TUTTI I SOGNI DEL CIRCO PORTANO A FELLINI
Il secondo spettacolo in scena al Vascello del Festival Ops!, rassegna del circo contemporaneo, smentisce ogni tipo di aspettativa. Luz de luna si potrebbe, infatti, facilmente associare a una sonata al chiaro di luna, oppure, trattandosi di arte circense, a una luna luminosa ideata come attrezzo per volteggiare; invece, Fabiana Ruiz Diaz costruisce, senza eccessivi numeri acrobatici, un sogno dedicato al teatro come luogo di espressione artistica. Letteralmente, un omaggio al palcoscenico. All’inizio le luci si concentrano su una porzione d’azione assai ridotta: è la piccola stanza di una ragazza che rincasa, dopo una giornata di fatica, sotto una scrosciante pioggia, e, dopo una frugale cena, va a dormire.
Primo movimento. Comincia il sogno e un fornitissimo guardaroba bussa alla porta, il tempo di un veloce cambio d’abito e lo spazio, nella penombra, conquista tutta l’ampiezza del palcoscenico: non solo quello solito, battuto dagli attori che calpestano il tavolato, ma il regno di Fabiana si espande anche verso l’alto. Un fascio di cordami cala dalla graticcia e la solleva su, trasportandola in volo, facendola roteare fin sopra le teste degli spettatori. La musica, la mantiene in equilibrio e poi l’adagia sui cuscini che cascano dall’alto. Fabiana gioca con un amico, Pesce (Gennaro Lauro). Infine lei soffia su una piuma e, nel sogno, riconosce se stessa nella leggerezza dello svolazzo.
Intermezzo. Il quadro è finito. Due macchinisti (Michele Petini e Maxime Morera) avanzano con passo pigro, fanno cenno al tecnico di spegnare tutto. La musica si interrompe bruscamente. Si accendono le luci di servizio (finte) che svelano il palcoscenico nudo: corde, cantinelle, bauli. Sogno (ma forse no, o forse sì). L’effetto è suggestivo, significativo. Quello spazio dove prima Fabiana volava ed era felice di giocare è proprio un teatro, il suo mondo, la sua aria di libertà. Dal fondo si fa largo una tela informe tenuta dall’alto che comincia a gonfiarsi.
Secondo movimento. Lo spettacolo ricomincia. Le luci trovano un nuovo ordine. La tela intanto sta diventando una grossa palla deforme. Cresce a dismisura, quasi riempie l’intera scena. Eccola finalmente tonda: è la luna. Una luna immensa con le sue vallate e i suoi crateri. La luce cerulea ne mostra le macchie. Fabiana l’accarezza, la solleva, la spinge, la fa girare poi crolla sulla schiena di uno scimmione. Tra i due si instaura subito un rapporto simile alla Bella e la Bestia, oppure ricorda anche King Kong con Ann. Ma no! È sempre il suo amico Pesce, un tenero burlone che le ha preparato il miglior sogno da sognare.
Foto: Fabiana Ruiz Diaz (© Simona Albani)