La sala White |
Roma, 12 giugno 2024
MUNICIPIO VI, UN TEATRO UNO E TRINO, MA DOV’È IL PARCHEGGIO?
L’appuntamento per la festa è allo Spazio Diamante di via Prenestina. Sembrerebbe, infatti, qualcosa in più della presentazione di un programma teatrale. Il richiamo è l’annuncio degli spettacoli della prossima stagione, ma l’atmosfera è vibrante più del solito; accesa dall’entusiasmo di una folla felice che si attarda fuori, sul marciapiede. Sono quasi tutti attori, quasi tutti giovani, molti giovanissimi. Sono tanti e sul loro viso si legge la soddisfazione e la serenità di una vittoria. Certamente sono più numerosi degli attempati giornalisti accorsi all’invito di Alessandro Longobardi, direttore artistico, che in realtà, più che un cartellone, vuole annunciare la realizzazione di un sogno. Un meraviglioso progetto: tre palcoscenici a disposizione di commedie, monologhi, spettacoli musicali, performance, per un totale di 360 poltrone e, per ora, circa 60 titoli in elenco a partire dal 30 settembre. Cifra, quest’ultima, destinata a crescere.
Certamente un bel regalo per gli abitanti del VI Municipio. È quel che s’evince dalle parole del presidente circoscrizionale Nicola Franco che ha introdotto la conferenza. L’apertura di un teatro, uno e trino, è una festa per l’intera cittadinanza, deve esserlo, e l’impegno che Longobardi ha profuso per realizzare la sua opera andrebbe premiato con più partecipazione, soprattutto sostenuto dalla complicità di quelle autorità comunali che tanto si infervorano quando si tratta di sbandierare cifre e vessilli per palcoscenici storicamente più prestigiosi. Ma qui, tra il Pigneto e Torpignattara, a ridosso di Casal Bertone, si respira un’aria meno chic e lo sguardo mediatico solitamente è meno attento: riflettori spenti, quindi, e nessun rappresentante della cultura capitolina. Peccato, un’occasione persa per far sentire la loro approvazione.
Il programma completo dello Spazio Diamante è già online sul sito, suddiviso in tre sezioni: Sala Black (30 spettacoli, 200 posti a sedere), Sala White (20 per 100 poltrone) e Sala Grey (4 per 60). Longobardi dà la precedenza alla presentazione del Festival inDivenire organizzato da Giampiero Cicciò, «un ottimo setaccio per individuare nuovi progetti». In effetti, l’idea del festival aleggia sull’intero programma, e lo spirito identificativo è proprio quello di cercare e proporre primizie e novità in un adeguato spazio: a ciascuno il suo. Anche qui, come alla Sala Umberto, gli spettacoli si alternano velocemente ogni quattro sere, a qualcuno viene concesso il debutto secco, ma le sale gestite da Pino Le Pera, il «fratellone» di ogni teatro di Roma, sembrano essere state pensate per ospitare i migliori rappresentanti di un’élite che spesso rimane nella penombra dei teatri off della capitale, e non solo. Le compagnie, composte al massimo da 4/5 attori giungono da tutta Italia, così Roma può finalmente beneficiare di uno scambio culturale di primo livello anche tra quelle produzioni che non trovano asilo sui (pochi) palcoscenici maggiori. Ci sono spettacoli vincitori di premi, ma largo anche a coloro che il premio l’hanno sfiorato: non è detto che chi non arriva primo non meriti.
Non ci sono nomi di risonanza universale, ma per questo motivo la qualità sembra alta e la selezione oculata. Il direttore artistico ha fatto bene a lasciare questo palcoscenico (ma il plurale sarebbe opportuno) a chi riflette di luce propria e non brilla del fatuo splendore televisivo. Vorrei nominarli tutti, ma è impossibile. E menzionarne soltanto qualcuno potrebbe sembrare uno sgarbo nei confronti di altri. Tuttavia – le eccezioni sono sempre esistite – ho un debito personale, che è soprattutto una speranza, con Angela Ciaburri, che ieri il destino mi ha messo di fronte, ricordandomi di dover ancora recensire la sua maratona (Chilometro 42).
Foto: © Pino Le Pera