04 gennaio 2024

«Una vita nel teatro» di David Mamet


Roma, Off/Off Theatre
3 gennaio 2024

Robert e John: un’amicizia dietro le quinte

All’Off/Off il nuovo anno si apre con un omaggio a uno dei più importanti autori contemporanei: David Mamet, statunitense, che nel 1977 scrisse Una vita per il teatro. All’epoca Mamet aveva 30 anni e forse non sapeva ancora se avesse poi davvero dedicato la sua esistenza al teatro, ma già allora si distinse come acuto osservatore degli attori che frequentano il palcoscenico. Nella scrittura di Mamet, Robert e John, infatti, non interpretano personaggi, ma perlopiù vivono il loro mestiere in camerino, talvolta in quinta. Le rappresentazioni delle grandi opere di Shakespeare o di Cechov, che i due interpreti portano in scena, sono un pretesto per raccontare un’amicizia tra un vecchio e un giovane, che nasce e si rafforza, poi si raffredda e infine si rinsalda.

In quest’ottica Duccio Camerini, regista (oltre che interprete), accentua ancor di più il confine tra la realtà del dietro le quinte e la finzione del palcoscenico, concentrandosi sui sentimenti veri che nascono in scena tra gli attori, i quali, grazie ai personaggi che interpretano, riescono a portarsi in camerino quella dose necessaria di finzione che li aiuterà a rintracciare se stessi.

Un teatro, dunque, quello di Mamet, fatto non di personaggi senza vita (o con una vita a tempo determinato), ma un teatro che crea rapporti umani universali, che scava nella psicologia degli interpreti, dove i copioni sono soltanto dei quadernoni pieni di fogli rilegati alla rinfusa; come se le parole scritte dai grandi autori prendessero il posto del nostro più incerto parlare quotidiano. Secondo questa logica, il duello dei due spadaccini, che in scena altro non è che la replica di un virtuosismo, ripetuto dietro le quinte diventa un modo per guardarsi finalmente negli occhi e magari sorridersi per scoprire un’intesa fino a quel momento celata da una finta rivalità.

Camerini ed Edoardo Sani, scelgono una recitazione giocata su toni distesi, evitando giustamente qualsiasi colorazione enfatica. La stessa che, ad inizio testo, l’autore vuole ironicamente sottolineare: «una recitazione ben calibrata» dove «il piano di significazione» si deve stabilizzare. Ecco, tutto questo, evidentemente, secondo Mamet, non si deve esibire; e Camerini ne ha colto appieno il consiglio. Coadiuvati da due valenti servi di scena (Marcello La Bella e Lorenzo Rossi, anche aiuto registi) i numerosi quadri si alternano in uno spazio delimitato da eleganti quinte nere che di volta in volta viene occupato da differenti oggetti che fotografano i vari momenti di una prolungata collaborazione tra i due attori, tra i quali si avvicendano piccoli episodi sempre nuovi, ma tutti con un unico scopo: perseguire quel legame che si avviluppa intorno al ceppo dell’educazione teatrale.

Robert, il più anziano, comincia a tastare il terreno del rapporto amichevole che sta instaurando con il più giovane collega, John, individuando una ipotetica vittima, presumibilmente la prima attrice, «la stronza» di turno, colei che recita ancora col birignao, ma il tentativo fallisce perché l’altro è già stato ammaliato dall’abile tentatrice del camerino accanto. Da questa spudorata falsa partenza, però, gradualmente il loro rapporto inizia a cambiare: col tempo e con le richieste sempre più esigenti di Robert, quella che sembrava una fredda simpatia diventa essenziale amalgama per i due che fino a quell’istante conducevano vite assai diverse. Mentre si confrontano e criticano a vicenda le performance dell’uno e dell’altro, i più piccoli e insignificanti fatti personali rivelano i loro animi scoprendo l’autentica entità del carattere di ciascuno.

Galeotto fu il palcoscenico, certamente, e anche se, nella versione di Camerini, questo, quasi scompaia del tutto dietro una quinta côté jardin, è «la puzza» (così la chiama Robert) che fa sentire impellente la necessità del più anziano di voler cercare un valido erede. Un amico fidato a cui passare il testimone del codice educativo da tenere in scena e dietro le quinte: perché Robert sa bene che soltanto la vita è più effimera del teatro. (fn)
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Una vita nel teatro di David Mamet, con Duccio Camerini (Robert) e Edoardo Sani (John); e con Marcello La Bella e Lorenzo Rossi. Traduzione di Roberto Buffagni. Regia di Duccio Camerini.

Foto © Alberto Martinangeli

Pubblicato anche su Quarta Parete il 4/1/24


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