15 febbraio 2024

«Quando eravamo...», Onyx Editrice 2011


Interludio in versi, Fausto Nicolini
Immagini Giuseppe Patroni Griffi
con una lettera di Raffaele La Capria
e un intervento di Mario Lunetta
Onyx Editrice, 2011
Collana Fotofonemi
diretta da Giuliana Laportella


Patroni Griffi in versione fotografo: sono suoi i dieci scatti (l’undicesimo lo ritrae) che l’autore del libro ha scelto per accompagnare le strofe che compongono Quando eravano... «Un’oasi felice alla quale approdare grazie ai versi, grazie a una passione viscerale e densa di dolcezza» (Mario Lunetta)

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Quando eravamo froci
non sapevamo nemmeno di essere gay
e non avevamo bisogno dei vestiti della festa
per tenere alta la testa nel giorno degli dèi

Una pubblicazione che vuole essere un prezioso omaggio a uno tra le più eclettiche e rappresentative personalità artistiche del Novecento, presentandoci un suo lato ancora inedito: la fotografia.

Non c’è neppure un’ombra di riaffermazione trionfalistica in questo interludio di Fausto Nicolini che inalbera un titolo dispregiativo per rovesciarlo in antifrasi; c’è piuttosto un mood malinconico nei confronti di un tempo, di una società, di un costume rivissuti come in una zoomata a ritroso sul filo di un’autoironia leggera e controllatissima.

Il libro si apre con un verso destinato a diventare tacitamente emblematico. Quando eravamo… - lungi dal voler essere una monografia su un artista, o una storia della lettura silenziosa dei generi sessuati di una cerchia di intellettuali – sollecita il sospetto verso chi ama isolarsi in chi, invece, come gli amarcord di quando si stava insieme, rimane fedele ad un dialogare tutto asessuato e trisessuale. Un incontro tra il rigore del memoriale, gli estri dell’intuizione poetica e l’intricata fluidità dell’album di documentazione fotografica; un percorso a ritroso nella vita di quel giovane drammaturgo, scrittore, regista teatrale e cinematografico, conosciuto come Peppino Patroni Griffi. Tuttavia, Nicolini, come altri poeti, si pone in una direzione di scrittura che mette al centro il rapporto tra soggetto e realtà, tra concretezza e visione, tra individuo e molteplicità, in una poesia che si assume il compito di essere, non lo specchio della storia privata dell’autore, ma l’espressione dell’esperienza vissuta che tocca i grandi temi della vita.

Quando eravamo… è stata scritta ricalcando e sottolineando la singolare dote artistica di Giuseppe Patroni Griffi, quella sua geniale e naturale strafottenza o, come scrive Raffaele La Capria, “la divina spregiudicatezza”. (Mario Lunetta)

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