07 luglio 2024

«Le favole di Oscar Wilde», lettura di Gabriele Lavia

Tivoli, Villa Adriana
6 luglio 2024

C’ERA UNA VOLTA… UNA RONDINE INNAMORATA E RAZZO VANITOSO

Persino chi ha presentato la serata si aspettava che «il grande maestro», appena annunciato, salisse subito sul palco per prendersi il consueto applauso del pubblico accorso alle Terme della splendida Villa Adriana a Tivoli, per assistere alla serata conclusiva di Extra Villae; invece, Lavia, da sorprendente uomo di teatro qual è, ha preferito riscaldare i motori ai piedi della ribalta, con confidenziale giovialità, insieme con qualche spettatore, tra abbracci e baci, minimizzando l’enfasi che gli si voleva tributare e introducendoci tutti noi, soavemente, nel mondo delle favole. «Come cominciano?», domanda. E gli spettatori in coro: «C’era una volta…». «E come finiscono?», chiede ancora l’attore. «…e vissero felici e contenti», risponde la signora interrogata. Oscar Wilde, che sapeva perfettamente che l’incipit delle favole corrisponde alla presentazione del male, e che la chiusura tende a nascondere la noia che si prospetta con l’arrivo del bene, benché sia stato incautamente paragonato da un critico della sua epoca ad Hans Christian Andersen, usa in tutte le sue composizioni (favole comprese) sovvertire i criteri classici della narrazione, per costruirla secondo i principi destabilizzanti del suo mito di scrittore, di dandy, di creatore di aforismi insuperabili: «La base di ogni matrimonio è una reciproca incomprensione», è il perfetto esempio che rispecchia l’audace spirito umoristico dell’irlandese. Così, seguendo la teoria del ribaltamento, anche Gabriele Lavia sceglie la soluzione più imprevedibile, optando per un conviviale intrattenimento in platea.

01 luglio 2024

Albertazzi-Proclemer. Cento anni (1923-2023)

La governante, regia di Giuseppe Patroni Griffi (1965)

Anna Proclemer,
Trento, 30 maggio 1923
Roma, 25 aprile 2013
Giorgio Albertazzi,
Fiesole, 20 agosto 1923
Roccastrada, 28 maggio 2016

ANNA E GIORGIO, UN SECOLO DI TEATRO E DI POESIA. E POI ANCHE D’AMORE

Nel 1965, qualche mese prima che il sottoscritto venisse al mondo, presentando il Festival shakespeariano, Sir Harold Hobson, tra i massimi critici drammatici del Novecento, specializzato nei testi del Bardo, voce autorevole del Drama, pubblicò un approfondito articolo sui migliori interpreti del Principe di Danimarca da lui esaminati nel Dopoguerra. «I quattro Amleti, secondo me, più importanti – scrive Hobson – e rivelatori dei nostri giorni sono stati quelli di Gielgud, Guinness, Redgrave e David Warner. Il più grande maestro vivente del verso shakespeariano, l’unico attore che sappia esprimerne la stupenda melodia è certamente Sir John Gielgud». Il quale vestì i panni di Amleto la prima volta nel 1931 all’Old Vic di Londra, ma l’edizione che lo consacrò fu quella del 1934 (sotto la sua stessa direzione) al New Theatre nel West End, rappresentazione che riprese fino a oltre il 1950.

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