20 settembre 2024

«Chicchignola» di Ettore Petrolini

Roma, Sala Umberto
19 settembre 2024

EUGENIA È L’AMANTE DI EGISTO, COME CLITENNESTRA

Il personaggio di Chicchignola si autodefinisce in tre parole: «semplice aspirante cornuto». È la formula referenziale che Ettore Petrolini nel 1931 regala al tenero protagonista della sua penultima commedia. L’intera vicenda nasce e si sviluppa intorno a un elementare groviglio di tradimenti: sin dall’inizio si viene a sapere che la donna di Chicchignola è l’amante di Egisto, il quale, guarda caso, è il migliore amico di Chicchi, un uomo non più giovanissimo, bonario, generoso e di spirito assai acuto, che vive alla giornata vendendo i giocattoli che costruisce. Spinge per le vie di Roma un carretto girando la manovella del carillon che suona per attirare i bambini. Ha una passione per i palloncini che rappresentano la sua ingenuità, il suo essere vago con la testa fra le nuvole, ma dall’occhio attento e indagatore. Si intuisce insomma, dalle prime battute di Eugenia (una donna che lui non ha mai sposato, ma con la quale ha un rapporto da molto tempo, ormai inaridito), che Chicchi è costantemente deriso e reso becco dalle persone che gli sono vicine, ma lui – come si dice – abbozza e aspetta. Sa fin troppo bene di appartenere a un genere umano molto vasto, che il più classico dei triangoli, generato dall’amore e dalla convivenza, accomuna sin dai tempi più antichi. Nelle parole, spesso amare, dell’uomo traspare una saggezza popolare umoristica e sempre pungente che alla fine lo riscatta: così, da servo sciocco quale vuol apparire, diventa il paladino di una realtà che non salva nessuno. Lo diceva anche Totò in una poesia dal titolo emblematico: La filosofia del cornuto.

Nelle note di regia, infatti, Massimo Venturiello scrive che il testo di Petrolini è «una commedia contemporanea e tradizionale al tempo stesso», e che l’autore lo si potrebbe incontrare sia nel teatro antico, sia in quello di un ipotetico futuro. Difficile contraddirlo: chi può affermare che la copula ordinaria sia nata prima del tradimento occasionale? E chi può prevedere la fine del tormento della gelosia che lega i rapporti tra sospetti coniugali e vendette adulterine? Tuttavia, è lo stesso Petrolini che strizza l’occhio alla tradizione mitologica del teatro tragico andando a ripescare chiaramente il nome di Egisto, qui l’amante di Eugenia, ma che anticamente fu amante di Clitennestra, moglie del re Agamennone. Ad apertura di sipario Eugenia, come la regina di Argo, è spietata nei confronti del suo uomo, lo mortifica e lo umilia fino ad annullarlo: le analogie con i personaggi di Eschilo si accavallano in un concertato tragicomico, nel quale la scrittura di Petrolini si muove con abilità, leggerezza ed eleganza.

A Chicchignola, interpretato da Venturiello in vena di ricercatezze fisiche e vocali, viene riservata una fine meno cruenta rispetto all’Atreo, ma ugualmente piena di desolazione, perché la disgrazia di essere nato intelligente non lo salverà dalla malignità dei furbi. L’uomo tenterà una dignitosa difesa della sua benevolenza con ironia, con umorismo e sarcasmo, ma alla fine sa che si dovrà arrendere di fronte alla cattiveria degli altri che in essa trovano facilmente un’alleanza. Anche il suo acume e la sua lungimiranza non gli daranno la soddisfazione che merita.

Il regista, pur sopprimendo qualche personaggio di contorno, alternando con intermezzi canori tipici del repertorio di Petrolini, punta i riflettori sul significato di certe sferzate che l’autore riserva agli uomini della sua epoca, 1931 (anno IX dell’era fascista): «Non chiedete alla gente quello che pensa, perché vi risponderà sempre con un’altra cosa», così si doveva parlare per aggirare la censura, così si costruivano le frasi ad effetto comico. Oggi la battuta assume un significato meno sarcastico: per questo motivo, probabilmente, si ride un po' meno, ma si apprezza la qualità della messinscena, l’abilità degli attori (bravissima Maria Letizia Gorga), la limpidezza delle voci canore di Carlotta Proietti e di Claudia Portale, la caratterizzazione del vile, viscido e meschino, che Franco Mannella fa dell’Egisto che fugge da ogni situazione pericolosa (anche in mutande), e la genialità di Petrolini che Massimo Venturiello ripropone con delicata nostalgia alla Sala Umberto, dove una targa ricorda che il 22 dicembre 1928 l’attore inaugurava il teatro appena restaurato. (fn)

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Chicchignola di Ettore Petrolini, con Massimo Venturiello (Chicchignola), Maria Letizia Gorga (Eugenia), Franco Mannella (Egisto), Carlotta Proietti (Marcella), Claudia Portale (Lalla). Scene Alessandro Chiti. Regia di Massimo Venturiello. Sala Umberto, fino a domenica 22

Foto: Massimo Venturiello (© Fabrizio Benedetti)


 

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