LE PRIME DONNE VOLANTI VITTIME DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
In quest’epoca, sentimentalmente arida e romanticamente arsa, sono tanti gli autori drammatici che sentono la necessità di adeguarsi a un incosciente standard sociale che sembra obbligarli a esaltare il valore della donna attraverso peregrinazioni letterarie che nulla hanno a che fare con il linguaggio teatrale. Voglio dire che pur prendendo a pretesto storie vere, interessanti, con protagoniste donne di indiscusso e ardimentoso valore, queste scritture vengono trattate usando un cliché narrativo senz’anima, quindi senza alcuna personalità, senza un adeguato stile individuale. Tante volte accade in una redazione che un giornalista sia invitato a seguire la cronaca di un evento di cui ha scarsa padronanza: il risultato è che le parole vengono ugualmente scritte e, una dopo l’altra, formano certamente un articolo, talvolta persino comprensibile, ma che mai soddisferà il lettore, perché privo di quei particolari gustosi, captati dall’occhio più esperto e smaliziato, capaci di catturare l’attenzione e di accendere la curiosità di chi legge.
Anna Ceravolo prende a pretesto le avventure di due aviatrici d’inizio secolo, le prime donne volanti della storia dell’aviazione, e ce le racconta con impeccabile stile enciclopedico, con la freddezza delle interviste impossibili, quelle che riescono soltanto alle penne più raffinate e virtuose, finanche «sfacciate». Mette in parallelo le simili vicende di Amelia Earhart, statunitense del 1897, e Sophie Peirce-Evans, irlandese del 1896, entrambe con la passione per gli aerei appena inventati, ma non centra l’obbiettivo. Le protagoniste, infatti, coloro che danno anche il titolo allo spettacolo, Amelia e Sophie. Le aviatrici, le prime regine del cielo, finiscono sul fondo della scena, proiettate sul muro, bloccate in una sola espressione da un’inquadratura in primo piano, mai attive nell’azione, vittime di una sofisticata intelligenza artificiale che le fa parlare come se stessero in videochiamata sullo schermo del nostro cellulare. Insomma, se ai protagonisti gli si toglie la possibilità d’agire in palcoscenico e gli si offre una voce posticcia la magia del jouer le rôle sparisce.
In realtà, ci troviamo tutti all’interno di uno studio televisivo (pubblico compreso) e il programma è condotto da un presentatore (Daniele Camerlingo) un po’ kitsch e molto ingombrante sia nei toni che nella gestualità. Ci sono anche due speaker (Luca Lo Destro, Elisabetta Mancusi) che si rimbalzano gli appunti enciclopedici sulla vita delle due aviatrici, le quali pur stimandosi reciprocamente pare si siano incontrate solo una volta. Non manca l’ospite esagitata, la sapiente tuttologa (Valentina Bandera in versione trans), che in continuazione sposta il discorso sulle banalità sociali che soltanto l’odierno squallore televisivo può trasmettere sui canali più commerciali. Andare a teatro per ritrovarsi in un programma tv, privo di colpi di scena che stupiscano l’audience, non è edificante. In teatro si dovrebbe vedere altro: certamente una differente qualità, ma soprattutto l’uso delle immagini, in teatro, deve essere dosato con cautela e accompagnare il testo, arricchirlo, non essere l’asse portante della trama, il canovaccio su cui costruire lo spettacolo.
La regia di Paolo Orlandelli si allinea con ineccepibile logica a un testo che di teatrale ha ben poco. Tutti, infatti, parlano al pubblico perché si presuppone che tra gli spettatori siano appostate le telecamere. Ognuno ha il suo momento in cui viene avanti e conquista il posto d’onore. Purtroppo le uniche (donne) che non possono sfilare in ribalta, sono proprio loro, le protagoniste: Amelia e Sophie restano appiccicate alla parete come francobolli, segregate nelle retrovie a far da cornice, in bianco e nero, al maestro Federico Pappalardo, che invece suona un pianoforte dorato.
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Amelia e Sophie. Le aviatrici di Anna Ceravolo. Scene e costumi Carla Ceravolo. Video di Renato Ferrero. Musiche originali di Alessio Zavonello, suonate da Federico Pappalardo. Con Valentina Bandera, Daniele Camerlingo, Luca Lo Destro, Elisabetta Mancusi, Caterina Sebastiano. Regia di Paolo Orlandelli. Al teatro di Documenti fino al 17 novembre
Foto: Daniele Camerlingo con Caterina Sebastiano (© ???)