30 aprile 2025

«Costellazioni Vicinelli», Gruppo Rmn

Roma, Spazio Diamante
28 aprile 2025

UN POETA SCONOSCIUTO È UN ARTISTA?

In scena i vincitori dell’InDivenire Festival 2024

La presentazione della sesta edizione del Festival InDivenire ha avuto un epilogo glorioso: la compagnia vincitrice della passata edizione è stata invitata a rappresentare il miglior progetto premiato nel 2024. Anche per il tema trattato, il testo, presentato dal Gruppo Rmn, è rimasto molto legato al proprio embrione: pur se ampliato, approfondito e sviluppato non ha perso l’intelaiatura adoperata durante la gestazione. Ben per noi che abbiamo potuto comprendere meglio il concetto di «studio per la scena». Costellazioni Vicinelli è una scoperta nel mondo (quasi per tutti) sconosciuto di una poetessa del secondo Novecento, Patrizia Vicinelli, che amava definirsi poeta, al maschile. Personalità fuori dagli schemi, ribelle per istinto, «figlia storta della Bologna bene» degli anni 60/70, si avvicinò giovanissima a quel «gruppo 63» che s’impegnava a inventarsi un’avanguardia poetica aperta a tutte le possibilità di scrivere versi, per poi intraprendere uno stile più personale e solitario, addirittura sperimentando la poesia grafica (o visiva).

29 aprile 2025

InDivenire Festival | VI edizione

Roma, Spazio Diamante
29 aprile 2025

IN SCENA SEDICI STUDI IN CERCA DI UN ALLORO

Giunge al sesto anno il Festival InDivenire ideato da Alessandro Longobardi. La kermesse teatrale, che apre le porte soprattutto alle compagnie di ultima generazione, quest’anno offre, allo Spazio Diamante, un calendario con 16 appuntamenti, divisi in otto serate, ciascuna con due corti, alle 20.00 e alle 21.30. Il programma completo della manifestazione è disponibile sul sito internet. A fare gli onori di casa per la presentazione è Giampiero Cicciò, direttore artistico sin dall’edizione inaugurale del 2017, il quale illustra con pacata disinvoltura e signorilità il fitto cartellone. Esordisce puntualizzando che si tratta di una vetrina, oramai consolidata, per artisti soprattutto emergenti. Non tutti, però, si possono considerare ragazzini, anche se l’aria che si respira in sala è proprio quella della freschezza e della giovialità, dell’inesperienza e dell’entusiasmo: caratteristiche tipiche dei più giovani. Un’atmosfera che fa bene al teatro e che, sulla carta, regala speranza e meritocrazia. Insomma, educazione teatrale.

27 aprile 2025

«Prima del silenzio», di Giuseppe Patroni Griffi

Roma, Teatro Eliseo
novembre 2013

UNA PROFONDA AMICIZIA IN SEI SCENE

Un articolo del 2013, riesumato e per fortuna «dimenticato», riscritto oggi con l’ausilio delle parole dell’autore

«La vita è l’arte dell’incontro», scriveva il poeta Vinicius de Moraes. Tutte le amicizie nascono da un incontro, ma non tutti gli incontri possono fiorire in un’amicizia, e pochissime finiscono nell’eternità di una commedia. Se la vita di Giuseppe Patroni Griffi è stata costellata da incontri, l’arte con cui ha celebrato e consumato il concetto di amicizia è stata fondamentale perfino per la sua produzione artistica. In ogni opera c’è un riferimento autobiografico a un legame, il sentimento di un’amicizia, la luce di un incontro, e quando così non è stato, ecco che in un passaggio letterario s’affaccia un episodio che è un omaggio significativo a un amico, un dettaglio che si aggancia a un sodalizio come un’affinità elettiva, un fiore all’occhiello di un ricordo che si chiama intimità. È un artifizio, questo, nemmeno troppo nascosto, per chi conosce certi particolari: addirittura facile da riscontrare scorrendo i titoli delle sue opere: In memoria di una signora amica, per esempio, fu scritta tenendo bene a mente l’estroverso temperamento della signora Ghirelli, madre di Antonio, suo compagno d’adolescenza; esibizione contrapposta alla più introversa dottrina di Bina, la mamma dell’autore. Oppure Gli amici dei miei amici sono i miei amici (nella versione definitiva, poi, il sostantivo «amici» fu sostituito dalla più esuberante parola, «amanti»; tuttavia nel testo la frase resta immutata) che diventa lo slogan con il quale l’autore dichiara la sua fede. In Allium c’è un continuo riferimento al mondo dei sodalizi dei tempi più felici; così come La morte della bellezza è romanzo pregno di episodi personali in cui il legame d’amicizia tra i protagonisti si trasforma in un disperato intimo rapporto con la città. Pure i primi racconti hanno all’interno sempre un personaggio che ha il carattere dell’amico Duddù, o dell’amico Tommaso, o dell’amico Franco. Perfino la più insospettabile Cammurriata fu pensata e scritta per generosità amicale per l’altra anima di Patroni Griffi, la più sregolata e strafottente!

25 aprile 2025

Pensieri sottopalco

Roma, 25 aprile 2025

IL GRIDO SOMMESSO DEL MIRACOLO «SOSPESO»

Da qualche giorno una domanda sulle sorti del nostro teatro torna costantemente a solleticarmi la ragione. Una fedele lettrice mi ha chiesto se «tutto questo teatro mordi e fuggi è utile, oppure la quantità degli spettacoli sta distruggendo il senso di questo formidabile strumento?». Non voglio deludere la cara amica, se la conferma – ahinoi, piuttosto ovvia – smorzi ogni bagliore di speranza. D’altronde, in un articolo del settembre 2023 (che all’epoca suscitò molte polemiche), denunciai il problema, quando una sala off presentò la stagione con 46 spettacoli in cartellone: e oggi, purtroppo, registriamo la notizia della prossima chiusura di quel palcoscenico, che – naturalmente si dirà – è stata causata da diverse avversità. Tuttavia, la logica più elementare ci impone di valutare che se un numero minore di spettacoli avesse mantenuto alta la qualità, e quindi gli spettatori fossero accorsi numerosi, di conseguenza un più sostanzioso ritorno economico avrebbe reso gli animi dei proprietari e dei gestori propensi a concordare un’altra annata, anziché annunciare lo scioglimento della collaborazione (il cui corollario potrebbe riservare, come decisione definitiva, anche il cambiamento di destinazione d’uso del fascinoso e amabile locale).

24 aprile 2025

«Il medico dei maiali», di Davide Sacco

Roma, Teatro Quirino
23 aprile 2025

I PORCI IN BRAGO NON POTRANNO MAI VIVERE IN PACE

Era il 1996 quando una famosa soubrette, che in quel periodo poteva radunare centinaia di fan a ogni apparizione pubblica, vestì per il palcoscenico il ruolo di Billie nella versione teatrale di «Nata ieri», da cui era stato tratto un famoso film (1950) con Judy Holliday e William Holden. Durante le prove i cellulari della giunonica venere bionda squillavano in continuazione: erano moltissime le offerte che riceveva per un invito a un programma televisivo, per un passaggio in una discoteca di provincia, per il taglio di un nastro per l’inaugurazione in veste di madrina. Appuntamenti naturalmente molto ben remunerati: d’altronde il ferro lo si poteva battere perché all’epoca ancora caldissimo! Tuttavia, a parte il disturbo delle chiamate che distraevano la concentrazione degli attori, a un certo punto, le fu intimato un severo arresto: basta prendere altri impegni, si stava per andare in scena, la tournée implicava ritmi e abitudini molto differenti dal quotidiano vivere, e comunque sostenere un ruolo da protagonista ogni sera, e spesso in una piazza diversa, non sarebbe stata una passeggiata. «Ma come, non posso proprio andare? Io ho firmato dei contratti – disse quasi ingenuamente – E la televisione?». «La televisione aspetterà», le fu risposto con estrema decisione: the show must go on.

04 aprile 2025

«Ho paura torero», di Pedro Lemebel

Roma, Teatro Argentina
3 aprile 2025

UNA PASSIONE RAGGELATA NELLA SANTIAGO DI PINOCHET

Il colpo d’occhio si concentra sulla scena di Guia Buzzi, che riesce a far da conchiglia a un romanzo, cercando di contenerlo per intero, di proteggerlo dalle insidie del palcoscenico e di ingentilirlo dalla crudele realtà dov’è stato partorito, ma soprattutto tenta di renderlo teatralmente vivace. Un testo in prosa trasportato sul palco si trascina molte difficoltà e qualche pesantezza: ne abbiamo avuto più di una prova in queste ultime stagioni. Generalmente quanto più è lungo lo spettacolo, più ne risente l’agilità e la fruibilità della visione. Cento ottantacinque minuti di Ho paura torero non aiutano a rendere frizzante e gustosa un’opera in cui, in certi momenti (soprattutto nella prima parte), i dialoghi faticano a rompere la monotonia del racconto. Pedro Lemebel, autore cileno che ha più volte denunciato nei suoi scritti l’oppressione militare della dittatura di Pinochet, inventa una graffiante satira ambientandola nel 1986, anno dell’attentato al presidente, costruendo, sullo sfondo della vita politica e dell’attività rivoluzionaria, una storia d’amore altrettanto sovversiva tra Carlos, un militante del Fronte patriottico, e La fata dell’angolo, un romantico travestito, innamorato e sognatore.

02 aprile 2025

«Le due regine», di Roberto Russo

Roma, Off/Off Theatre
1° aprile 2025

«LA PACE NON È UN MIRACOLO, È SACRIFICIO»

Le due regine si affrontano in un incontro di boxe. Entrano nel rettangolo presentate da una voce fuori campo che annuncia i loro ingressi: di sfidante, la scozzese Stuart, e di campionessa, l’inglese Tudor. Prima di cominciare a darsele di quella ragione che da una parte è santa (ma un po’ mignotta) e dall’altra vergine (ma dichiaratamente inacidita), ascoltano le regole imposte da Roberto Russo, autore cólto e fantasioso, che si diverte a costruire un match tanto bizzarro quanto pieno di verve e di verità storiche. Sono naturalmente «vietati i colpi alla nuca e alle reni – annuncia lo speaker alle contendenti – e soprattutto evitate di picchiare sotto la cintura perché potreste avere delle sorprese!». Svelata con un tocco di ironia la teatrale scelta di far recitare due uomini travestiti da regine. Gianni De Feo e Bruno Petrosino irrompono sul ring, nascoste da eleganti maschere veneziane, con un prologo di riscaldamento prima di dar inizio all’incontro: Maria Stuart, dopo anni di prigionia dovrebbe essere la più arrabbiata, dovrebbe scalpitare per recuperare il tempo perduto, il trono mai avuto, e invece sfodera un’apparente delicatezza d’animo che la rende già preda succulenta dell’altra, Elisabeth Tudor, una iena che non perde uno sguardo per gettar veleno.

01 aprile 2025

«M. informato dei fatti», di Filippo Maria Macchiusi

Roma, Spazio Diamante
31 marzo 2025

UN’EMOZIONE NON LASCIA INDIFFERENTI

Non è soltanto M. – che probabilmente sta per Macchiusi – ad essere informato dei fatti. Anche noi abbiamo indagato, prima ancora di leggere le note che l’autore, l’interprete e il regista ha scritto su se medesimo. La più avvincente notizia è che Filippo Maria raggiunge la ribalta di un palcoscenico dopo una laurea in Medicina e Chirurgia, e vi approda con un certo ritardo, verrebbe da dire: sì, perché, al contrario dei soliti incidenti di percorso che la passione artistica rappresenta per molti ragazzi, i quali si scoprono attori, cantanti o altro per fatalità (e quindi a ostacolare la fine degli studi), in questo caso sono gli impegni universitari ad essere stati d’impaccio all’accensione della precoce fiamma teatrale che ha infuocato l’animo del giovanissimo Macchiusi. Se per un verso è lodevole e auspicabile che un dottore in Medicina si dedichi ai traumi del teatro nella speranza di sanarli, dall’altro non vorremmo che il contagio del malanno di cui soffre la scena nazionale possa corrompere un così determinato e dirompente entusiasmo artistico, oltre al fisico possente che lo contiene.

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