26 novembre 2025

«Sabato, domenica e lunedì», di Eduardo (regia, L. De Fusco)

Roma, Teatro Argentina
25 novembre 2025

CLAUDIO DI PALMA È UN IMMENSO PEPPINO PRIORE

All’ingresso del protagonista il suono di un violino preannuncia il dramma con molto anticipo, quando le nuvole sono ancora lontane dagli animi dei protagonisti, ma noi già le vediamo da qualche minuto, bianche e magrittiane, dipinte sulla cornice della bella scena ideata da Marta Crisolini Malatesta: un golfo casalingo formato da sette finestre che delimitano le onde del conflitto prima della burrasca. All’esterno una lunga balconata, territorio neutro, dove regna la pace e una costante apparente serenità. Sono i due mondi, le due attrattive della famiglia Priore, che Luca De Fusco mette a contrasto, con alcune sottolineature, in questa riuscita edizione di Sabato, domenica e lunedì: ossia, gruppo di famiglia in un interno. Dove, per interno, Eduardo De Filippo intende prima di tutto il focolare, l’archetipo dell’unione familiare. È, infatti, nel rituale del ragù, nel suo lento cuocersi e addensarsi, che va ricercata l’allegoria delle nuvole che, appunto, si addenseranno sulla tavola candidamente imbandita della domenica.

25 novembre 2025

Premio Gigi Proietti (Prima edizione)

Roma, Teatro Sala Umberto
24 novembre 2025

INSINNA: «ABBIAMO ABITATO IL TEMPO DI UN GENIO»

Un premio in onore di Gigi Proietti, il grande mattatore, il funambolo della risata arguta, della battuta irriverente, del sorriso bonario e impertinente, dell’espressione sorniona e beffarda, dell’attor comico elegante e cialtrone, del tragico appassionato e drammatico, dell’uomo di teatro – tra i più generosi e sinceri del Novecento – che poteva permettersi di riproporre in scena finanche il personaggio Gigi Proietti, perché sapeva recitare, (o meglio) rendere teatrale, il ruolo di se stesso. Ha detto bene Flavio Insinna, allievo del suo Laboratorio alla fine degli anni Ottanta: «Abbiamo abitato il tempo di un genio». Fortunato lui e tutti gli altri! Chi vive un periodo della sua vita accanto a un uomo così ne apprezza profondamente, non solo la parola, ma ogni suo gesto, ogni suo respiro, perché ogni espressione del genio diventa un insegnamento, spesso inconsapevole, ma fondamentale più della canonica lezione dottrinale.

22 novembre 2025

«Oltre le nuvole, il cielo», scritto e diretto da Gabriele Cicirello

«Oltre le nuvole, il cielo», scritto e diretto da Gabriele Cicirello

Roma, Spazio Diamante
19 novembre 2025


«PRIGIONIERI NELL’AEROPORTO DELL’ASSURDO»

Il lavoro di Gabriele Cicirello, presentato in embrione lo scorso maggio al Festival Indivenire, vede oggi luce piena perché vincitore del Premio del pubblico, cioè fu, tra i corti osservati, quello che riscosse il maggior numero di sbigliettamento; eppure Oltre le nuvole, il cielo fu segnalato al tavolo della giuria sia per l’ottima prova di Michele Ragno, sia per una fantasiosa e attenta ricerca delle soluzioni per la messa in scena. Con un palcoscenico vuoto e sei trolley, il regista riuscì a dare l’impronta efficace alla sua idea di autore, che all’epoca si doveva realizzare in appena venti minuti. Tuttavia, oggi, con un testo sviluppato e uno spettacolo completo, con gli stessi interpreti che hanno messo a fuoco ciascuno il suo personaggio, ancor più si avverte la ricerca meticolosa di una regia a danno di una scrittura che sembra dilatata e quindi indebolita.

19 novembre 2025

«Scavare – Escavar» di Letizia Russo (regia, S. Barbosa)

«Scavare – Escavar», di Letizia Russo. Regia di Regia di Sónia Barbosa.

Roma, Teatro Cometa Off
18 novembre 2025

OMBRE E VOCI DI UNA VITTIMA DEL BULLISMO

Di solito a Roma spettacoli in lingua straniera non se ne vedono molti; quando passano nei nostri teatri è perché dietro c’è una grossa organizzazione, un festival internazionale – come il RomaEuropa Festival, per nominare il più ricco e famoso – uno scambio culturale dovuto a un gemellaggio comunale da omaggiare. Sono eventi rari, anche a causa – diciamo la verità – della nostra pervicace idiosincrasia a praticare con scioltezza le lingue straniere. Sònia Barbosa, andando controcorrente, sfida questa monolitica diffidenza nazionale e propone al Cometa Off, con una produzione che non è certamente quella dei teatri maggiori, ma che comunque assicura la proiezione della traduzione simultanea, un testo scritto in origine nella nostra lingua da Letizia Russo che lei ha tradotto, ha diretto, e ha già rappresentato nel suo paese in versione bilingue: portoghese e italiano. Ecco spiegato il doppio titolo sul manifesto: Scavare – Escavar, che ovviamente per il debutto settembrino di Viseu (nell’entroterra di Oporto) e le repliche di Lisbona era stampato a parole invertite. In scena, insieme con Sònia, portoghese vissuta in Italia per sette anni, c’è Giada Prandi che ricopre il ruolo secondario, sì, ma fondamentale per la riuscita degli intenti: se infatti bisogna scavare, qui si scava nella memoria, e Giada rappresenta proprio la voce della memoria della protagonista.

17 novembre 2025

«Pinocchio.Zero» di Mandracchia/Cocifoglia

«Pinocchio.Zero» di Mandracchia/Cocifoglia/Zero

Roma, Spazio Nous
16 novembre 2025

RENATO, PADRE INCONSAPEVOLE DI UN «FIGLIO» BURATTINO

Il carrozzone muove dal foyer con un suono di ciaramelle e di tamburi, alla maniera degli zampognari, con le regine, i suoi fanti e i suoi re immaginari, per annunciare la storia che comincia con un insolito pezzo di legno. «C’era na vorta un bel pezzo de legno», sì, proprio in romanesco: un testo che Manuela Mandracchia e Fabio Cocifoglia hanno recuperato acquistando un libretto su una bancarella. Era la storia di Pinocchio riscritta nella lingua del Belli, ma seguendo gli endecasillabi dei sonetti in rima composti da Ivo Martellini. Da qui l’idea di farlo conoscere al pubblico, alternandolo, per semplificare appena, con alcuni brani in prosa, e un po’ di musica per accompagnamento. Ma non una musica qualsiasi composta per l’occasione! Chi è cresciuto con le canzoni dei nostri cantautori, le conosce praticamente a memoria e, o a Manuela o a Fabio, o a entrambi, è arrivata l’intuizione di accostare alla favola bella che tutti conosciamo qualche bella canzone di Renato Zero.

16 novembre 2025

«Il fu Mattia Pascal», da Pirandello (regia, M. T. Giordana)

«Il fu Mattia Pascal», da Pirandello (regia, M. T. Giordana)

Roma, Teatro Greco
15 novembre 2025

IL TESORO RACCHIUSO IN UN MANOSCRITTO DIMENTICATO

Chiunque abbia voglia di apprendere l’arte classica della locandina – come si impagina e come si posizionano in gran numero in un foyer e nelle vetrine in strada, affinché tutti vedano facilmente e comodamente – dovrebbe recarsi al Teatro Greco, dove si riconosce l’infallibile chiarezza della vecchia scuola: nome in ditta, titolo, autore, sottoditta, generici, poi l’elenco dei personaggi con gli interpreti accanto, addirittura sono indicati i doppi ruoli vicino al nome dell’artista, e anche il raro caso di due attori che seguono un solo personaggio (per evitare le antipatiche pecette nel caso di una imminente sostituzione), quindi immancabile il sigillo della regia, e infine la lista dei crediti di coloro che hanno collaborato alla realizzazione dello spettacolo, con la definizione della mansione comprensibile, nella lingua nostrana anziché in inglese che serve soltanto a mascherare inappropriate insoddisfazioni.

14 novembre 2025

«Circo Paradiso», di Agnese Fallongo (regia, Evangelisti/Latagliata)

Roma, Teatro Manzoni
13 novembre 2025

IL CIRCO, UN ANFITEATRO CON LE ALI COLMO DI STORIE, MUSICHE E SORRISI

Terminata la lunga esperienza dedicata alla «trilogia degli ultimi», l’ormai affiatato quartetto (composto da Caputo, Evangelisti, Fallongo e Latagliata), pur cambiando il genere teatrale e l’ambientazione dove si svolge la vicenda, resta saldamente agganciato al mondo degli umili e soprattutto all’epoca: a quel Novecento ricco di storia e di umanità, che ha fatto da cornice a due guerre mondiali. Nella scrittura della Fallongo questo sfondo storico diventa una prerogativa, anche se non se ne fa cenno esplicito. Così come acquista valore l’origine geografica dei personaggi che l’autrice crea pensando a un’Italia romantica capace di stare ancora dalla parte dei più deboli o dei più soli. Già nel titolo – Circo Paradiso – si intuisce una necessità di girovagare: «Come gli zingari?», dice lui; «No, che c’entrano gli zingari», risponde lei quasi offesa. Eppure l’ispirazione dell’autrice nasce dal continuo movimento delle genti, dal bisogno di soddisfare un istintivo impulso nomade. Il circo non mette mai radici. Il circo è un anfiteatro con le ali. E nel circo nascono storie che hanno affascinato, sin dalla fine dell’Ottocento, fior di artisti e registi.

13 novembre 2025

«Silvio», scritto e diretto da Giovanni Franci

«Silvio», scritto e diretto da Giovanni Franci

Roma, Off-Off Theatre
12 novembre 2025

LE TRISTEZZE DI BERLUSCONI E IL RISCATTO DI VERONICA

Ha ragione Giovanni Franci ad affermare che Berlusconi «è stato un personaggio straordinario, un precursore, un unicum, capace di restituire con precisione e irriverenza i costumi recenti di un intero Paese, estremamente fantasioso nei vizi privati, meno prodigo di pubbliche virtù. Insomma, se Shakespeare, Aristofane, Pirandello o Cechov lo avessero conosciuto, avrebbero sicuramente pensato di trasfigurarlo in teatro». Forse non lo avrebbero chiamato Silvio, preferendo un differente nomignolo per consegnarlo alla ribalta di un palcoscenico, ma ancora oggi, a circa due anni e mezzo dalla scomparsa, quel nome è legato in maniera indissolubile alla figura del Cavaliere e cambiarlo, certamente, non avrebbe destato la stessa curiosità. Berlusconi è questione sempre attuale e sempre annosa che ancora ferve, come è vivo il suo «regno»: quello economico che ha lasciato in eredità ai familiari e quello politico, rimasto indelebile sull’andamento della vita degli italiani.

12 novembre 2025

«Sogno di una notte di mezza estate», di W. Shakespeare (regia, D. Salvo)

Roma, Teatro Quirino
11 novembre 2025

IL SOGNO DI PUCK È BROADWAY

Essere bravi in teatro è caratteristica determinante per innalzare la qualità di uno spettacolo. Essere bravi non significa soltanto interpretare al meglio delle proprie possibilità un personaggio, ma soprattutto restituirlo in maniera convincente, affinché lo spettatore, all’interno dell’illusione teatrale, sia persuaso dalla verosimiglianza di quel che sta vedendo, proprio come se sognasse. Per essere bravi non è indispensabile riuscire a sbalordire gli spettatori – certo, se ci si riesce, si raggiunge un obbiettivo che regala soddisfazioni – ma occorre piuttosto saper trascinare il pubblico in un gioco artisticamente malizioso e delicato: per questo la bravura non è sempre sinonimo di optimum, di tensione stellare, di vette emotive sempre altissime. Melania Giglio e Daniele Salvo, coppia che già in passato ha presentato spettacoli apprezzabili, sono indubbiamente dotati di bravura e di originalità, lei come attrice e lui come regista. Le doti vocali della Giglio sono ormai risapute: possono competere con quelle delle star del musical internazionale. La fantasia di Salvo, no, un po’ meno, ma le sue capacità di metteur en scene non si discutono. Tuttavia entrambi dovrebbero completare il loro ciclo di bravura con un buon rimessaggio di misura ed equilibrio.

10 novembre 2025

«Club 27», di Elisa Di Eusanio

«Club 27», di Elisa Di Eusanio

Roma, Teatro Belli
9 novembre 2025

ASCESA E CADUTA DELLE STAR DEL ROCK

Morire a 27 anni, ricchi e famosi, è il filo diabolico che lega alcune rockstar della storia della musica moderna. Sul palcoscenico del Teatro Belli, fino al 30 novembre, Elisa Di Eusanio offre un drammatico, ma entusiasmante e coinvolgente, squarcio di una gioventù maudite del secolo scorso, quella che ha tentato attraverso il rock di riabilitare ciascuno il proprio animo ferito dall’incompiutezza della vita che una impalpabile percezione ha reso insostenibile. Di loro si è parlato di vita breve ma intensa, segnata dal successo e dal clamore delle folle; si è parlato di genio e sregolatezza, di improvvise ricchezze dilapidate nel peggiore dei modi tra alcol e droghe. Il motto che per anni più s’addiceva a costoro – sesso, droga e rock ‘n’ roll – suonava come una triplice condanna da parte di chi ha fatto del giudizio personale l’arma invisibile per mortificare e per sfregiare i più fragili. Di costoro, «poeti maledetti» del suono irriverente, vittime della propria sensibilità, s’è scritto e detto tanto, ma un percorso così denso e intimo di musica e paura, di ascesa e caduta delle star del rock, in Italia, non s’era mai visto.

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