UN INTRIGO TROPPO FRAGILE PER UNA REGIA ANCORA DA FARE
Tutto si fa per salvare Lola dall’inferno della prostituzione: la più violenta e crudele, quella che spietati sfruttatori impongono alle ragazze appena arrivate in Italia. Sembra la trama di una tragedia sull’immigrazione e, in effetti, sullo sfondo di una ipotetica frivola comicità, si nasconde un dramma ben più consistente e serio, e purtroppo reale. Tuttavia la scrittura di Roberta Skerl dipinge questa quotidiana calamità, tipica delle pagine di cronaca nera, come fosse un thriller umoristico assai sbiadito, a tinte giallognole più che gialle, per quattro donne e un uomo. Il trucco è facile: basta non mostrare mai la vittima e saper costruire una storia un po’ assurda che però condensi, dietro le battute, il dramma di una ragazza costretta a prostituirsi, altrimenti son botte. Questa dovrebbe essere l’idea di base, ma il risultato non corrisponde alle intenzioni.
Quattro anziane ex prostitute, che si definiscono in pensione, vivono in una palazzina liberty ai bordi della strada dove oggi si batte il marciapiede. Tra quelle mura vetuste le donne, molti anni prima, praticavano lo stesso mestiere ma con tutt’altro spirito. Quando esercitavano, già erano stati approvati i divieti della senatrice Merlin, ma la spensieratezza di poter continuare a offrire il proprio corpo per le gioie dell’uomo era ancora molto viva. Nessuna frustrazione si legge sui volti delle quattro signore, che anzi di tanto in tanto si lasciano sfuggire qualche nostalgico ricordo di una più compatta libertà. Sono unite da un’antica e salda amicizia che le aiuta a superare insieme l’improvvido omicidio che una di loro commette uccidendo «inavvertitamente» lo sfruttatore di Lola.
Ad ascoltarle verrebbe da dire: com’era bella la vita delle puttane di cinquant’anni fa! Usavano un vocabolario genuino, senza offese, dettato dal cuore e dalla gratitudine di una convivialità necessaria al benessere del corpo e dello spirito. Tra le battute scritte dalla Skerl aleggia una disinvolta provocazione che – a mio parere – non guasta, ma, anzi, solletica la critica nei confronti dei divieti morali imposti al giorno d’oggi. Tutto per Lola sarebbe uno spettacolo divertente, se fosse stato approfondito, soprattutto sulla caratterizzazione dei personaggi imbrigliati, invece, in un continuo dialogo senza sbocchi. Viene addirittura il dubbio che le quattro signore possano essere state delle prostitute.
Se la Skerl resta in superficie, Silvio Giordani, il regista, non sembra far di meglio! Non riesce a inventare situazioni comiche, non si accorge delle ridondanze del testo, non sa come usare le battute, non sente i tempi, non immagina le pause, non decifra i silenzi, non vede neanche la profondità della scena, non dà alcun suggerimento alle attrici, né cerca di orchestrare la loro recitazione per renderla omogenea. Per lui basta accendere i microfoni a un volume esagerato, adatto solo a bruciare ogni sfumatura. I dialoghi avvengono durante movimenti spesso insensati: ci si siede sulla poltrona, ci si alza e si cammina quasi sempre senza motivo, poi ci si sdraia sul divano, si gira intorno al tavolinetto, così, tanto per far qualcosa. Lo schermo della televisione è immaginato sulla quarta parete, la finestra dove si scorge Lola in strada è pure sulla quarta parete, ma leggermente più a destra. Sul fondo, poi, c’è una grande vetrata che affaccia sul giardino, un’oasi di verde ignorata da tutti: per guardar fuori, da quella parte sul retro, bisogna dare le spalle al pubblico e Giordani non concepisce questa possibilità che considera un’onta verso la platea. Già ad ottobre vidi un lavoro diretto dallo stesso regista e la sua tragica mano si riconosce qui in ogni particolare.
In scena, Paola Quattrini s’è costruita un personaggio stravagante ed eccentrico grazie a una improbabile parrucca rosa; interpreta Ester, donna che della squillo di una volta mantiene alto soltanto un esaltato senso del ridicolo. È comicamente svagata, distratta, e non può certo esser lei a far da traino, visto che il regista s’è dimenticato di accordare gli strumenti. Per fortuna c’è la frizzante Maria Cristina Gionta, la quale se da un lato sembra essere poco attendibile perché troppo giovane rispetto alle venerande colleghe in età pensionabile, dall’altro è l’unica che cerca di battere il tempo, di mantenere i ritmi e di sfuggire, per quel che può, alla fila frontale in proscenio tipica della parata militare. Mirella Mazzeranghi e Cinzia Alitto faticano di più a districarsi in una situazione piuttosto stantia dove si aspetta soltanto il susseguirsi delle battute che portano avanti una trama molto fragile e una regia che sarebbe ancora tutta da fare. Chiude la lista Geremia Longobardo in una parte alquanto improbabile. (fn)
Tutto per Lola di Roberta Skerl, con Paola Quattrini (Ester), Mirella Mazzeranghi (Luisa), Maria Cristina Gionta (Carla), Cinzia Alitto (Livia), Geremia Longobardo (Il commissario). Scene, Mario Amodio. Costumi, Lucia Mariani. Musiche, Stefano De Meo. Regia di Silvio Giordani
Foto: Maria Cristina Gionta, Paola Quattrini, Geremia Longobardo, Mirella Mazzeranghi e Cinzia Alitto (© ???)