DA TROTTOLINO A BRECHT, UNA VITA PER LA SCENA
All’Ateneo, per «Artigiani di una tradizione vivente», l’attrice napoletana ha incontrato gli studenti della Sapienza
«Quando decisi di fare l’attrice, mia madre, Rosa Moretti, cantante dell’avanspettacolo e della radio, si oppose con decisione. Voleva che io terminassi gli studi. All’epoca frequentavo la terza media. Per protesta mi chiusi nella stanza per un mese rifiutandomi di andare a scuola. Peccato, perché ero pure brava! Ma io volevo fare il teatro, come mia madre, come mio padre, mio nonno e due miei zii. Per me esisteva solo il teatro.» Dopo tanta caparbia insistenza la giovanissima Luisa Amatucci, che anni dopo diventerà per tutti Isa Danieli, approda all’avanspettacolo, con Trottolino, alias Umberto D’Ambrosio, e Rino Marcelli. «Tre spettacoli al giorno, facevamo. Era una vita infernale. Eravamo schiavi del lavoro. Forse teneva raggione, mammà!», dice oggi ancora con quell’affetto filiale che mai s’oscura.
Per il secondo appuntamento di conferenze condotte da Guido Di Palma, docente di Discipline dello Spettacolo a La Sapienza di Roma, per il ciclo Artigiani di una tradizione vivente, l’attrice napoletana ha incontrato, venerdì 10 novembre, gli studenti al teatro Ateneo dell’Università romana. Sul palco, la Danieli sedeva tra Glauco Mauri, direttore artistico della manifestazione, e Gigi Esposito, compagno dell’attrice oltre che collaboratore artistico. L’evento si è aperto con un filmato del 1976, dedicato alla Gatta Cenerentola di Roberto De Simone, uno spettacolo che ha segnato un’epoca e che ha dato l’opportunità all’artista di poter unire ancora una volta le sue qualità canore a quelle recitative: «Perché Isa Danieli – ha spiegato Di Palma – sul palcoscenico ha abbracciato ogni genere di espressione.» Un’artista tanto completa quanto autodidatta. Più di una volta, durante l’incontro, lei stessa ha precisato di non aver mai frequentato una scuola di recitazione, o di canto, o di ballo, eppure s’è trovata a far tutto. E sempre ha riscosso enormi consensi.
«La scuola vera, per me, fu la rivista»: ossia, quei famosi tre spettacoli quotidiani. «In pratica, si viveva chiusi in teatro. Le nostre esibizioni si alternavano con le proiezioni cinematografiche. Tra l’una e l’altra noi potevamo mangiare, ma soprattutto dovevamo provare canzoni e sketch delle repliche successive; a bassa voce naturalmente, per non disturbare troppo la platea. Raramente potevamo riposarci e, quando accadeva, pure restavo sul palco, dietro allo schermo, a vedere i film dalla posizione contraria: perché anche attraverso quelle esperienze si potevano apprendere i trucchi del mestiere.» Di quel periodo, la Danieli con una vis comica ancora effervescente, ricorda con tenerezza i suggerimenti di Rino Marcelli: «Un amico, un fratello maggiore, vivevamo nello stesso palazzo. A lui devo tantissimo. Mi ha perfino insegnato a fare la spaccata. Una finta spaccata: io mica ero una ballerina! Il varietà mi fece capire l’importanza del rapporto con il pubblico.»
Poi ci fu l’incontro con Eduardo. «Seppi che stava preparando alcune novità al San Ferdinando e gli scrissi una lettera, non perché fosse il grande artista che era, in verità non sapevo quasi nulla di lui, ero una ragazzina; ma Eduardo proponeva un contratto per un solo spettacolo al giorno. Pensai che fosse un’occasione da non perdere. Finalmente avrei potuto avere per me mezza giornata libera. Mi volle vedere e cominciai l’avventura nel teatro di prosa. Inizialmente ero impegnata soltanto in piccole parti, ma lui ebbe l’intuito di capire che la mia volontà mi avrebbe sostenuto e mi ha richiamato.» Eduardo era il Direttore! «Sì, burbero e rigoroso. Non ho mai avuto il coraggio di chiamarlo per nome, né di dargli del tu. Aveva un carattere fermo e severo. A volte incuteva timore, ma, come lui, nessun altro ha mai saputo tenere stretta una compagnia teatrale.» E con Eduardo recitavano tutti primi attori: da Tina Pica, a Pupella Maggio, da Ugo D’Alessio, a Pietro De Vico. «Da tutti loro ho imparato qualcosa: com’era bello ascoltare gli aneddoti che raccontava Tina Pica in camerino, con quel suo tono di voce inconfondibile.»
Di Palma, incuriosito, ha chiesto come si svolgevano le prove con Eduardo regista. «Non stava mai fermo – ha puntualizzato la Danieli – era sempre in palcoscenico e mostrava a tutti come avrebbe voluto la realizzazione dei vari personaggi. Li sapeva fare tutti: uomini e donne, giovani e vecchi. Poi noi, sulle sue indicazioni, apportavamo la nostra recitazione.» Altra domanda: ma eravate liberi di interpretare a vostro modo? «Con cautela! Però ce lo permetteva. Altrimenti, ci correggeva. Una volta interruppe la prova perché uno di noi pronunciò una parola in più: “L’ho scritta?”, chiese al suggeritore. “No”, disse l’altro. “Allora toglila, non serve!”»
La necessità di apprendere, tuttavia, non ha mai abbandonato Isa Danieli che un giorno ha deciso di lasciare il teatro di Eduardo per dedicarsi ad altro. «Sì, non volevo rimanere chiusa nel teatro napoletano. Mi sono messa a studiare dizione, da sola naturalmente, e ho conosciuto anche le commedie italiane, poi Brecht, la tragedia greca.» Due volte al teatro di Siracusa si è misurata con i personaggi dell’antichità: Ecuba, Giocasta. «E quando feci Giocasta, interpretai anche Tiresia. Ebbi qualche difficoltà a trovare una voce differente. Ma anche in quell’occasione, mi venne in soccorso un insegnamento di Eduardo. Avevo la maschera sul viso e non correvo alcun rischio di essere riconosciuta nei due ruoli.»
Poi arrivarono Annibale Ruccello ed Enzo Moscato. L’espressione della Danieli per un momento cambia all’improvviso: «Come scriveva bene Annibale. Arrivò a casa mia con i capelli lunghissimi, mi fece leggere un suo lavoro. Mi piacque molto, ma non era per me, non lo sentivo adatto alle mie corde. Quindi gli proposi di scriverne un altro. Tre settimane dopo si presentò con Ferdinando.»
Glauco Mauri, ascoltando il nome di Brecht, ricorda Il signor Puntila e il suo servo Matti, regia di Egisto Marcucci, anno 1981. E spunta un altro contributo video dove si vede un ballerino d’eccezione, Mauri, appunto, che corteggia una sciantosa. «Che gran divertimento – dice l’attore – ma tu quante parti facevi?» «Sette – sentenzia la Danieli soddisfatta – la cantastorie, la contrabbandiera, la farmacista, la vaccara, la telefonista, la moglie del pastore e il veterinario.» Non sono troppi sette personaggi? «Quando hai fatto l’avanspettacolo, nulla ti spaventa. Quando hai superato indenne la passerella, senza cadere, ogni palcoscenico diventa una passeggiata.»
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Artigiani di una tradizione vivente: Isa Danieli. Ospite, Glauco Mauri. Conduce Guido Di Palma. Ha partecipato Gigi Esposito. Teatro Ateneo: Università di Roma, La Sapienza, 10 novembre 2023
Foto: Isa Danieli canta all’Ateneo per gli studenti della Sapienza tra Gigi Esposito con la chitarra e Glauco Mauri. Sullo sfondo un’immagine della giovane Danieli tra Trottolino (alla sua destra) e Rino Marcelli
Pubblicato anche su Quarta Parete il 13/11/23