SIRACUSA IMMAGINA UN CONCERTATO DI IMPULSI EMOTIVI
Se la gelosia è il lato oscuro dell’amore, tanto da diventarne il suo carnefice preferito, è giusto immaginare il letto come simbolo della felicità e della disperazione affettiva. Nel 1998 l’artista inglese Tracey Emin, al termine di una lunga relazione sentimentale, trascorse alcuni giorni a letto, senza mai alzarsi. Quel talamo che fino ad allora aveva rappresentato l’abbraccio dell’amore, il luogo delle incantevoli perversioni, delle dolcezze e dei sorrisi, improvvisamente era diventato lo stendardo della solitudine, la valle di lacrime, l’insegna della sofferenza. Sotto l’influenza di queste emozioni la Tracey, riconquistata più sana coscienza, ebbe l’intuizione di fissare quel momento in un’opera d’arte, con tutti gli oggetti che aveva usato nei giorni del tormento, che rappresentavano i vari tentativi di evasione, e fece un’esposizione pare molto apprezzata dal pubblico e dalla critica.
Luigi Siracusa ha ricostruito la follia di Otello tutta intorno a un letto disfatto, circondato da capi d’abbigliamento, scarpe, una palla da basket, un piatto con una tazza, una bottiglia e altre cosette ancora. Su quel materasso il Moro ha posseduto sua moglie, l’ha resa felice, l’ha rapita col gioco innocente, e lei s’è data al suo uomo facendo altrettanto. E in quello stesso giaciglio, la gelosia è montata, nel buio della stanza, di notte, accanto alla sua donna, tanto che la carezza di lei è diventata un macigno sul petto del marito. Il quale, se prima dormiva sonni profondi dopo la passione sensuale, ora non riesce nemmeno più a star disteso al suo fianco. Quel letto brucia e l’angoscia della gelosia muta i suoi pensieri fino a convincerlo che lei deve essere uccisa proprio lì, in quello che fu il lido dell’amplesso e che poi si trasforma in letto di morte.
In scena soltanto i sei protagonisti della tragedia shakespeariana: Otello, Iago, Desdemona, Cassio, Emilia e Roderigo. Il regista sceglie con cura meticolosa gli interpreti, sì che ciascuno rappresenti esattamente lo stereotipo del personaggio creato dal Bardo. Il Moro è Gianluigi Rodrigues, alto, bello, possente, dagli occhi buoni, elegante, senza capelli e soprattutto moro. Iago, Francesco Sferrazza Papa, è l’alter ego, più basso, magrolino, capelli lunghi, sguardo arcigno, e abbastanza viscido da rendere credibile il ruolo di un insospettabile uomo bianco. Desdemona, Zoe Zolferino, candida di pelle, rossa di capelli lucenti, lunghi e sciolti, innocenza pura, si direbbe immacolata se non sapessimo che ama l’aitante condottiero dalla pelle nera. Cassio, Laurence Mazzoni, affascinante, dall’aria irreprensibile, onesto nello sguardo. Roderigo, Luca Carbone, un po’ impacciato, bonaccione, un bravo ragazzo incapace di far del male. Emilia fa eccezione, Eleonora Pace è l’unica che non corrisponde pienamente alle aspettative della perfetta rappresentazione, non è soltanto l’amica fedele e servizievole, ma è la coscienza delle donne, la voce della verità dal 1500 a oggi, e ne riflette il carattere e la determinazione. Morirà anche lei su quel letto e anche lei laverà col sangue la felicità di una donna innamorata della giustizia e dell’onestà.
Volete sapere se sono anche bravi? Non ve lo dirò.
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Otello di William Shakespeare. Adattamento di Luigi Siracusa. Con Francesco Sferrazza Papa (Iago), Gianluigi Rodrigues (Otello), Zoe Zolferino (Desdemona), Laurence Mazzoni (Cassio), Eleonora Pace (Emilia), Luca Carbone (Roderigo). Scena di Luigi Siracusa e Francesco Esposito. Costumi Francesco Esposito. Regia di Luigi Siracusa. Teatro Cometa off, fino al 13 ottobre
Foto: L’allestimento del 1998 di Tracey Emin che ha ispirato la regia di Luigi Siracusa (© ???)