02 novembre 2025

«Quanno fernesce ‘a guerra», di Rita Bosso (regia, M. Pizziconi)

«Quanno fernesce ‘a guerra», di Rita Bosso

Roma, Teatro Cometa Off
1° novembre 2025

«COME IL VENTO DEL MARE, VIENE PER FARTI SOGNARE»

Dopo lo spettacolo raggiungo un amico al ristorante.
- Pure oggi sei andato a teatro? Ma come fai?
- Mi diverto troppo.
- Tu lo sai che si può anche non andare a teatro?
- Sì, certo, ma è una possibilità che offre poche alternative.
- E riesci a divertirti anche se vedi un lavoro fatto male?
- Cambia il tipo di piacere, ma a lungo andare scopri che ci può essere un divertimento anche nella noia. Tuttavia ne devi essere consapevole. E devi soprattutto scindere la noia del testo che si riflette in platea, dalla noia in palcoscenico che invece, osservata dalla platea, diventa puro divertimento.
- Solo per te. Mica per tutti!
- Tranquillo! Siamo in due a Roma a divertirci con questo raffinato genere masochistico.
- Che sei andato a vedere stasera?
- Un lavoro che sulla carta mi aveva molto incuriosito. S’intitola: Quanno fernesce ‘a guerra.
- I soliti napoletani!
- Il tuo è uno sciocco pregiudizio. Ricordati che i napoletani quando stanno in scena hanno sempre una marcia in più.
- Sì, questo si diceva molti anni fa, ma ho avuto modo di constatare che non è più così!
- Infatti, stasera il migliore è stato Mauro Toscanelli che napoletano non è.
- Lo vedi che ho ragione! E, dimmi un po’, cos’è che ti aveva incuriosito di questo lavoro?
- Prima di tutto il titolo. «Quanno fernesce ‘a guerra» è una meravigliosa canzone della Nuova Compagnia di Canto Popolare. È del 1992 e fu scritta durante la Guerra del Golfo, ma la musica e il canto mantengono tutte le sonorità della nostra terra, della nostra sofferenza atavica. Io la cantavo con un gruppo di amici. C’è un verso che dice: «Comm’ ‘a viento de lu mare vene pe’ te fa’ sunnare».
- Come il vento del mare, viene per farti sognare. Bello!
- E sono arrivato in teatro con la speranza di sentire quella brezza che mi facesse sognare.
- Ed è successo?
- No. Però mi sono incantato…
- Già è qualcosa!
- Sì, a vedere Toscanelli nella parte di Pietro Nenni che con poco riusciva, malgrado il contesto, a disegnare un personaggio, a dargli una sua identità, perfino una connotazione temporale, pur non dialogando mai con qualcuno, se non con il ricordo di sua moglie che gli rispondeva cantando le canzoni di quel periodo. Mentre, invece, l’attore protagonista che avrebbe dovuto fare Benito Mussolini era completamente distante, non solo da Mussolini, ma da qualunque tipo di personaggio, e completamente fuori epoca.
- Non ti seguo: cosa c’entra la Guerra del Golfo con Mussolini e Nenni?
- Nulla. Ma il testo non ha niente a che fare con la canzone. Si riferisce al secondo conflitto mondiale e in particolare al momento in cui il Duce rassegnò le dimissioni al re che lo affidò alla tutela dei Carabinieri, e lo spedì in gran segreto sull’isola di Ponza, in attesa di trasferirlo poi in Sardegna.
- Mussolini andò a Ponza? Non lo sapevo.
- Sì, dal 27 luglio al 7 agosto 1943. Subito dopo la caduta del governo.
- Nenni era detenuto nel carcere di Ponza, giusto?
- Esatto, ed è lui che dalla sua cella lo vede arrivare a bordo del piroscafo e da lontano lo riconosce. Infatti, credo che alcuni particolari del testo siano stati ricavati proprio dai diari di Nenni.
- Be’, dev’essere interessante?
- Amico mio, interessante in teatro non è la vicenda, ma è quando hai davanti a te dei personaggi completi, personaggi che, grazie alle parole dell’autore, acquistano una loro vita. In questo caso, invece, ciascuno ha apportato la sua lezioncina di storia e nient’altro. O quasi! Ho notato, per esempio, la donna interpretata da Marina Vitolo, la quale in due scene sembra fare due personaggi opposti: la prima che non sa nulla del Duce, nemmeno lo riconosce, una isolana un po’ burbera, ignorantona, e attenta soltanto al proprio orgoglio, tant’è che, quando Mussolini fa un’allusione appena audace, lei gli tira un ceffone.
- Una del popolo che tira uno schiaffo al Duce, tre giorni dopo le dimissioni? Non è credibile!
- Ma la poverina, in quel momento, non sa chi ha di fronte. Non sa niente di niente.
- Questo giustifica il gesto.
- Certamente. Quando, però, poi entra per la seconda scena diventa all’improvviso una donna astuta, scaltrissima, capace di dettare a Mussolini la lettera che lo metterà in condizione di lasciare l’isola al più presto. Insomma, capisci bene che il testo è un pasticcio!
- È com’è la Vitolo, convincente?
- È brava, anzi è molto brava, brava come le attrici napoletane che hanno una marcia in più. Una vivacità scenica, briosa e comica assolutamente naturale, come quella di molti napoletani, anche quando non vogliono far ridere. Ma…
- Ma?
- Ma manca di quella educazione teatrale che le permette di comprendere che sta recitando due personaggi in uno! 
- Possibile?
- Te l’ho detto: i napoletani hanno una marcia in più. E questa ne è la prova. Basta che gli dai delle battute da ripetere, loro te le dicono meravigliosamente, ma senza mai riflettere sul mondo del personaggio che interpretano. Senza mai porsi il problema di un percorso logico: chi sono, cosa faccio, dove mi trovo. È come se quei mondi, anche se diversi, facessero tutti parte delle loro tante possibilità di vita. Non si tratta di ignoranza, ma di necessità: di mettere a frutto un’esperienza ancestrale e di condividere una estrema facilità a sognare con le parole di un altro.
- Come il vento del mare, viene per farti sognare!
- Esattamente. «Comm’ ‘a viento de lu mare vene pe’ te fa’ sunnare». (fn)
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Quanno fernesce ‘a guerra (Mussolini a Ponza), di Rita Bosso. Regia di Mariella Pizziconi. Con Mauro Toscanelli (Pietro Nenni), Marina Vitolo (Un’isolana), Fabio Fantozzi (Benito Mussolini), Fabrizio Nalli (Il Carabiniere), Titti Cerrone (La prostituta), Carla Carfagna (La perpetua), Simona Ciammaruconi (Carmen Nenni), e il piccolo Daniele. Alla fisarmonica, Alessandro Severa. Arredi, Aldo Rezk. Luci, Gloria Mancuso. Produzione: WhiteLight. Al teatro Cometa Off, oggi (ore 17.30) ultima replica

Foto: Titti Cerrone e Fabrizio Nalli (© ???)

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