22 gennaio 2025

«I ragazzi irresistibili» di Neil Simon

Roma, Teatro Argentina
21 gennaio 2025

«DOVE C’È TALENTO NON PUÒ ESSERCI VECCHIAIA»

Forse non sono più ragazzi, ma certamente sono irresistibili. Formano ormai una delle coppie teatrali più raffinate dell’ultimo periodo. Umberto Orsini e Franco Branciaroli, dopo aver debuttato insieme in Pour un oui ou pour un non di Nathalie Sarraute (con la regia Pier Luigi Pizzi) confermano le loro affinità artistiche rivestendo i ruoli dei protagonisti in I ragazzi irresistibili, classico della comicità americana di Neil Simon, che grazie al successo della pellicola con Walter Matthau e Georg Burns conquistò, già nel 1975, notorietà in tutto il mondo. «Dove c’è talento non può esserci vecchiaia», è la battuta che li fotografa in scena. Vederli insieme, infatti, è un piacere, e l’età non si vede: la loro recitazione riverbera di divertimento, di leggerezza, di quel raffinato esprit de plaisir che tanti bravi attori più giovani difficilmente riescono ad acquisire: non per incapacità, sia chiaro, ma – se è vero che il mestiere s’impara facendolo – per mancanza di esperienza sul palco con i grandi maestri. Fortunato, quindi, chi ha la possibilità di partecipare a quest’allestimento.

21 gennaio 2025

Eliseo, storia di un teatro chiuso da cinque anni (1)


BARBARESCHI: «ROMA HA BISOGNO DI UN TEATRO CHE AGISCA NELLA LEGALITÀ»

Il cartellone del Teatro Argentina propone, da martedì 4 marzo a domenica 16 marzo 2025, November, commedia di David Mamet, con la regia di Chiara Noschese. Attore protagonista sarà Luca Barbareschi, patron delle due storiche sale teatrali di via Nazionale, che da marzo 2020 (dalla chiusura imposta dal Covid) mantengono le saracinesche abbassate. Luci, però, sempre accese all’ingresso, come a voler ricordare che qualcuno all’interno ci sta, e sta lavorando: sì, è vero, ma, dalle apparenze, non per il teatro. Gli uffici, quelli che una volta furono di Vincenzo Torraca, di Giuseppe Battista e di Vincenzo Monaci, sono ormai da tempo occupati dalla Èliseo Entertainment, società di produzione cinematografica di cui Barbareschi è l’unico responsabile (qui il sito della moving emotions), con sede in via della Consulta 1, palazzo dal quale si accede alla vecchia amministrazione del teatro e una volta anche alle leggendarie Stanze dell’Eliseo, dove vivevano Gino Cervi e Rina Morelli, e dove si riunivano i più importanti artisti degli anni d’oro: da Visconti a Stoppa, da Eduardo a Valli, dalla Brignone alla Falk, dalla Pagnani a Tieri, da De Lullo a Patroni Griffi, il quale nel 1978, grazie alla collaborazione che ebbe col gruppo dei Giovani, inaugurò da direttore artistico, la sala del Piccolo.

20 gennaio 2025

«Il cortile» di Spiro Scimone

Roma, Teatro Argot
19 gennaio 2025

GODOT È ARRIVATO, MA STA PEGGIO DE TUTTI!

Che l’autentico protagonista della grande tragedia minimalista e surreale descritta da Spiro Scimone, sia un sacco di plastica, non ci vuole molto a capirlo: giusto il tempo di vedere uscir da lì un secchio con l’acqua, primo elemento vitale, benché giallastro, e l’indicazione è già chiara. Se poi all’interno si troverà anche qualche tozzo di pane ammuffito, la previsione diventa certezza. Le voci e le piccole azioni che ruotano intorno all’involucro diventano il contorno utile a rendere più poetico il dramma dell’assurdo che si nasconde in quel sacco di rifiuti, che stenta a riempirsi di altri argomenti se non quelli miseri ed essenziali (appunto, acqua e pane), ma che pure soddisfano le esigenze di Peppe, Tano e Uno che vivono in un piccolo cortile, dove vengono ammassate le immondizie di un agglomerato cittadino, uno come tanti, abitato perlopiù dal degrado e dall’angoscia.

19 gennaio 2025

«Vittorio De Sica» di Luca Mascolo

Roma, Altrove Teatro Studio
18 gennaio 2025

ANCORA UN MICROFONO INVANDENTE

Il 13 novembre scorso ricorreva il 50° anniversario della morte di Vittorio De Sica. L’omaggio di Luca Mascolo giunge sul palcoscenico dell’Altrove Teatro Studio di Roma con un paio di mesi di ritardo, ma è meraviglioso che ci sia arrivato e sarebbe meglio se ci restasse ancora un po’, perché la scena alla quale ho assistito involontariamente, al termine dello spettacolo, mi ha lasciato del tutto incredulo. Un gruppetto formato da ragazze ventenni, o poco più, commentava con stupore la bellezza di alcune canzoni, eseguite da Mascolo, che non avevano mai ascoltato. Le fanciulle, quindi, ignoravano l’esistenza di Munasterio ‘e santa Chiara, di Anema e core e naturalmente anche di quelle meno famose. Preso atto di questa triste realtà e avendo di fronte la fotografia del regista di Ladri di biciclette, mi son chiesto quanto le nuove generazioni abbiano la possibilità oggi di andare a scovare in quel marasma che è la rete web notizie su De Sica e Rossellini o su Zavattini e Mattoli che pure sono nominati nello spettacolo. È bene, quindi, che il teatro possa sollecitare quelle curiosità che ormai scuola e famiglia non riescono più a provocare.

18 gennaio 2025

Ricordo di Gregorio Maldini

ERA DIVENTATO IL SUO STESSO SORRISO:
IL SORRISO DELLO SPIRITO ALOHA

Gregorio era… che fatica dover usare l’imperfetto parlando di un amico con il quale hai condiviso la parte più fresca della vita; e che fatica dover ammettere, contro ogni logica, la perfezione di una morte – che perfetta non lo è mai – tanto scellerata quanto improvvisa e glaciale. Pochi giorni prima di Natale, Gregorio aveva pubblicato un suo scatto sulla pista innevata in alta montagna, al confine tra Svizzera e Austria, definendo quella giornata perfect day. Sciava e sorrideva e il vento scorreva tra i suoi capelli, regalandogli il senso cristallino della libertà, lo stesso che poi… Sorrideva, in quell’immagine, di quel sorriso che, molti anni fa, lo ha portato lontano dalla nostra quotidiana romanità, eternamente tediosa, vittima di una immobilità papale; un sorriso che lo ha rapito e che lui ha indossato con la spregiudicatezza irriverente di una felicità possibile; un sorriso che ha sedotto, prima di tutti, Gregorio stesso. E lui s’è dato a quel sorriso con anima e corpo per dedicarsi alla vita sua e di chiunque gli riuscisse a stare accanto, apprendendo presto e interpretando al meglio lo spirito aloha: l’ancestrale filosofia della collettività delle isole dell’oceano Pacifico, dove viveva. Significa, pur scambiandosi un semplice saluto, condividere il respiro dell’amore. E il sorriso di Gregorio ne era la più esemplare manifestazione.

«Barbari, Barberini e barbiturici» di D. Falleri e U. Barberini

Roma, Off/Off Theatre
17 gennaio 2025

STORIE DI API, PAPI E PERONI

Piacevolissima serata all’Off/Off di via Giulia in compagnia del principe Barberini che ha fatto gli onori di palcoscenico, coinvolgendo il folto pubblico con le sue cose di casa e di casato; cose aristocratiche e storiche, gentilizie e interessanti, anche meno gentili ma divertenti, bizzarre bazzecole e deliziose pinzillacchere scritte a quattro mani con l’amico Daniele Falleri che ne ha curato anche l’impostazione scenica. Urbano Riario Sforza Barberini Colonna di Sciarra, attore di professione, erede di nobilissima schiatta, un papa nel suo albero genealogico in linea diretta, altri tre sparsi per li rami, Balì di Gran Croce del Baliaggio di San Sebastiano, patron di tutte le api scolpite nelle pietre di Roma e della penisola, vuota il sacco e racconta le avversità di essere principe nel XXI secolo, gli imbarazzi giovanili per essere nipote di una nonna troppo invadente e le delusioni ricevute da una madre alquanto distratta.

17 gennaio 2025

«Il sogno di Nietzsche» di Maricla Boggio

Roma, Off/Off Theatre
16 gennaio 2025

«BISOGNA AVERE IL CAOS DENTRO DI SÉ PER PARTORIRE UNA STELLA DANZANTE»

Un quotidiano – di quelli che racconta fatti e non frottole – scrive che il lavoro di Ennio Coltorti è «un vero spettacolo», che «vedere Friedrich Nietzsche impazzire davanti ai vostri occhi è un grande miracolo teatrale» e, inoltre, galvanizzato evidentemente dalla seduzione del creatore delle teorie del Superuomo, il supercritico confessa pubblicamente che Il sogno di Nietzsche è «senza dubbio la cosa più bella che abbiamo visto da quando Carmelo Bene è tornato nell’inorganico da lui tanto auspicato». Ora, pur volendo condividere – ma non c’era bisogno di scomodare Carmelo Bene – che il potere teatrale transita dall’organico di una vox e non nelle inorganiche registrazioni o nelle rimbombanti amplificazioni, oggi gettonatissime, confesso di non aver provato gli stessi entusiasmi al cospetto del «vero spettacolo», forse perché non riesco a immaginarmi un evento teatrale che non sia vero, per quanto vero possa apparire. Sì, perché se l’arte teatrale è legata da una parte alla finzione e dall’altra alla verosimiglianza, allora sorge il sospetto che il supercritico sia stato miracolato dalla luce divina che gli ha fatto apparire Friedrich Nietzsche in carne ed ossa, o, meglio, in baffo ed ossa!

15 gennaio 2025

«I parenti terribili» di Jean Cocteau

Roma, Teatro Quirino
14 gennaio 2025

ESISTONO BENI SUPREMI CHE ESIGONO RINUNCE RADICALI

Eligio Possenti, tra i primi a recensire I parenti terribili, scrisse che «la trama potrebbe servire per un vaudeville». Lo stesso Jean Cocteau, nel testo, sottolinea più volte che l’assurda vicenda che si sta creando in famiglia assomiglia a una farsa. «Non so se sia una tragedia o una farsa; in ogni modo è un capolavoro», è la battuta di Léonie che ha dato a Filippo Dini l’opportunità, da regista, di virare decisamente verso la commedia brillante, accentuando le situazioni e portando i ritmi di recitazione sui canoni del vaudeville. Non è una scelta sbagliata, ma nemmeno perfetta: la scrittura di Cocteau è abbastanza solida da reggere bene la novità, anzi, la leggerezza dell’allestimento applaudito al teatro Quirino (in scena fino al 19 gennaio) rende leggibile la struttura delle relazioni familiari basate sui legami dell’antico mito che, per sfatare le mostruosità create dall’uomo, raccontò il suo lato più oscuro e spietato. Inoltre, quando Cocteau immaginava quel che accadeva in casa di Georges e Yvonne, ancora fervevano gli studi freudiani, e i rapporti madre-figlio e padre-figlia erano attentamente osservati sotto ogni tipo di lente.

13 gennaio 2025

«Letizia va alla guerra» di Agnese Fallongo

Roma, Teatro Manzoni
11 gennaio 2025

QUANDO LA POVERTÀ CI ARRICCHIVA DI UMANITÀ

Esiste, nella scrittura di Agnese Fallongo, un autentico sentimento di gioia intima e serena, una ricerca storica assai precisa che le consente di collocare personaggi e vicende in epoche e luoghi verosimilmente realistici ma molto differenti da quelli in cui viviamo, e una forte necessità di sorridere e divertirsi che sollecita una briosa fantasia sempre condita di ironie e comicità. Letizia va alla guerra è il primo atto di una trilogia che racconta storie di un’Italia soprattutto genuina, di un tempo passato quando il linguaggio determinava palesemente origine e stato sociale. Letizia è colei che porta in scena quel sentimento di gioia intima e serena, racchiuso nel significato del suo nome e irradiato da un sorriso contagioso, che è il gusto predominante della scrittura della Fallongo. 

11 gennaio 2025

«Intorno al vuoto» di Benedetta Nicoletti

Roma, Spazio Diamante
10 gennaio 2025

I CRATERI DELL’ALZHEIMER

Quando l’orecchio ha catturato il termine «olistico», pur sentendomi impreparato, ho avuto la conferma che tutto quel che stavo vedendo e ascoltando era frutto di uno studio approfondito, oltre naturalmente alla verità di un dramma rappresentato perché vissuto. Benedetta Nicoletti, autrice del testo, ha scelto parole precise – e anche azzardate – per raccontare la destrutturazione della vita intellettiva dell’essere umano. Far riferimento al principio olistico, in questo caso, non è soltanto uno sfoggio di sapienza, un’erudizione ostentata come uno stendardo enciclopedico, ma diventa il perno scientifico (e filosofico) attraverso il quale si può cominciare a capire come progredisce il morbo di Alzheimer. Volendo rispettosamente mettere da parte ogni riferimento alle esperienze personali di chi ha vissuto il dramma in prima persona, e che ha voluto, con determinazione, portare in scena Intorno al vuoto, operazione certamente dolorosa, bisogna prendere atto che simili iniziative, tanto delicate quanto per un pubblico sensibile all’argomento, sono utili e preziose per l’informazione e la divulgazione che offrono.

10 gennaio 2025

«Bahamuth», di Antonio Rezza

Roma, Teatro Vascello
9 gennaio 2025

COM’È BELLO ESSERE SODOMIZZATI DALL’IMPERIALISMO!

Non c’è modo più banale per mortificare uno spettacolo che chiedere «Ti è piaciuto?», oppure «Com’è stato, bello o brutto?». Non avevo mai visto una performance di Antonio Rezza. Ne avevo sentito parlare con grande entusiasmo, e se ora dovessi trovare un aggettivo che descriva al meglio quel che, mio malgrado, mi ha coinvolto, non esiterei a dire che si tratta di uno spettacolo «pericoloso». Pericoloso non per quel che si è visto in palcoscenico, ma per le reazioni del pubblico: per come è stato facile al protagonista dirigere le emozioni degli spettatori e plasmarne il pensiero, con un gesto, con un gorgheggio, con suono incomprensibile, con un niente che, fatto con dovizia e determinazione, diventa, appunto, un pericolo.

09 gennaio 2025

«Tre modi per non morire» di Giuseppe Montesano

Toni Servillo

Roma, Teatro Argentina
8 gennaio 2025

IL FIORE DELLA BELLEZZA UNA E TRINA

«O Morte, vecchio capitano, è tempo! / Su l’ancora! / Ci tedia questa terra, o Morte! Verso l’alto, a piene vele! (...) E tanto brucia nel cervello / il suo fuoco, che vogliamo tuffarci nell’abisso. / Inferno o Cielo cosa importa? / Discendere l’Ignoto nel trovarvi / nel fondo alfine il nuovo!» I versi di Baudelaire (tratti da «Il viaggio») che Toni Servillo cita nel suo miracoloso canto alla curiosità come motore necessario alla vita, potrebbero proseguire, in una corsa all’indietro nel tempo, con i più famosi endecasillabi danteschi: «Li miei compagni fec’io sì aguti, / con questa orazion picciola, al cammino, / che a pena poscia li avrei ritenuti; / e volta nostra poppa nel mattino, de’ remi facemmo ali al folle volo…» (Inf. XXVI, 121/5). Un salto di qualche secolo, quindi, per imbatterci nello stesso concetto che ci invita all’esigenza di conoscere sempre di più per scoprire e onorare il senso della vita.

08 gennaio 2025

«La strana coppia» di Neil Simon

Roma, Teatro Quirino
7 gennaio 2025

LE MANI IN TASCA IN SCENA NON SONO TOLLERABILI

Siccome i testi comici, quando sono ben scritti, sono ormai quasi sempre migliori della loro realizzazione scenica, possiamo anche cominciare a raccontare gli applausi. Che invece hanno riservato qualche novità degna di nota. Con le luci di sala già accese e la compagnia schierata in ribalta, infatti, appena il clamore del pubblico della prima romana era in fase calante, Gianluca Guidi ha preso la parola e, benché dichiarasse di avere «il palato incollato», s’è avventurato in una serie di ringraziamenti che ha sfidato il più famoso chiasmo: «Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, / le cortesie, l’audaci imprese io canto». Passi per i tecnici della compagnia (applauso), passi per il produttore Bellomo seduto in platea (applauso), per lo scenografo e costumista De Marino seduto in platea (applauso), per il musicista Abeni seduto in platea (applauso), passi finanche per il teatro ospitante e per i tecnici e l’organizzazione del Quirino, ma ringraziare anche gli attori che non fanno più parte del cast e chiamarli ad alzarsi dalle loro poltrone per omaggiarli della ricompensa che si riserva ai calciatori in panchina, mi sembra esagerato e anche un pochettino avvilente, tanto che quando Ingrassia ha cominciato a ringraziare anche i suoi amici (quelli noti), salutandoli dalla ribalta con l’oscillazione della manina, m’è sembrato davvero di trovarmi nel bel mezzo di una rustica fiera paesana.

04 gennaio 2025

«Luz de luna» di Fabiana Ruiz Diaz

Roma, Teatro Vascello
3 gennaio 2025

TUTTI I SOGNI DEL CIRCO PORTANO A FELLINI

Il secondo spettacolo in scena al Vascello del Festival Ops!, rassegna del circo contemporaneo, smentisce ogni tipo di aspettativa. Luz de luna si potrebbe, infatti, facilmente associare a una sonata al chiaro di luna, oppure, trattandosi di arte circense, a una luna luminosa ideata come attrezzo per volteggiare; invece, Fabiana Ruiz Diaz costruisce, senza eccessivi numeri acrobatici, un sogno dedicato al teatro come luogo di espressione artistica. Letteralmente, un omaggio al palcoscenico. All’inizio le luci si concentrano su una porzione d’azione assai ridotta: è la piccola stanza di una ragazza che rincasa, dopo una giornata di fatica, sotto una scrosciante pioggia, e, dopo una frugale cena, va a dormire.

03 gennaio 2025

«Feste», un’opera dei Familie Flöz

Roma, Sala Umberto
2 gennaio 2025

PER FESTEGGIARE UN SONTUOSO MATRIMONIO, IN SCENA SONO SOLTANTO IN TRE

Straordinario! Loro sono soltanto tre attori, ma i personaggi della storia, ricordandoli sommariamente, sono almeno una ventina che danno vita ai preparativi dei festeggiamenti di un ricco e sontuoso matrimonio. Un giorno da incorniciare per gli sposi, pupilli di due facoltose famiglie – il padre della sposa addirittura arriva in elicottero per prelevare la riottosa figlia da accompagnare in chiesa – eppure l’organizzazione del ricevimento si svolge in uno squallido cortiletto, dove c’è l’ingresso secondario alla villa, il capanno del guardiano, l’angolo di raccolta delle immondizie, la discesa per la cantina, la porta di servizio che conduce in cucina e il passaggio per la casa patronale. Protagonisti sono i servitori, i segretari e il cuoco, ma poi si avvicendano i camerieri, i garzoni, gli sposi, il suocero, e qualche invitato. E, a sorpresa, giunge inaspettata una donna incinta che cerca riparo. Ha con sé un grosso zaino, è timorosa e subito si nasconde dietro i sacchi colmi di rifiuti: è debole e affamata, ma, dopo una presentazione un po’ burrascosa, è lei, con la sua presenza, a ristabilire serenità.

01 gennaio 2025

La disputa sul presepe di Luca Cupiello

Roma, 1° gennaio 2025

NATALE IN CASA… SALEMME

Non ho visto Vincenzo Salemme in Natale in casa Cupiello, né in teatro e nemmeno, qualche sera fa, in televisione. Sarei potuto andare al Sistina la scorsa stagione, ma per il costante tutto esaurito – buon per lui e per l’intera produzione – ho dovuto rinunciare. Non ho, invece, volutamente visto la registrazione televisiva perché lo sguardo teatrale è certamente falsato, e assistere dal video, per la prima volta, a un allestimento ideato per il palcoscenico mi avrebbe soltanto confuso e ingannato.

Pour vous