 ottobre 2025

E NON ERA NEMMENO YOGURT!

A volte succede che le poche note che si leggono sui comunicati – quelle solitamente scritte dalla compagnia – e che si piccano di accendere un bagliore di curiosità nello spettatore, spieghino perfettamente quel che accade sulla scena. Con l’acqua alla gola è così presentato: «Un appartamento invaso da scatole di yogurt scaduti e illuminato solo dal bagliore di un frigorifero: è qui che prende vita una commedia nera e surreale, in cui i confini tra ironia e disperazione si sfumano fino ad annegare su sé stessi. Sul palco, i giovani attori, forti di un affiatamento travolgente, trascinano lo spettatore in un viaggio che alterna ironia feroce e visioni apocalittiche, fino a un epilogo in cui il quotidiano si trasforma in rivelazione.» Dunque, che cosa accade in questo appartamento invaso da contenitori di yogurt? Sinceramente il suggerimento – l’aiutino, direbbe qualcuno – che gli artefici ci offrono, non chiarisce molto. Oltre al titolo, il giovane autore Francesco Benedetto avverte la necessità di aggiungere un sottotitolo, Sulla punta della lingua: evidentemente anche a lui è sorto qualche dubbio sulla comprensione della presentazione del suo progetto.

17 ottobre 2025

«Ad A.», scritto e diretto da Sara Esposito

«Ad A.», scritto e diretto da Sara Esposito

Roma, Spazio Diamante
16 ottobre 2025

LA LIBERTÀ VISTA DAL PIANETA ALZHEIMER

In teatro ormai aprire il sipario su uno spettacolo senza la scenografia è all’ordine del giorno: d’altronde, si sa, la scena ha un costo e per risparmiare se ne fa a meno. Più raro è cominciare uno spettacolo che prevede una scena e, per un disguido, invece, questa non c’è. Allora gli attori si caricano di un peso psicologico insolito, ingombrante, indisponente, che diventa una preoccupazione insopportabile durante la recita, perché pensano ovviamente che l’allestimento sia incompleto, temono che i movimenti provati possano diventare un impaccio, addirittura ridicoli; insomma, in simili occasioni, forse sarebbe stato meglio non prevederla proprio una scenografia, sarebbe stato opportuno, addirittura logico, rimandare il debutto.

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