17 gennaio 2025

«Il sogno di Nietzsche» di Maricla Boggio

Roma, Off/Off Theatre
16 gennaio 2025

«BISOGNA AVERE IL CAOS DENTRO DI SÉ PER PARTORIRE UNA STELLA DANZANTE»

Un quotidiano – di quelli che racconta fatti e non frottole – scrive che il lavoro di Ennio Coltorti è «un vero spettacolo», che «vedere Friedrich Nietzsche impazzire davanti ai vostri occhi è un grande miracolo teatrale» e, inoltre, galvanizzato evidentemente dalla seduzione del creatore delle teorie del Superuomo, il supercritico confessa pubblicamente che Il sogno di Nietzsche è «senza dubbio la cosa più bella che abbiamo visto da quando Carmelo Bene è tornato nell’inorganico da lui tanto auspicato». Ora, pur volendo condividere – ma non c’era bisogno di scomodare Carmelo Bene – che il potere teatrale transita dall’organico di una vox e non nelle inorganiche registrazioni o nelle rimbombanti amplificazioni, oggi gettonatissime, confesso di non aver provato gli stessi entusiasmi al cospetto del «vero spettacolo», forse perché non riesco a immaginarmi un evento teatrale che non sia vero, per quanto vero possa apparire. Sì, perché se l’arte teatrale è legata da una parte alla finzione e dall’altra alla verosimiglianza, allora sorge il sospetto che il supercritico sia stato miracolato dalla luce divina che gli ha fatto apparire Friedrich Nietzsche in carne ed ossa, o, meglio, in baffo ed ossa!

Mi raccomando, non me ne voglia Coltorti, ma il richiamo della recensione pubblicata in brochure, estrapolata dalla pagina di un quotidiano web, sembrerebbe un tantino edulcorata. E, avendola letta prima che si abbassassero le luci in platea, le aspettative che essa aveva sollecitato non sono state rispettate in toto. Carmelo Bene mettiamolo da parte; il supercritico pure, e per il momento relegherei in panchina anche Nietzsche per preoccuparmi del testo di Maricla Boggio costruito per lo più sul voluminoso epistolario del filosofo tedesco, edito in Italia, in tre volumi, da Adelphi. Da lì si può risalire allo «scandaloso» rapporto che l’autore di Zarathustra instaurò con una singolare e intraprendente fanciulla di origini russe, Lou Salomé (Adriana Ortolani), insieme con Paul Rée (Jesus Emiliano Coltorti), aforista e profondo conoscitore della filosofia, da sempre amico di Nietzsche. Un ménage à trois che cominciò proprio a Roma. Un eccessivo linguaggio epistolare traspare dai dialoghi, infarciti qua e là di comunicazioni letterarie con riferimenti enciclopedici alle opere del filosofo e alle sue più conosciute teorie. Un lavoro di scrittura dall’impronta assai didascalica, poco appassionata, e priva di quella vitalità che rende – per rimanere in tono – «organica» ogni conversazione.

Ai lati della scena, a sfiorare le quinte, tre scrittoi e un tavolinetto da bar servono a lasciar libero il ring centrale che ospita gli incontri dei personaggi, in coppia o tutti insieme, i quali narrano una storia scritta e poco vissuta, e nonostante i viaggi, da Roma a Parigi, da Berlino a Torino, quasi affatto movimentata; e quando lasciano le loro posizioni, ciascuno raggiunge la propria scrivania per poter finalmente scrivere una lettera, certamente organica, ma necessariamente imprigionata nella staticità di una lettura. Mentre – e lo ha detto proprio Nietzsche – «bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante». Un aforisma che calza a perfezione con il mondo del teatro. (fn)
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Il sogno di Nietzsche, di Maricla Boggio. Allestimento scenico, Ennio Coltorti. Costumi, Rita Forzano. Con Ennio Coltorti, Jesus Emiliano Coltorti e Adriana Ortolani. All’Off/Off Theatre (ieri ultima replica) 

Foto: Ennio e Jesus Emiliano Coltorti (© ???)

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