26 aprile 2024

Il rito teatrale del caffè (parte I)


ALLA TURCA, ALLA VIENNESE O ALLA NAPOLETANA?

Dalla regione di Kaffa al Golfo partenopeo: storia di aromatiche leggende

Caffè. Prima ancora di una bevanda, è il suono che accompagna il pensiero associato a ogni nostro risveglio; una sorta di sonoro rito mattutino, scandito dal ritmo sdrucciolo del serrato bisillabo che la nostra mente richiama per far schiudere gli occhi e andare incontro al buongiorno. Caffè deriva da Kaffa, il nome della regione della odierna Etiopia dove fu scoperta la magica pianta che anticamente gli indigeni raccoglievano e scambiavano per ricavarne materie prime con le carovane degli arabi nomadi, i quali le rivendevano nei villaggi che attraversavano, come «piccolo cacao». Da qui il nome fu mutato in kahwa, parola molto simile a quella che indica il cacao. Il nome esprime due opposti significati: bevanda che toglie l’appetito, ma che pure lo favorisce. Scientificamente, infatti, è stato provato che il caffè allo stato puro (cioè, senza zucchero) assopisce gli impulsi della fame, per questo motivo qualcuno azzarda che bere caffè aiuti a dimagrire, soprattutto perché la sostanza è priva di calorie. Viceversa, con lo zucchero, le sue alcaline stimolano i succhi gastrici aumentando così il senso dell’appetito.

25 aprile 2024

«Anna dei miracoli» di William Gibson

24 aprile 2024

IL MIRACOLO DELLA SPERANZA

C’è un filo invisibile che lega l’animo delle tre donne: è la speranza. Un impeto determinante per la realizzazione del miracolo di cui William Gibson ci rende partecipi. Emanuela Giordano, regista presente ma non invadente, comprende questa esigenza e riesce a riprodurla in scena in maniera quasi visiva. Certo, non ce la può presentare come un personaggio o come un soprammobile, e nemmeno con una didascalia, eppure, il dramma, man mano che procede, si avvinghia sempre più forte al valore della speranza che diventa un’espressione nascosta nella fisionomia delle tre donne. E quando il miracolo avviene, si vede chiaramente che sul volto della ragazza, della madre e dell’istitutrice è stampato lo stesso marchio di risanamento: negli occhi increduli e nel sorriso accennato e commosso. Allora si capisce che la somiglianza fisica delle tre, non è un caso, ma una scelta precisa per trovare uno stampo comune che indicasse la via della speranza.

24 aprile 2024

«La locandiera» di Carlo Goldoni

Sonia Bergamasco è Mirandolina

Roma, Teatro Argentina
23 aprile 2024

UN MINESTRONE DOVE TUTTO FA BRODO!

Esco da teatro talmente sconcertato e irritato che, prima di mettermi a scrivere, preferisco documentarmi. Pertanto leggo qualche recensione sullo spettacolo: per rispetto, ovviamente, non dirò quali, perché alcune sono assai peggiori di quel che gli occhi hanno visto all’Argentina. Vengo a sapere, con profonda tristezza, che una certa critica avanguardistica scopre soltanto oggi, quasi unanime, dopo 271 anni dalla pubblicazione, che Goldoni pone al centro della vicenda una donna: che gloria, che tripudio festante si alza al cospetto dell’eclatante notizia. Ci si meraviglia, dunque, e non poco, che nel 1753 un autore italiano di sesso maschile possa aver scritto una commedia in cui è protagonista niente di meno che una locandiera. E che gli intrecci che ella trama hanno tutti il fine di mettere in ridicolo gli umori mascolini. La notizia rende entusiasti, perché si può parlare finalmente dell’impegno civile, dell’emancipazione di una donna già capace allora di sconfiggere l’universo maschile, delle rivoluzioni sociali, e dell’atto profondamente politico che nasconde la scelta finale della donna, la quale sposa, non il ricco conte, non l’aristocratico marchese morto di fame, e nemmeno il cavaliere innamorato, ma un semplice servitore di nome Fabrizio.

23 aprile 2024

Teatro Quirino, stagione 2024/25

Roma, Teatro Quirino
22 aprile 2024

FERRO: «SIAMO DIVENTATI UNA REALTÀ PRODUTTIVA»

Se, a malincuore, devo constatare che l’immediatezza di internet toglie sempre più spesso ai giornalisti la sovranità di divulgare una notizia prima degli altri, con immenso piacere prendo atto che il cartellone della prossima stagione è già pubblicato, in maniera esemplare, sul sito del teatro. Per cui chi volesse documentarsi su date e protagonisti degli spettacoli annunciati ieri mattina al Quirino, senza volersi annoiare a leggere il mio brontolio quotidiano, deve soltanto visitare qui. Quel che resta al nostalgico cronista è fare qualche superflua considerazione, soprattutto sul tempismo con il quale Rosario Coppolino, amministratore delegato, e Guglielmo Ferro, direttore artistico, hanno chiuso il cartellone 2024/25, battendo sul tempo ogni altro teatro capitolino.

22 aprile 2024

«La ragazza sul divano» di Jon Fosse

Giordana Faggiano (La ragazza sul divano) e Pamela Villoresi

Roma, Teatro Vascello
21 aprile 2024

IN SCENA PASSATO E PRESENTE A CONFRONTO

Bisognerebbe conoscere il testo originale, in norvegese, per stabilire la mole di glacialità che blocca i legami tra la ragazza e la sorella e la loro madre con lo zio. Un intreccio familiare emotivo vissuto per anni su un divano, o attorno ad esso. Jon Fosse, autore del dramma, pone al centro della vicenda un sofà che, come una spugna, assorbe tutto: il detto e il non detto, il silenzio e l’assenza, il patimento e l’abbandono. La ragazza sul divano è certamente un dramma strettamente legato alle latitudini boreali. Lei, la giovane sorella remissiva che trascorre la vita chiusa nella sua sofferente delusione, è l’emblema della freddezza nordica. Vittima della vita degli altri, si lascia far del male con caparbietà, illudendosi di proteggersi dietro il velo della solitudine. Tuttavia è un personaggio che anche noi latini dovremmo tener d’occhio e studiare con maggior attenzione, specie in quest’ultimo ventennio, in cui il nucleo familiare, quello che una volta era la prima piazza vivace e chiassosa per ragazzi che esercitavano le loro prime prove di vita, sembra oggi vacillare e immalinconirsi, se non addirittura inaridirsi.

21 aprile 2024

«Femininum Maskulinum», di Giancarlo Sepe

Roma, Teatro La Comunità
20 aprile 2024

«IN QUESTO MONDO C’È POSTO PER TUTTI»

Lo spettacolo di Giancarlo Sepe, in scena alla Comunità soltanto ancora per oggi (e speriamo che venga ripreso), è denso di storia: è pensato sulla storia ed è costruito sulla storia, ma va al di là della storia perché nasce da un’esigenza attuale. Femininum Maskulinum è un grido alla ricerca di naturale giustizia o di naturale equilibrio; un grido che ruba la forza alla parola, e si concentra sull’efficacia dell’immagine. Grazie all’impegno di dodici splendidi attori, Sepe rappresenta il suo copione sviluppandolo come fosse una pellicola a cui è stata strappata la banda del dialogo: rimangono, qua e là, sparse delle frasi, con parole pronunciate un po’ in tedesco, un po’ in italiano, un po’ in inglese. Il vero sonoro è composto dalla musica che delinea le epoche, le atmosfere, finanche la longitudine terrestre e quell’altra, più raffinata, della sensibilità umana.

20 aprile 2024

Puntualità a Villa Lazzaroni

Roma, Villa Lazzaroni
19 aprile 2024

DOPO UN’ATTESA DI TRENTA MINUTI…

Lo spettacolo a Villa Lazzaroni era annunciato alle ore 21.00. A me piace arrivare con anticipo: è raro che raggiunga il teatro all’ultimo momento. Anche ieri sera, sono stato tra i primi a sedermi in platea. Dopo qualche minuto m’è giunto all’orecchio il tradizionale urlo da dietro le quinte che augurava la buona sorte. A sipario aperto il triplice grido di «merda, merda, merda» s’è sentito molto distintamente in sala, tanto che m’è parso addirittura un po’ sguaiato. Ho guardato l’orologio, erano le 20.55: un po’ tardi per pensare alla scaramanzia; solitamente quando si chiamano i cinque minuti, un direttore di scena dovrebbe esigere il massimo silenzio, sia per una doverosa osservanza nei confronti del pubblico che già siede in sala, sia soprattutto per rispettare la concentrazione degli artisti.

19 aprile 2024

«La buona novella» di Fabrizio De André

Neri Marcorè

Roma, Teatro Quirino
18 aprile 2024

MARCORÈ CANTA GLI APOCRIFI VANGELI DI DE ANDRÉ

Nel 1969 Fabrizio De André venne invitato da Roberto Dané, un importante produttore discografico di quel tempo, a realizzare un disco sui Vangeli apocrifi. L’idea originariamente – e tengo a precisarlo per ricordare con affetto una persona a me particolarmente cara – nacque per Duilio Del Prete, ma poi Antonio Casetta, altro imprenditore musicale, suggerì il più famoso cantautore genovese in cerca di un’ispirazione per il suo quarto album. Oggi Neri Marcorè torna, dopo sei anni, a confrontarsi con De André, e sempre con la regia di Giorgio Gallione, che ne imposta anche la drammaturgia. Lo spettacolo, in scena al Quirino di Roma fino al 28 aprile, porta il titolo di quell’album che fu pubblicato nel 1970: La buona novella.

18 aprile 2024

«Cyrano de Bergerac», da Edmond Rostand

Francesco Petruzzelli e Arturo Cirillo

17 aprile 2024

«OGNI FAVOLA È UN GIOCO»

Durante lo spettacolo ci sono tre o quattro momenti determinanti che aiutano a chiarire bene le intenzioni del regista, che qui è anche autore, o quasi. Mi piace, però, cominciare dagli applausi finali, quando, in mancanza della più classica passerella, Arturo Cirillo scappa giù in platea tra il pubblico, trascinandosi dietro l’intera compagnia, e, come un burattino ribelle, come un discolo che ha commesso una marachella, si lascia andare alla corsa sfrenata di un Pinocchio redivivo che tenta di fuggire alle guardie. In questa fuga, insensata, fantasticata, conquistata, c’è l’animo dell’attore che vorrebbe continuare la recita ad ogni costo, a jouer le rôle (dicono i francesi), e c’è anche il ricordo di un bambino che non vuole lasciare il teatro, ma anzi vuol rimanere lì a giocare e a sognare con i personaggi che ormai sono diventati suoi amici, i suoi confidenti, i suoi angeli custodi.

17 aprile 2024

«Adolf prima di Hitler» di Antonio Mocciola

Vincenzo Coppola e Francesco Barra

Roma, Off/Off theatre
16 aprile 2024

IL MONDO SALVATO DA UN BACIO

Uno dei tanti episodi teatrali che si narrava dietro le quinte fino a qualche decennio fa, riguarda un italiano oggi ancora assai conosciuto e che certamente ha fatto storia. Tuttavia, proprio la storia, in attesa di fonti ufficiali, non ha mai certificato il racconto che l’attore, intermediario di quest’aneddoto, già al rientro dalla prigionia in Germania (1945), cominciò a divulgare tra gli amici di palcoscenico.

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