13 novembre 2025

«Silvio», scritto e diretto da Giovanni Franci

«Silvio», scritto e diretto da Giovanni Franci

Roma, Off-Off Theatre
12 novembre 2025

LE TRISTEZZE DI BERLUSCONI E IL RISCATTO DI VERONICA

Ha ragione Giovanni Franci ad affermare che Berlusconi «è stato un personaggio straordinario, un precursore, un unicum, capace di restituire con precisione e irriverenza i costumi recenti di un intero Paese, estremamente fantasioso nei vizi privati, meno prodigo di pubbliche virtù. Insomma, se Shakespeare, Aristofane, Pirandello o Cechov lo avessero conosciuto, avrebbero sicuramente pensato di trasfigurarlo in teatro». Forse non lo avrebbero chiamato Silvio, preferendo un differente nomignolo per consegnarlo alla ribalta di un palcoscenico, ma ancora oggi, a circa due anni e mezzo dalla scomparsa, quel nome è legato in maniera indissolubile alla figura del Cavaliere e cambiarlo, certamente, non avrebbe destato la stessa curiosità. Berlusconi è questione sempre attuale e sempre annosa che ancora ferve, come è vivo il suo «regno»: quello economico che ha lasciato in eredità ai familiari e quello politico, rimasto indelebile sull’andamento della vita degli italiani.

Argomento teatrale, quindi, pericoloso: un terreno minato che sarebbe potuto esplodere facilmente in un tourbillon di faccende forse illecite, sicuramente scomode, di ricordi troppo vicini che hanno acceso, e ancora accendono, discussioni mai sopite. Giovanni Franci dimostra grande maturità di scrittura, rimanendo al di fuori delle beghe di parlamento, tralasciando i processi, le condanne e le assoluzioni dell’uomo tanto amato e tanto vituperato dalle folle. Non espone mai un suo giudizio personale sul personaggio Silvio, ma anzi gli offre l’opportunità di parlare, più a se stesso che ad altri, di confrontarsi con la realtà che lui stesso ha creato, senza mai sfiorare il «cattivo tempo», perché di tempo, il Silvio interpretato da Gabriele Guerra, non ne ha più.

È la regia che svela immediatamente il carattere (insospettabile) del testo, quando sulle note dell’overture della Traviata vengono proiettate le immagini di famosi quadri, perché Berlusconi era anche un collezionista di opere d’arte: pare, però, che in realtà non fossero di grande valore quelle conservate nell’hangar di Arcore, anche se in scena si ammirano e si citano dipinti di Tiziano e del Canaletto. Il Cavaliere è allettato in ospedale; al centro della scena una sedia a rotelle che lo attende, e che sarà per tutta la durata dello spettacolo il suo trono. Quando prende la parola trova un rimbrotto anche nei confronti del Signore, che il settimo giorno sentì la necessità di riposarsi: «Io non ho mai provato il bisogno di riposo». Supponente come sempre, come sempre affabile e simpatico. Non ha perso il «vizietto» per le donne: un’infermiera sexy (Priscilla Micol Marino) lo accudisce e lo asseconda in giochi erotici, ormai innocenti. Le forze fisiche non ci sono più, ma l’arguzia e l’ironia non cedono.

In una visione onirica riceve la visita di Veronica Lario (Tiziana Sensi) e si cita George Bernard Shaw; poi arriva al capezzale un giovane scrittore (Riccardo Pieretti) e viene menzionato Karl Marx. Soltanto D’Alema e Bertinotti vengono nominati in una barzelletta tra i politici nostrani. Putin ha un ruolo di riguardo in occasione di un bicchierino di vodka. Non è un Silvio politico, quello di Franci, ma quasi un pensatore che, però, pensa come Silvio e come Silvio cerca il divertimento, ma una latente nostalgia lo offusca: preferisce tralasciare le sciocchezze, rovistando in un bagaglio colmo di ricordi della sua Milano, della sua ascesa e dei suoi affetti. Tra le pieghe di una vita brillante affiora qualche tristezza, che lascia a Veronica, sempre obbligata a stare un passo indietro, la possibilità di trovare un riscatto emotivo. Solo lo scrittore cerca di smascherare il Presidente, sostenendo che il Berlusconi politico non è mai esistito, ma esiste solo l’imprenditore che ha fatto esclusivamente i suoi interessi. Anche l’accusa lanciata a proposito delle frequentazioni di minorenni e dei festini con le escort restano sospese senza giudizio e senza verità. Tralasciando qualunque polemica e qualunque astio. Tuttavia il testo è certamente più apprezzabile dell’allestimento che talvolta scivola in qualche soluzione troppo semplice. (fn)
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Silvio, scritto e diretto da Giovanni Franci. Con Gabriele Guerra (Silvio), Priscilla Micol Marino (Infermiera), Riccardo Pieretti (Scrittore), Tiziana Sensi (Veronica Lario). Produzione, Ge.A. All’Off-Off Theatre, fino al 16 novembre

Foto: Gabriele Guerra, accerchiato da Tiziana Sensi, Riccardo Pieretti e Priscilla Micol Marino (© Marco Aquilanti)

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