«C’È UNA DIVINA PROVVIDENZA ANCHE NELLA CADUTA DI UN PASSERO»
Nell’aprile del 2023, non avendo mai sentito parlare di Gennaro Duccilli, fui attirato da un «Caligola» di Camus, testo intellettuale abbastanza impegnativo e incappai nell’allestimento più improbabile che si potesse immaginare con tanto di sfilata carnascialesca. Lasciai il teatro Ghione abbastanza irritato e nella recensione preferii glissare sui particolari della messa in scena per parlar d’altro. Quest’anno, forte della passata esperienza, ben cosciente di quel che avrei rischiato, mi sono recato al teatro Vittoria, disposto perfino a essere smentito dal nome in cartellone che non avevo dimenticato: avrei voluto che i miei sospetti fossero demoliti, invece, Duccilli, rimasto fedele ai suoi principi, è andato ben al di là di ogni aspettativa. Con l’idea di portare in palcoscenico i Cattivi più famosi della letteratura, non solo teatrale, avrebbe potuto maneggiare un materiale stimolante per uno spettacolo denso di significati e carico di effetti caustici, purtroppo però bisogna che l’artista si convinca di non aver raggiunto l’obbiettivo.
Non so quanto valga un’analisi critica dell’allestimento dove l’urlo del bercione diventa l’indistinguibile carattere di ciascun cattivo senza altra identità; non riuscirei nemmeno a restituire un adeguato quadro emotivo, colto dalla sala, sulla carrellata dei fantasmi ululanti dei personaggi intravisti nella nebbia di Elsinore: da Amleto (sic!) a Otello, da Riccardo III a Shylock, da Caligola al Dottor Jekyll che diventa Hyde, da Francesco Cenci fino al capitano Acab e altri, tra i quali anche Erode e Iokanaan della Salomè di Wilde, che proprio cattivi non sono, soprattutto il secondo. E siccome, usando la cattiveria altrui, Gennaro Duccilli non è riuscito a far breccia nell’animo di chi lo guardava (una platea più spenta che assente), non ho assolutamente l’entusiasmo di corredare col dileggio il tentativo di una recita, dal sapore amatoriale, andata male. Si può dire soltanto che i cattivi di Duccilli abbiano cavalcato una cattiveria senza astio, una cattiveria ipotetica, forse utopistica: una cattiveria tramandata dalla loro stessa fama, ma affatto contagiosa.
Foto: Gennaro Duccilli (© Carlo Picca)