ROMY SCHNEIDER E ALAIN DELON NUOTANO INSIEME IN UN NOIR AFFIDATO AL CASO
Imperdibile la possibilità di vedere la rara proiezione sul grande schermo del cult di Jacques Deray del 1969, in lingua originale e con gli attori più belli di quel periodo: Romy Schneider e Alain Delon. La Casa del Cinema di Villa Borghese ha in programma, in questi giorni, un omaggio a Jane Birkin, morta il 16 luglio scorso. Malgrado il tributo, nell’occasione, a una giovanissima Jane in un ruolo secondario, pur se fondamentale, La piscine è una miscela di bellezza, di sguardi intriganti, di complicità sensoriale, di accensioni erotiche, frutto della perfetta scelta dei due protagonisti. D’altro canto è stato anche il film della speranza per milioni di spettatori che per anni hanno seguito sui rotocalchi il travagliato amore tra Alain e Romy, la coppia perfetta, la coppia – si gridava all’epoca – più bella del mondo.
Il loro amore era terminato bruscamente nel 1964, dopo quasi sei anni (si conobbero nel 1958 per girare L’amante pura di Pierre Gaspard-Huit) di unione idilliaca. E dopo i tradimenti e le sbandate di Delon (che nel frattempo si era anche sposato) e le angosce della Schneider, creatura fragile, pronta a cadere nei bui depressivi, l’occasione di poterli rivedere insieme sul grande schermo regalò al mondo intero l’illusione di un lieto fine a una storia d’amore che, lo si sapeva, non si era ancora esaurita. Quando il film uscì, i giornali scrissero molto più sul privato dei due protagonisti che non dell’opera cinematografica. Comunque, i due di nuovo insieme furono l’arma vincente della pellicola.
In realtà, però, questa non fu una scelta della produzione (che pure ne avrebbe ricavato – come è poi successo – una grande eco pubblicitaria), né fu un’esigenza di Deray: entrambi puntavano soltanto sul fascino e sul nome di Alain Delon, in quel momento sulla cresta dell’onda. Al suo fianco, infatti, era stata proposta Monica Vitti (con la quale, anni prima, il bell’Alain aveva girato L’eclisse di Antonioni), ma Delon, letta la sceneggiatura, capì che il ruolo della sua partner in quella Piscina non poteva che essere Romy Schneider, la sua ex, il grande amore, con cui aveva sempre mantenuto un profondo affetto. Delon ha avuto ragione.
I personaggi di Jean-Paul e Marianne sono loro nella vita: si amano, si piacciono, si desiderano, si divertono e si comprendono, fino al punto in cui cominciano a sfidarsi, forse inconsapevolmente. Nel mezzo di questa esemplare intesa tra i due attori, amanti che «fingono» di essere amanti, Jacques Deray inserisce con grande abilità i suoi argomenti preferiti: il senso noir determinato dal caso e il genere poliziesco con un’indagine condotta a tempo di record negli ultimi minuti della pellicola da un ispettore (Paul Crauchet) cauto e arguto che comprende immediatamente la complicità tra il colpevole e l’innocente. Il ruolo della vittima, al di là del personaggio (Harry, interpretato da Maurice Ronet) in realtà è l’intromissione del caso in un rapporto che, fino a un istante prima del suo arrivo, sembrava inattaccabile: Harry, pur non volendo, è l’elemento che spezza l’equilibrio e tutto rapidamente frana. Deray, che l’anno dopo girerà il suo capolavoro (Borsalino con Delon e Belmondo), dichiara il brusco cambio di rotta nella condotta dei due amanti con un’inquadratura all’apparenza assolutamente ingenua: la macchina da presa si sofferma su la giovane Penelope (la Birkin) che legge un libro giallo dal titolo «La fortune dans l’harmonie»: il caso (che s’intromette) nell’armonia. Il resto non si può svelare.
Foto: Romy Schneider e Alain Delon (© ???)