Roma, 17 febbraio 2023
SIGNORE DEL TEATRO E «OTTIMO INCASSATORE»
Oggi, venerdì 17, arriva la notizia che Maurizio Scaparro è passato a miglior vita.
Scaparro è stato uno degli organizzatori teatrali più attivi degli anni Ottanta e Novanta: abile e affabile, svelto e con la soluzione a portata di mano. Riusciva a mettere d’accordo il diavolo e l’acqua santa e, magari, farli recitare a braccetto per un’intera stagione. Aveva un carattere apparentemente mite, ma perseguiva lo scopo con la decisione di uno stratega.
Valeria Moriconi, ricordando la sua esperienza ne «Il teatro comico» di Goldoni (1993), rideva a crepapelle del fatto che pur di arrivare a chiudere i conti per l’allestimento dello spettacolo con un budget improvvisamente dimezzato (anzi di più!), Scaparro ebbe la trovata di riproporre la stessa idea scenica di una sua precedente regia. «Voleva portare in scena il testo di Goldoni e ci riuscì, malgrado qualcuno si opponesse a quel riciclo». In effetti si trattava di una semplice pedana poggiata sul palcoscenico, un’operazione già vista nel «Pulcinella» (e anche altrove): sarebbero cambiati soltanto gli arredi. Ma Scaparro – è il racconto della Moriconi – con una serenità quasi ipnotica convinse tutti che il pubblico non avrebbe mai notato quella magia. Disse proprio magia!
«Maurizio, ma come, una magia! Questa è evidente mancanza di denari.»
«Figurati se con un’attrice come te, qualcuno si va a ricordare della pedanina.»
Aveva ragione Scaparro. E il tempo gli ha dato doppiamente ragione.
Ma oggi è venerdì 17… e faccio un passo indietro nel tempo.
La nostra conoscenza non è mai sfociata in amicizia. I nostri incontri si sono sempre mantenuti su cordiali saluti e affettuosi e sintetici scambi di opinione, fino al giorno in cui mi trovai al suo cospetto con una lettera in mano nella sua stanza al teatro Argentina, che all’epoca dirigeva. La sera precedente accadde che al tavolo del Cantuccio (famoso ristorante romano che ormai non c’è più), seduto con Giuseppe Patroni Griffi, Mario Ferrero e Aldo Terlizzi, arrivò la notizia che un certo attore aveva appena firmato il contratto con lo Stabile per l’intera stagione. Patroni Griffi andò su tutte le furie perché si trattava proprio di un caro amico che gli avrebbe risolto il ruolo rimasto scoperto per una sua eventuale regia di uno spettacolo che poi andò in fumo. Lo sfogo serale ebbe un risvolto il giorno dopo. Mi consegnò una lettera da portare a mano al direttore artistico dell’Argentina. Ero dunque lì, di fronte a lui, e avendo ascoltato le ragioni che avevano spinto Patroni Griffi a scrivergli, immaginavo che Scaparro non avrebbe digerito la mia presenza. Fui preso da un evidente impaccio.
«Non essere imbarazzato, sono un ottimo incassatore» disse sorridendo con dolcezza.
Foto (© ???)