22 dicembre 2024

«Cose che so essere vere» di Andrew Bovell

Roma, Teatro Ambra Jovinelli
21 dicembre 2024

UN INELUTTABILE NAUFRAGIO D’AMORE

Nella costruzione della mia intima «biblioteca interna» (rubo l’espressione a Peter Stein), cominciata in maniera del tutto involontaria sin dall’infanzia, alcune opere teatrali hanno col tempo acquisito senso e valore molto più di altre: e non sto ora a spiegare né il per come né il perché. Tra queste ci sono «Natale in casa Cupiello» e «Il giardino dei ciliegi»; e quando ho approfondito lo studio su Cechov, immediatamente mi sono reso conto di quanto Eduardo fosse il più cechoviano dei drammaturghi nostrani e quanto Cechov fosse il più napoletano degli scrittori russi. Le indagini sulla famiglia che i due hanno saputo portare in palcoscenico hanno molti punti in comune. Anche Ibsen e Pirandello, per citare altri nomi eccelsi, hanno analizzato i rapporti familiari, ma il loro modo di accostarsi all’argomento è meno viscerale, oserei dire meno napoletano. Tra russi e partenopei – e non sono io a scoprirlo – ci sono molte affinità emotive e dopo aver visto, con gli occhi velati di lacrime, questo straordinario testo di Andrew Bovell sarei tentato di accostare al binomio, che ormai mi appartiene, anche gli australiani. Ma forse è solo un azzardo dovuto all’emozione della prima ora.

20 dicembre 2024

«L’avaro» di Molière

Roma, Teatro Quirino
19 dicembre 2024

SARAVO PORTA IN SCENA LA COMMEDIA DEI CONTRASTI

Di ogni spettacolo, quel che resta più impresso nella mente e nella sensibilità degli spettatori, solitamente sono i primi due minuti e gli ultimi due. Pertanto, se si dovessero prendere in considerazione soltanto questi brevissimi estratti della regia che Luigi Saravo ha creato sulla nuova versione dell’Avaro di Molière, tradotta da Letizia Russo, resterebbe da esaminare prima la sgradevolezza di una recitazione falsata dai microfoni e poi la festosità degli applausi di una platea attenta e coinvolta. Tuttavia questi non sono gli unici momenti contrastanti di quest’allestimento che delle antitesi e delle contraddizioni ne ha fatto addirittura il punto di forza.

13 dicembre 2024

«Macbeth Circus Show» di Vanacore/De Feo

Roma, Teatro Lo Spazio
12 dicembre 2024

I GENERALI DI DUNCAN INTERPRETATI DA STANLIO E OLLIO

L’idea di portare la rappresentazione del potere all’interno di un mondo circense ha un suo valore, sia artistico che intellettuale. L’idea, o forse meglio, il desiderio di cercare ispirazioni nelle fantasie del miglior Fellini, ma anche nelle malinconie di Chaplin, è comprensibile, tant’è naturale rivolgersi a quel passato con il quale molti di noi hanno convissuto per decenni. Tuttavia, costruire l’immagine dello spettacolo affidandosi a un’iconografia che rievoca clamorosamente l’espressionismo un po’ grottesco del cinema muto avrebbe dovuto essere il campanello d’allarme. Gianni De Feo, che, prima di essere un bravo attore e un ottimo cantante, è un uomo di teatro verace, un animale da palcoscenico indipendente come pochi ce ne sono in Italia, sembra aver pensato a Macbeth Circus Show partendo da un concetto visivo ben preciso che ha saputo trasferire perfettamente nell’operato di Roberto Rinaldi, il quale s’è ingegnato per trovare, tra scena e costumi, un equilibrio semplice ed efficace per accostare le atmosfere cinematografiche di un tempo alla leggerezza delle favole o addirittura all’impalpabilità dei sogni.

12 dicembre 2024

«Divagazioni e delizie» di John Gay

Roma, Teatro Parioli
11 dicembre 2024

DI OSCAR WILDE NON RESTA NIENT’ALTRO CHE CENERE

Se il De Profundis è una sorta di monologo drammatico che interroga costantemente il silenzio a protezione del sentimento d’amore, e dalla scoperta del dolore procede alla scoperta della consolazione, l’assemblage (come lo definì Romolo Valli che lo portò in scena per la prima volta in Italia nel 1979, con la regia di Giorgio De Lullo) dell’americano John Gay, in memoria di Oscar Wilde, è, della lunga lettera scritta in carcere, la trascrizione riflessa in uno specchio: dalla leggerezza delle spiritosissime ed innocue boutade, infatti, giunge all’esemplificazione della crudeltà del sistema carcerario e alla rappresentazione del dolore estremo, quello che precede la morte. Divagazioni e delizie è il testo di una pubblica confessione, durante la quale l’intima coscienza di un uomo, incapace di portar rancore, interroga le sue debolezze: è l’ammissione spietata di una delle personalità più geniali dell’era moderna, colui che fu in grado di scandalizzare un’epoca con una sola frase, e che ora riconosce il fallimento della sua brillante intelligenza, constata di essere caduto in solitudine per il tradimento delle amicizie, confessa il tracollo finanziario, la malattia, e poi «… mia moglie è morta, mia madre è morta, la mia opera è finita». Di Oscar Wilde non resta che «Cenere. Nient’altro che cenere».

11 dicembre 2024

«Faust» di Leonardo Manzan e Rocco Placidi

Roma, Teatro Vascello
10 dicembre 2024

C’ERA UNA VOLTA UN TEATRO CHE FECE UN PATTO COL DIAVOLO

Verrebbe subito da dire che l’operazione di Leonardo Manzan è un’ottima novità teatrale, la migliore finora vista durante la prima parte di questa stagione: una conferenza pubblica sul Faust di Goethe, piena di arguta inventiva, di gustose trovate (ma talvolta decisamente disgustose!) e di sorprese teatrali. «La sinossi del dramma – è scritto nelle note – si potrebbe riassumere in una riga: c’era una volta un uomo che fece un patto col diavolo». Similmente, condensando il senso della messa in scena di Manzan, si potrebbe dire: c’era una volta un teatro che fece un patto col diavolo. Per gli autori (è giusto nominare anche Rocco Placidi) il Faust è il teatro, con tutte le sue difficoltà e contraddizioni, con le sue esuberanze e le sue finzioni che possono essere verosimili e false, serie e giocose, equivoche e dirette.

09 dicembre 2024

«La stella di San Lorenzo» di Gianni Clementi

Roma, Teatro Roma
8 dicembre 2024

«CADEVANO LE BOMBE COME NEVE
IL 19 LUGLIO A SAN LORENZO»

«Cadevano le bombe come neve / il 19 luglio a San Lorenzo…», cantava, già 42 anni fa, Francesco De Gregori quando volle ricordare, alla sua maniera, il tragico bombardamento che rase al suolo il quartiere romano, nel 1943. In poche ore vennero sganciate dagli aerei alleati più di 4.000 bombe: interi palazzi tra via dei Volsci, via dei Reti e via dei Latini crollarono seppellendo migliaia di vittime. Alla fine si contarono oltre 3.000 cadaveri, soprattutto donne, anziani e bambini. La maggior parte degli uomini stavano al fronte. Qualcuno addirittura era stato spedito in Russia: come Alfredo, il marito della sora Agnese, protagonista della delicatissima commedia di Gianni Clementi in scena al teatro Roma, fino al 15 dicembre.

07 dicembre 2024

«Franciscus» di e con Simone Cristicchi

Roma, Teatro Quirino
6 dicembre 2024

SANTITÀ, IERI SERA IL QUIRINO ERA STRACOLMO…

Per una volta giochiamo anche noi a far la finzione, come solitamente accade a qualunque interprete della scena, e fingiamo di scrivere a papa Francesco, non già perché sia il primo pontefice che ha scelto di battezzarsi sul trono di Pietro con il nome del santo d’Assisi, ma perché la messinscena sulla vita del «poverello rivoluzionario» ci riguarda molto da vicino; e lui, il Papa, pastore di un gregge che pare si stia disgregando, ha tutto il diritto di essere informato. Adesso, però, come si comincia una lettera al Papa… va be’, proviamo!

06 dicembre 2024

«Figli delle stelle» di e con Daniele Gonciaruk

Roma, Teatro Quirino
5 dicembre 2024

SQUILLA IL CELLULARE: «PRONTO, SONO ALBERT EINSTEIN»

Il «professor» Gonciaruk non deve dispiacersi se al termine della sua performance mi son permesso di osservare che m’era parso d’aver assistito più a una lezione scientifica e astronomica piuttosto che a una rappresentazione teatrale, attività certamente più consona alle abitudini professionali di Daniele Gonciaruk. Il primo, infatti, ad aver dato l’impronta iconografica di una seduta accademica è proprio lui, da regista della messa in scena, portando sul palco tutto l’occorrente per una lectio magistralis: schermo per le proiezioni, video per seguire una precisa scaletta, microfono, materiale didattico e finanche gli assistenti sempre pronti a sostenerlo con effetti speciali o per supplire a quei dispettosi imprevisti che talvolta accadono quando si improvvisa un’impegnativa esibizione.

«Amore cointestato» di Enoch Marrella

Roma, Teatro Biblioteca Quarticciolo
5 dicembre 2024

E QUANDO MENO TE L’ASPETTI, ARRIVA IL REDPILLATO

La nota di presentazione dichiara: «Approda a Roma al Teatro Biblioteca Quarticciolo il 5 dicembre, nell’ambito dei Premi Tuttoteatro.com, Amore cointestato – La corazza emotiva – Primo movimento, uno spettacolo redpillato e multimediale di Enoch Marrella, prodotto da Tuttoteatro.com». E inoltre: «Spettacolo sovratitolato per le persone sorde e ipoudenti». Dunque, una rappresentazione piena di iniziative. E non è finita: tra i crediti si legge anche che ci sono un artwork, un sound design e un visual designer.

04 dicembre 2024

«Il giardino dei ciliegi», Cechov/Lidi

Roma, Teatro Vascello
3 dicembre 2024

CECHOV NEL GIARDINO DEI PAZZI

Quando la commedia finisce e l’ambiente circostante riprende le sue forme e i suoi rumori, si ha la sensazione di essere un marziano che per la prima volta guarda il nostro pianeta, osserva come sono fatti gli umani, ascolta i suoni che essi emettono; insomma, un sano stordimento cerca di attutire il violento ritorno alla realtà. Il viaggio non è durato molto – un’ora e quaranta è un tempo più che accettabile per una scappata in una landa sconosciuta: ci avevano avvertiti che sarebbe stata la nuova esplorazione del «Giardino dei ciliegi», ma se di giardino si tratta – e ne avrei qualche dubbio – temo sia stata più una traslazione temporanea nel giardino dei pazzi.

02 dicembre 2024

«Meno di due» di Francesco Lagi

Roma, Teatro India
1° dicembre 2024

«ABBIAMO TUTTI L’ODORE DI CANI ABBANDONATI»

Ripetitive e soffuse note di una famosa canzone napoletana (che poi si riascolta anche al finale) accolgono il pubblico in sala, predisponendolo a una storia di strazianti tormenti d’amore: lui, l’innamorato, soffre perché lei è core ‘ngrato. Ma nel poetico ricamo drammaturgico di Francesco Lagi, questo preludio, in verità, sembrerebbe un po’ forzato, eppure, a ben guardare, lei non è del tutto immune da lievi peccati d’omissione. Meno di due è un tenerissimo acquerello sentimentale tra un uomo e una donna, persone perbene, forse troppo perbene, dove i colori più accesi sono quelli delle reciproche premure, di una mutua delicatezza e della scambievole incertezza: sensazioni dell’uno e dell’altro che, però, diventano silenziose inquietudini.

01 dicembre 2024

«Un giorno come un altro» di Giacomo Ciarrapico

Roma, Spazio Diamante
30 novembre 2024

LE URNE VERGINI DI MARCO E RANUCCIO

«Italia dove sei?», urla disperato Ranuccio, scrutatore in un seggio elettorale, in una zona decentrata della Capitale, quando viene a sapere che l’affluenza nazionale non raggiunge nemmeno il due per cento. Addirittura le «sue» urne, quelle che sono sotto il suo irreprensibile controllo, sono ancora vergini: neanche un’anima ha varcato la soglia del seggio 4607. Ma per noi, che vediamo la scena dall’esterno, gran parte dell’Italia è lì, davanti ai nostri occhi, rappresentata dai due personaggi tirati fuori dal manuale del migliore umorismo nostrano, descritti mirabilmente da Giacomo Ciarrapico: sono Ranuccio Fava e Marco Fioretti. Il primo appare subito timido e complessato, eccessivamente rigoroso, un burocrate nell’animo, fedele all’impegno preso, severo con il mondo e con se stesso; l’altro è l’esatto contrario, estroverso, irriverente ma simpatico, dal sorriso sfrontato ma mai aggressivo e dall’atteggiamento tipico di chi vive di espedienti al limite della legalità.

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