13 gennaio 2025

«Letizia va alla guerra» di Agnese Fallongo

Roma, Teatro Manzoni
11 gennaio 2025

QUANDO LA POVERTÀ CI ARRICCHIVA DI UMANITÀ

Esiste, nella scrittura di Agnese Fallongo, un autentico sentimento di gioia intima e serena, una ricerca storica assai precisa che le consente di collocare personaggi e vicende in epoche e luoghi verosimilmente realistici ma molto differenti da quelli in cui viviamo, e una forte necessità di sorridere e divertirsi che sollecita una briosa fantasia sempre condita di ironie e comicità. Letizia va alla guerra è il primo atto di una trilogia che racconta storie di un’Italia soprattutto genuina, di un tempo passato quando il linguaggio determinava palesemente origine e stato sociale. Letizia è colei che porta in scena quel sentimento di gioia intima e serena, racchiuso nel significato del suo nome e irradiato da un sorriso contagioso, che è il gusto predominante della scrittura della Fallongo. 

Il testo intreccia tre episodi in cui Letizia cambia identità, epoca e luoghi, ma, nonostante le evidenti differenze, resta un’unica anima gentile pronta a dispensare amore. Amore durante la Grande guerra come moglie illibata, amore durante il secondo conflitto mondiale come prostituta, e ancora e sempre amore nell’eternità della speranza di una resurrezione. E lo suggerisce il sottotitolo: La suora, la sposa e la puttana. Laddove la suora, che chiude il trittico, in effetti è colei che riesce a chiarire i rapporti che la legano alle altre due, durante quasi mezzo secolo del Novecento. Non manca, infatti, nelle tre figure femminili un riferimento alla beatitudine spirituale che unisce le donne in un viaggio sentimentale ed emotivo, oltre che eseguito per necessità di contingenze: una da Monreale fino al fronte del Carso, l’altra da Littoria al bordello della Sora Gemma in via Mario de’ Fiori a Roma, e l’ultima da Monselice all’orfanotrofio di Latina.

La narrazione è diretta al pubblico ed è giostrata con ottimo equilibrio tra dialoghi, canzoni e cronaca. In scena ci sono Agnese Fallongo e Tiziano Caputo, bravissimi, che interpretano, oltre ai personaggi principali (cinque), una miriade di partecipanti che intervengono con battute e schiamazzi, utilizzando un ventaglio di dialetti e cadenze (tanto meridionali, quanto settentrionali), tutti eseguiti con impeccabile dizione e chiarezza. A ciascuno viene data una precisa identità tramite un linguaggio che non sempre dispone di parole esplicative ma anche soltanto di sonorità evocative. La scena, ideata per dislocare le differenti storie dal sud al nord della Penisola, è composta da tre grandi cornici dove i personaggi entrano ed escono, in un senso e nell’altro, cambiando registro di recitazione: in effetti si sta illustrando il lavoro della regia di Adriano Evangelisti, il quale spinge il gioco teatrale fino a rappresentarne l’essenza: ogni cornice è un palcoscenico, è un sipario aperto dal quale nascono personaggi spesso richiamati dal suono della chitarra di Caputo che con musica e canto introduce, accompagna e talvolta accarezza i momenti più suggestivi.

«Letizia va alla guerra», più che un dramma, è la lettura di un vecchio diario ritrovato in un baule, una memoria che ripropone con grande leggerezza tre importanti momenti della nostra storia di italiani, quando la povertà arricchiva la gente di umanità. È questo il tratto romantico che accomuna le tre Letizie, e diventa anche lo stile di una recitazione che nasce da un teatro, appunto, povero ma intenso, dove il divertimento degli attori, se non fosse filtrato dall’amplificazione di microfoni imposti, sarebbe il miglior balsamo per il pubblico. In teatro si gode quando gli interpreti sono bravi, quando un testo convince, quando una regia non disturba, ma segue l’andamento emotivo del copione; e già con «I Mezzalira» (recensito nell’ottobre scorso, terzo appuntamento della trilogia) s’era potuto apprezzare il lavoro del quartetto composto da Fallongo, Caputo, Evangelisti e Latagliata (in questa occasione impegnato in un coordinamento d’insieme). Ora non resta che attendere «… fino alle stelle», programmato al teatro Roma, sulla Tuscolana, dal 28 febbraio al 9 marzo, che concluderà l’approfondimento della Fallongo sull’Italia del XX secolo. (fn)
____________________
Letizia va alla guerra (La suora, la sposa e la puttana), di Agnese Fallongo. Coordinamento creativo, Raffaele Latagliata. Musiche, Tiziano Caputo. Con Agnese Fallongo e Tiziano Caputo. Regia di Adriano Evangelisti. Al teatro Manzoni, fino al 26 gennaio 

Foto: Tiziano Caputo e Agnese Fallongo (© Tommaso Le Pera)

Pour vous