AL DE’ SERVI VA IN SCENA LA SENSIBILITÀ
Lo spettacolo è stato prodotto in collaborazione, oltre alle egide citate tra i crediti, con AccordiAbili Aps. Ets. e Associazione Love Giver. Entrambe sono organizzazioni che si occupano di assistenza alla sessualità alle persone con disabilità. Solo conoscendo questo particolare si può comprendere meglio il titolo della commedia, Abili in amore, scritta con grande sensibilità e competenza in materia da Vita Rosati e Gabriele Granito. Un problema assai delicato che difficilmente, ancora oggi, trova la disponibilità delle autorità di governo per intervenire con aiuti concreti: l’Italia sull’argomento è in grave ritardo rispetto ad altri paesi della Comunità. Ma essere in ritardo non significa essere totalmente privi di coscienza: anche il Ministero della Cultura è intervenuto con un contributo: per lo spettacolo, non certo per risolvere il problema! Sul sito di una delle associazioni si racconta la storia della passione di Vincenzo Deluci, trombettista jazz con esperienze internazionali, divenuto tetraplegico in seguito a un incidente automobilistico: Vincenzo non era più in grado di suonare la sua tromba. «Ci sono sogni che vibrano forte – si legge – oltre ogni ostacolo. Come quello di poter suonare uno strumento musicale, anche se il corpo ha funzioni compromesse da una disabilità o una patologia.» Oggi Vincenzo, grazie al sostegno dei suoi amici dell’associazione, ha ripreso la tromba ed è tornato a sorridere.
Esistono, però, anche altri impulsi, che sogni non sono, ma che vibrano altrettanto forti in chi è vittima di qualche patologia. Sono gli impulsi più naturali che conosciamo, ma che hanno – secondo la visione comune – la necessità di un corpo sano per poter assaporare la gioia dei piaceri del sesso. Purtroppo, se il fisico non è integro, allora l’argomento, nella maggior parte dei casi, diventa tabù. E la sofferenza aumenta, e la tristezza spegne la vita. Gli autori del testo hanno avuto la lucidità di affrontare l’annoso tema con la leggerezza della commedia al limite del farsesco, come fosse una satira, quasi con il gusto di una pochade, senza mai sfiorare il patetico, senza mai scivolare nella volgarità. I registi (anche questi al plurale, segno che, quando le riflessioni sono davvero delicate, vanno discusse e valutate) pure hanno seguito le indicazioni morali suggerite dal copione, intuendo che si sarebbe potuto spingere il pedale umoristico puntando sull’esperienza di Antonia Di Francesco che interpreta – con precisi tempi comici – un’affettuosa ed eccentrica balia bulgara a servizio in casa di Dora, affascinante quarantenne, da molti anni costretta su una sedia a rotelle.
È lei che sente vibrare il corpo di donna senza riuscire a trovare il modo (parola fin troppo generica che in realtà sta per educazione) di soddisfare le proprie intime necessità. Alessandra Mortelliti, molto brava ed equilibrata, si cala nel personaggio protagonista con eleganza, simpatia, discrezione, dolcezza e – perché no – anche bellezza, facendo, a tratti, anche da spalla all’esuberante bulgara che le ravviva l’ambiente, spolverando ogni evidente cumulo d’angoscia, pulendo ogni macchia di malumore, provocando esilaranti inconvenienti. In scena, si ride e si scherza per portare avanti – o con una lettera da presentare al tal senatore, o con un progetto di legge mai preso in considerazione – un discorso appunto annoso, come viene definito, e rappresentato a piccole dosi, per non imporre al pubblico un peso, un’apprensione, un turbamento che potesse distoglierlo dall’atmosfera briosa che, grazie alle infinite possibilità teatrali, si respira.
Vita Rosati, oltre che autrice, interpreta la sorellastra di Dora: è una guastafeste, una ribelle annebbiata dalla marijuana, una prepotente. Insomma, la quotidianità di Dora non è facile: con le due squinternate e ingombranti presenze in casa, la sua disabilità rischia di diventare, addirittura, un problema secondario. Per fortuna c’è Jonathan (Alberto Melone) che riesce a regalarle un po’ di serenità e qualche sollievo. Raccontare di più sulla trama sarebbe controproducente. Il coup de théâtre non si può rivelare, però, occorre osservare che nella gestualità amatoria di Jonathan, proprio come fosse una terapia medica fatta di carezze, di sfioramenti e di respiri, si riconoscono gli insegnamenti degli esperti in materia, i quali aiutano ad aprire la finestra della conoscenza corporale: un’educazione necessaria, che andrebbe estesa anche a chi non è vittima di disabilità. Gli impulsi sono sempre un’arma a doppio taglio! È bene saperli riconoscere.
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Abili in amore, di Vita Rosati e Gabriele Granito. Regia di Luca Ferrini e Vanessa Gasbarri. supervisione, Riccardo D’Alessandro. Con Alessandra Mortelliti (Dora), Antonia Di Francesco (Sophia), Vita Rosati (Marilena), Alberto Melone (Jonathan). Musiche originali, Vincenzo Deluci. Luci, Cristiano Milasi. Costumi, Davide Nisi. Produzione: La Bilancia Produzioni, con Ass. Cult. Michelangelo e Ass. Start Lab. Al Teatro de’ Servi, fino al 9 novembre
Foto: Antonia Di Francesco e Alessandra Mortelliti (© ???)
