L’AUTORE ILLUMINATO: «IL FASCISMO NASCE DAL DISORDINE»
Anche se con sei musicisti in scena, trattasi di monologo. L’attrice protagonista che è la voce narrante, la figura primaria e quasi certamente anche il perno centrale dell’operazione, porta un nome eccelso, di massimo rispetto. Ottavia Piccolo, oltre a essere una interprete straordinaria, è una donna di teatro con una lunga esperienza alle spalle, anche in campo cinematografico. E di monologhi se ne intende. E la sua recitazione è fuori discussione. Fino a ieri non conoscevo il maestro Enrico Fink che ha composto le affascinanti musiche che accompagnano le parole dell’attrice di Matteotti. Anatomia di un fascismo, in scena al Vittoria fino a domenica. Con strumenti anche insoliti, come l’hammer dulcimer, come l’ewi (che sta per electronic wind instrument), o come il lunghissimo clarinetto basso, si accende curiosità tra il pubblico e i suoni dolci creano misteriose atmosfere sahariane che ben si intonano al racconto, non sovrastandolo mai, ma rimanendo sempre presente come un morbido cuscino di seta sotto la voce narrante. La struttura sonora è ottima.
Anche la regia di Sandra Mangini decolla piano, ma con un’impronta netta, nitida, di grande pulizia e rigore, con un sipario nero che s’apre alle spalle dell’attrice, formato da un gioco di luci ed ombre, che oggi si crea con una semplice «magia» costruita al computer. La Mangini richiede video-proiezioni per separare i capitoli della narrazione che si alternano ad alcune scritte che segnano il passaggio del tempo e degli argomenti. Impone costumi di scena anche ai musicisti: sono soprabiti scuri in stile Chesterfield, come si portavano «quando c’era lui», e muove i cupi omaccioni senza mai lasciarli nella stessa posizione; durante l’azione del rapimento dell’onorevole Matteotti, avvenuto quel tragico 10 giugno 1924, i sei squadristi – i Solisti dell’Orchestra multietnica di Arezzo – «brutti ceffi» con violino, flauto e clarinetto, accerchiano la figura del deputato con aria minacciosa, ma continuando a tenere le mani sugli strumenti. Un bell’effetto simbolico che sposa l’idea della performance. Insomma, benché sia un racconto che rischia di scivolare, sin da subito, nelle solite (gra)maglie tipiche dei monologhi, la classe di Ottavia Piccolo e le gentili trovate di Sandra Mangini riescono a regalare alla scena animazione più che dinamismo.
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Matteotti. Anatomia di un fascismo di Stefano Massini. Regia di Sandra Mangini. Con Ottavia Piccolo e con i Solisti dell’Orchestra multietnica di Arezzo: Massimiliano Dragoni (hammer dulcimer, percussioni), Luca Roccia Baldini (basso), Massimo Ferri (chitarra), Gianni Micheli (clarinetto basso), Mariel Tahiraj (violino), Enrico Fink (flauto, ewi). Musiche, Enrico Fink. Video, Raffaella Rivi. Scene, Federico Pian. Costumi a cura di Lauretta Salvagnin. Luci, Paolo «Pollo» Ridighiero. Produzione, Argot Produzioni | Officine della Cultura; in co-produzione con Fondazione Sipario Toscana Onlus – La città del Teatro | Teatro delle Briciole – Solares Fondazione delle Arti | Teatro Stabile dell’Umbria. Al teatro Vittoria, fino al 30 novembre
Con microfoni
Foto: Ottavia Piccolo tra i musicisti (© Antonio Viscido)
