27 settembre 2025

«A place of Safety», ideazione Kepler-452

Roma, Teatro Vascello
26 settembre 2025

IN SCENA TUTTA LA NOIA DEL REPORTAGE

A volte l’indisposizione di chi osserva uno spettacolo nasce dalla prospettiva di una generica visione sul teatro opposta a quella di chi propone la novità. Place of safety, che all’ultima recente premiazione delle Maschere del teatro italiano ha trionfato proprio nella categoria delle novità (e di questo mi sento corresponsabile, pur se passivo), m’è parso un noiosissimo reportage giornalistico redatto sulle navi Ong: una sorta di documentario animato su un’imbarcazione di soccorso della Sea-Watch, con tanto di lezioncina tecnica sul salvataggio dei profughi a largo di Lampedusa e della loro sistemazione in stiva. Per carità, lungi dal voler sollevare polemiche a sfondo politico: il lavoro, la fatica, il coraggio di chi si imbarca per soccorrere i naufraghi e portarli in salvo, o recuperare corpi privi di vita in mare aperto, è fuori discussione; l’azione di costoro è encomiabile sia per i loro propositi umanitari, sia per i rischi a cui vanno incontro, sia per le assurde difficoltà che i governi bizzarri, talvolta con finalità piratesche, oppongono alla nobile iniziativa delle organizzazioni. Ma in palcoscenico non siamo in mare aperto e la prospettiva deve essere diversa da quella giornalistica. Non può essere la stessa che si vede nei filmati televisivi o nelle riprese che viaggiano sul web o come nelle precise redazioni della Gabanelli. Non posso e non voglio vedere in teatro quel che la realtà quotidiana mi propone con le stesse modalità di rappresentazione: le confessioni, le rivelazioni, le spiegazioni, e poi il ponte della nave, la passerella per salire a bordo, i giubbotti di salvataggio, i sacchi bianchi per avvolgere i cadaveri. Ogni particolare racchiuso nella freddezza del realistico e del didascalico. Tutto già visto!

Durante l’intero arco dello spettacolo, che spettacolo non è, malgrado in scena la parola ritorni con una certa frequenza, mi sono chiesto dove fosse la fantasia artistica, dove lo spirito teatrale, dove i personaggi, e soprattutto come si potessero evolvere le loro emozioni. Gli interventi (quasi sempre un soliloquio, più che un monologo) si sviluppano per procedure standardizzate, proprio come le operazioni di soccorso in mare. Solo che in scena manca l’incognita che alimenta la tensione: e tutto si svolge senza speranza di risoluzione (il famoso colpo di scena), non perché testo e interpretazione non fossero all’altezza, ma perché l’argomento è risaputo, è stato visto e rivisto, e in platea già sapevamo come sarebbe andata a finire. Due soli momenti di intensità emotiva più letteraria che teatrale, a dir la verità: quando Davide Enia (in sostituzione di Flavio Catalano) al leggio ha letto il racconto di una drammatica istantanea, in cui una donna strappata alla morte stringeva una borsetta tra le mani, come fosse aggrappata alla sua dignità protetta; e l’altra, quando Giorgia Linardi, dopo aver tentato di salvare una naufraga, s’è accorta di avere le mani ricoperte della pelle bruciata di quel corpo senza nome, senza storia, e senza vita.

Ed è proprio la continuità di una storia che manca a questo tentativo di spettacolo naufragato nell’ovvietà dei fatti. Una performance che va avanti per un’ora e 50 minuti soltanto con le descrizioni dei profili dei partecipanti e una serie di didascaliche situazioni che annunciano un pathos che, purtroppo, resta ancorato in quinta. E quando Nicola Borghesi, nella doppia veste di giornalista e autore, a bordo della nave, cerca di rintracciare il soggetto che possa soddisfare le esigenze di commozione dello spettatore medio, e finalmente s’imbatte nel naufrago che ha tutte le caratteristiche per accollarsi il pathos e deporlo in proscenio come un cadavere barocco, si accorge che lui per primo gli sta augurando il peggio, e solo per concludere al meglio la storia teatrale. Obbiettivamente non si può! E giustamente fa un passo indietro. È disumano augurare a un profugo, appena salvato dal mare, le sofferenze di una tortura che nella realtà non ha subito. Ecco perché A place of safety non è, e non può essere, uno spettacolo teatrale: le grandi tragedie in teatro, per affascinare il pubblico, hanno la necessità di esporre una crudeltà talmente innaturale che nessuna realtà potrà mai eguagliare.

Per dovere di cronaca, non si può tralasciare il motivo delle sostituzioni di Flavio Catalano e Miguel Duarte che hanno partecipato alle recite della scorsa stagione, portando lo spettacolo al successo. Flavio e Miguel, infatti, hanno lasciato la compagnia per imbarcarsi sulla Flotilla salpata, come sappiamo, in soccorso al popolo palestinese. Hanno inviato più di un video con i loro interventi da Creta: evidentemente l’esperienza sul campo li attira di più del palcoscenico. Naturalmente, al finale, il pubblico della prima romana al Vascello è andato in delirio: applausi, standing ovation e in alto si ergevano sinistri i pugni chiusi. Ora, però, debbo chiarire che, quando ho partecipato alla discussione delle terne per Le Maschere del teatro, non avendo ancora visto la performance firmata Kepler-452, mi sono astenuto dall’esprimere giudizi: non ho perorato la causa, né mi sono opposto, confidando nella sapienza dei colleghi. Mi sbagliavo: nessuno è perfetto! (fn)

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A place of Safety, viaggio nel Mediterraneo centrale, una ideazione Kepler-452. Regia e drammaturgia, Enrico Baraldi e Nicola Borghesi. Con le parole di Flavio Catalano, Miguel Duarte, Giorgia Linardi, Floriana Pati, José Ricardo Peña. Con (recita del 26/9) Nicola Borghesi, Davide Enia (sostituisce Flavio Catalano), Dario Salvetti (sostituisce Miguel Duarte), Giorgia Linardi, Floriana Pati, José Ricardo Peña. Scene e costumi, Alberto Favretto. Disegno luci, Maria Domènech. Suono e musiche, Massimo Carozzidi. Produzione: Emilia-Romagna Teatro Ert (Teatro Nazionale), Teatro Metastasio di Prato, Css Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia-Giulia, Théâtre des 13 vents Cdn Montpellier. Al teatro Vascello, fino a domenica 28 settembre

Foto: Un momento di «A place of safety» della scorsa stagione (© Luca Del Pia)

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