«AL CENTRO O INTORNO AL CENTRO?»
Dispiace sempre quando l’esibizione di un attore, «piccola» che sia, non abbia all’ingresso del teatro nemmeno una brochure di presentazione, dove sono riportate le notizie fondamentali. Soltanto un manifesto esposto nella vetrina esterna ne annunciava la rappresentazione: meno male che i nostri cellulari possono fotografare, altrimenti non avrei ricordato né il titolo e forse neanche il nome del protagonista. Capisco che A volte Maria, a volte la pioggia sia stato programmato all’ultimo momento al posto di «Inviloop» dello stesso autore, ma non offrire al pubblico le informazioni base su quel che sta andando a vedere è atteggiamento poco professionale. Ripeto: dispiace e non capisco di chi sia la responsabilità di tanta improvvisazione.
E dispiace ancor di più perché Daniele Parisi è simpatico e comunicativo. Sceglie un personaggio che fisicamente gli sta a pennello per costruire un ritratto dell’uomo buono, dell’amico comprensivo, del marito paziente, ma soprattutto dell’osservatore acuto di quelle stranezze che accadono un po’ a tutti, ma pochi ne focalizzano l’assurdità. Spesso queste diventano talmente coinvolgenti da renderci addirittura protagonisti inconsapevoli. Daniele – il personaggio che racconta – ha un amico che è andato a vivere in campagna e fa anche il vino. Ora credo che a molti di noi sia capitato di conoscere qualcuno che un giorno è fuggito dalla città scegliendo la quiete intorno alla metropoli, fuori dal centro, in campagna appunto, e che dopo poco s’è messo a fare il vino, un pessimo vino. Eppure quel bicchiere di spremuta d’uva acida che l’amico ti offre quando vai a trovarlo potrebbe diventare la causa della fine di un sodalizio. E allora Daniele, che è buono, si ritrova con tre damigiane in macchina alla riconquista del suo amato centro. In questo frangente, un centro città.
È solo il primo episodio vissuto dal protagonista che, come gli altri, verte sull’amletico quesito tra l’essere al centro oppure intorno al centro: ossia, trovarsi al centro di una situazione o girarci attorno, cioè evitarla, non volerla affrontare. Tra le altre scene, la più arguta e significativa (valutazione del tutto soggettiva) è quella in cui Maria, la moglie, chiede al marito «d’essere d’esempio»: naturalmente si sottintende un esempio positivo. Dunque, cosa bisogna fare – osserva Daniele – per essere un buon esempio? Devo essere me stesso? Ma se io sono sbagliato – come i rimproveri di Maria fanno supporre – allora non devo essere me stesso. Ma se non sarò me stesso, non potrò mai essere un buon esempio. Ed è così che una delle più comuni richieste familiari diventa un assillante rompicapo.
La questione del centro, quindi, diventa un approfondimento di se stessi per non fuggire le proprie responsabilità, una maniera di affrontare la banalità quotidiana con quel pizzico di arguzia che, se l’antagonista è una moglie, diventa una sfida a perdere. Come quando Maria che si sente sola, chiede la compagnia di un animale domestico preferendo il gatto al cane: un controsenso per l’ingenuo e logico Daniele. E ha ragione: se lei si sente sola, il cane è un ottimo compagno, sta sempre al centro dei giochi, mentre il gatto ci gira intorno con sospetto.
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A volte Maria, a volte la pioggia, di e con Daniele Parisi. Allo Spazio Diamante (Sala Green), ancora stasera
Foto: Daniele Parisi (© ???)