23 aprile 2024

Teatro Quirino, stagione 2024/25

Roma, Teatro Quirino
22 aprile 2024

FERRO: «SIAMO DIVENTATI UNA REALTÀ PRODUTTIVA»

Se, a malincuore, devo constatare che l’immediatezza di internet toglie sempre più spesso ai giornalisti la sovranità di divulgare una notizia prima degli altri, con immenso piacere prendo atto che il cartellone della prossima stagione è già pubblicato, in maniera esemplare, sul sito del teatro. Per cui chi volesse documentarsi su date e protagonisti degli spettacoli annunciati ieri mattina al Quirino, senza volersi annoiare a leggere il mio brontolio quotidiano, deve soltanto visitare qui. Quel che resta al nostalgico cronista è fare qualche superflua considerazione, soprattutto sul tempismo con il quale Rosario Coppolino, amministratore delegato, e Guglielmo Ferro, direttore artistico, hanno chiuso il cartellone 2024/25, battendo sul tempo ogni altro teatro capitolino.

La sala del «Vittorio Gassman» era già ampiamente affollata, quando la presentazione è cominciata sotto la nuova egida del gallo della seduzione. Una scelta coraggiosa, visto che a condurre la manifestazione ci sono due uomini subito «ringalluzziti» dalla felice notizia che il primo abbonamento è stato venduto a tempo di record: gli effetti beneauguranti dell’aglio apotropaico evidentemente ancora sono attivi! Tuttavia, evitando di indagare sullo stuolo di galline che cascano nella rete dell’arte seduttiva dei due padroni di casa, io – che sono un maledetto nostalgico del bel teatro di una volta, quello fatto con gli attori con la maiuscola – preferisco associare l’immagine dell’ardimentoso uccello, dall’alta cresta e dal piumaggio acceso, a un involontario ricordo di Turi Ferro, padre di Guglielmo. In pochi lo rammenteranno quando recitava, appunto, «Il gallo», una trascrizione di Tullio Kezich, tratta dal «Bell’Antonio» di Brancati. Non ricordo l’anno, ma forse fu l’ultima volta che ammirai l’attore, ed era alle prese con un personaggio che s’era cucito addosso, non tanto nel fisico, ma nella parlata, pause comprese. Turi Ferro era l’unico che poteva competere con Eduardo nel gioco delle pause; non a caso una delle più memorabili interpretazioni fu «Il sindaco del rione Sanità». Forse quel gallo in copertina è stato scelto per altri motivi, e non voglio indagare: Turi Ferro, però, non va dimenticato.

A proposito di grandi attori: sfogliando il programma 2024/25 ne scorgo uno che merita di essere citato prima degli altri, perché la qualità in palcoscenico va riconosciuta, soprattutto in tempi in cui la gente confonde la popolarità televisiva con le capacità recitative. Dal 18 al 23 marzo Franco Branciaroli sarà Sior Todero Brontolon: spettacolo da non perdere, visto che Carlo Goldoni scrisse la commedia nel 1761 pensando già a Branciaroli quale migliore interprete. Altro nome prestigioso del teatro, che nobilita il cartellone, è certamente quello di Peter Stein, il quale dirigerà tre atti unici di Cechov: L’orso con Maddalena Crippa, I danni del tabacco con Gianluigi Fogacci, e La domanda di matrimonio con Alessandro Averone. Tre meravigliosi attori per tre capolavori del teatro universale, diretti da un grande maestro (29 apr./11 mag.).

Ottime le proposte di Filippo Dini e di Sergio Rubini. Il primo sarà (14-19 gen.) protagonista e regista dei Parenti terribili di Cocteau, l’opera che battezzò ufficialmente alla regia Luchino Visconti (Teatro Eliseo, 20 gennaio 1945): peccato che, per un solo giorno, non si possa festeggiare l’ottantesimo anniversario di quell’evento memorabile che segnò la nascita della cosiddetta regia teatrale moderna. Il secondo porterà in scena (21 gen.-2 feb.) una riscrittura teatrale in chiave psicanalitica del celebre romanzo di R. L. Stevenson, dal titolo Il caso Jekyll.

Durante la presentazione più volte è riecheggiato il motto «Vincere facile» che oggi equivale a dire «accontentare i gusti del pubblico con proposte più accattivanti che impegnative»: Emilio Solfrizzi aprirà la stagione (8-20 ott.) con l’Anfitrione di Plauto (in cartellone, oltre a Simone Colombari, si leggono anche i nomi Rosario Coppolino, e Beatrice Coppolino: si gioca in casa, la vittoria è già in tasca!); Alessandro Preziosi affronterà (5-17 nov.) una versione contemporanea tratta da Shakespeare, Aspettando Re Lear (con lui, Nando Paone nel ruolo di Gloucester), potrebbe essere una rivelazione; San Francesco, da qualche anno mattatore indiscusso della nostra scena, stavolta avrà voce e sembianze di Simone Cristicchi – sarà certamente un successo (3-8 dic.); Gianluca Guidi e Giampiero Ingrassia saranno gli artefici (7-12 gen.) de La strana coppia di N. Simon, e ci sarà da divertirsi. Flavio Insinna chiude il corteo del «vincere facile» con Gente di facili costumi, commedia scritta a quattro mani da Nino Marino e Nino Manfredi (18 feb-2 mar.). A volte, come in questo caso, basta il nome per decretare il trionfo: e se s’alza pure l’eco televisiva allora non c’è partita!

Non è mia intenzione trascrivere l’intero cartellone: non sarebbe giusto. Tuttavia siamo a teatro e non si possono non nominare due grandi classici: L’avaro di Molière (17-22 dic.), regia di Luigi Saravo, e Antonio e Cleopatra di Shakespeare (11-16 feb.), regia di Valter Malosti, che ha già debuttato quest’anno. Guglielmo Ferro propone due sole regie (ce ne congratuliamo): La signora omicidi con Pambieri/Quattrini, la coppia più teatrale della stagione, e il Moby Dick con Moni Ovadia, che nei panni del capitano Acab, dalla tolda della Pequod, avrà certamente modo di far sentire la sua voce possente molto più che come Tommaso Becket nella cattedrale di Canterbury.

Ferro con orgoglio ha annunciato la prima produzione della nuova gestione del Teatro Quirino. «Siamo diventati una realtà produttiva e apriremo anche una scuola di recitazione». Si è parlato quindi dei giovani che saranno impegnati prossimamente nelle successive produzioni. È certamente una notizia incoraggiante per il teatro e per le nuove leve. A Roma non mancano scuole di recitazione, anzi! Tuttavia, un corso all’interno di un teatro storico assume una valenza esecutiva differente: significa poter vivere esperienze dirette e probabilmente continuative. A tal proposito mi son permesso di fermare nel foyer il direttore artistico per ricordargli dell’importanza di scrivere in locandina, oltre al nome dell’interprete, anche quello del personaggio, in modo da offrire ai più giovani la possibilità di essere riconosciuti. Penso – e lo vado dicendo da tempo – che sia un loro diritto essere riconosciuti dal pubblico, e credo anche che sia diritto del pubblico poter riconoscere i visi meno noti in palcoscenico. Non tutti hanno la fortuna di farsi un curriculum in televisione! Pertanto sono convinto che sia buon dovere per le produzioni, tutte, non dimenticare mai questa necessaria condotta, che significa rispetto per chi lavora in scena sotto il falso nome di Mirandolina, di Tartufo, di Puck. Guglielmo Ferro ha detto che porrà la sua attenzione per le prossime locandine. Quale romantico paladino della civiltà teatrale, lo prendo in parola e vigilerò. Buon lavoro. (fn)
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TEATRO QUIRINO - Stagione teatrale 2024/25 (il programma completo in pdf)

Foto: © ???



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