«IL TEATRO È UN ATTO D’AMORE»
L’impeccabile presentazione di Guido Lomoro
L’accoglienza al TeatroSophia è sempre molto amichevole: non solo per la stampa, ma per tutti. È un cordiale biglietto da visita che lascia trasparire serenità e intesa. A fare gli onori di casa è Guido Lomoro, naturalmente, con il suo entourage quasi tutto composto da donne. La stretta via della Vetrina, a due passi da piazza Navona, ieri era gremita di attori e registi, autori e giornalisti e anche qualche amico. Ci si attardava in strada per non accalcarsi nel piccolo atrio prima di scendere «del cerchio primaio / giù nel secondo … Qui vid’io gente più che altrove troppa», al punto che i più giovani e meno anchilosati nelle articolazioni hanno preferito sedersi in terra, praticamente sul palcoscenico, piuttosto che restare in piedi. Beati loro che ne sono capaci! Con il parterre affollato in ogni ordine di posto e anche più, il calore solidale era tangibile e il soffuso entusiasmo della platea emanava autentici sospetti di familiarità, al limite dell’eccesso.
Non a caso il motto che spicca all’ingresso indica che lì «il teatro è un atto d’amore», ma tra la teoria e la pratica solitamente sorge sempre qualche impedimento che tenta di destabilizzare gli intenti, sì che la serenità artistica e professionale diventi una chimera, invece quando l’eterea coreuta, Maria Concetta Borgese, ha aperto le danze sulla canzone dell’Italia «derubata e colpita al cuore … l’Italia che non muore … presa a tradimento», che Lorena Vetro ha eseguito alla chitarra per introdurre il prologo del direttore artistico, s’è visto subito «quanta virtù l’ha fatto degno / di reverenza». E intendo Lomoro.
Non è mio costume far l’elenco delle esibizioni, e anche stavolta me ne astengo con cura segnalando il cartellone pubblicato sul sito del teatro, quest’anno affidato all’abilità informatica di Marta Viola che lo controlla da Milano. Mi piace segnalare (ma solo perché già recensito la scorsa stagione) Metus noctis di Roberto Russo, con Gianni De Feo e Alessandra Ferro, e il monologo di Caroline Pagani, dal titolo Luxuriàs (che evoca quella Cleopatràs lussuriosa che ha ispirato le citazioni dantesche disseminate nell’articolo), nelle vesti di una fanciulla che assume «le forme di grandi donne moderne – avverte la nota sul programma – da Franca Valeri a Moana Pozzi». Ora, non per trovare il pelo nell’uovo, ma certamente sappiamo che sulle forme di Moana se ne discute, a ragion veduta, ancora in Paradiso; su quelle di Franca, mi parrebbe assai improbabile!
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TeatroSophia, presentazione della stagione 2024/25
Foto: L’equipe del Sophia: Gloria Mancuso, Alessandra Di Tommaso, Ilenia Costanza, Marta Iacopini, Andrea Cavazzini, Guido Lomoro, Maria Concetta Borgese e Lorena Vetro (© fn)