22 novembre 2025

«Oltre le nuvole, il cielo», scritto e diretto da Gabriele Cicirello

«Oltre le nuvole, il cielo», scritto e diretto da Gabriele Cicirello

Roma, Spazio Diamante
19 novembre 2025


«PRIGIONIERI NELL’AEROPORTO DELL’ASSURDO»

Il lavoro di Gabriele Cicirello, presentato in embrione lo scorso maggio al Festival Indivenire, vede oggi luce piena perché vincitore del Premio del pubblico, cioè fu, tra i corti osservati, quello che riscosse il maggior numero di sbigliettamento; eppure Oltre le nuvole, il cielo fu segnalato al tavolo della giuria sia per l’ottima prova di Michele Ragno, sia per una fantasiosa e attenta ricerca delle soluzioni per la messa in scena. Con un palcoscenico vuoto e sei trolley, il regista riuscì a dare l’impronta efficace alla sua idea di autore, che all’epoca si doveva realizzare in appena venti minuti. Tuttavia, oggi, con un testo sviluppato e uno spettacolo completo, con gli stessi interpreti che hanno messo a fuoco ciascuno il suo personaggio, ancor più si avverte la ricerca meticolosa di una regia a danno di una scrittura che sembra dilatata e quindi indebolita.

L’idea dell’allestimento nasce da una chiara situazione da teatro dell’assurdo. Sei passeggeri, pronti a salire a bordo di un aereo per un’ignota destinazione, si ritrovano prigionieri in un’anticamera del gate d’imbarco: volo improvvisamente sospeso, un lungo blackout elettrico li costringe al buio, cellulari senza più segnale di ricezione, insomma, sono completamente isolati dal mondo; oltretutto privi di soddisfacenti spiegazioni da parte della compagnia, qualcuno comincia a dar di matto, qualche altro cerca di dispensare tranquillità, e altri ancora litigano senza particolari motivi. Il panico dei sei monta in un attimo e la tensione accresce la follia di ognuno. Così ci si ritrova «tutti giù per terra», come suggerisce il noto ritornello dell’infanzia che s’ascolta in apertura. Infatti, proprio nel passato dei malcapitati, Cicirello (autore) volge lo sguardo senza la presunzione dell’analista, e senza l’ostinazione dell’indagine intima, ma soltanto mostrando l’evidenza dei fatti, come un cronista dell’animo.

Non c’è, però, soltanto questo oltre le nuvole delle difficoltà quotidiane, degli impedimenti, degli improvvisi cambi di programma a cui siamo sempre impreparati, c’è anche dell’altro che nasce dall’insicurezza determinata dall’imprevisto sempre in agguato. Cicirello (regista) prevede anche il cellulare, la cui presenza segue sia la logica dell’uso comune che quella creativa del metteur en scene. Nel primo caso rafforza le certezze (come nella telefonata iniziale a una madre del sud troppo premurosa), nell’altro offre la possibilità di illuminare, con effetto paragonabile alle candeline sulla torta, il buio provocato dal blackout durante il quale si festeggia il compleanno di uno della truppa. Ed è proprio il passaggio da semplice trasmettitore vocale a lampadina d’emergenza a indicarci che si è appena decollati dal mondo reale per atterrare sul pianeta dell’assurdo. Dove, per tranquillizzarsi e per ritrovare la propria sicurezza e determinazione, per superare la momentanea angoscia, ci si nasconde nei ricordi di un matrimonio sempre sognato, nelle abitudini di un festeggiamento, nella debolezza di una bulimica necessità, e perfino nella mortificazione di un tradimento ribaltata in un’occasione di riscatto. Tutti episodi di un passato che nella realtà sembra superato, ma che invece è sempre pronto a riaffiorare.

Tra queste scene che si susseguono con un apparente equilibrio, sia per durata che per contenuti, salta all’occhio la lunga giornata al mare della famiglia pugliese (con tanto di annegamento). Forse Cicirello s’è lasciato irretire dalle note di una ormai famosa canzone delle estati passate, forse anche lui ha sentito il bisogno di aggrapparsi alla facile certezza di un successo canoro per poter allungare il brodo e conquistare sicuri consensi popolari. Non sarebbe meglio che l’interesse del pubblico venga conquistato dagli attori? Michele Ragno e Beatrice Vento hanno dato prova di esserne capaci: il primo con esilarante comicità, la seconda con credibilissima drammaticità.

Le sei confessioni elaborate in serie, però, risentono di un mancato comun denominatore. Restano fiori sparsi che difficilmente, messi insieme, formano un armonioso bouquet. Le sensazioni che ciascuna storia trasmette fanno fatica ad amalgamarsi (come nel caso della canzone spagnola), anche per una evidente carenza della conclusione che l’autore ancora non ha maturato. A maggio, in soli venti minuti, il finale rimaneva aperto, oggi ritrovo soltanto una soluzione registica senza sostegno drammaturgico. (fn)
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Oltre le nuvole, il cielo, scritto e diretto da Gabriele Cicirello. Con Eleonora Cerroni (la bulimica), Alice Generali (la sposa), Valentina Lamorgese (la spagnola), Antonio Muro (lo schizofrenico), Michele Ragno (il pugliese) e Beatrice Vento (l’ingannata). Produzione, Beat Switchlab. Allo Spazio Diamante

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