30 settembre 2024

«Inimitabili» di Edoardo Sylos Labini

Roma, Sala Umberto
29 settembre 2024

TRE MOSCHETTIERI AL SERVIZIO DEL TRICOLORE

Mazzini, D’Annunzio e Marinetti: il bianco, il rosso, il verde

Edoardo Sylos Labini porta in scena la vita di tre personaggi storici della nostra Italia che fu. Inimitabili è un trittico patriottico che abbraccia l’evolversi della nazione dai suoi albori, quando ancora non era unita sotto un unico re, fino alla caduta del fascismo. In tre serate Giuseppe Mazzini, Gabriele D’Annunzio e Filippo Tommaso Marinetti diventano i tre moschettieri al servizio del tricolore: vessillo politico, poetico e artistico. Alla Sala Umberto, Alessandro Longobardi trova il coraggio di accogliere uno spettacolo molto diverso dai tradizionali: alla forma classica della prosa o del musical, questo preferisce il carattere accademico, senza però rivestirsi di barbosa pedanteria. Tutt’altro! La cifra è scandita dalle imperiose note iniziali che il maestro Sergio Colicchio suona al pianoforte per annunciare l’illustre ospite.

L’elegante e funzionale scenografia, unica per l’intero ciclo, di Alessandro Chiti fa da cornice luminosa e colorata ai nostri eroi che Sylos Labini ha scelto per un progetto che, oltre al consueto pubblico delle platee, dovrebbe sollecitare la curiosità delle scuole. Sarebbe stato bello vedere in sala, non dico qualche scolaresca, perché le lezioni sono appena cominciate, ma almeno qualche giovane studente: a Roma, sarà perché sta diventando simile a quella città morta di dannunziana memoria, portare i ragazzi a teatro è impresa faticosa. È vero che la gente la sera vuol divertirsi, ma ogni tanto una buona ripassata di storia non farebbe male. Sylos Labini, con Angelo Crespi che ha curato la drammaturgia, ha costruito tre ritratti molto approfonditi e mai pesanti, tirando fuori dai libri di storia quello che spesso i testi scolastici omettono.

Le tre lezioni tenute dal «prof» Sylos Labini, con tanto di cattedra e sussidiario, vengono interrotte, sostenute e corroborate da interventi musicali, da immagini a tema e da filmati storici (commentati dalla voce di Stella Gasbarri), dalle letture di lettere e documenti, che il prof alleggerisce con qualche curiosità più piccante (con D’Annunzio è più facile che con Mazzini, va da sé!), con qualche passo di danza e con simpatiche trovate futuriste. Naturalmente i caratteri dei tre personaggi sono determinanti per affascinare l’uditorio. Il Vate, che fece della sua vita un’opera d’arte, offre infiniti spunti per ravvivare e sollecitare la platea; anche la versatilità di Marinetti aiuta a rendere più spumeggiante e anche divertente il racconto delle sue follie, dei giochi di parole, le invenzioni dei manifesti artistici; più pacato il quadro di Mazzini che, in effetti, anche se fu uomo fondamentale per la scintilla risorgimentale che portò all’unificazione della penisola, rimase quasi sempre rintanato nei suoi lunghi esili in Francia e a Londra: atteggiamento troppo timido per una ribalta che, invece, preferisce accendere i riflettori sull’eroica impresa di Fiume di D’Annunzio, o sulla sfortunata spedizione in Russia alla quale Marinetti partecipò all’età di 66 anni.

Tre uomini di pensiero, tre intellettuali, uniti dall’amore per le lettere e per i sacri principi della libertà e della patria. Protagonisti sono i tre colori della nostra bandiera. Se il bianco e puro Mazzini trovò sulla sua strada prima Napoleone III e poi Cavour e Garibaldi che lo frenarono, gli altri due si scontrarono più volte con le idiozie di Mussolini. Se Mazzini sconsolato vide un’Italia unita, ma non secondo i suoi principi e sotto uno stemma che poco amava, il rosso appassionato D’Annunzio non fece a tempo a vedere la sua patria libera dal fascismo. Soltanto il verde – colore del rinnovamento, quindi del movimento – Marinetti vide la caduta del duce, quand’era però ormai passato, per stanchezza, anch’egli dalla sua parte.

Ognuno affrontò il suo avversario di turno. Mazzini, tradito dall’eroe dei due mondi, ebbe nei suoi confronti un moto di stizza. D’Annunzio, rammentando che Mussolini fu giovane bersagliere, lo accolse al Vittoriale, apostrofandolo con un inequivocabile «Salve a te, o lesto fante». Mentre Marinetti, senza tanti scrupoli, dichiarò pubblicamente che il capo del governo era «un cretino con lampi d’imbecillità», anche in quest’epigrafe c’è del movimento audace, non colto dal destinatario.

Un pensiero personale. La Pioggia nel pineto, capolavoro di musicalità, è la costruzione in sillabe di una immaginaria partitura per pianoforte che andrebbe suonata con la voce, nota per nota: probabilmente una suite che non differisce molto da quel Chiaro di luna che Debussy compose appena tre anni dopo e che risente delle stesse atmosfere create da D’Annunzio, proprio quelle che Marinetti propose di uccidere. Insomma, caro Colicchio, secondo me, sta a lei impostare la recitazione di una poesia che è soltanto aria melodiosa intervallata da fraseggi appena più espressivi, ma non può essere l’andante o il forte di una sinfonia. Chiedo scusa.

Purtroppo i tre appuntamenti con i moschettieri d’Italia sono stati eventi unici e non saprei dire quando torneranno nella Capitale. Colpa di un teatro mordi e fuggi che produce soltanto sterili singhiozzi! (fn)
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Inimitabili, Edoardo Sylos Labini racconta le vite di Giuseppe Mazzini, Gabriele D’Annunzio, Filippo Tommaso Marinetti: drammaturgia Angelo Crespi, con Edoardo Sylos Labini, musiche Sergio Colicchio, scene Alessandro Chiti, voce Stella Gasbarri, installazioni Marco Lodola, regia Edoardo Sylos Labini. Sala Umberto 27, 28, 29 settembre

Foto: Edoardo Sylos Labini (© Pino Le Pera)

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