29 novembre 2025

«Robe dell’altro mondo», di Gabriele Di Luca (regia, Di Luca/Setti)

«Robe dell’altro mondo» di De Luca/Setti (Carrozzeria Orfeo))

Roma, Spazio Diamante
29 novembre 2025

PIÙ CHE LA PAROLA POTÉ IL DISEGNO

Se davvero nell’universo ci fossero alieni capaci di spiarci, certamente, osservando il nostro folle modo di vivere e le nostre bizzarre abitudini, si guarderebbero bene dal venirci in aiuto. Resterebbero a debita distanza dalle stranezze comportamentali dei singoli, dalle ingiustizie determinate da chi ci governa mentre, invece, ci dovrebbe proteggere, dalle falsità divulgate dagli organi d’informazione. Robe dell’altro mondo sembra l’esclamazione di uno di loro dopo aver ascoltato quel che accade quotidianamente sul nostro pianeta: come quei due cerimoniosi vecchietti che uscendo dal supermercato si perdono in formali convenevoli prima di cominciare a darsele di santa ragione per un euro non restituito; come quell’omosessuale extracomunitario che ritrovandosi all’improvviso un neonato tra le mani desidera immediatamente essere mamma; come quel ministro senza scrupoli che incarica il suo portaborse di sbarazzarsi di coloro che creano problemi e di insabbiare le prove; e come quel notiziario che annuncia il rapimento del papa quando invece è a passeggio nel parco.

28 novembre 2025

«Matteotti», di Stefano Massini (regia, S. Mangini)

Roma, Teatro Vittoria
27 novembre 2025

L’AUTORE ILLUMINATO: «IL FASCISMO NASCE DAL DISORDINE»

Anche se con sei musicisti in scena, trattasi di monologo. L’attrice protagonista che è la voce narrante, la figura primaria e quasi certamente anche il perno centrale dell’operazione, porta un nome eccelso, di massimo rispetto. Ottavia Piccolo, oltre a essere una interprete straordinaria, è una donna di teatro con una lunga esperienza alle spalle, anche in campo cinematografico. E di monologhi se ne intende. E la sua recitazione è fuori discussione. Fino a ieri non conoscevo il maestro Enrico Fink che ha composto le affascinanti musiche che accompagnano le parole dell’attrice di Matteotti. Anatomia di un fascismo, in scena al Vittoria fino a domenica. Con strumenti anche insoliti, come l’hammer dulcimer, come l’ewi (che sta per electronic wind instrument), o come il lunghissimo clarinetto basso, si accende curiosità tra il pubblico e i suoni dolci creano misteriose atmosfere sahariane che ben si intonano al racconto, non sovrastandolo mai, ma rimanendo sempre presente come un morbido cuscino di seta sotto la voce narrante. La struttura sonora è ottima.

27 novembre 2025

«Antigone» di Jean Anouilh (regia, R. Latini)

Roma, Teatro Vascello
26 novembre 2025

CONCERTO DRAMMATICO PER VOCI SPARSE E DUETTO

Sarà per l’età che avanza, ma una delle più gustose soddisfazioni teatrali, dopo anni davvero magri, è vedere una platea gremita di gente: e non parlo del pubblico che affolla le prime rappresentazioni solitamente riservate agli invitati, ma di quei paganti che vogliono andare a teatro per interesse (o per piacere), e soprattutto dei giovani, come quelli che l’altra sera, a gruppi, hanno riempito la Sala Nanni del teatro Vascello fino all’ultima poltroncina, per assistere a un’opera tra le più misteriose e affascinanti del panorama del Novecento. Scritta nel 1941, in piena ascesa della dittatura nazista, da Jean Anouilh, che si proponeva di rielaborare la versione di Sofocle dell’antico mito, opponendo alle ragioni affettive della giovane ribelle, figlia di Edipo, quelle delle necessità sociali sostenute dal re Creonte, Antigone riuscì ad approdare in palcoscenico, per la prima volta, soltanto nel 1944, dopo una lunga disputa con la censura che obbligò l’autore ad aggirare alcuni insormontabili ostacoli. Da qui si spiega l’ambiguità della vicenda e la comprensibile reazione che all’epoca suscitò, inducendo molti spettatori a considerare il dramma come una sorta di propaganda a favore della dittatura, solo perché Creonte decreta l’ordine di uccidere la giovane e indomabile Antigone.

26 novembre 2025

«Sabato, domenica e lunedì», di Eduardo (regia, L. De Fusco)

Roma, Teatro Argentina
25 novembre 2025

CLAUDIO DI PALMA È UN IMMENSO PEPPINO PRIORE

All’ingresso del protagonista il suono di un violino preannuncia il dramma con molto anticipo, quando le nuvole sono ancora lontane dagli animi dei protagonisti, ma noi già le vediamo da qualche minuto, bianche e magrittiane, dipinte sulla cornice della bella scena ideata da Marta Crisolini Malatesta: un golfo casalingo formato da sette finestre che delimitano le onde del conflitto prima della burrasca. All’esterno una lunga balconata, territorio neutro, dove regna la pace e una costante apparente serenità. Sono i due mondi, le due attrattive della famiglia Priore, che Luca De Fusco mette a contrasto, con alcune sottolineature, in questa riuscita edizione di Sabato, domenica e lunedì: ossia, gruppo di famiglia in un interno. Dove, per interno, Eduardo De Filippo intende prima di tutto il focolare, l’archetipo dell’unione familiare. È, infatti, nel rituale del ragù, nel suo lento cuocersi e addensarsi, che va ricercata l’allegoria delle nuvole che, appunto, si addenseranno sulla tavola candidamente imbandita della domenica.

25 novembre 2025

Premio Gigi Proietti (Prima edizione)

Roma, Teatro Sala Umberto
24 novembre 2025

INSINNA: «ABBIAMO ABITATO IL TEMPO DI UN GENIO»

Un premio in onore di Gigi Proietti, il grande mattatore, il funambolo della risata arguta, della battuta irriverente, del sorriso bonario e impertinente, dell’espressione sorniona e beffarda, dell’attor comico elegante e cialtrone, del tragico appassionato e drammatico, dell’uomo di teatro – tra i più generosi e sinceri del Novecento – che poteva permettersi di riproporre in scena finanche il personaggio Gigi Proietti, perché sapeva recitare, (o meglio) rendere teatrale, il ruolo di se stesso. Ha detto bene Flavio Insinna, allievo del suo Laboratorio alla fine degli anni Ottanta: «Abbiamo abitato il tempo di un genio». Fortunato lui e tutti gli altri! Chi vive un periodo della sua vita accanto a un uomo così ne apprezza profondamente, non solo la parola, ma ogni suo gesto, ogni suo respiro, perché ogni espressione del genio diventa un insegnamento, spesso inconsapevole, ma fondamentale più della canonica lezione dottrinale.

22 novembre 2025

«Oltre le nuvole, il cielo», scritto e diretto da Gabriele Cicirello

«Oltre le nuvole, il cielo», scritto e diretto da Gabriele Cicirello

Roma, Spazio Diamante
19 novembre 2025


«PRIGIONIERI NELL’AEROPORTO DELL’ASSURDO»

Il lavoro di Gabriele Cicirello, presentato in embrione lo scorso maggio al Festival Indivenire, vede oggi luce piena perché vincitore del Premio del pubblico, cioè fu, tra i corti osservati, quello che riscosse il maggior numero di sbigliettamento; eppure Oltre le nuvole, il cielo fu segnalato al tavolo della giuria sia per l’ottima prova di Michele Ragno, sia per una fantasiosa e attenta ricerca delle soluzioni per la messa in scena. Con un palcoscenico vuoto e sei trolley, il regista riuscì a dare l’impronta efficace alla sua idea di autore, che all’epoca si doveva realizzare in appena venti minuti. Tuttavia, oggi, con un testo sviluppato e uno spettacolo completo, con gli stessi interpreti che hanno messo a fuoco ciascuno il suo personaggio, ancor più si avverte la ricerca meticolosa di una regia a danno di una scrittura che sembra dilatata e quindi indebolita.

19 novembre 2025

«Scavare – Escavar» di Letizia Russo (regia, S. Barbosa)

«Scavare – Escavar», di Letizia Russo. Regia di Regia di Sónia Barbosa.

Roma, Teatro Cometa Off
18 novembre 2025

OMBRE E VOCI DI UNA VITTIMA DEL BULLISMO

Di solito a Roma spettacoli in lingua straniera non se ne vedono molti; quando passano nei nostri teatri è perché dietro c’è una grossa organizzazione, un festival internazionale – come il RomaEuropa Festival, per nominare il più ricco e famoso – uno scambio culturale dovuto a un gemellaggio comunale da omaggiare. Sono eventi rari, anche a causa – diciamo la verità – della nostra pervicace idiosincrasia a praticare con scioltezza le lingue straniere. Sònia Barbosa, andando controcorrente, sfida questa monolitica diffidenza nazionale e propone al Cometa Off, con una produzione che non è certamente quella dei teatri maggiori, ma che comunque assicura la proiezione della traduzione simultanea, un testo scritto in origine nella nostra lingua da Letizia Russo che lei ha tradotto, ha diretto, e ha già rappresentato nel suo paese in versione bilingue: portoghese e italiano. Ecco spiegato il doppio titolo sul manifesto: Scavare – Escavar, che ovviamente per il debutto settembrino di Viseu (nell’entroterra di Oporto) e le repliche di Lisbona era stampato a parole invertite. In scena, insieme con Sònia, portoghese vissuta in Italia per sette anni, c’è Giada Prandi che ricopre il ruolo secondario, sì, ma fondamentale per la riuscita degli intenti: se infatti bisogna scavare, qui si scava nella memoria, e Giada rappresenta proprio la voce della memoria della protagonista.

17 novembre 2025

«Pinocchio.Zero» di Mandracchia/Cocifoglia

«Pinocchio.Zero» di Mandracchia/Cocifoglia/Zero

Roma, Spazio Nous
16 novembre 2025

RENATO, PADRE INCONSAPEVOLE DI UN «FIGLIO» BURATTINO

Il carrozzone muove dal foyer con un suono di ciaramelle e di tamburi, alla maniera degli zampognari, con le regine, i suoi fanti e i suoi re immaginari, per annunciare la storia che comincia con un insolito pezzo di legno. «C’era na vorta un bel pezzo de legno», sì, proprio in romanesco: un testo che Manuela Mandracchia e Fabio Cocifoglia hanno recuperato acquistando un libretto su una bancarella. Era la storia di Pinocchio riscritta nella lingua del Belli, ma seguendo gli endecasillabi dei sonetti in rima composti da Ivo Martellini. Da qui l’idea di farlo conoscere al pubblico, alternandolo, per semplificare appena, con alcuni brani in prosa, e un po’ di musica per accompagnamento. Ma non una musica qualsiasi composta per l’occasione! Chi è cresciuto con le canzoni dei nostri cantautori, le conosce praticamente a memoria e, o a Manuela o a Fabio, o a entrambi, è arrivata l’intuizione di accostare alla favola bella che tutti conosciamo qualche bella canzone di Renato Zero.

16 novembre 2025

«Il fu Mattia Pascal», da Pirandello (regia, M. T. Giordana)

«Il fu Mattia Pascal», da Pirandello (regia, M. T. Giordana)

Roma, Teatro Greco
15 novembre 2025

IL TESORO RACCHIUSO IN UN MANOSCRITTO DIMENTICATO

Chiunque abbia voglia di apprendere l’arte classica della locandina – come si impagina e come si posizionano in gran numero in un foyer e nelle vetrine in strada, affinché tutti vedano facilmente e comodamente – dovrebbe recarsi al Teatro Greco, dove si riconosce l’infallibile chiarezza della vecchia scuola: nome in ditta, titolo, autore, sottoditta, generici, poi l’elenco dei personaggi con gli interpreti accanto, addirittura sono indicati i doppi ruoli vicino al nome dell’artista, e anche il raro caso di due attori che seguono un solo personaggio (per evitare le antipatiche pecette nel caso di una imminente sostituzione), quindi immancabile il sigillo della regia, e infine la lista dei crediti di coloro che hanno collaborato alla realizzazione dello spettacolo, con la definizione della mansione comprensibile, nella lingua nostrana anziché in inglese che serve soltanto a mascherare inappropriate insoddisfazioni.

14 novembre 2025

«Circo Paradiso», di Agnese Fallongo (regia, Evangelisti/Latagliata)

Roma, Teatro Manzoni
13 novembre 2025

IL CIRCO, UN ANFITEATRO CON LE ALI COLMO DI STORIE, MUSICHE E SORRISI

Terminata la lunga esperienza dedicata alla «trilogia degli ultimi», l’ormai affiatato quartetto (composto da Caputo, Evangelisti, Fallongo e Latagliata), pur cambiando il genere teatrale e l’ambientazione dove si svolge la vicenda, resta saldamente agganciato al mondo degli umili e soprattutto all’epoca: a quel Novecento ricco di storia e di umanità, che ha fatto da cornice a due guerre mondiali. Nella scrittura della Fallongo questo sfondo storico diventa una prerogativa, anche se non se ne fa cenno esplicito. Così come acquista valore l’origine geografica dei personaggi che l’autrice crea pensando a un’Italia romantica capace di stare ancora dalla parte dei più deboli o dei più soli. Già nel titolo – Circo Paradiso – si intuisce una necessità di girovagare: «Come gli zingari?», dice lui; «No, che c’entrano gli zingari», risponde lei quasi offesa. Eppure l’ispirazione dell’autrice nasce dal continuo movimento delle genti, dal bisogno di soddisfare un istintivo impulso nomade. Il circo non mette mai radici. Il circo è un anfiteatro con le ali. E nel circo nascono storie che hanno affascinato, sin dalla fine dell’Ottocento, fior di artisti e registi.

13 novembre 2025

«Silvio», scritto e diretto da Giovanni Franci

«Silvio», scritto e diretto da Giovanni Franci

Roma, Off-Off Theatre
12 novembre 2025

LE TRISTEZZE DI BERLUSCONI E IL RISCATTO DI VERONICA

Ha ragione Giovanni Franci ad affermare che Berlusconi «è stato un personaggio straordinario, un precursore, un unicum, capace di restituire con precisione e irriverenza i costumi recenti di un intero Paese, estremamente fantasioso nei vizi privati, meno prodigo di pubbliche virtù. Insomma, se Shakespeare, Aristofane, Pirandello o Cechov lo avessero conosciuto, avrebbero sicuramente pensato di trasfigurarlo in teatro». Forse non lo avrebbero chiamato Silvio, preferendo un differente nomignolo per consegnarlo alla ribalta di un palcoscenico, ma ancora oggi, a circa due anni e mezzo dalla scomparsa, quel nome è legato in maniera indissolubile alla figura del Cavaliere e cambiarlo, certamente, non avrebbe destato la stessa curiosità. Berlusconi è questione sempre attuale e sempre annosa che ancora ferve, come è vivo il suo «regno»: quello economico che ha lasciato in eredità ai familiari e quello politico, rimasto indelebile sull’andamento della vita degli italiani.

12 novembre 2025

«Sogno di una notte di mezza estate», di W. Shakespeare (regia, D. Salvo)

Roma, Teatro Quirino
11 novembre 2025

IL SOGNO DI PUCK È BROADWAY

Essere bravi in teatro è caratteristica determinante per innalzare la qualità di uno spettacolo. Essere bravi non significa soltanto interpretare al meglio delle proprie possibilità un personaggio, ma soprattutto restituirlo in maniera convincente, affinché lo spettatore, all’interno dell’illusione teatrale, sia persuaso dalla verosimiglianza di quel che sta vedendo, proprio come se sognasse. Per essere bravi non è indispensabile riuscire a sbalordire gli spettatori – certo, se ci si riesce, si raggiunge un obbiettivo che regala soddisfazioni – ma occorre piuttosto saper trascinare il pubblico in un gioco artisticamente malizioso e delicato: per questo la bravura non è sempre sinonimo di optimum, di tensione stellare, di vette emotive sempre altissime. Melania Giglio e Daniele Salvo, coppia che già in passato ha presentato spettacoli apprezzabili, sono indubbiamente dotati di bravura e di originalità, lei come attrice e lui come regista. Le doti vocali della Giglio sono ormai risapute: possono competere con quelle delle star del musical internazionale. La fantasia di Salvo, no, un po’ meno, ma le sue capacità di metteur en scene non si discutono. Tuttavia entrambi dovrebbero completare il loro ciclo di bravura con un buon rimessaggio di misura ed equilibrio.

10 novembre 2025

«Club 27», di Elisa Di Eusanio

«Club 27», di Elisa Di Eusanio

Roma, Teatro Belli
9 novembre 2025

ASCESA E CADUTA DELLE STAR DEL ROCK

Morire a 27 anni, ricchi e famosi, è il filo diabolico che lega alcune rockstar della storia della musica moderna. Sul palcoscenico del Teatro Belli, fino al 30 novembre, Elisa Di Eusanio offre un drammatico, ma entusiasmante e coinvolgente, squarcio di una gioventù maudite del secolo scorso, quella che ha tentato attraverso il rock di riabilitare ciascuno il proprio animo ferito dall’incompiutezza della vita che una impalpabile percezione ha reso insostenibile. Di loro si è parlato di vita breve ma intensa, segnata dal successo e dal clamore delle folle; si è parlato di genio e sregolatezza, di improvvise ricchezze dilapidate nel peggiore dei modi tra alcol e droghe. Il motto che per anni più s’addiceva a costoro – sesso, droga e rock ‘n’ roll – suonava come una triplice condanna da parte di chi ha fatto del giudizio personale l’arma invisibile per mortificare e per sfregiare i più fragili. Di costoro, «poeti maledetti» del suono irriverente, vittime della propria sensibilità, s’è scritto e detto tanto, ma un percorso così denso e intimo di musica e paura, di ascesa e caduta delle star del rock, in Italia, non s’era mai visto.

09 novembre 2025

«Naked», regia di Giorgia Giuntoli

«Naked», regia di Giorgia Giuntoli

Roma, Teatro Sophia
8 novembre 2025

L’IMPROVVISAZIONE COME ATTO DI RESISTENZA

Sollecitato dal suggerimento di un conoscente, mi precipito al TeatroSophia per ammirare la performance di Patrizio Cossa e Fabrizio Lo Bello. Il titolo è Naked, che significa indifferentemente nudo o nuda, oppure, anche al plurale, nudi o nude, e in questo frangente si accosta al sostantivo sottinteso che è l’attore, al di là del genere. Che sia esso maschile o femminile, infatti, poco conta, l’importante è che sia un mestierante spogliato di ogni convenzione: scena, costumi, trucco, arredamento, finanche la più semplice attrezzeria. Di tutto si può fare a meno, fuorché della parola. Parola come arma personale per la difesa della recitazione: l’unica possibilità che l’attore ha per sopravvivere della sua arte e per far sopravvivere la sua arte. Il tema della prova è essenzialmente questo: resistere di fronte al continuo impoverimento del nostro teatro. Quante compagnie sono già costrette a dover fare a meno delle scene, dei costumi, dell’arredamento; troppo poche però rinunciano ai microfoni! Invece, con maggior coerenza, Patrizio e Fabrizio, usano soltanto due sedie e pochi proiettori, che servono a illuminare lo spazio scenico più che a creare atmosfere con particolari effetti.

07 novembre 2025

«Abili in amore», di Rosati/Granito (regia, Ferrini/Gasbarri)

«Abili in amore», di Rosati/Granito (regia, Ferrini/Gasbarri)

Roma, Teatro de’ Servi
6 novembre 2025

AL DE’ SERVI VA IN SCENA LA SENSIBILITÀ

Lo spettacolo è stato prodotto in collaborazione, oltre alle egide citate tra i crediti, con AccordiAbili Aps. Ets. e Associazione Love Giver. Entrambe sono organizzazioni che si occupano di assistenza alla sessualità alle persone con disabilità. Solo conoscendo questo particolare si può comprendere meglio il titolo della commedia, Abili in amore, scritta con grande sensibilità e competenza in materia da Vita Rosati e Gabriele Granito. Un problema assai delicato che difficilmente, ancora oggi, trova la disponibilità delle autorità di governo per intervenire con aiuti concreti: l’Italia sull’argomento è in grave ritardo rispetto ad altri paesi della Comunità. Ma essere in ritardo non significa essere totalmente privi di coscienza: anche il Ministero della Cultura è intervenuto con un contributo: per lo spettacolo, non certo per risolvere il problema! Sul sito di una delle associazioni si racconta la storia della passione di Vincenzo Deluci, trombettista jazz con esperienze internazionali, divenuto tetraplegico in seguito a un incidente automobilistico e qui autore delle musiche: Vincenzo non era più in grado di suonare la sua tromba. «Ci sono sogni che vibrano forte – si legge – oltre ogni ostacolo. Come quello di poter suonare uno strumento musicale, anche se il corpo ha funzioni compromesse da una disabilità o una patologia.» Oggi Vincenzo, grazie al sostegno dei suoi amici dell’associazione, ha ripreso la tromba ed è tornato a sorridere.

06 novembre 2025

«Rosencrantz e Guildenstern sono morti», di Tom Stoppard (regia, A. Rizzi)

«Rosencrantz e Guildenstern sono morti», di Tom Stoppard (regia, A. Rizzi)

Roma, Teatro Ambra Jovinelli
5 novembre 2025

IL MALINTESO DELLA FARSA SULL’ESISTENZA UMANA

Al finale, più che perplessi, si resta storditi. Mentre il cuore della platea applaude i propri beniamini al loro debutto romano, qualcuno nelle retrovie si guarda attonito e la domanda, nello sguardo di quei pochi, è facile da intuire: che cosa abbiamo visto? Immediatamente, trasportati dal fragore delle mani che ancora plaudono gli artefici, il pensiero va a loro che dal proscenio ringraziano. Indubbiamente bravi tutti: Paolo Sassanelli una spanna sugli altri, ma anche il giovane Pannofino (Andrea Pannofino) se l’è cavata egregiamente, come pure Chiara Mascalzoni; soprattutto la scena di Luigi Ferrigno, semplice, rustica, agevole e multiforme, ha lasciato un’ottima impressione, trovando ispirazione nell’adattabilità dell’antico carro di Tespi. Ma la domanda che ci assilla resta ancora senza risposta: che cosa abbiamo visto?

05 novembre 2025

«Elena la matta», di E. Fiorito (regia, G. Nicoletti)

«Elena la matta», di E. Fiorito (regia, G. Nicoletti)

Roma, Teatro Sala Umberto
4 novembre 2025

«MI DOVETE CREDERE: SCAPPATE, SCAPPATE!»

Andate! Andate a vedere Paola Minaccioni che interpreta Elena Di Porto, detta Elena la matta. Andate per ascoltare finalmente un monologo che ha la ragione d’essere monologo. Andate per vedere Paola, «la furia del palcoscenico». Correte per assistere soprattutto alla cavalcata della memoria. Pardon, Memoria, con la maiuscola: perché di questi tempi s’è persa l’educazione civile di quella Memoria che per anni abbiamo ricordato – senza essere troppo convinti, ahimè – per commemorare le sciagure del ’43 e del ‘44. Oggi, novembre 2025, dopo mesi di violenti schieramenti e dannose zuffe, il monologo di Paola/Elena acquista una forza politica inimmaginabile ancor più che storica. Un monologo, scritto da Elisabetta Fiorito, e liberamente ispirato al libro di Gaetano Petraglia, «La matta di piazza Giudìa», edito da Giuntina; un monologo, dicevo, che è una voce forte, unica, «autentica», che s’impone sulla nostra confusione a ricordare il dramma del 16 ottobre 1943, quando squadroni di SS rastrellarono il ghetto di Roma, deportando ad Auschwitz più di un migliaio di ebrei romani, che nella disperazione credevano, illusi, nella protezione di un papa che non disse una parola, anzi rimase zitto, in silenzio, a contare soltanto le sue pecorelle col crocifisso. Come se gli altri, i giudei, fossero figli di un Dio minore.

03 novembre 2025

«La matematica dell’amore», di A. Bennicelli (regia, E. M. Lamanna)

«La matematica dell’amore», di A. Bennicelli (regia, E. M. Lamanna)

Roma, Teatro Golden
2 novembre 2025

TRA TOM E GERRY I NUMERI NON SERVONO

Al termine dello spettacolo, Michele La Ginestra ha preso la parola per intrattenere, ancora un po’, il pubblico in sala. Oggi è diventata un’abitudine interrompere gli applausi per prolungare amichevolmente il rapporto con gli spettatori con pretesti non sempre attinenti al teatro. Invece, stavolta la questione centrale era più che pertinente: nonostante fosse appena conclusa l’ultima replica romana, l’attore ha sentito la necessità di spiegare che, quando all’inizio si invita «il gentile pubblico a spegnere i cellulari», questi dovrebbero essere davvero spenti perché son fastidiosi. Ha ragione, La Ginestra: tra vibrazioni, squilli e schermi improvvisamente luminosi, lui stesso è stato disturbato un paio di volte perdendo la concentrazione. Ma quel che notavo, mentre continuavo a osservare i suoi modi divertenti, i suoi toni simpatici, e le reazioni ridanciane in sala, è che tra l’attore di quell’istante che impartiva una garbata ramanzina agli spettatori e il personaggio a cui egli aveva dato voce fino a un attimo prima non c’era alcuna differenza. E la critica dello spettacolo è imperniata proprio su questo: se tra Geraldina (il personaggio femminile, detta Gerry) ed Edy Angelillo (che lo interpreta) si notano delle differenze di atteggiamenti, di parlata – i tempi recitativi – di timidezza, perché tra Tommaso e La Ginestra resta tutto identico? C’è qualcosa che non va!

02 novembre 2025

«Quanno fernesce ‘a guerra», di Rita Bosso (regia, M. Pizziconi)

«Quanno fernesce ‘a guerra», di Rita Bosso

Roma, Teatro Cometa Off
1° novembre 2025

«COME IL VENTO DEL MARE, VIENE PER FARTI SOGNARE»

Dopo lo spettacolo raggiungo un amico al ristorante.
- Pure oggi sei andato a teatro? Ma come fai?
- Mi diverto troppo.
- Tu lo sai che si può anche non andare a teatro?
- Sì, certo, ma è una possibilità che offre poche alternative.
- E riesci a divertirti anche se vedi un lavoro fatto male?
- Cambia il tipo di piacere, ma a lungo andare scopri che ci può essere un divertimento anche nella noia. Tuttavia ne devi essere consapevole. E devi soprattutto scindere la noia del testo che si riflette in platea, dalla noia in palcoscenico che invece, osservata dalla platea, diventa puro divertimento.
- Solo per te. Mica per tutti!
- Tranquillo! Siamo in due a Roma a divertirci con questo raffinato genere masochistico.
- Che sei andato a vedere stasera?
- Un lavoro che sulla carta mi aveva molto incuriosito. S’intitola: Quanno fernesce ‘a guerra.

01 novembre 2025

«Macbeth», di Shakespeare (regia, D. Pecci)

«Macbeth», di Shakespeare (regia, D. Pecci)

Roma, Teatro Greco
31 ottobre 2025

L’INTERPRETE SCHIACCIATO DALLA MOLE DEL GENERALE

Troppo impegnato a raccontarci la vicenda spicciola di Macbeth, Daniele Pecci perde il controllo sui sentimenti dei personaggi che danno vita a quella che è la tragedia moralmente più intensa della produzione di Shakespeare. Costruita su uno schema storico piuttosto semplice, tanto da non riuscire a scardinare le regole del teatro medievale, la difficoltà del testo è quella di saper equilibrare le doppie intenzioni dell’autore, il quale da una parte si pone l’obiettivo di condannare la cupidigia di potere degli uomini e dall’altra di alternare a fatti puramente crudeli, con raffinata abilità poetica, il mondo del sovrannaturale: il bosco, le streghe, lo spettro. Il regista, che pure si pone queste domande e cerca soluzioni sceniche, però, al dunque, si accontenta di affrontare le complessità semplificando fino a rendere ovvia la visione trascendentale.

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