23 novembre 2024

«Cattivi», uno spettacolo di Gennaro Duccilli

Roma, Teatro Vittoria
22 novembre 2024

«C’È UNA DIVINA PROVVIDENZA ANCHE NELLA CADUTA DI UN PASSERO»

Nell’aprile del 2023, non avendo mai sentito parlare di Gennaro Duccilli, fui attirato da un «Caligola» di Camus, testo intellettuale abbastanza impegnativo e incappai nell’allestimento più improbabile che si potesse immaginare con tanto di sfilata carnascialesca. Lasciai il teatro Ghione abbastanza irritato e nella recensione preferii glissare sui particolari della messa in scena per parlar d’altro. Quest’anno, forte della passata esperienza, ben cosciente di quel che avrei rischiato, mi sono recato al teatro Vittoria, disposto perfino a essere smentito dal nome in cartellone che non avevo dimenticato: avrei voluto che i miei sospetti fossero demoliti, invece, Duccilli, rimasto fedele ai suoi principi, è andato ben al di là di ogni aspettativa. Con l’idea di portare in palcoscenico i Cattivi più famosi della letteratura, non solo teatrale, avrebbe potuto maneggiare un materiale stimolante per uno spettacolo denso di significati e carico di effetti caustici, purtroppo però bisogna che l’artista si convinca di non aver raggiunto l’obbiettivo.

Non so quanto valga un’analisi critica dell’allestimento dove l’urlo del bercione diventa l’indistinguibile carattere di ciascun cattivo senza altra identità; non riuscirei nemmeno a restituire un adeguato quadro emotivo, colto dalla sala, sulla carrellata dei fantasmi ululanti dei personaggi intravisti nella nebbia di Elsinore: da Amleto (sic!) a Otello, da Riccardo III a Shylock, da Caligola al Dottor Jekyll che diventa Hyde, da Francesco Cenci fino al capitano Acab e altri, tra i quali anche Erode e Iokanaan della Salomè di Wilde, che proprio cattivi non sono, soprattutto il secondo. E siccome, usando la cattiveria altrui, Gennaro Duccilli non è riuscito a far breccia nell’animo di chi lo guardava (una platea più spenta che assente), non ho assolutamente l’entusiasmo di corredare col dileggio il tentativo di una recita, dal sapore amatoriale, andata male. Si può dire soltanto che i cattivi di Duccilli abbiano cavalcato una cattiveria senza astio, una cattiveria ipotetica, forse utopistica: una cattiveria tramandata dalla loro stessa fama, ma affatto contagiosa.

Tra un cattivo e l’altro, approfittando del buio, l’attore in ribalta, non avendo ancora ricevuto reazioni dal pubblico, ha provato la temeraria disgrazia di sbattere le mani per far partire l’applauso che a fatica ha preso il volo. Avrebbe fatto meglio a far peggio, piuttosto che imbattersi in un simile espediente che, per un attore, è un autentico canto del cigno. Titolo di un atto unico in cui Cechov descrive il vecchio Svetlovidov, ormai malato e annebbiato dall’alcol, come un commediante sublime al termine della carriera, ma lo scrittore ha il pudore di proteggere l’orgoglio dell’attore in un teatro vuoto, dove vive soltanto un suggeritore. Cosicché quando Svetlovidov trova il conforto d’abbandonarsi alle parole eterne dei suoi fantasmi, cavalli di battaglia degli anni gloriosi, che sono in effetti gli unici amici rimasti – vani personaggi senza vita – dà finalmente voce alla sua passione davanti a una platea deserta, affinché, di quella recita disperata, non resti nemmeno il ricordo. Duccilli, prima di cadere nell’insidia dell’inganno, avrebbe dovuto far tesoro dell’elegante suggerimento di Cechov, anziché prenderlo a pretesto per raccogliere i frammenti di personaggi immortali, con i quali è riuscito a costruire «una favola che non significa nulla», sono le sue testuali parole di chiusura. Amleto avrebbe detto più poeticamente: C’è una divina provvidenza anche nella caduta di un passero! (fn)
____________________
Cattivi, uno spettacolo di Gennaro Duccilli, tratto da Cechov, Shakespeare, Artaud, Camus, Laforgue, Wilde, Stevenson, Melville e Nabokov. Scene e costumi, Sergio Gotti. Luci, Antonio Accardo. Regia Adam Reith. Al teatro Vittoria, ancora oggi (h. 21.00) e domani (17.30)

Foto: Gennaro Duccilli (© Carlo Picca)

 

Pour vous