Antonio Ghirelli |
LA SENSAZIONE URTICANTE DEI «BISCHIZZI»
Al lettore distratto, questi Bischizzi di Fausto Nicolini possono sembrare una festa di fuochi d’artificio, una tempesta di brevi lampi nel buio, accesi per divertimento da un artista dispettoso. A leggere meglio, però le quartine e gli endecasillabi dei quali parla nella sua geniale introduzione Lino Angiuli, rivelano l’amarezza profonda di un ancor giovane intellettuale ed uomo di teatro, che scopre di trovarsi in un’epoca disadorna di ideali e di valori, un’epoca di crisi nella quale – come avrebbe detto il Papa polacco – si avverte dolorosamente e talora sdegnosamente la mancanza di una «visione», cioè di una percezione e sistemazione della realtà in un progetto spirituale, politico e storico ben definito.
È come se il «Guarracino» in cui si identifica l’autore del libretto di poesie che Michelangelo Camelliti ha pubblicato in una edizione semplice ma elegante, nuotasse in un mare senza pesci e senza bagliori di luce. Una sensazione urticante.
Antonio Ghirelli