INSINNA: «ABBIAMO ABITATO IL TEMPO DI UN GENIO»
Un premio in onore di Gigi Proietti, il grande mattatore, il funambolo della risata arguta, della battuta irriverente, del sorriso bonario e impertinente, dell’espressione sorniona e beffarda, dell’attor comico elegante e cialtrone, del tragico appassionato e drammatico, dell’uomo di teatro – tra i più generosi e sinceri del Novecento – che poteva permettersi di riproporre in scena finanche il personaggio Gigi Proietti, perché sapeva recitare, (o meglio) rendere teatrale, il ruolo di se stesso. Ha detto bene Flavio Insinna, allievo del suo Laboratorio alla fine degli anni Ottanta: «Abbiamo abitato il tempo di un genio». Fortunato lui e tutti gli altri! Chi vive un periodo della sua vita accanto a un uomo così ne apprezza profondamente, non solo la parola, ma ogni suo gesto, ogni suo respiro, perché ogni espressione del genio diventa un insegnamento, spesso inconsapevole, ma fondamentale più della canonica lezione dottrinale.
L’altra sera, nell’affollatissima platea della Sala Umberto, ne abbiamo avuto la prova più evidente attraverso alcuni filmati che la figlia Carlotta e la moglie Sagitta hanno accuratamente selezionato per la prima edizione di questa kermesse: e non solo da quelle immagini esilaranti, da quegli occhi eclettici, mutevoli ed estrosi, che saltavan fuori dalla camicia bianca e picaresca, simbolo di uno degli spettacoli più famosi («A me gli occhi, please») di Proietti, ma la conferma s’è avuta dall’affluenza e dalla partecipazione dei suoi allievi. Che hanno abitato il suo tempo a scuola, sul palco, al ristorante, nel giorno e soprattutto nella notte. Oggi che i ristoranti romani preferiscono il fuso orario di Mosca a quello di New York, e che non si può più far l’alba seduti al tavolo, tra briciole di allegria sparse sulla tovaglia, a bere e a fumare e a ingrassarsi col ridere e con lo stare insieme, ad ascoltare idee, pensieri e barzellette per divagare ma anche per costruire, Proietti e gli altri tiratardi non ci sono più; e non è un caso. La conseguenza di questa mancanza, di quest’abitudine a chiudere i battenti e andare «a letto presto» è che le produzioni cinematografiche e teatrali inevitabilmente ne risentono.
Gigi Proietti è stato tra i più attivi uomini di spettacolo, aperto alla notte – ce lo ha ricordato amabilmente Ruggero Cappuccio, sequestrato, anni fa, fino all’alba nel ristorante di un albergo di Benevento – ma lo ricordo anche io da Salvatore, a piazza Nicosia, al centro di tavolate dove spesso i suoi allievi dell’epoca giungevano per «rubare» ancora un po’ della sua arte dopo la lezione giornaliera. E Gianni Letta, in veste di presidente della Fondazione intitolata a Proietti, ha giustamente puntualizzato: «Gigi non ha soltanto divertito l’Italia tutta, ma l’ha formata: ha insegnato a generazioni di attori che il talento è disciplina, studio, rispetto del pubblico». E lo stesso concetto, tradotto con dolcezza in musica, è stato perseguito da Nicola Piovani al pianoforte, quando ha accompagnato Carlotta che ha cantato «Serenata sincera», cavallo di battaglia di suo padre e di una verace romanità.
La festa, condotta da Carlotta Proietti e da Marco Simeoli, più che una premiazione è stata un grande omaggio a Gigi Proietti che, «ingombrante» com’è, ha lasciato poco spazio ai premiati. Sul palco, oltre ai già citati, sono, infatti, interventi per ricordarlo anche Rodolfo Laganà, Lillo e Greg, Paola Tiziana Cruciani, il maestro Mario Vicari, e poi il presidente della Fondazione Roma, Franco Parasassi, che, con la famiglia Proietti, ha ideato il concorso. Seguendo l’insegnamento del grande attore, il premio è rivolto agli artisti più giovani secondo il criterio delle più consuete categorie, rigorosamente under 35: miglior drammaturgo (quest’anno andato a Pier Lorenzo Pisano), miglior compositore (Francesco Leineri); miglior regista (Andrea Lucchetta), migliori interpreti (Anna Bisciari e Marco Fanizzi). Inoltre un premio è assegnato a un under 25 (andato all’attrice Margherita Rebeggiani). A costoro, oltre all’elefantino, va in dono un assegno di diecimila euro ciascuno da utilizzare per la formazione o per realizzare un progetto artistico.
Foto: Gigi Proietti (© ???)
