NOI, SCHIAVI DELL’ALGORITMO
Tommaso Agnese immagina che nel 2060 saremo tutti soggiogati e schiavi del mondo virtuale. Faremo parte di una società governata da potenti che con i «vantaggi» dell’elettronica saranno capaci di tenerci completamente imbavagliati, obbligandoci ad agire e a pensare secondo un’educazione globale e codificata dai temibili algoritmi. Incentivo e ricompensa di questo incosciente stato di schiavitù è il contenuto pornografico offerto gratuitamente, per il nostro piacere e le nostre soddisfazioni, sul più aggiornato e moderno marchingegno che fra poco sostituirà i cellulari. L’autore ragiona, da commediografo, in termini certamente fantasiosi, ma neanche troppo, sul declino morale e intellettuale delle nostre possibilità individualistiche: nella realtà quotidiana sono già molti i giovanissimi catapultati in questo dramma della globalizzazione del pensiero e della volontà telecomandata.
Agnese prova a infonderci il suo grido d’allarme. Dobbiamo reagire – dice – non possiamo sottostare a questo clima dittatoriale che fa dei nostri cervelli il mezzo più efficace per renderci automi, burattini, catastrofi viventi di una vita che non ha più nulla del sacro concetto di libero arbitrio. «La libertà è tutto», è il suo grido. Che nella pièce, interpretata da Moise Curia e Manuela Zero, diventa il motto dei dissidenti che scendono in piazza per la salvezza del pensiero individuale, per la riconquista dell’ego, per il recupero del caos. Il mondo non va avanti con le regole, ma è il disordine che governa la vita. Quindi, secondo Agnese, mano alla dinamite e riprendiamoci l’uomo!
Non dirò come si conclude il golpe dei reazionari, né come si sviluppa la seconda parte dello spettacolo. Non credo che ce ne sia bisogno: e c’è un motivo. Così come illustrato finora, il soggetto è accattivante, arguto, dalle prospettive letterarie interessanti, concertato anche con un intrigo sentimentale che non guasta. Purtroppo è la rappresentazione che non funziona. Prima di tutto, i costumi (Silvana Turchi) – che sono il particolare visivamente più immediato – definiscono uno stile immaginario simile, se non addirittura antecedente, a quello di «2001, Odissea nello spazio» (film del 1968). A quello stesso periodo, o poco dopo, sembra voler fare riferimento il regista quando propone il covo dei terroristi: improvvisamente sembra di ritrovarsi in via Gradoli con una componente delle Brigate Rosse (1978).
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Contenuto pornografico, scritto e diretto da Tommaso Agnese. Con Moise Curia e Manuela Zero. Con le voci di Luigi Di Fiore, Edoardo Purgatori, Laura Adriani e Maurizio Tesei. Costumi, Silvana Turchi. Scene Fabrizio Bellacci. Luci, Umberto Fiore
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