Roma, Cinema Caravaggio
8 settembre 2023
IL RUGGITO SENZ’ANIMA DI UN LEONE ORMAI SPENTO
Liliana Cavani: novant’anni, una filmografia entrata di diritto negli annali della cinematografia mondiale, un Leone alla carriera all’ultima Mostra del cinema di Venezia certamente meritato, ma purtroppo un’occasione persa. Non vorremmo essere cinici, ma se è vero che l’ordine del tempo per noi comuni mortali è spietato, probabilmente questa è anche l’ultima occasione della Cavani, cineasta che invece preferiremmo ricordare con i titoli che l’hanno resa famosa e forse immortale: «Il portiere di notte» (1974), «Al di là del bene e del male» (1977), «La pelle» (1981), «Interno berlinese» (1985), «Francesco» (1989). L’ultima pellicola, prima di questa, risale a ventuno anni fa («Il gioco di Ripley», 2002), un silenzio troppo lungo di cui ora si scorgono i motivi. L’ordine del tempo è stato presentato, il 30 agosto scorso, fuori concorso all’80ª kermesse lagunare, racimolando scarsi consensi; molto meno di quanti ne abbia raccolti l’autrice quando le è stato consegnato l’ambito Leone a una carriera piena di ruggiti, oggi spenti.
Benché sia stato suggerito da un soggetto tratto dall’omonimo saggio del grande fisico italiano Carlo Rovelli (Adelphi, 2017), il film, che s’illumina a intermittenza di flash intellettuali intorno alla natura del tempo e della sua percezione umana, non decolla mai, restando schiacciato da una trama assai fiacca, da dialoghi spenti e sempre superficiali, addirittura inchiodati a un cliché fin troppo borghese. Girato quasi interamente su quel tratto di spiaggia laziale, sotto il profilo della maga Circe, fin troppo caro a Moravia e a Pasolini, verrebbe da chiedersi, in un impeto di nostalgica modernità ormai perduta, come avrebbero affrontato lo stesso tema della fine del mondo i due scrittori, pilastri del Novecento letterario e cinematografico.
Se i ragionamenti di Rovelli ci suggeriscono di riflettere sulla vita e sulle scelte di ogni giorno, cancellando l’idea dello scorrere del tempo, perché esso è soltanto un prodotto dell’umana convenzione, la Cavani trova nel terrore di una catastrofe imminente (un gigantesco asteroide che sta per colpire il nostro pianeta) quella forza/disperazione capace di annullare il senso del tempo in chi sa che a breve non rimarrà più nulla. Sembrerebbe un ottimo pretesto cinematografico da sviluppare con l’intensità delle sfumature di Ingmar Bergman, oppure con le irresistibili ironie di Woody Allen, e chissà cosa ne avrebbero fatto Louis Malle o Almodovar. Invece, davanti alla macchina da presa, Alessandro Gassmann e Claudia Gerini (completamente fuori parte), Edoardo Leo e Knesiya Rappoport (e gli altri) non riescono nemmeno a esprimere credibilità in un momento che dovrebbe essere drammatico, ma anche ineluttabile. Gli equilibri che negli anni si sono instaurati in un gruppo di amici all’improvviso, a causa dell’imminente devastante pericolo globale, vacillano e si assiste a una svogliata rincorsa (un po’ troppo in giacca e cravatta) della verità. Ma si tratta di una verità sempre rasoterra, proprio com’è la recitazione televisiva degli interpreti. Eppure i personaggi sfoggiano un’ottima preparazione culturale (merito di Rovelli), ma da loro non esce alcun pensiero illuminante. Tutt’altro: è quasi sempre una questione di corna o di soldi! Meno male che Francesca Inaudi e Angela Molina riportano un po’ di credibilità e anche di intensità emotiva e intellettuale in una pellicola che, per rispetto all’autrice, non avremmo mai voluto vedere. «Non mi interessa la verità – dice la monaca Clarissa interpretata dalla Molina – ma solo quel che hai nell’anima.» E, purtroppo, l’anima del film non c’è. (fn)
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L’ordine del tempo un film di Liliana Cavani, tratto dall’omonimo saggio del fisico Carlo Rovelli. Sceneggiatura, Liliana Cavani, Paolo Costella e la consulenza di Carlo Rovelli. Con Alessandro Gassmann, Claudia Gerini, Edoardo Leo, Knesiya Rappoport, Richard Sammel, Francesca Inaudi, Valentina Cervi, Fabrizio Rongione, Angeliqa Devi, Mariana Tamayo, Alida Calabria, e la partecipazione di Angela Molina. Regia, Liliana Cavani
Foto: Edoardo Leo e Alessandro Gassmann
Pubblicato anche su Quarta Parete il 09/09/2023