27 ottobre 2024

«Giulia mia cara! Giorgio» di Maria Mauti

Festa del Cinema di Roma
Maxxi
24 ottobre 2024

L’ONORE DELL’ULTIMA PAROLA ALLA PREDILETTA

Presentato al Rome Film Fest il documentario su Strehler, protagonista Giulia Lazzarini

Nel 1994, durante un viaggio all’estero, Giorgio Strehler scriveva a Giulia Lazzarini: «… vorrei che fossi tu a darmi l’ultima parola». Si trattava di una richiesta del regista all’attrice su una questione professionale, ma dopo aver visto il documentario di Maria Mauti, che dal volume epistolare curato da Stella Casiraghi («Lettere sul teatro», Archinto 2003) è riuscita a estrapolarne il senso formativo del mestiere e a tradurlo in immagini con la voce della stessa Lazzarini, quel «… vorrei che fossi tu a darmi l’ultima parola» torna all’orecchio come una frase testamentaria. La sensazione nasce, senza alcuna forzatura, anzi con estrema naturalezza, per aver visto e compreso il rapporto profondo tra maestro e allieva. Lui, il padre mentore; lei, la figlia fedele. Non è un caso che il filmato della Mauti porti nel titolo il sentimento di una unione indissolubile Giulia mia cara! Giorgio.

26 ottobre 2024

«Margherita tra le stelle» di Marco Usai

Roma, Fortezza Est
25 ottobre 2024

UNA REGIA SUGGERITA DAL CARATTERE BRIOSO DELLA HACK

Ci sono spettacoli che nella loro semplicità trovano un equilibrio perfetto tra la scrittura e l’interpretazione, tanto da radunare, nella platea gremita della Fortezza Est a ridosso della Casilina, un pubblico sia di adulti che di giovanissimi. Un simile equilibrio in scena non è mai casuale, ma merito dell’attenta regia di Marco Usai che cura la realizzazione di un suo testo apparentemente «sgangherato», cioè composto da singoli episodi sciolti, che però, ricuciti insieme, restituiscono integra la vita di Margherita Hack, geniale astrofisica morta nel 2013 all’età di 91 primavere (era nata nel 1922 a Firenze), fino al 1964, anno in cui conquistò la direzione dell’Osservatorio di Trieste.

25 ottobre 2024

Premio Rossellini, XVI edizione

Festa del Cinema di Roma
Parco della Musica
Spazio Lazio Terra di Cinema
25 ottobre 2024

CORTOMETRAGGI: PREMIATA LA MEMORIA PER L’ECCIDIO DI CALVI DELL’UMBRIA

Per il quarto anno consecutivo s’è svolta all’Auditorium, nel bel mezzo del gran circo della Festa del Cinema, la premiazione delle sceneggiature del Premio Roberto Rossellini 2024, giunto alla XVI edizione e dedicato ai cortometraggi. In collaborazione con la Festa del Cinema di Roma, presso lo Spazio Lazio Terra di Cinema della Regione Lazio, in meno di un’ora, guidati dall’eleganza di Francesco Verdinelli che ha condotto l’evento al ritmo sostenuto di uno swing, sono stati presentati i tre filmati vincitori: medaglia d’oro a Per non dimenticare di Zoe Perfetti e Vincenzo Merlo; l’argento è stato assegnato a Scusa di Giulio Novelli; bronzo per Trentasei Sensei! di Leonardo Gaspa, Elisa Angeli e Matteo Franchetti.

«Riccardo III» di William Shakespeare

Roma, Teatro India
24 ottobre 2024

CON KUBRICK NELLA STANZA DELLA TORTURA

Non credo di sbagliare se azzardo che lo studio di Luca Ariano e di Pietro Faiella sul Riccardo III di Shakespeare, proposto al teatro India fino al 10 novembre, sia un adattamento idealmente suggerito da Kubrick, se non addirittura da Burgess. Lo scrittore, infatti, titolò il suo romanzo più famoso ispirandosi a una espressione tipica dello slang londinese, Clockwork orange, riferita a colui che è (o che pare) «sballato come un’arancia a orologeria»: come se il suo cervello fosse composto da tanti spicchi, non collegati l’uno all’altro, e con la capacità di funzionare uno alla volta, alternandosi grazie a un ipotetico congegno a tempo. È «l’Arancia meccanica», frutto seducente e succoso, apparentemente ripieno di dolcezze, ma che invece riveste una natura imprevedibile e bacata. «L’inganno si nasconde in un supplizio così suadente», dice, infatti, la regina madre al figlio appena incoronato.

24 ottobre 2024

«Fonès» di Francesca Muoio e Luca Trezza

Roma, Spazio Diamante
23 ottobre 2024

RITRATTI DI VITA NAPOLETANA IN VIA PRENESTINA 230

Alla presentazione del cartellone del nuovo spazio teatrale di via Prenestina, il 12 giugno scorso, questo fu uno degli spettacoli che più mi incuriosì. Le poche parole dei protagonisti che illustrarono la loro opera coinvolsero subito la mia curiosità partenopea. L’attesa e l’interesse crescente nei confronti della realizzazione scenica di Francesca Muoio e Luca Trezza ha fiaccato sul nascere l’improvvisa pigrizia che, alla vista di un forte acquazzone abbattutosi sulla capitale e alle sconfortanti notizie del traffico impazzito che paralizzava la città, stava lievitando minacciosamente. Dunque le aspettative erano alte. Forse troppo. Tant’è che quando mi accingevo a prendere posto in sala, ho notato con un pizzico di delusione la non-scena: a terra, verso il fondo, una serie di abiti (e qualche accessorio) erano perfettamente allineati di fronte al pubblico. Tra i differenti «mucchietti» ho riconosciuto un giubbotto maschile imbottito, una parrucca bruna, vari occhiali e un bastone. A uno sguardo più generico e più napoletano ho realizzato che si trattassero d’ ‘e pezze ‘nterra per i travestimenti. E devo ammettere che non mi sono sbagliato.

23 ottobre 2024

«1984», da George Orwell

Roma, Teatro Quirino
22 ottobre 2024

«IL GRANDE FRATELLO VI Dà IL BENVENUTO IN TEATRO»

Poco prima che le luci di sala si spegnessero, una registrazione ha avvertito che il Grande fratello dava agli spettatori il benvenuto in teatro, come se non bastasse quello televisivo! Per fortuna si trattava di un GF di differente spessore intellettuale, il quale raccomandava di non impressionarci delle scene di violenza (fittizia) o delle macchie di sangue (finto) che si sarebbero viste durante lo spettacolo, nulla di peggio di quel che accade ogni giorno per strada. L’annuncio così terminava: «Spegnete i telefoni cellulari: il Grande fratello vi spia. Non fate i furbi». Naturalmente non tutti hanno spento il cellulare, e non per furbizia, ma per strafottenza: s’era già capito che il GF spiava soltanto i suoi cittadini (rappresentati dagli attori sul palco) i quali per due volte, nella prima scena, sono stati costretti a consegnarli alle autorità, ma quando poi in platea è squillato un cellulare, l’allarme del GF purtroppo è rimasto silenzioso.

22 ottobre 2024

«Meat» di Gillian Greer

Roma, Teatro Belli
21 ottobre 2024
Per la rassegna Trend
Nuove frontiere della scena britannica

L’IRLANDESE SI PERDE CON IL CONTORNO!

Se a poco più di 30 anni uno scrittore è sempre in erba, Gillian Greer è ancora una giovanissima irlandese già abbastanza indispettita dalle esasperazioni del politically correct. Nata nel 1991, ha intrapreso la carriera letteraria e teatrale, frequentando il Soho Theatre di Londra, ma resta una donna di grezzo sangue irlandese e non inglese («… che è tutta un’altra cosa!», diceva un amico conosciuto nei libri). La sua carne è primordiale come la sua terra. Meat, commedia presentata al Belli, fino a mercoledì, per la rassegna Trend, infatti, è il frutto drammaturgico – se ho capito bene – della sua spontaneità d’animo che vuol tradurre con la verità della parola. Equivale, per allegoria, in maniera più moderna, concreta e provocatoria, a quel modo di dire che nei nostri Vangeli è ripetuto due volte: In verità, in verità vi dico… che quel che la Greer scrive riflette l’onestà del suo spirito artistico e ribelle.

21 ottobre 2024

«Trachinie» di Sofocle

Roma, Teatro di Documenti
20 ottobre 2024

«NON HANNO SENSO NÉ VENDETTA, NÉ RANCORE»

Pagliaro porta la maestosità dei versi di Sofocle nelle antiche grotte di Testaccio

Affrontare l’antica tragedia, senza poter usufruire della vastità e del fascino storico che la struttura di un teatro greco conserva da diversi millenni, è impresa assai delicata. I tre grandi autori tragici scrissero per un pubblico che affollava immensi spalti all’aperto, e oggi la rappresentazione di un’opera classica al chiuso pone, a qualunque regista, alcune questioni che soltanto una sensibile versatilità d’interpretazione può risolvere. Walter Pagliaro, dopo aver portato Trachinie a Siracusa (nella scena dov’è nata la tragedia), tenta di comprimere la maestosità dei versi di Sofocle nelle antiche grotte di Testaccio: spazi sotterranei, cunicoli angusti, una volta molto bassa sopra le teste degli spettatori che, invece di assiepare le gradinate, sono seduti su rigide panche poste intorno alla scena su tre lati. Insomma, un luogo concepito architettonicamente con teorie opposte a quelle del classico teatro di Epidauro, dove la gente si alzava, camminava, chiacchierava. Dunque, una vera e propria sfida.

20 ottobre 2024

«A volte Maria, a volte la pioggia» di Daniele Parisi

Roma, Spazio Diamante
19 ottobre 2024

«AL CENTRO O INTORNO AL CENTRO?»

Dispiace sempre quando l’esibizione di un attore, «piccola» che sia, non abbia all’ingresso del teatro nemmeno una brochure di presentazione, dove sono riportate le notizie fondamentali. Soltanto un manifesto esposto nella vetrina esterna ne annunciava la rappresentazione: meno male che i nostri cellulari possono fotografare, altrimenti non avrei ricordato né il titolo e forse neanche il nome del protagonista. Capisco che A volte Maria, a volte la pioggia sia stato programmato all’ultimo momento al posto di «Inviloop» dello stesso autore, ma non offrire al pubblico le informazioni base su quel che sta andando a vedere è atteggiamento poco professionale. Ripeto: dispiace e non capisco di chi sia la responsabilità di tanta improvvisazione.

19 ottobre 2024

«Polmoni» di Duncan MacMillan

Roma, Spazio Diamante
18 ottobre 2024

UN TESTO CHE IMPONE UNA RECITAZIONE ULTRAVELOCE

Per un attimo m’è sembrato di vedere tutte le Tragedie in due battute di Achille Campanile correre sul Frecciarossa! La sensazione è nata perché, per recitare il testo di Duncan MacMillan, ci vogliono due Polmoni grandi – ciascuno – come la cassa di un contrabasso! Frase che ha tutte le caratteristiche di una semplice boutade, nemmeno troppo spiritosa, eppure contiene due precise indicazioni sulla pièce vista allo Spazio Diamante, in scena fino a domenica 20. La prima, più evidente, spiega perfettamente il titolo che, contrariamente alla consuetudine, si appoggia non sul significato del dialogo, ma direttamente sull’abilità degli attori che s’impegnano a recitare il copione tutto d’un fiato, senza interruzioni. Dunque, occorrono due bravi interpreti – bravi davvero – giovani e possibilmente non fumatori. La seconda indicazione, invece, riguarda il testo scritto, ed è il punto su cui verte la critica.

18 ottobre 2024

«Bidibibodibiboo» di Francesco Alberici

Roma, Sala Umberto
17 ottobre 2024

CARO ALBERICI, FUORI AL TEATRO CI DOVREBBE ESSERE LA FILA

«Se lo spettacolo vi è piaciuto, ditelo in giro e invitate almeno una persona a venire a vederci. Noi saremo felici». Sono le parole che Francesco Alberici, al termine del suo Bidibibodibiboo, in scena alla Sala Umberto fino a domenica, ha pronunciato in ribalta, davanti a una platea plaudente, ma non gremita: eppure avrebbe meritato il tutto esaurito. E un mese di repliche. Il teatro va aiutato e invece l’organizzazione che oggi si adotta in tutta Italia lo sta mortificando. A doversi impegnare per questa crociata, rischiosa certamente (ma in teatro il rischio d’impresa è l’unica certezza), devono essere i produttori e i gestori delle sale. I primi dovrebbero – in buona fede, naturalmente – suggerire ai secondi quali sono gli allestimenti che meritano di restare in cartellone più tempo, quelli su cui porre attenzione e maggior fiducia. In un momento difficile come quello che stanno vivendo, ormai da anni, le platee romane (e non solo), gli spettacoli non possono essere trattati tutti alla stessa maniera: ci sono quelli che vanno «licenziati» subito (non mancano!) e quelli che vanno «promossi» e sostenuti. Solo così il pubblico potrà rieducarsi alla qualità. Soltanto così le nuove valide leve del palcoscenico potranno essere conosciute e rispettate.

17 ottobre 2024

«I Mezzalira – Panni sporchi fritti in casa», di Agnese Fallongo

Roma, Teatro Basilica
16 ottobre 2024

UNA TRAGEDIA UMORISTICA AMBIENTATA NEL «SUDDISSIMO»

La storia della famiglia Mezzalira sembra uscita dagli appunti non utilizzati dei grandi romanzi verghiani del ciclo dei vinti: caratteri popolari, terre da coltivare, giare e olive, fame e indigenza, baroni e contadini, canti evocativi e preghiere, desiderio di riscatto. Tutti temi tipici di una letteratura del Sud che se da un lato fu verista e drammatica, dall’altro (quello teatrale) resta tra le più briose e comiche dell’intera produzione italiana. Agnese Fallongo attinge da entrambe le miniere per costruire una tragedia umoristica ambientata in un sud un po’ più a sud del nostro meridione, praticamente nel suddissimo, che è territorio poetico. Un luogo della fantasia, dove si parla un interessante vernacolo popolaresco, nel quale si riconoscono molte parole dell’entroterra campano, ma con inflessioni lucane e anche siciliane. Insomma, un miscuglio giocoso che sposa perfettamente i ritmi da tammurriata e le belle melodie canore composte da Tiziano Caputo, laddove il dialogo ha bisogno di un sostegno drammatico o di una sospensione temporale.

16 ottobre 2024

«Il giorno in cui mio padre mi ha insegnato ad andare in bicicletta», di Sandro Bonvissuto

Roma, Teatro India
15 ottobre 2024

«QUANDO L’INFANZIA NON AVEVA CASE, MA STRADE»

La stagione dell’India s’è inaugurata con una magnifica pedalata in bicicletta nel nostro passato recente e remoto, piacevole ed emozionate, distensiva e avvincente; mai in salita, ma anzi con un arrivo in velocità felice e commovente, al termine di un leggero pendio addirittura cinematografico, tante sono le immagini che rievoca la descrizione. Valerio Aprea, fino al 27 ottobre nello spazio vicino al gasometro, negli ex capannoni di Rancati, legge il racconto di Sandro Bonvissuto dal titolo Il giorno in cui mio padre mi ha insegnato ad andare in bicicletta: un po’ lungo come titolo, ma – tranquilli – non è proporzionato al racconto, che invece ha la durata di un soffio e la gradevolezza di un tramonto d’estate. Perché si svolge proprio nei giorni estivi.

15 ottobre 2024

«Fucked» di Penelope Skinner

Roma, Teatro Belli
14 ottobre 2024
Per la rassegna Trend
Nuove frontiere della scena britannica

TRA L’AUTORE E L’ATTORE C’È DI MEZZO UN REGISTA

Quest’anno, dopo 22 edizioni curate da Rodolfo di Giammarco, il testimone di «Trend. Nuove frontiere della scena britannica» è passato a Carlo Emilio Lerici. Finora ho visto due spettacoli su quattro della annuale rassegna del Teatro Belli, e il livello della drammaturgia mi sembra molto inferiore rispetto al passato. Una forte insoddisfazione femminile lega il testo della Causer a quello di Penelope Skinner. Sia il raccontino declamato al pubblico quanto la sterile regia sono il comun denominatore visivo dei due monologhi. Ma lasciamo stare il primo, già recensito qualche giorno fa.

14 ottobre 2024

«Giovanna d’Arco» di Maria Luisa Spaziani

Roma, Teatro di Villa Torlonia
13 ottobre 2024

«ROSA DI MAGGIO CHE AL SUO TEMPO S’APRA»

Non siamo a maggio e, fuori, nel giardino di Villa Torlonia, le rose non sono in fiore, ma il monologo poetico che inaugura il cartellone del Teatro di Roma, composto in versi da una ispirata Maria Luisa Spaziani, ha tutte le parvenze di una rosa che sboccia. Il luogo insolito e fascinoso, la musicalità della poesia, l’intensa interpretazione e un essenziale e curato allestimento contribuiscono ad ammaliare lo spettatore indicandogli il fausto inizio di una nuova stagione (quella teatrale, ovviamente). Luca De Fusco, che per l’occasione debutta da regista nelle vesti di direttore dello Stabile capitolino, ripropone un suo cavallo di battaglia, che è una minuziosa opera da camera per voce solista: Giovanna d’Arco, scegliendo nel ruolo della pulzella d’Orléans Mersila Sokoli. La quale dimostra, ancora una volta, di aver superato la temporanea fase di attrice emergente, a favore di una più competente e duratura interprete protagonista.

12 ottobre 2024

«Un’altra prospettiva», di Gianluigi Fogacci

Roma, 11 ottobre 2024

PETER STEIN: UN TEATRO DEMOCRATICO E SENZA CONFINI

«Io non voglio vedere su un palcoscenico ciò che posso vedere per strada, o sul mio pc, io voglio vedere una cosa diversa, voglio essere trasportato in un sistema di pensiero differente, non in quello dell’oggi in cui sono immerso; io voglio che il teatro mi regali un’altra prospettiva». Sono parole di Peter Stein, quelle che più chiaramente sintetizzano il senso teatrale del grande regista europeo, più che tedesco, le stesse che Gianluigi Fogacci ha scelto per la quarta di copertina del libro che ha pubblicato nel 2021 (ed. Manni), e che si intitola Un’altra prospettiva. La vita e il teatro di un Maestro, intervista fiume su emozioni ed esperienze, gioie e delusioni di chi ha vissuto con e per il teatro. Nato nel 1937 a Berlino, quando era capitale di una Germania ancora unita, prima del Patto d’acciaio (1939) tra Hitler e Mussolini, Peter Stein è stato svezzato sotto il dominio nazista: «Dai quattro agli undici anni ho dovuto rinunciare alla mia infanzia e alla prima gioventù».

10 ottobre 2024

«Please, feel free to share» di Rachel Causer

Roma, Teatro Belli
9 ottobre 2024
Per la rassegna Trend
Nuove frontiere della scena britannica

IO SON COLEI CHE MI SI VEDE

Per quanto possa essere comodo e per qualcuno addirittura socievole, il cellulare in palcoscenico è un oggetto brutto assai. E se diventa protagonista, o quasi, crea una distanza abissale tra ribalta e platea. Nel gergo cinematografico si direbbe che «non passa lo schermo», benché si tratti proprio di un piccolo schermo. Ma forse proprio per le immagini che trasmette al singolo, e non a tutti, resta isolato dalla partecipazione di una platea. Anche le parole che emette sono rivolte solitamente a una sola persona e non a un gruppo: insomma è l’apparecchio più ostico che si possa pensare per riempire il palcoscenico e per affascinare un uditorio. Rachel Causer, giovanissima autrice inglese, costruisce con coraggio un monologo incentrato sul cellulare e sugli effetti che il suo uso produce sulla gente.

09 ottobre 2024

«Anfitrione» di Plauto

Roma, Teatro Quirino
8 ottobre 2024

SOLFRIZZI, SOSIA CON L’AIUTO DI AMADEUS

All’aprirsi della tela, alcuni macchinisti – che una volta erano gli attori stessi, i cosiddetti scavalca-montagne – approntano la scena per la recita. Fabiana Di Marco ha ideato un vecchio carrozzone, l’antico carro di Tespi, come sfondo per la rappresentazione dell’Anfitrione. In questa scelta, curiosa ed efficace, si può individuare il disegno di regia con il quale Emilio Solfrizzi intende condurre la delicata operazione di riesumare un testo (teatralmente sacro) del terzo secolo avanti Cristo. Il Carro di Tespi, infatti, fu il teatro itinerante dei saltimbanchi di un tempo. Risulta, quindi, abbastanza evidente che la Compagnia Molière (così è scritto sulla facciata del carrozzone, in omaggio all’autore francese che riscrisse l’opera nel 1667) sia composta da commedianti pronti a restituirci un Plauto attraverso l’esibizione tipica dei guitti.

08 ottobre 2024

«Joker – Folie à deux» di Todd Phillips

Roma, Cinema Giulio Cesare
7 ottobre 2024

LA FOLLIA DI UN DRAMMA CHE FA A CAZZOTTI COL MUSICAL

Non è la prima volta che il sequel di un ottimo film sia un eclatante errore, ma un prodotto così scialbo, in verità, non lo si poteva immaginare. Nel 2019 Todd Phillips giocava il suo «Joker», carta vincente, dove, accanto al protagonista, Joachim Phoenix, c’era Robert De Niro, e la pellicola raccolse enormi consensi sia al botteghino che ai concorsi cinematografici: Leone d’oro a Venezia, due Golden Globe, undici candidature agli Oscar, tra cui quella di miglior film (due sole le statuette vinte), un Grammy e altri riconoscimenti mondiali. Scorrendo recensioni e commenti di quest’ultimo Joker – Folie à deux, la delusione di critica e pubblico è generale. Non è la presenza di Lady Gaga a determinare il flop, né quella di Phoenix, bravi entrambi anche se non eccellenti; piuttosto, sotto processo, è la sceneggiatura: sconclusionata e inconciliabile.

03 ottobre 2024

«Otello» di William Shakespeare

Roma, Cometa Off
2 ottobre 2024

SIRACUSA IMMAGINA UN CONCERTATO DI IMPULSI EMOTIVI

Se la gelosia è il lato oscuro dell’amore, tanto da diventarne il suo carnefice preferito, è giusto immaginare il letto come simbolo della felicità e della disperazione affettiva. Nel 1998 l’artista inglese Tracey Emin, al termine di una lunga relazione sentimentale, trascorse alcuni giorni a letto, senza mai alzarsi. Quel talamo che fino ad allora aveva rappresentato l’abbraccio dell’amore, il luogo delle incantevoli perversioni, delle dolcezze e dei sorrisi, improvvisamente era diventato lo stendardo della solitudine, la valle di lacrime, l’insegna della sofferenza. Sotto l’influenza di queste emozioni la Tracey, riconquistata più sana coscienza, ebbe l’intuizione di fissare quel momento in un’opera d’arte, con tutti gli oggetti che aveva usato nei giorni del tormento, che rappresentavano i vari tentativi di evasione, e fece un’esposizione pare molto apprezzata dal pubblico e dalla critica.

02 ottobre 2024

«La ferocia», da Nicola Lagioia

Roma, Teatro Argentina
1° ottobre 2024

NO, NON HO DETTO LAGIOIA, MA NOIA, NOIA, NOIA

Quel che più dispiace è che dopo la piacevole e interessante esperienza offerta, al Romaeuropa Festival, grazie allo spumeggiante gruppo catalano dei Baro d’evel, sia proprio una compagnia nostrana a proporre uno degli spettacoli più soporiferi e inadeguati degli ultimi anni, tanto che ci si domanda come e perché un simile allestimento faccia parte di una kermesse che invece predilige qualità e stile eterogeneo. Dal testo alla recitazione, dalle luci alla musica, ciascun contributo pareva agire per mano di Morfeo. La ferocia, che nasce da un romanzo di Nicola Lagioia, vincitore anche del Premio Strega (2015), viene portato in scena dalla Compagnia teatrale VicoQuartoMazzini che ha sede in Puglia, in quel di Terlizzi, cittadina del barese che ha dato i natali a Nichi Vendola, che era seduto in platea. Tra le tante cariche che il deputato ha avuto durante il suo mandato di parlamentare, ricordiamolo, ci fu anche quella di presidente di Sinistra Ecologia Libertà, partito che ebbe vita breve, ma che si batteva per difendere territorio e ambiente. Argomento non del tutto improprio al tema della pièce. Lo vedremo.

01 ottobre 2024

«Il cuore debole di Antonio» di Simone Giacinti

Roma, Spazio Diamante
30 settembre 2024

LA TRAGEDIA DI SAN SIRO DELL’89 È ORA RACCONTATA ALLO SPAZIO DIAMANTE

Grande soddisfazione ieri sera in via Prenestina per Pino Le Pera che ha inaugurato lo Spazio Diamante di Alessandro Longobardi. Tre sale, finalmente completate, aperte a tutte le discipline dello spettacolo, ma concentrate soprattutto sul teatro e sui giovani. Un luogo alternativo che può ospitare fino a 360 spettatori. L’onore di battezzare la stagione è toccato a Giampiero Cicciò, direttore artistico, del Festival inDivenire, giunto alla quinta edizione, il quale ha presentato lo spettacolo vincitore del Premio del pubblico: Il cuore debole di Antonio, scritto da Simone Giacinti. Una drammatica storia intorno al mondo del calcio.

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