«ABBIAMO TUTTI L’ODORE DI CANI ABBANDONATI»
Ripetitive e soffuse note di una famosa canzone napoletana (che poi si riascolta anche al finale) accolgono il pubblico in sala, predisponendolo a una storia di strazianti tormenti d’amore: lui, l’innamorato, soffre perché lei è core ‘ngrato. Ma nel poetico ricamo drammaturgico di Francesco Lagi, questo preludio, in verità, sembrerebbe un po’ forzato, eppure, a ben guardare, lei non è del tutto immune da lievi peccati d’omissione. Meno di due è un tenerissimo acquerello sentimentale tra un uomo e una donna, persone perbene, forse troppo perbene, dove i colori più accesi sono quelli delle reciproche premure, di una mutua delicatezza e della scambievole incertezza: sensazioni dell’uno e dell’altro che, però, diventano silenziose inquietudini.
Anna Bellato e Francesco Colella sono interpreti esemplari nei ruoli degli adulti «intraprendenti» che si vedono per la prima volta. Si capisce che si sono conosciuti sul web, si sono scritti, si sono scambiati le foto, e sono entrati in quella illusoria intimità che li ha spinti a realizzare l’incontro. Ma non sono così disincantati come i ragazzi: entrambi conservano una educazione che li controlla, che li tiene a freno. Lui, professore di liceo classico, separato con una figlia, arriva col treno da Catanzaro, dopo un lungo viaggio; lei, ufficialmente single, vive in provincia di Padova dove gestisce una fabbrica di mangimi per animali. Si incontrano alla stazione, piove e si rifugiano in un bar. Timidezze e imbarazzi creano un tortuoso indescrivibile impaccio; poi salgono in macchina e anche lì le esitazioni rendono il dialogo pieno di smarrimenti.
Le indecisioni cominciano a crollare soltanto quando lei lo accompagna a visitare le grotte neolitiche in zona, dove alcuni disegni preistorici sulle pareti mostrano due persone intorno a un fuoco: forse parlano, ballano, insomma, sentono l’esigenza di stare insieme, proprio come il lui e la lei dei giorni nostri. Eccoli, infatti, al bowling: il divertimento rende il dialogo appena più confidenziale. E, prima che lui si ritiri in un bed & breakfast, finalmente lei trova la sfrontatezza di invitarlo a casa, dove il terzo incomodo (Leonardo Maddalena) all’improvviso metterà scompiglio nel più fragile tentativo di accostamento tra un uomo e una donna che si portano addosso «l’odore di cani abbandonati».
Nella garbata e ironica scrittura di Lagi, tra le nebbie delle incertezze dei personaggi, si nota la difficoltà che alcune persone, fin troppo discrete ed educate, hanno nell’affrontare il mondo dei social e, in particolare, nel gestire un’amicizia, nata virtualmente, e poi diventata reale. Chissà se quei preistorici antenati provavano lo stesso impaccio prima di stringersi intorno al fuoco. Certamente i nostri contemporanei avevano saputo creare una grande intesa virtuale, grazie allo scambio di messaggi e foto, ma ora trovandosi uno di fronte all’altro non riescono nemmeno per un istante a essere una coppia. E se una coppia è formata da due individui, loro sono certamente meno di due.
Foto: Francesco Colella e Anna Bellato (© Manuela Giusti)