C’ERA UNA VOLTA… UNA RONDINE INNAMORATA E RAZZO VANITOSO
Persino chi ha presentato la serata si aspettava che «il grande maestro», appena annunciato, salisse subito sul palco per prendersi il consueto applauso del pubblico accorso alle Terme della splendida Villa Adriana a Tivoli, per assistere alla serata conclusiva di Extra Villae; invece, Lavia, da sorprendente uomo di teatro qual è, ha preferito riscaldare i motori ai piedi della ribalta, con confidenziale giovialità, insieme con qualche spettatore, tra abbracci e baci, minimizzando l’enfasi che gli si voleva tributare e introducendoci tutti noi, soavemente, nel mondo delle favole. «Come cominciano?», domanda. E gli spettatori in coro: «C’era una volta…». «E come finiscono?», chiede ancora l’attore. «…e vissero felici e contenti», risponde la signora interrogata. Oscar Wilde, che sapeva perfettamente che l’incipit delle favole corrisponde alla presentazione del male, e che la chiusura tende a nascondere la noia che si prospetta con l’arrivo del bene, benché sia stato incautamente paragonato da un critico della sua epoca ad Hans Christian Andersen, usa in tutte le sue composizioni (favole comprese) sovvertire i criteri classici della narrazione, per costruirla secondo i principi destabilizzanti del suo mito di scrittore, di dandy, di creatore di aforismi insuperabili: «La base di ogni matrimonio è una reciproca incomprensione», è il perfetto esempio che rispecchia l’audace spirito umoristico dell’irlandese. Così, seguendo la teoria del ribaltamento, anche Gabriele Lavia sceglie la soluzione più imprevedibile, optando per un conviviale intrattenimento in platea.